Dilaga un po’ ovunque questa polemica sul “baby boom”, ossia sul fatto che di recente vengono pubblicati molti autori giovanissimi; per chi si fosse perso la nouvelle vogue posso fare qualche nome: Chiara Strazzulla, 17 anni, con Gli Eroi del Crepuscolo, Federico Ghirardi, ancora 17, con Bryan di Boscoquieto, Dorotea di Spirito, 16, con Destinazione Tokio Hotel, i gemelli Guptara, 20 anni, con I Regni di Calaspia.
Per chi invece si fosse perso la polemica, un paio di interventi recenti: Francesco Falconi e Loredana Lipperini. Io mi riferirò soprattutto all’intervento di quest’ultima, anzi, all’articolo linkato di Giorgia Grilli (qui e qui).
Premessa: sto facendo una cosa che non si fa. Io non ho ancora letto nessuno di questi libri. Li ho comprati e sono in coda di lettura, ma ancora non li ho letti. Per cui non entrerò nel merito del giudizio: non lo so se sono belli o se sono brutti. Le mie saranno opinioni, diciamo così, “metodologiche”.
Ma veniamo all’articolo della Grilli. Che dire. Nulla di nuovo sotto il sole. Intendiamoci; i giudizi della Grilli sono sacrosanti. Se i libri li ha trovati francamente brutti, beh, è il suo parere, valido come quello di tutti. Ma mi inquieta questa frase:
“Non dirò nulla di questi libri, perché appunto sono libri «falsi», costruiti a tavolino, creati per far colpo non in quanto libri, ma in quanto libri di ragazzini”.
Non viene messa in discussione la reale qualità dei libri, ma si nega persino l’individualità, la specificità dei singoli testi, che vengono invece infilati in un calderone unico e indistinto, i “libri di ragazzini”. E questo non si fa. Il mio punto di vista lo conoscete: un libro è un libro. Il contorno (la biografia dell’autore, l’editore) non dovrebbero entrare nel giudizio. Qui invece un tot di tomi vengono accorpati per età dell’autore, cancellando ogni possibile differenza. Ma allora infiliamoci anche Gli Indifferenti, Moravia l’ha scritto a diciassette anni, sarà anche quello un libro per ragazzini. Comunque.
Il secondo problema di quella frase è che sottende la consueta accusa di disonestà intellettuale, stavolta traslata sugli editori, visto che gli autori sono giovani e vengono visti solo come vittime del processo. Perché questi libri sarebbero falsi? Perché sono stati scritti da ragazzini. Ah beh. Convincente. Quando si parla di “libro commerciale”, “operazione commerciale” a me viene sempre da ridere. Perché io conosco un paio di libri nati come mere operazioni commerciali, ma nessuno li cita mai in queste discussioni. Poi, se questi sono “libri finti” perché sono così malamente contraffatti? Voglio dire, stiamo falsificando un prodotto, abbiamo chiamato quattro editor, li abbiamo messi intorno ad un tavolo dicendogli “scrivete a, b e c”, poi abbiamo preso uno sprovveduto ragazzino e abbiamo incollato la sua faccia alla copertina. Si suppone che quanto meno gli editor che abbiamo scelto siano scafati uomini di mondo, che conoscano bene l’editoria e le tecniche di scrittura. Perché allora questi libri, nel giudizio di chi li ritiene “operazioni commerciali”, sono sempre scadenti? Perché questi astuti ghost writer che abbiamo scelto non sanno produrre qualcosa di valido? Mistero.
Altra frase emblematica:
“Quando tutta la rassegna stampa, la campagna promozionale, il materiale informativo di anticipazione di un libro si incentra sulla giovanissima età dell’autore,è fin troppo ovvio dedurre che il libro non abbia poi molto di interessante o di memorabile in sé”.
Gli editori fanno il loro mestiere: vendere libri. “Creare il caso”, giocare sui contrasti che possano attirare l’attenzione dell’acquirente è il modo migliore per farlo. Per questo si punta sulla giovane età. Che non è comunque l’unica cosa su cui si punta. Io ho visto il materiale promozionale della Strazzulla, e faceva leva anche su altre cose che non fossero l’età; il richiamarsi al fantasy classico, il proporre al lettore un nuovo libro ambientato in terre fantastiche, con protagonisti credibili e nei quali immedesimarsi.
E, in ogni caso, la pubblicità è mentitrice. Sempre. Mi viene sempre da sbuffare quando, dopo almeno due decenni passati immersi nella società dei consumi, stiamo ancora lì a dire: “c’era scritto che il detersivo tot lava meglio di tutto il resto e non è vero, è una truffa”. Ma davvero non conosciamo i meccanismi della pubblicità? Davvero non sappiamo guardarci attraverso? La pubblicità sceglie le leve sulle quali insistere non in base alle reali caratteristiche del prodotto, ma a quelle qualità che più fanno presa sul pubblico. Un libro pubblicizzato come “l’opera prima di un adolescente” non è un’opera che non ha altro. Semplicemente gli addetti al marketing sanno che il genio precoce è un tasto che fa presa sul pubblico, che si incuriosisce e compra.
Infine, ultima perla:
“Forse non è un caso, in questo panorama, che i libri più «autentici», più seri, più sinceri, per ragazzi e con protagonisti ragazzi, i libri grazie ai quali si può tentare veramente di capire il loro animo e se ne può afferrare l’affascinante complessità siano quelli scritti non da un coetaneo degli stessi, bensì da un venerabile signore, nonché strepitoso scrittore, di 74 anni: Aidan Chambers”.
No. Dissento. Gli adulti non raccontano affatto l’essenza dell’adolescenza e della giovinezza. Gli scrittori adulti ci raccontano i giovani per come ci piacciono, per come vorremmo che fossero. Uno scrittore di settantaquattro anni non parla dei ragazzini di oggi; al massimo parla dei ragazzini dei suoi tempi.
La giovinezza si dimentica, nel ricordo si colora di aloni mitici che non le appartengono. È questo il senso del gap generazionale che fatalmente allontana e contrappone i genitori ai figli.
Per altro, non sto dicendo che la letteratura per infanzia “buona” è quella che “spiega i giovani”. Questa cosa pertiene ai saggi sociologici e non alla letteratura. Sto solo dicendo che i ragazzi sanno come sono fatti i ragazzi, non lo sappiamo certo noi, né glielo dobbiamo insegnare dall’alto della nostra consapevolezza. E che non è compito della letteratura per l’infanzia “spiegare la gioventù”. Gli unici compiti che la letteratura per l’infanzia può avere, a parte divertire, ovviamente, è avvicinare i giovani alla lettura, veicolare loro determinati messaggi e visioni della vita che l’autore ritiene importanti. Per questo l’età anagrafica non fa il bravo scrittore per ragazzi, e per questo a 74 anni si può essere splendidi autori per l’infanzia.
Comunque, al di là di queste critiche contingenti, quel che mi dà fastidio dell’articolo è la solita cosa: che si critica il contorno, il contesto, e non l’opera. Il problema è essere giovani. Avrei preferito una critica feroce, ma individuale, su ciascun testo, che magari distruggesse i libri parola per parola, ma quanto meno li prendesse sul serio, li considerasse appunto libri e non, testualmente, roba da ragazzini.
Come vedete, concordo sostanzialmente con la Lipperini. E concordo anche con lei che ai ragazzi poco gliene cale che il libro sia scritto da un loro coetaneo. Loro vogliono divertirsi, appassionarsi, e che questo obiettivo lo raggiungano grazie ad un Moccia quarantenne o a una Di Spirito sedicenne è per loro ininfluente. Quando vengono alle mie presentazioni non mi considerano affatto una di loro (dio mio, ho pur sempre 27 anni, la mia adolescenza è fatalmente dietro l’angolo): piuttosto mi danno del lei, mi trattano con la distanza che si riserva agli adulti. Ma le mie storie li divertono, su questo quantomeno possiamo convenire, visto che i miei libri vendono.
Mi tocca invece concordare con la Grilli su un altro punto. Questo boom degli scrittori giovani incoraggia al “successo facile”. Ce ne sono tanti, ma tanti di ragazzi che vogliono “diventare famosi come XXX”, ove XXX = un qualsiasi giovane scrittore di oggi, che vogliono essere pubblicati per essere famosi. Ecco, questo lo trovo triste. Resto convinta che si debba scrivere per divertimento e per esigenza, e che la pubblicazione debba essere un accidente, un esito del tutto collaterale al processo di scrittura. Non si deve scrivere con l’intento di pubblicare e diventare famosi. Non lo deve fare un adulto, figurarsi un ragazzo.
Ecco, la pubblicazione di tanti giovani incoraggia questo modo di vedere la scrittura: come una via alternativa per diventare famosi. C’è chi partecipa a Veline, e chi sfonda scrivendo un libro. Ecco, non è bello.
Precisazione: non dico che gli autori giovani pubblicati siano in qualche modo complici o partecipi di questo processo. Semplicemente il mercato e la società sono fatti in modo tale che la loro scrittura e il loro successo vengano percepiti in questa maniera distorta.
Dopo questa infinita tirata, forse vorrete sapere che ne penso io del baby boom. Niente. Niente perché io questi autori non li ho letti. Quando li leggerò saprò cosa pensarne. Ma poco mi cale che abbiano sedici anni. Non è un’aggravante, non è un’attenuante. Dal momento in cui arriva in libreria, il libro mi si mostra nudo, senza nome e senza passato. Per me è una storia, che in quanto tale va giudicata. E credo che ogni autore vorrebbe essere giudicato così. Io di sicuro vorrei essere giudicata così.
Per il resto, a livello meramente sociologico, per quanto possa valere, di sicuro c’è un interesse da parte delle case editrici per i giovani autori. Ha ragione la Lipperini; al solito, le case editrici cercano “il caso”. Vanno i giovani? Vai coi giovani. Vanno i calciatori? Vai coi calciatori. È il mercato. Ma io non credo che la cosa possa essere esaurita qui. C’è qualcosa, qui e ora, per cui i giovani improvvisamente sembrano avere sulla realtà uno sguardo più fresco rispetto a quello di altri autori. Non penso solo ai diciassettenni. Ci metto dentro anche altri autori giovani, dai venti ai trenta.
Poi, leggerò e vedrò. Magari non mi piaceranno. E allora pace, vorrà dire che avrò comunque imparato qualcosa. Si impara anche dai libri che non si amano. Ma sempre cercherò di avere uno sguardo scevro da pregiudizi. È una vita che ci provo.
Io ho quasi 13 anni(li compirò a Giugno) e sto già provando a scrivere un libro, che spero di poter mandare a una casa editrice. E’ da quando ho 8 anni che amo i libri, amo leggere, amo la lettura, amo le parole. Secondo me i libri sono una forma di comunicazione e un mondo a sè. Il mio più grande sogno è poter pubblicare un mio libro, sarebbe un mio riscatto personale. Voler coltivare un proprio sogno non è presunzione. Io vorrei regalare sogni agli altri. Certo, un uomo di 50 anni ha certo più esperienza di un ragazzo di 15, ma non per questo il suo libro dovrebbe essere migliore. Secondo me è giusto che ognuno scriva un libro per un pubblico della sua età. Diciamoci la verità: un uomo adulto non potrà mai scrivere un libro da adolescenti facendolo sentire “personale”. Solo un adolescente può veramente mettere se stesso in un Young Adults, perchè sta vivendo quel momento. Non è giusto credere che qualcuno voglia solamente diventare famoso scrivendo un libro. La lettura e la scrittura sono una passione, l’ossigeno alternativo. Scrivere non è così semplice, si deve essere disposti a fare dei sacrifici ed è già troppo difficile trovare una casa editrice per chi è disposto a fare tutto questo. Con la passione per la lettura si nasce, capaci di scrivere si diventa, ci si arricchisce, ci si documenta, si vive non solo per se stessi ma anche per i propri libri, per arricchirli sempre di esperienze grandi e meravigliose. Si diventa amici con il proprio personaggio. E questa passione, questa emozione, i lettori la sentono. E questo amore lo può dare solo qualcuno il cui più grande sogno è pubblicare un libro, come me. E un libro senza amore fra le pagine non ha così successo e non farà diventare famoso lo “scrittore”. Detto questo, non trovo giuste le critiche mosse agli scrittori adolescenti che nei libri trovano un mondo pieno di sogni, amori, emozioni. Un rifugio.
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Io sono su Wattpad, scrivo lì, quindi se qualcuno di voi vuole venire a leggere le mie storie(fantasy e love story) fate pure e se volete mettete like (mi chiamo Valelove222) mi darebbe molto supporto trovare dei buoni amici!
ho 11 anni, da una parte non sono d’accordo con te,si ci sono molti ragazzi che vogliono solo essere famosi, ma altri esattamente il contrario,io,sto scrvendo un libro,e nei libri da adolescenti i migliori autori sono proprio i loro coetanei,dal mio punto di vista mi ispiro alla mia vita,alle mie “avventure”. ho letto dei tuoi libri e devo dire che sono belli.però quando ho letto il tuo commento contro i “baby scrittori” mi sono demoralizzata…voglio dire, ci sei passata anche tu all’età di 13-14-15 anni e credo che anche tu volevi diventare scrittrice,e ora lo sei, con questo commento potresti anche aver soffocato il sogno di qualche tuo fan,pensa se tu quando avevi la nostra età avresti letto quel commento dal tuo scrittore preferito cosa avresti pensato? mettiti nei panni dei tuoi fan,per loro sei un idolo,e anche per me.SE un domani pubblicherò il mio libro ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerà o che lo troverà INFANTILE, ma ne sarò orgogliosa lo stesso perchè vuol dire che è stato attento a quello che ho scritto.a me non interessa diventare famosa,ma migliorare passo dopo passo il mio linguaggio,per me scrivere è esprimere tutto quello che ho dentro,è uno sfogo positivo,è FANTASIA. è quello che dicono tutti gli adulti che i bambini hanno tanta fantasia. in poche parole ‘ ci sono scrittori che vogliono esprimere le proprie emozioni,i propri sogni,le proprie doti,ognuno è diverso e non si possono descrivere tutti con un solo aggettivo perchè la meta di ognuno varia d’in persona in persona.
un bacio, 6 una bravissima scrittrice, credimi. ma mettiti nei panni dei tuoi ammiratori,e una di quelle sono io.
spero che tu legga.
Ciao a tutti…. Sorvolando sul diritto di avere la propria opinione (detto e ridetto 1000 volte, quindi non sto qui a ripetermi), mi viene comunque voglia di esporre una mia idea. E’ totalmente assurdo, e, perdonatemi, anche stupido, primo, affermare che i libri scritti dai più giovani sono robetta da niente: non si deve generalizzare, i libri vanno presi come singoli. Una stroria può piacere o meno, ma non credo che influiscano i 15 o gli 80 anni dell’autore. Secondo,credere che gli adolescenti comprino solo o maggiormente i libri dei coetani. Ragazzi, sveglia!! Moccia,come si è già detto, l’adolescenza l’ha passata da un pezzo… eppure!
Sinceramente e in breve, apriamo gli occhi: un libro è un libro. Punto, nient’altro da dire; se non leggerlo e poi, se si è stati catturati dalla trama e si sono vissute le avventure come in prima persona, dire che è stato bello. Fine…
Saluti a tutti!!
Io di anni ne ho quindici, e ho quasi finito di scrivere il mio primo libro, che di sicuro esporrò a qualche casa editrice a breve.
Che dire, l’età di uno scrittore non conta, ma di sicuro influenza la qualità dello scritto ed il prodotto finale. Per scrivere un libro ovviamente servono studi, approfondimenti, bisogna conoscere bene ciò di cui si parla (ad esempio: non posso scrivere di battaglie quando non so assolutamente niente di scherma o battaglie all’epoca medievale [tipo te, Licia: non hai ammesso tu stessa in un intervista di aver scritto la tua prima trilogia ispirandoti unicamente ai manga e a poco altro? Sai che non si fa, vero? Infatti la tua prima trilogia fa pena più della seconda]).
Non so cosa dire degli altri giovani autori, in compenso ho letto il libro della Strazzulla, facendomelo prestare: fa ancora più pena delle storie del Mondo Emerso!
Davvero! Ci sono ancora più errori, clichè, incongruenze ed errori di distrazione dei tuoi libri, Licia!
Pensa un pò che bello, ora non sei più la prima nella mia classifica degli scrittori da non consigliare mai a nessuno, la giovane esordiente Chiara ti ha battuto! Fammi vedere che rivendicherai la tua posizione con il tuo nuovo libro, su!
Comunque, disgrazie a parte, penso che il boom dei libri fantasy scritti dai giovani finirà presto, soprattutto perchè prima o poi qualcuno oltre a me si sveglierà e smetterà di tenere in considerazione voi tutti, cercando letture più istruttive o fantasy di qualità migliore (in questo caso andrebbe bene anche decente).
Anche perchè, siamo franchi, gli elfi, mezzelfi, nani e draghi ci hanno un pò stufato, perchè nessuno propone qualcosa di originale? Il fantasy non si ferma a quelle quattro cose messe in croce, sapete? Ci sono tantissimi libri (no, non mi riferisco a quella commercialata di Harry Potter) che pochi conoscono che però valgono tanto in fatto di bagaglio letterario, e purtroppo pochi li leggono; perchè? Perchè sono tutti troppo occupati a farsi uccidere i neuroni da roba del genere, ecco!
Non credo di dover aggiungere molto altro… Anzi, direi di aver finito, per il momento.
Ringrazio chiunque abbia letto fino a qui. Ringrazio ancora di più chi ha letto senza maledirmi una sola volta. E infine ringrazio Licia se ha letto le mie poche e modeste righe che espongono i miei pensieri (e non mettere il broncio come fai al solito quando ricevi una critica, piuttosto trasformala in una cosa costruttiva per te stessa!)
Per chiunque voglia scrivermi una mail per rispondermi o insultarmi privatamente, lascio il mio indirizzo e-mail: shiny_cocca@hotmail.it
(tutti i messaggi truzzi/sgrammaticati/illogici verranno cancellati senza ricevere alcuna risposta)
Ciao Licia! Io ho quasi 17 anni, disegno e scrivo molto. Appena la mia fantasia inizia a creare butto tutto su un foglio bianco, sia che sia uno scritto, sia che sia un disegno(ho fatto qualche disegno anche su Sennar, il mio preferito in assoluto, e gli altri personaggi e secondo di alcuni amici non sono male XD). A parer mio per essere un buon autore bisogna che i propri scritti siano stati composti con il cuore. Un testo senz’anima non è altro che un insieme di parole. Poi ovviamente c’è a chi piace e a chi non piace, ognuno ha i propri gusti ed è libero di scegliere. Resto comunque convinta che se un testo è scritto da dentro…si sente, che ci piaccia o meno.
Salve Licia
Ho trovato quest’articolo mettendo i tuoi nome e cognome su Google, più che altro per curiosità: quando avevo dodici o tredici anni -sembrano passati decenni, e invece sono solo due-tre anni!- lessi i tuoi primi tre libri delle Cronache del Mondo Emerso, però non ho mai comprato le Guerre, più che altro perché la storia centrale delle Cronache non mi aveva presa più di tanto (se non buona parte del secondo volume e quasi tutto il terzo). Magari, leggendo le mani su altri tuoi scritti, li apprezzerò maggiormente: chissà, sono convinta che nell’arco di questi anni tu sia migliorata!, anche se dal primo libro che ho letto si nota comunque uno stile molto fluido, scorrevole e comprensibile.
Chiudo questa ‘piccola’ premessa scrivendo il mio commento a questo articolo, che sento molto personale.
E’, a mio avviso, molto facile giudicare i ragazzini che scrivono storie fantasy e diventano famosi -anche se io quelli sopracitati non li ho mai sentiti-. Ci vuole molto impegno a scrivere una storia, anche se molto ispirata ad altri autori e racconti; si cerca il più possibile di renderla propria ed è troppo facile sminuire un lavoro dicendo che è stato scritto da un quasi mio coetaneo e quindi, è, matematicamente, orrendo.
Ci vuole tempo per maturare una buona padronanza della lingua, ma posso garantire che leggendo molto, studiando anche parecchio ed informandosi essa migliora moltissimo: tutto ciò lo faccio molto frequentemente, e presumo che ciò si noti dal mio modo di scrivere, che è comunque cosa assai diversa e distinta dalla capacità d’immaginare. Immaginare una storia che a noi pare buona viene assolutamente spontaneo, e con ‘noi’ non mi riferisco affatto alla cerchia degli adolescenti scrittori, ma anche di ogni altra persona, dallo sceneggiatore, all’architetto, al pittore e anche a te, Licia, sicuramente. Purtroppo non a tutti ciò che immaginiamo risulta buono, e non è affatto giusto, per questo, condannare l’immaginazione -che è comunque fortemente influenzata dagli spunti forniti dalle letture che sono state fatte, dai film e dai video che sono stati visti, dai giochi ai quali s’è partecipato, eccetera-.
Anche dalla mia mente di quindicenne amante della scrittura, del fantasticare e grande pensatrice (nel senso che penso spesso, non che sono una personalità saggia e cose simili!), è saltata fuori un prototipo di storia, che mi pare buona, ma che è comunque tutta da sviluppare. Dubito che prenderà aria in una qualche libreria, sia per la mia giovane età, sia per questi commenti poco positivi che leggo -non da parte tua, ma dalla persona che hai citato spesso nell’intervento-, i quali mi fanno seriamente desistere.
Ora ti saluto, sperando che tu possa leggere questo commento.
Buon lavoro Licia, ed un saluto caloroso!
Ruffa
scusatemi perchè qui invece del venerdi 17 ottobre (sfigato) nn siamo a giugno
In attesa dei posti più visibili mi permetto di dire una cosa, anzi di farmi e farvi una domanda:
Un buon scrittore è sempre un buon critico letterario?
Questo commento mi permette di iniziare qui, e poi in posti dove la notizia avrà la visibilità che merita, un discorso più ampio.
All’inizio, qualsiasi inedito mi venisse passato, lo accettavo e promettevo di leggerlo. Poi mi sono accorta che non riuscivo a tener fede alla promessa, per cui ho iniziato a spargere la voce che non avrei letto inediti più lunghi di massimo dieci pagine, e anche in questo caso ho iniziato ad avere arretrati a non finire da leggere.
Ho certamente sbagliato a promettere a Frappì (di cui in ogni caso mi ricordo, visto che il manoscritto è stato a portata di mano sulla scrivania un sacco di tempo) di leggere il suo racconto, e altrettanto ho sbagliato a non leggerlo in seguito (ma, francamente, fra dottorato, lavori di casa, due libri da consegnare e immancabili presentazioni, non è che il tempo mi avanzasse). Di questo, ovviamente mi scuso con lei.
Il fatto però mi ha fatto comprendere una cosa: è ora di accettare che non mi è possibile leggere gli inediti. Corti o lunghi.
Per favore non allegateli alle mail, se lo fate sappiate che avete alte possibilità che non vi risponda, per piacere non portateli alle presentazioni.
Voi vi aspettate da me cose che io non posso darvi, e non mi va di deludervi ancora; non è giusto né nei vostri, né nei miei confronti. Accontentatevi di quello che so fare, cioè raccontarvi storie.
Premetto che il mio commento non ha nulla (o quasi!) a che vedere con l’intervento ma vorrei comunque pubblicarlo in quanto questo blog rappresenta per me il modo più diretto per parlare con la scrittrice. Prima ho detto quasi poichè il mio discorso si basa sempre sul talento narrativo ma non propriamente sulla polemica dei, concedetemi questa licenza poetica, “Baby scrittori”.
Il mio non è un commento di protesta o di rammarico ma più che altro uno di delusione o, se messo su un piano più realista, di conferma.
Come molti di voi o meglio,(preferirei rivolgermi direttamente alla sig.ra Troisi) come lei, sono nata con la passione della scrittura. Posso orgolgiosamente affermare di avere scritto ancor prima di imparare a scrivere. Per quanto tutto questo possa sembrare un paradosso, in realtà si trattava di un istinto talmente forte che non poteva fermarsi di fronte al fatto di non saper dare una forma alle mie parole: per questo dettavo i miei racconti a mia madre.
Ma a parte questa piccola parentesi del mio passato, che dubito possa interessarle, ci tenevo a dirle che sinceramente sono un po’ rimasta delusa dal suo silenzio.
Forse lei nemmeno lo ricorda, ma alla presentazione di Siderno (o per essere precisi di Locri) le avevo lasciato un racconto, nemmeno troppo lungo, fiduciosa che lei lo avrebbe letto.
Anzi era stata proprio lei a dirmi che in genere non legge gli inediti ma in questo caso l’avrebbe fatto poichè l’aspettava un lungo viaggio fino a Roma.
Credevo che l’avrebbe letto davvero.
Ma invece mi sbagliavo.
O meglio io non so se lei l’abbia fatto oppure no, so solo che da mesi attendo una sua e mail senza però mai ricevere nulla se non pubblicità.
Ma la colpa non è sua…o no assolutamente.
Lei ha tutti quegli impegni, tutta quella posta da leggere, e tutti quei libri, sicuramente più interessanti del mio scialbo racconto, da divorare.
No, no, io non le sto accollando nessuna colpa.
L’errore in questo caso è mio, che ho per l’ennesima volta creduto che il mondo caschi ai miei piedi e che da ogni parte ci sia gente disposta ad ascoltarmi o, addirittura, aspettarmi. Ma chi volevo prendere in giro…la vita non è mica così facile!
Andiamo, ero davvero convinta che lei, scrittrice di fama internazionale, potesse darmi retta così come avevano fatto in passato alcuni atisti locali?
No, no…queste cose accadono solo nei suoi libri, la realtà è un’altra cosa.
Ho così tanta strada da fare ancora! Ma stia sicura che io non mi arrenderò, non sarà la sua “non risposta” a fermarmi, questo è solo un motivo in più per continuare a migliorarmi.
Perchè io non mi aspettavo una risposta di elogi, tutt’altro…io avrei sognato un parere sincero su quello che è il mio modo di vedere la scrittura, facendomi notare i difetti e valorizzandone i pregi.
Ma chiedevo troppo, per questo ci sono gli insegnanti, non gli scrittori.
Ma tutto questo non vuole essere nè una polemica nè un rimprovero, ma soltanto un modo per dire quello che penso.
Perchè nessuno potrà mai fermare le mie parole…Mai.
Cordiali saluti e buona fortuna per il suo lavoro
Io parlo da parte degli autori definiti “baby”,infatti ho 17 anni e ho pubblicato il primo libro a 16.Ho letto alcuni lavori di questi miei coetanei, in particolare di Federico Ghirardi e di Chiara Strazzulla.Buone storie entrambe, la prima un po’ particolare nel suo genere e la seconda tipo romanzo del ciclo cavalleresco,ma in alcuni punti mancanti di accurato approfondimento.Hanno lati buoni e lati cattivi, come tutte le cose a questo mondo.Essere critici significa distinguere ciò che è bene da ciò che è male, sempre secondo il parere di chi critica.Nell’essere scrittore giovanissimo ci sono lati negativi e lati positivi.I negativi riguardano forse non tanto la mancanza di esperienza di cui ci accusano gli adulti, quanto la focalizzazione di questa esperienza in tanti campi diversi assieme.Questo fa sì che non si ha una cultura ben definita, ma cangiante, multiforme,le cui componenti sono spesso contrastanti.Io ritengo che la cultura sia un insieme di dettagli combinati in vario modo tra loro, e che il processo di formazione di tale cultura inizi già dall’infanzia.Non deve stupire che quando si è giovani e specie adolescenti si vuole sperimentare, alla ricerca di nuovi dettagli e di nuove combinazioni. A volte riesce bene, perfettamente, altre è un disastro.Altre volte ne viene fuori qualcosa di indefinibile, strano e originale,non bello ma affascinante.Poi si cresce,i dettagli si saldano tra loro, e la cultura personale diventa formazione di carattere stabile.Ma può cambiare,può arricchirsi come affievolirsi,può perdere dettagli e aggiungerne altri nuovi.L’essere umano di ogni età è in perenne cambiamento, tutti i più grandi scrittori,da Omero a Umberto Eco sono portavoce di questa realtà.Dunque,ogni età ha la sua cultura e la sua saggezza,quindi un bambino può descrivere in un libro la sua realtà e non avere nulla da invidiare alla realtà descritta in un libro da “ansiano”.E,tanto per citare un uomo che di saggezza ne aveva tanta,CS Lewis diceva che per lui se una storia non valeva la pena di essere letta a 10 anni,allora non valeva la pena di essere letta nemmeno a 40.
Carlo rassegnati; vuole avere lui l’ultima parola! non te la darà mai vinta
Amet sono con te!
Comunque per lasciare un commento inerente al boom degli scrittori in erba. penso che un pò di pregiudizio ci sia sempre.
Se leggi un romanzo di un ottantenne ti aspetti una cosa, se invece ne leggi uno di un sedicenne te ne aspetti un altra.
Dopo aver letto il romanzo le tue sensazioni possono essere smentite:
- ragazzo prodigio su cui investe la casa editrice per il futuro
o ciò che ti aspettavi
- trovata pubblicitaria (verrà dimenticato nel giro di pochi mesi)
Il punto importante, però, è leggere il romanzo.
Senza averlo letto ogni parola è fumo al vento.
e soprattutto come dice Licia non generalizzare.
p.s.
Ti ho chiesto se sei Abruzzese perchè io sono di Pescara, il paese in cui tutte le P diventano B! per fare un esempio: Imbresa non vi sarà nuova immagino XD
il peggio è che non sono abruzzese…. (figura di merda) sig
Cmq, concordo che il talento e l’intelligenza sono due cose completamente diverse.
@Carlo:
io voglio la PACE ^^
Ti rispondo, ma poi basta per favore:
Io intendo “acquisibile” come un qualcosa che si può ottenere, o imparare ma che non possiedi di base. Infatti, per me il talento è “innato” e non “acquisibile”
Adesso possiamo evitare di ricominciare la solfa di prima?
@Punkfish:
siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, lo soooooooooooooooooooo…. io e le doppie non andiamo daccordo per nulla >.
Amet questo è un erroraccio soprattutto in questo caso e soprattutto perchè sopra hai scritto due volte sensibbile. ti giustifico solo se sei abruzzese, in quel caso la doppia B è dobbligo! ;D
no cmq penso che l’int e il talento sono due cose completamente diverse. non ricordo dove l’ho letto (forse stephen king) diceva che il talento è quando fai qualcosa che ti piace, la fai tutti i giorni, non ti pesa e la fai meglio degli altri. Come scrivere, suonare uno strumento, giocare a calcio ecc…
(nell’ultimo esempio si evince che l’int e il talento sono due cose completamente diverse! XD).
Amet: secondo te, scrivere “acquisibile” e’ innato, o si puo’ imparare?
@BIBE:
In verità la scanna è nata perchè differiamo su un concetto solo: se il talento è INNATO o ACQUISIBBILE! Che poi io non ho proprio detto che era una questione di DNA assoluta, ma che in un certo senso lo era se prendiamo in con…. no, no, la discussione è chiusa…. non devo continuare…………………
Cmq, grazie BIBE per il tuo intervento pacifico
il talento e l’intelligenza…è per questo ke vi scannate??(xk è ql k state fcnd)….beh vi posso dire ke un’intelligenza sufficientemente sfruttata nn potrebbe sembrare o diventare…TALENTO??ma poi ci sarebbe il fatto del dna…e come negare una cosa del genere se abbiamo la prova vivente del figlio di Tolkien??vedete, vi dovete mettere l’anima in pace, xk avete entrambi ragione!!!PACE^_^
Io ho saltato molti dei commenti scritti, perchè erano troppi e troppo lunghi per leggerli.
Io comunque penso ke un bambino non può scrivere romanzi, ma un ragazzino che conosce bene la lingua e ha un vocabolario ampio, una fantasia che fa sognare è in grado di scrivere. Poi non importa se la storia è noiosa ai lettori, l’importante è che piaccia all’autore, e che si sia divertito a scrivere…
Per esempio, gli editori che danno scadenze troppo basse a quei poveri scrittori che invece dovrebbero avere il loro tempo per scrivere, cancellare e riscrivere a loro piacere…
In riguardo ai “giovani talenti” io ho letto il libro di Federico Ghirardi, Bryan di Boscoquieto nella terra dei Mezzidemoni. Un parere? Non mi è piaciuto PER NIENTE. E’ vero che io preferisco gli Elfi ai Demoni, ma con questo libro è stato diverso… Il modo in l’autore fa trascorrere il tempo… Alcune situazioni… Veramente imbarazzanti decisamente tipiche di un ragazzo adolescente…
Comunque sia ognuno ha le sue opinioni…
TaoOOoOoOO!!
Io ho letto il libro di chiara strazzulla e devo ammettere che come storia è molto bella e che la fantasia non le manca… e poi nn trovo niente di sbagliato nel publlicare libri scritti da minorenni….
@giuliano:
Scusa ;P
Bbbboooooni
State boniiiii!
Amet: rileggi con attenzione il mio post del primo luglio, ore 12:46, e piantala di spararle.
@Carlo:
Allora la tregua non la vuoi proprio?
Ok, siamo tutti dei futuri semidei! contento?
Quindi puoi dimostrarmi che se ti do carta e pennelli e tu ti impegnerai mi saprai fare questo lavoro:http://www.gagosian.com/artists/jenny-saville
Dimostrami che hai ragione tu e che il talento si aquisisce. Impegnati e quando sarai finalmente “Illuminato come un semidio” dipingimi qualcosa di simile.
Se il talento si aquisisce allora non ti verrà difficile farlo.
Giusto?
L’importante è avere l’intelligenza per impararlo.
Per me il discorso è chiuso.
@Valberici:
ma si, seguo il tuo consiglio!
Ok…tagliamo la testa al toro…prendiamo Licia e analizziamo il suo FOXP2…poi prendiamo Moccia e vediamo se ci sono differenze.
… e si’, dimenticavo: quando si parla d’arte, si usa giustamente il punto di vista artistico. E quando si parla di innatismo, si usa giustamente il punto di vista scientifico. E qui stavamo parlando di innatismo, mica di arte.
Mettiamola cosi’: per me l’innatismo del saper scrivere implica che il saper scrivere sia codificato nel DNA. E questo io non lo credo, proprio perche’ (come dici tu) si tratta di qualcosa di sublime, raffinato, eccetera. Mentre sono convinto che, con un po’ di umilta’, cioe’ quando si smette di sentirsi dei semidei toccati dalla luce ineffabile dell’ispirazione, si puo’ anche imparare a scrivere. Ma tu questo dovresti saperlo, visto che sei una persona sensibbile.
@Carlo:
Ma la stiamo trasformando in una guerra?
Quella del computer e delle vocine erano due battute per fare sarcasmo! scusa se non sono divertente ;P
L’ho buttata sui pareri per troncare il discorso altrimenti non la finiamo più, ma forse il mio problema di giudizio è che io seguo maggiormente una logica artistica: in campo d’arte non esiste il concetto di “Intelligente come uno scenziato” ma “Sensibbile e percettivo”. In campo artistico si accompagna la proggettazione di un’opera alla sensibbilità emotiva, altimenti il risultato sarebbe freddo e puramente funzionale a qualcosa, ma si sa che i dipinti non sono funzionali ma comunicativi. Non si comunica attraverso un ragionamento solo a se stesso, ma anche grazie ad un’emotività, ad una percezione spirituale.
Mettiamola così: il la vedo da un piano artistico, tu la vedi da un piano scentifico.
Addesso siamo pronti per una tregua?
Amet Says:
Va bene. Io e te non la pensioamo allo stesso modo.
Per me il talento e l’intelligenza sono due cose diverse, per te sono la stessa cosa.
No, non hai capito nemmeno questo: per me il talento non e’ innato, mentre l’intelligenza si’ – ma non importa perche’ e’ praticamente uguale per tutti.
Amet says:
Finiamola quì che tanto nessuno dei due cede. Ok? ^^
Hai scritto un altro messaggio subito dopo, dunque non sembra che sia finita…
Diciamo che io non ho ragione di cedere, visto che non hai offerto argomenti, mentre tu non cedi nonostante i miei argomenti.
Amet Says:
P.S. il computer si chiama appunto “intelligenza artificiale” non l’ho chiamato io così ^^
… e questo dimostrerebbe, secondo te, che i computer sono intelligenti?
E siccome hanno chiamato un pianeta “Marte”, si vede che quel pianeta e’ il dio della guerra…
Amet says:
P.P.S se uno sente le voci spesso viene preso per pazzo, non per intelligente
A questo giuro che non saprei davvero che cosa rispondere…
Amet says:
Dai, finiamola quà. Ognuno ha i suoi pareri:)
Stiamo parlando di scienza, mica di arte… Ma quando uno non sa argomentare, ecco che si arrocca nei “pareri”…
P.S. il computer si chiama appunto “intelligenza artificiale” non l’ho chiamato io così ^^
P.P.S se uno sente le voci spesso viene preso per pazzo, non per intelligente
Dai, finiamola quà. Ognuno ha i suoi pareri:)
@Carlo:
Va bene. Io e te non la pensioamo allo stesso modo.
Per me il talento e l’intelligenza sono due cose diverse, per te sono la stessa cosa.
Finiamola quì che tanto nessuno dei due cede. Ok? ^^
Altimenti continueremo per altri 30 mess.
Ma cavolo…
Scusate, questo e’ solo un test (ignorate)…
Testo in boldface
Testo blink
Testo rosso
Vediamo se funziona…
Amet dice:
Sono tutte e due inteligenti no? allora sono tutti e due talentuosi no? allora la differenza da dove nasce? Da come questa intelligenza è stata sviluppata? Tutto quì? è davvero tutto così matematico?
Non piu’ matematico del tuo DNA.
Amet dice:
Quindi asserisci che l’intelligenza equivale anche alla capacità di percepire le cose ad uno stato emotivo, sensibbile e spirituale?
No. L’intelligenza è puro ragionamento logico,
L’intelligenza NON e’ puro ragionamento logico. Tu credi che un computer sia intelligente?
Amet dice:
è nella capacità di deduzione, le emozioni e le voci che si sentono non appartengono al cervello.
Oh bella: e a cosa appartengono? Al fegato?
O vuoi forse dire che l’intelligenza sta nel cuore o nello stomaco assieme alle farfalle?
Ma certo altrimenti anche un bruco potrebbe essere intelligente. Ma non succede, perche’ questo grande cervello, quello si’ che e’ nel DNA.
Quindi io sono un idiota perchè brucio tutto quello che cucino nonostante amo mangiare come fosse la mia ragione di vita^^
@Carlo:
il discorso sull’intelligenza lo quoto a pieno. è vero che tutti ce l’abbiamo e che in base alle esperienze ed alle passioni vissute l’intelligenza si sviluppa più o meno verso un determinato settore… è vero che spesso l’intelligenza viene sprecata proprio da queste scelte e via dicendo…
… però per me il Talento non nasce dall’intelligenza. Non altrimenti siamo tutti talentuosi dato che tutti siamo intelligenti. E se tutti siamo talentuosi non esisterebbero le differenze di capacità perchè alla fine tutti quelli che usano bene la propria intelligenza sono necessariamente talentuosi e quindi eccezionali in egual misura.
Allora ditemi se per voi c’è differenza tra Dany Caravan e Italo Lanfredini?
Sono tutte e due inteligenti no? allora sono tutti e due talentuosi no? allora la differenza da dove nasce? Da come questa intelligenza è stata sviluppata? Tutto quì? è davvero tutto così matematico?
Quindi asserisci che l’intelligenza equivale anche alla capacità di percepire le cose ad uno stato emotivo, sensibbile e spirituale?
No.
L’intelligenza è puro ragionamento logico, è nella capacità di deduzione, le emozioni e le voci che si sentono non appartengono al cervello. O vuoi forse dire che l’intelligenza sta nel cuore o nello stomaco assieme alle farfalle?
Essere intelligenti può equivalere ad essere anche talentuosi, ma sono due cose separate.
Magari è vero che ognuno di noi ha un talento, ma non è possibile che tutti abbiamo gli stessi talenti, altrimenti chi non riesce in una cosa in cui si impegna con passione e costanza equivale ad un idiota cronico.
Valderici: Sono impaziente di leggerlo…poi ti farò sapere.
BRAVA ANGIE!!! Sei grandissima, hai una grande saggezza – non perderla!
Valberici: Goedel, Escher e Bach e’ un libro straordinario, certo. L’ho letto con enorme piacere. Pero’, ancora, la matematica e’ qualcosa di molto diverso dalla musica (anche se in comune ha con la musica quelle cose fondamentali che ritengo appartengano un po’ a tutti noi). Tu dici che musica e matematica sono facce della stessa medaglia: io penso che _tutto_ sia faccia della stessa medaglia…
cara Licia in risposta alla mail di carlo volevo dire che io ho 13 anni e sto scrivendo un libro quindi se posso farlo io tutti possono farlo
@Somy & Carlo: devo confessarvi che non sono in grado di spegarvi in maniera breve e concisa perchè la matematica e la musica sono la stessa cosa.
Sto indegnamente provando a farlo da tempo sul mio blog, e non sono ancora sicuro di riuscire nell’ impresa.
Però, se permettete, posso consigliarvi uno splendido libro: “Godel, Escher, Bach: an Eternal Golden Braid” scritto da Douglas Hofstadter.
Ho visto un servizio al telegiornale su “Gli eroi del crepuscolo”, avevo intenzione di leggerlo, in effetti.
Sono d’accordo con Babil.
E’ quella smania di successo che è sbagliata, perchè, in fondo, a moltissimi piace scrivere no?
Ed ecco l’ennesima persona che non vede nessun collegamento tra
matematica e musica
~Costч
Ah, dimenticavo: nemmeno io riesco a vedere il collegamento tra matematica e musica.
Somy, concordo molto con te: certo, magari ci sono persone piu’ o meno intelligenti di altre, ma il vero punto e’ che gli esseri umani hanno tipicamente una intelligenza _mostruosa_, e le variazioni sono molto piccole in confronto: quindi in definitiva contano poco. Probabilmente e’ un’ottima approssimazione considerare le persone intelligenti uguale, e poi notare che a seconda delle opportunita’ la loro intelligenza sara’ diretta verso una attivita’ piuttosto che un’altra. Alcune persone magari indirizzeranno la loro intelligenza ad attivita’ poco produttive (ad esempio, primeggiare in un gioco on-line), e nella vita reale appariranno un po’ stupide; altre persone invece – per caso – si appassioneranno a cose piu’ “utili” e apprezzate, e diventeranno grandi matematici, scrittori, pittori… e saranno viste come “geniali”.
Per quanto posso giudicare dalle biografie di artisti, scienziati, e pensatori, c’e’ una costante: la precocita’ della “mania”. Un grande scrittore ha cominciato a scrivere da piccolo (e non e’ stato ostacolato in questa attivita’). Feynman, ad esempio, ha cominciato a scribacchiare formulette matematiche sin da quando aveva dieci anni, o anche prima (non ricordo esattamente). E l’entusiasmo con il quale si applicava a questo giochino fine a se’ stesso (lui non pensava: “Da grande faro’ il matematico”) e’ equivalente all’entusiasmo con il quale mio figlio si applica ai videogames!
Oppure c’e’ il caso di Mozart: _costretto_ a forza dal padre a studiare musica virtualmente dalla nascita, e a quattro anni gia’ era “bravo” (voglio dire: non e’ nemmeno necessario che ci sia una passione – basta semplicemente iniziare questa specializzazione dell’intelligenza _presto_).
Tornando in tema: io non trovo proprio nulla di male nel boom dei 17enni che scrivono fantasy: se Mozart poteva comporre a 6 anni, ci sara’ qualcuno che potra’ scrivere a 17?
Valderici: scusami ma non riesco a vedere il collegamento che c’e tra matematica e musica.
Secondo me tutti abbiamo la stessa quantità di inteligenza solo che c’è chi la utilizza in un campo chi in un altro.(Ma sono daccordo che esistono diversi tipi di inteligenza)
Chi diventa ad es. un grande musicista ci è riuscito perchè ha sviluppato la sua inteligenza e le sue capacità in quell’ambito questo non toglie naturalmente il fatto che magari un altro non ci sarebbe riuscito perchè non ci metteva la passione e l’ impegno necessario e magari perchè non li piaceva la musica ,nonostante aveva la stessa quantità di inteligenza.
Ma in conclusione tutti abbiamo le capacità in eguale quantità spetta poi a noi sfruttarle nel campo che vogliamo.
Rileggendo il mio commento devo innanitutto precisare che non sto dicendo che un uomo più intelligente è “migliore” di uno che lo è di meno.
In realtà considero l’intelligenza una qualità non del tutto positiva.
E devo anche dire che sovente l’artista è più diabolico che divino.
Infatti l’intelligenza tende più a distruggere che creare, del resto si sa: Il demonio è loico.
@Carlo: grazie per il complimento
Riguardo all’ arte in realtà io non credo ne esistano tanti tipi, direi invece che possiamo riscontrare una sola arte che è osservabile in forme più o meno “pure”.
Personalmente credo che la forma artistica che si avvicina di più all’idea è la musica. Credo anche che tutto il “resto” sia riconducibile ad essa ovvero alla matematica.
Sono infatti convinto che musica e matematica siano facce della stessa medaglia.
E sono quindi sostanzialmente d’accordo con te quando dici che l’intelligenza può dar vita a diverse forme di arte.
Nota però che io ho dato una definizione molto ristretta dell’ intelligenza, in pratica ho cercato di definire il “tipo” che appartiene al matematico.
Poi ci son molti modi di distruggere e ricreare lo spazio, uno di essi fa uso di una grandezza inventata. il tempo.
Sul fatto di “vedere” le cose sono assolutamente d’accordo. Però succede anche e soprattutto ai matematici, che non sono poi tutti così rigorosi e precisini come si è abituati ad immaginarli, tutt’altro. Grandissimi matematici si limitarono a “vedere” la soluzione ed a dare dimostrazioni parecchio imprecise.
Ad es Fourier commise parecchi errori nella sua analisi della propagazione del calore, tuttavia vinse il grand prix des matemathique e la sua opera fu definita, a ragione, “un grande poema matematico”.
Quindi il punto della questione è probabilmente questo: se nasci in grado di “vedere” sei un artista altrimenti sarai solo in grado di ammirare ciò che altri ti mostreranno.
Aggiungo però che non sempre il “dono della vista” è una benedizione.
Valberici: intanto complimenti per la tua gustosissima parodia di “recensione crostacea”. Volevo farne una anche io, ma non ne ho mai trovato il tempo.
Io non credo che nasciamo tutti con lo stesso tipo e quantita’ di intelligenza. E concordo con te che esistono pure tipi diversi di intelligenza – anche se molto generici (capacita’ temporale, spaziale, verbale): se fossero piu’ specifici (musica, matematica, scrittura, …) risulterebbero persino dannosi alla sopravvivenza: la nostra vera forza sta nella flessibilita’, nella adattabilita’ di una intelligenza generica a una necessita’ specifica.
Quindi non dubito che esista gente innatamente piu’ intelligente di altra, ma nego che una applicazione specifica dell’intelligenza a un certo campo possa essere innata: credo piuttosto che una esperienza particolare (che ne so, uno zio che regala una bussola al suo nipotino) puo’ attrarre l’attenzione di un bambino in quella direzione, e iniziare un processo di specializzazione precoce che permettera’ alla sua intelligenza di manifestarsi in quel campo specifico.
E non e’ vero che le manifestazioni specifiche dell’intelligenza (musica, matematica, scrittura, …) siano riconducibili sicuramente a solo uno dei tipi piu’ generali (spazio, tempo, verbo, …), perche’ una persona puo’ diventare musicista per un suo ottimo “senso del tempo”, ma puo’ anche diventarlo per un suo “ottimo senso dello spazio”, o un suo ottimo senso della comunicazione verbale. Infatti ognuno di noi ha il suo modo di “vedere” le cose, di “trattarle” entro uno schema preesistente: ad esempio, molti grandi fisici in realta’ di matematica non capivano un beatissimo czzo, pero’ affermavano di “vedere” immagini che rappresentavano il problema e la sua soluzione; pero’ altri fisici sentivano invece suoni, e altri ancora erano semplicemente dei matematici tostissimi, e facevano i conti con carta e penna.
Insomma: dire che un grande musicista e’ diventato tale perche’ aveva un “innato senso del tempo”, secondo me e’ quasi altrettanto sciocco che dire che “i negri hanno il senso del ritmo”.
Sono d’accordo pressocché totalmente con Licia.
Il pregiudizio che impedisce di leggere un libro è la cosa peggiore che possa esserci. Possibile che non si sia in grado di giudicare il valore del testo, se la storia è piaciuta o meno, se è scritta con freschezza o è pesante, piuttosto che guardare al contorno e a tutto ciò che a livello mediatico vi viene costruito attorno?
In questo modo il lettore italiano – tra un pregiudizio e l’altro – continuò ad essere un ignorante…
Fabrizio
@Carlo: no, il talento non ce l’abbiamo tutti in quantità eguale.
Partiamo dall’arte “pura” ovvero la musica (matematica).
Chiediamoci cosa ci permette di eccellere.
Io direi l’intelligenza.
E definirei l’intelligenza come la capacità di “frammentare” lo spazio.
Ciò permette innazitutto migliori possibilità di sopravvivenza.
Infatti un algoritmo genetico che codifichi il comportamento di una rana deve prevedere un’evoluzione in base alla capacità di dividere lo spazio in: sopra e sotto.
Ciò che arriva da sotto è letale (serpenti d’acqua) ciò che arriva da sopra è cibo (mosche).
Un modo per spezzare lo spazio è l’introduzione del concetto di tempo.
La musica è la “distruzione” dello spazio facendo uso del tempo.
Compongo usando sinusoidi “mozzate”.
E qui mi fermo con una domanda: nasciamo tutti con lo stesso tipo e quantità di intelligenza?
p.s.: data l’ora e la quantità di grappa bevuta mi riservo di leggere il commento domani e verificare il numero di c…ate dette
Giuliano: bravo, hai capito perfettamente il punto.
Amet: il talento lo abbiamo tutti, ma spesso l’”educazione” lo distrugge. Era questo che volevo dire, ma tu preferisci pensare che esiste un “gene” del disegno, un “gene” della scrittura, e un “gene” per la musica, senza chiederti come cavolo un simile gene possa essere stato utile alla sopravvivenza, e come possa essersi creato, evoluto, selezionato. La cultura che abbiamo creato esiste da poche migliaia di anni, un nulla nelle scale di tempo richieste dall’evoluzione: quello che dici non sta in piedi.
Chi si impegna utilizzando bene le proprie carte nonostante non possieda un talento può ottenere lavori e risultati buoni ed apprezzabili come Goro con il suo lavoro.
Ok Bello!
Ma di fronte ad una Città Incantata? Non ditemi che non c’è differenza? Difronte ad un Castello Errante? difronte ad una Principessa Mononoke?
Preso a parte è bello il lavoro di Goro. Tanti applausi… ma messo accanto ad UN lavoro del padre… la vedete la differenza?
Ho detto tutto!
Non sto dicendo che non ci si deve impegnare, dico solo che si deve essere sempre consci dei risultati che si possono raggiungere.
@Carlo:
Si, per me è una questione di DNA se vogliamo intenderla così. Si nasce con i capelli neri perchè lo si ha ereditato dai genitori o da parenti lontani che avevano lo stesso colore. Il discorso vale per gli occhi e per la carnagione come anche per i tratti somatici. Poi ci sono quelli che ereditano il tratto somatico sfalzato di diverse generazioni (tipo, genitori e nonni biondi ed il figlio bruno con i fratelli biondi).
Per me è così.
Mia madre disegna, mio zio disegna, mia zia disegna… io disegno.
Io e mia sorella disegnavamo da piccole sotto gli incoraggiamenti di mia madre. Abbiamo fatto gli stessi studi (liceo artistico), io ho avuto molto successo perchè possiedo questo talento, lei ha scoperto di essere brava ma non eccezionale.
Lei è quella che si impegna, io quella che seguo la vocina. Lei non ha il talento ed io si (poco importa perchè ha cambiato studi ed ha trovato la sua strada).
se vogliamo metterla su una questione genetica… per me va bene. Vi è mai capitato di essere empatici? Nessuno lo insegna, ma se da sempre uno riesce a carpire i sentimenti o i pensieri delle persone mica gli chiedi “Ti sei impegnato perchè ti piaceva?”
é un dono. Si nasce così. Si nasce empatici, si nasce talentuosi.
Kia: allora ti quoto, ma occhio che quella di Carlo era una soprattutto una provocazione.
@giuliano: Mi hai frainteso. Io non ho detto che “tutti” gli scrittori che scrivono per passione siano i migliori, ho detto “molti”… non volevo assolutamente generalizzare, stavo solo rispondendo a Carlo che crede che gli scrittori migliori siano solo quelli che scrivono per il successo.
Kia: appunto.
Tu hai detto che chi non scrive per soldi realizza opere migliori rispetto a chi scrive come professione.
Non sono daccordo, e Dostojevski mi sembra un esempio calzante.
Che poi ci siano grandissimi autori che non scrivevano per soldi è certamente vero, mai sostenuto il contrario.
Semplicemente non direi che una categoria è meglio dell’altra a priori.
Un esempio: Dante non ha scritto la Divina Commedia per soldi. Eppure è considerata uno della più grandi opere universali…
@giuliano: guarda che dostojevski appartiene ad un periodo in cui scrivere poteva essere una prefessione, ma io mi riferisco a scrittori tipo Alfieri ed a quelli precedenti a lui….
Sono daccordo con te Licia non bisogna giudicare i libri in base a chi li ha scritti.
Valderici:sono daccordissimo anche con te artisti si nasce, e prima di esserlo nei fatti bisogna esserlo nel cuore nell’ anima.
Io non sono daccordo…a me il lavoro finito di Goro Miyazaki è piaciuto molto.
Non si può disquisire sulle scelte fatte, perchè non se ne sa nulla di come siano andate le cose. Per esempio Terramare lo doveva curare Miyazaki padre, ma alla fine l’ha ceduto al figlio…non credo che la scelta di partire dal secondo libro sarebbe stata diversa in caso contrario…
x Carlo
…davvero “straordinarie”… lo prenderò come un complimento…
Felice notte
S.
Amet, un momento, un momento… Ma se artisti si nasce, allora vuol dire che il talento e’ codificato nel DNA. Pensi a questo? Se non lo pensi, allora, scusami, ma artisti si _diventa_. Mi sa che sono i metodi di insegnamento a essere sbagliati.
Seeraph: hai scritto cose davvero strordinarie. Grazie!
@d amet: certo, avere 1 passione ed avere 1 talento sono 2 cose ben distinte… sennò saremmo tutti geni XD
anke io ho notato il recente BABY BOOM nel campo della scrittura ma se devo esser sincera non mi dispiace! sono moolto felice che gente di 14 15 anni ami leggere, scrivere, pubblica libri, ma è lodevole! complimenti continuate così
la cosa che mi da da fare è invece come certa gente possa avere la faccia tosta di pubblicare certi racconti alla “diario segreto di adolescente perversa”!!!!! se però ci si pensa un attimo e ci guardiamo attorno, si può notare che questo fenomeno è alimentato dalla società che non ha più tempo di leggere libroni (bellisssimi) complicati…cerca quelli un po’ più frivoli e leggeri, da scegliere in alternativa alla tv o al grande fratello! è quello che dovrebbe disturbarci, ma ci siamo dentro tutti! le case editrici pubblicano quelloc he la gente vuole vedere pubblicato! che poi si commercializzi dei ragazzini o dei 40 enni poco importa, anzi più sono piccoli più fan scalpore (ma daiii, un ragazzino così piccolo scrivere certe cose… ).
il genio cmq non ha età, dipende solo qnd si manifesta (vedi Mozart).
@Amet:
“Per me non esiste invece il TALENTO DA SVILUPPARE.
O ce l’hai o non ce l’hai, punto.”
Dipenda da cosa si intende con “talento da sviluppare”: perlopiù si intende “capacità da sviluppare” e le capacità si sviluppano eccome.
Avere talento non basta, occorre usarlo. Usandolo, lo sviluppi; o, se vogliamo fare i pignoli, sviluppi le capacità connesse al tuo talento.
Però “sviluppare il talento”, ovvero “metterlo a frutto”, è una cosa per nulla scontata (sapeste quanti talenti “non sviluppati” marciscono nel mondo!) ed è talmente importante che perfino nel vangelo c’è una Parabola dei Talenti – la quale, guarda caso, presenta come negativo l’esempio di chi ha un talento e invece di farlo fruttare lo imbosca sottoterra ^_^
–>anticipo che non ho letto tutti i 116 commenti ma giusto la prima dozzina
Quoto Amet sulla storia del talento e impegno senza talento. Ripeto: artisti ci si nasce, non c’è niente da fare. Avete presente la vocazione? Proprio la stessa cosa.
@L@u:
Innato o nascosto sono in fine la stessa cosa, perchè TALENTO INNATO vuol dire che il talento è presente dalla nascita, come un arto. TALENTO NASCOSTO non significa che non esisteva dalla nascita, anzi, è sempre stato lì solo che non si è potuto esprimere.
Per me non esiste invece il TALENTO DA SVILUPPARE.
O ce l’hai o non ce l’hai, punto.
Sbaglio? ^^
@L@u:
Possibile. Il talento è talento ed avvolte, se non si ha la possibilità di seguirne il richiamo (vivendo in un ambiente troppo lontano dalle possibilità che possono sviluppare il talento) è possibilissimo che questo non si possa manifestare fino a quando non avrà i mezzi per esprimersi.
Come è anche possibile che un talento venga sprecato se gli stimoli che possano fare esprimere il talento vengano a mancare in seguito.
Non è che solo perchè si ha questa grande capacità essa prenda vita propria costringendo l’individuo a lavorare… ecco il concetto di “perdere ispirazione” o “cercare la musa”.
é come un sentimento che se non viene nutrito a dovere finisce per scemare ed addormentarsi (se non vediamo per mesi una persona che amiamo tanto all’inizio ne sentiamo la mancanza, ma poi ci abituiamo alla sua assenza, e finisce che dimentichiamo… o meglio ADDORMENTIAMO il sentimento, che poi si farà risentire quando rivedremo la persona amata).
La sento in questo modo.
Quindi non dico di non provare cose nuove, anzi il contrario… si possono scoprire talenti nascosti. Può essere positivo che grazie a Licia e ad altri noi fan sviluppiamo un’immaginazione che chiede di essere espressa attraverso la scrittura. Ma non è detto che debba essere necessariamente con un Fantasy. Magari tra noi ci possono essere i nuovi Ken Follet o Dan Brown^^
Però voglio PRECISARE che bisogna essere consapevoli che AVERE UNA PASSIONE non equivale ad AVERE UN TALENTO.
@d amet: seguo il tuo ragionemento… xò…. se qlcn questo talento ce l’avesse innato ma nascosto? e magari si rivelasse + avanti?
@Valberici:
Meno male che qualcuno ha capito quello che volevo dire sul concetto di “talento” e “impegno senza talento”^^
vada per il gelato… ci metto pure i cannoli siciliani che fanno tanto bene ai golosi:)
@Amet: ecco, i Miyazaki sono un perfetto esempio di cosa vuol dire nascere artista o cercare di diventarlo. Nonostante l’impegno, le favorevoli condizioni, l’esempio del padre (che lo aveva sconsigliato dal fare il regista ed aveva ragione), Goro si è mostrato essere solo un bravo artigiano.
Se i tuoi lavori non rientreranno nei miei gusti……..vorrà dire che mi offrirai un gelato gusto cioccolato per riequilibrare il mio spirito
@Licia – Ai:
Ma andiamo, non si può fare il proprio PRIMO film sul SECONDO libro di un ciclo, e poi io l’ho trovato un po’ schalbo. Con Hayao c’è intensità, che atmosfera, c’è emozione. Io ho amato “una tomba per le lucciole” che di per se è una storia molto lenta e poco avventurosa, però mi ha trattenuto tesacome una corda di violino, pur sapendo la fine ho pianto all’ultimo. Mi si èspezzato il cuore di fronte allo schermo.
Nausicaa: un fumetto straordinario con una fantasia straordinaria.
Kiki, consegne a domicili: si fa amare per la sua tenerezza.
Mononoke: il mio preferito ed il protagonista (Ashitaka) è UN GRANDE.
La Città Incanta: si è fatta conoscere, inutile che commento.
Il Castello Errante di Howl: FENOMENALE. Nonostante la storia non sia sua l’ha completamente trasformata plasmandola sotto il suo ingegno e rendendolo un suo prodotto.
Non dirmi che non c’è differenza tra quel genio di suo padre e la passione senza genio di suo figlio?
Forse è perchè Hayao è un Genio TROPPO GRANDE per il figlio, ma per me il paragone rende abbastanza la mia idea di TALENTO e NON TALENTO.
Infondo sono gusti.
@Imp. e Valberici:
Oddio, adesso mi vergogno.
Non ho ancora foto nel pc, ma vedrò di farle presto e ve le faccio vedere…. sperando che i miei lavori rientrino nei vostri gusti^^
io non ho letto nessuno dei libri citati, ma il pregiudizio è sbagliato di per sé…..è sbagliato generalizzare. una persona non può dire “il libro del ragazzino/a”, ma si dovrebbe limitare a dire IL LIBRO. questo perché non ci si può permettere di giudicare. poveri ragazzi, magari hanno semplicemente una delle passioni più belle del mondo, ossia quella di scrivere. e anke se magari non saranno il massimo, hanno tutto il tempo davanti per migliorare, come un qualsiasi scrittore.
@Amet: quoto Imp, ci fai vedere qualche disegno ?
Scusa Amet, su che basi dici che Goro Miyazaki ha fatto una “gran c*****a”????
@amet: grazie ^^ ci fai vedere i tuoi disegni? essendo un accanito lettore di fumetti sono molto interessato a vedere i tuoi disegni
X-Bye
@Valberici:
Ancora bravo. Se non si suda per ottenere le cose non ci si gode nulla. Il lamentarsi che lecose sono difficili o che si viene sempre scoraggiati dai più grandi che sono sempre molto critici ed insensibbili… bhè, lasciamolo ai bambini.
Siamo tutti vaccinati. Nessuno ti coccola solo perchè ti senti insicuro o perchè sei pieno di speranze e di belle emozioni, anzi….
La vita va presa come uno sport, più talenti ed assi nella manica hai e più i tuoi avversari ti temono. Quindi bisogna solo sperare nel tifo del pubblico ed ascoltare il proprio cuore che batte per l’esaltazione di voler dimostrare di che pasta si è fatti.
@Imp:
Ti seguirò mio maestro. Parole TROPPO belle.
Ciao Licia!Prima di tutto vorrei dirti che io sono d’accordo con te cioè,non bisogna giudicare un libro da chi l’ha scritto e da altri fattori ma dalla storia che racconta e da come è scritta.Seconda cosa;volevo farti i complimenti per l’intervista su Gioia che sono finalmente riuscita a leggere.Molto carina escusa ma lo devo dire-finalmente delle domande diverse dal solito!
Un bacio Elena
io ho letto Brya di Boscoquieto…
copertina bella ed inizio interessante, ma troppo lento, non sono arrivata neppure a metà.
Secondo me il problema è che dopo la grande figata di Christopher Paolini tutti pensano che basta fare qualcosa con amore perchè questo sia straordinario. Ma non è così.
Anche io amo scrivere, ma lo so che il mio talento si concentra solo sul disegno, perciò sono conscia che se proverò mai a pubblicare una mia storia non devo certo aspettarmi di essere presa come un genio solo perchè ai miei occhi la storia che ho scritto è geniale perchè mi appartiene.
é triste, ma è vero. Smettiamola con sta’ cavolata dei sogni.
Siccome il sogno è grande allora il risultato sarà altrettanto grande.
NO
Bisogna essere consapevoli dei propri limiti, perchè tutti abbiamo dei limiti, e non basta essere felici per fare qualcosa di straordinario.
Hayao Miyazaki è un pessimista cronico eppure crea storie favolose e magiche che nessuno può permettersi di criticare come c*****e.
Suo figlio invece ha realizzato una gran c*****a.
Se invece si usa con inteliggenza il proprio sogno, ponendo attenzione ai punti in cui il sogno vacilla, cercando di tappare le falle e muovendosi verso una direzione in cui il sogno (consapevole delle proprie capacità di movimento… cioè talento ecc), allora si può portare il sogno a realizzarsi al massimo delle sue possibilità.
Magari, per chi vuole scrivere, non si arriverà ai livelli di Tolkien, però si può sempre arrivare da qualche parte.
Avete tutti presente “Il labirinto del Fauno”?
Ecco, una stoira semplice resa efficace facendo pressione sui punti giusti… in questo caso NON sulla complessità delle vicende, gli effetti speciali ultra-power, o il romanticismo del sogno della bambina…. ma sull’esposizione ella storia: assolutamente drammatica.
sembrerò dura, ma io la penso così
Ciao Bella Licia.
vi risolvo il problema:
SCRITTORI SI NASCE, COME ARTISTI SI NASCE, COME MUSICISTI SI NASCE.
Questo perchè è tutta questione di elasticitàmentale e ve lo spiego:
Io so disegnare mooooolto bene (e forse so fare solo quello), e se non disegno per molto tempo mi basta fare due lavori al carboncino che “riprendo la mano”, e tutto perchè io possiedo un talento. Quindi, nel momento in cui prendo la matita sento il polso muoversi automaticamente come le pinne di un pesce che devono spostare il corpo nell’acqua. Raggiunge tutto un piano percettivo ed emotivo. L’istinto e le mie impressioni mi guidano verso le zone da lavorare suggerendomi come lavorarle (più scure e più chiare). Sento la mano che aumenta la pressione a seconda delle zone da marcare, lascio che il disegno mi chiami la dove è stato trascurato e non seguo mai un percorso logico perchè le senzazioni mi invitano a toccare i punti giusti con la dovuta delicatezza. Ecc. ecc.
Chi non possiede il talento verso qualcosa che gli piace non riesce ad entrare in quest’ottica. Può impegnarsi quanto vuole ma le sue conoscenze ed i suoi studi possono portare la persona a migliorarsi ed a creare qualcosa di bello, ma MAI qualcosa di STRAORDINARIO perchè se non si possiede quella capacità di interpretare e percepire le sensazioni che nascono durante la realizzazione di un lavoro non si può arrivare a sfondare le costruzioni dello studioso ed entrare negli schemi invisibbili del Genio.
Ho usato l’esempio mio con il disegno perchè avendo questo talento posso spiegarne la complessità (seppur in minimissima parte).
Io ho provato ad insegnare ad altri a disegnare, ma quello che il talento porta a fare non potrà mai essere raggiunto o superato da qualcuno che si impegna ma senza comprenderne la spiritualità.
Il talento non funziona dentro degli schemi che ti possono essere insegnati, ma si muove all’interno di una logica personale che ti parla in continuazione e che ti guida quasi come se metà del tuo cervello fosse entrato in coma, e l’altra metàinvece si impegna ad ascoltare i consigli della prima metà.
Nasce da dentro e si muove da solo.
Questo è il talento.
Si evolve con te, ma perchè nasce da te.
Il talento è come un senso in più.
Non si può creare perchè è un qualcosa che vive…
Detto così sembro pazza, ma io percepisco così il “mio” talento.
Bravo Valberici
@Val: ecco, io quando scrivo, parlo di me.
Racconto emozioni che ho provato o che ancora sto provando, fatti della mia infanzia, parole che avrei voluto dire ad una persona, ma che non mi sono mai uscite, problemi e pensieri…
ecco, io intreccio tutto, da questi semplici ingredienti traggo ispirazione, poi scrivo…
Nel mio libro c’è molto della mia essenza. Anche se da esterni potrebbe apparire un racconto fantasy e nient’altro, penso che chi mi conosce abbastanza bene potrebbe ritrovarmi in ciò che scrivo.
io non voglio solo la fama, il successo…
Questi sono aspetti secondari. Forse anche desiderati, in fondo, ma ciò che mi spinge realmente a scrivere è la sensazione che ho nel farlo. Io amo scrivere ed essere pubblicata un giorno è solo un desiderio nel cassetto, forse anche un modo di essere gratificata.
Ma se ciò non accadrà mai non ne faccio certo una tragedia, è solo un profondo desiderio… nient’altro… è per questo che ci spero
@zio Gil: “Un genio della programmazione o del calcio, nato nel 1300, che avrebbe combinato?”.
Il primo sarebbe diventato uno studioso, probabilmente un alchimista, il secondo direi un saltimbanco.
Il fatto è che se qualcuno nasce con particolari predisposizioni è naturale che crescendo si indirizzi verso certi “mestieri”.
Chi ha dalla nascita una buona coordinazione , riflessi pronti, forza…penso che comincerà già a livello di gioco ad “indirizzarsi”.
Invece chi ha fantasia, creatività e una certa dose di intelligenza, beh, probabilmente farà una vita “diversa” , studiando, scrivendo o leggendo libri mentre i suoi coetanei giocano a calcio.
Ovviamente il discorso è molto più complesso e variegato, ma credo di aver “reso l’idea”.
Io scrivo un libro perchè mi piace dare sfogo alla mia creatività.
Quindi sarei più per la prima opzione che ha dato Val.
Poi il successo è relativo.
Sono dell’idea che mentre si fa qualcosa non bisogna essere condizionati da nulla.
Sennò il lavoro perde valore.
Perchè a quel punto non lavori per qualcosa di veramente importante.
Poi in un libro ci puoi buttare anche i tuoi pensieri.
In ogni libro c’è sempre qualcosa dell’autore.
E questo è il motivo per cui ogni libro è speciale, unico.
Indipendentemente dalla trama.
Malgrado tutti i fattori negativi che possono esserci in un libro.
Almeno per me.
@Carlo:
Si nasce tante cose, dopo dipende da dove ti porta la vita. Un genio della programmazione o del calcio, nato nel 1300, che avrebbe combinato?
Secondo me scrittore si nasce, ci si scopre, e poi si diventa.
C’è anche chi non “nasce” scrittore ma poi lo diventa ugualmente. Come in tutte le discipline, esistono sia i professionisti (mediocri, buoni, ottimi) che i fuoriclasse.
@Max: veramente non pensavo ai soldi ma alla gratificazione che deriva dall’avere un pubblico favorevole.
@Imp: sempre detto che sei un saggio
riesca e nn riesce ^^
val: io, a parer mio, cerco di mettere i problemi della mia vita sulle pagine di un pc…insomma, non punto ai soldi, e poi non mi sembra fattibile che una persona riesce a tirare avanti solo facendo lo scrittore. punti ai soldi, ma non ne prendi abbastanza per soddisfare quello di cui hai bisogno. scrivere è come un hobby…io lo farei anche senza essere pagato. ecco, io metto i miei problemi nella scrittura, e lo faccio con il cuore, soffrendo mentre le dita picchiettano i tasti. non ho alcun interesse per i soldi, quelli li prenderei facendo un altro tipo di lavoro.
Personalmente penso che la cosa più importante sia scrivere, scrivete, per voi stessi, per i vostri amici, per chi volete, la pubblicazione è una cosa in più non deve influenzarvi, può essere bello ed eccitante quanto volete… ma non si viene pubblicati non succede nulla, non è un fallimento… siete troppo pessimisti comunque XD per rispondere a Val, metto sicuramente al primo posto il desiderio di scrivere e poi mooolto lontano, la fama e gli onori… ^^
X-BYe
@L@u: ma no, non è questione di “pappa pronta” ma di un pò di difficoltà…che sono il sale della vita
Comunque mi sorge spontanea una domanda:
Ma gli aspiranti giovani scrittori mettono al “primo posto” il desiderio di scrivere qualcosa di bello, di “condivisibile”….oppure avere fama ed “onori” (cosa che non “condanno” di sicuro…piacerebbe anche a me, ma nella mia wishlist non occupa sicuramente le prime posizioni) ?
@val: non vogliamo la “pappa pronta”, ma almeno una speranza nella realizzazione dei nostri sogni
Ben detto Licia. Sono d’accordo con te.
Anche io stò scrivendo un libro.
Raga tenetevi pronti… Chissà cosa ne esce fuori XD XD
E soprattutto chissà se arrivo a finirlo XD XD
Ciao a tutti,
è da qualche giorno che sgranocchio questo interessante blog, e mi è venuta voglia di dire la mia su questo benedetto “baby boom” (termine che già di per sè suona dispregiativo) e su altre cosucce riguardo lo scrivere e non solo.
Premetto: ho 27 anni, ma se c’era una cosa che mi faceva girare le balle quando ne avevo 10-20 in meno era di essere trattato come un moccioso sempre e comunque. Il mio più grosso desiderio era di “diventare grande”, in senso puramente anagrafico, e ci sono riuscito (…complimenti…grazie, grazie!).
Ora la gente mi prende sul serio, nel bene e nel male: se dico “vado a letto alle 6 del mattino poi ci penso io ad alzarmi”, ok; se mando a quel paese “in un certo modo” qualcuno rischio una denuncia ecc.
Devo dire che avere una maggiore autonomia è bello, e non poco, anche se per capirlo occorre ripensare con onestà alle sfighe dell’infanzia/adolescenza, quando l’ombra della volontà altrui (genitori, insegnanti, “grandi” vari) pesava così tanto.
Da adulti ci sono altri pesi: la sopravvivenza (da qui la diffusa smania per i soldi), intrecci psicologici vari ecc., anche se (di solito) c’è più libertà di azione per indirizzare il corso della propria vita (?!?!?), ma veniamo al tema.
Sull’antipatico “baby boom”, in definitiva, mi associo al “no comment” di Licia riguardo i testi specifici (non li ho letti), anche se, nel caso avessi scritto un libro a 15-20 anni, per quanto schifoso, non mi piacerebbe essere bollato come “baby boomer” o quant’altro, con quel solito paternalismo patetico e strisciante che tanto mi irritava qualche anno addietro.
Detto questo, io ho una teoria molto singolare sulle idee, e quindi in parte anche sullo scrivere: un’idea non è una proprietà privata, l’esclusiva di una persona, ma fluisce naturalmente in certe menti che viaggiano più o meno sulla stessa lunghezza d’onda.
Quante volte mi sono sentito solo al mondo con le mie teorie e le mie emozioni, per poi scoprire che invece altri, nel passato e nel presente, la pensavano circa allo stesso modo? Questa è una cosa bellissima, da un certo punto di vista, ma può anche risultare molto spiacevole da un altro.
E’ bella perchè si scopre una comunanza e si possono gettare i semi per un’amicizia e per cavalcare l’onda assieme ad altre anime affini.
E’ brutta perchè ci toglie in parte l’illusione di essere speciali, di essere i primi ad aver fatto questo e quello, di distinguerci dalla cosiddetta “massa”.
La nostra parte animale e la nostra società, direttamente o indirettamente, ci insegano questo: sii speciale, sii unico, sii un leader, oppure rasseganti ad essere un gregario, uno che segue, uno che sgobba ma che non produce niente di originale e non “comanda”.
Io ritengo che questo insegnamento sia bestiale, in senso anche letterale: anche tra le bestie esiste il capobranco, il maschio o la femmina dominanti, l’ape regina ecc. Pensando alla nostra società, il capobranco lo chiameremo presidente di questo o quello, la femmina dominante può essere la scrittrice di successo o la top model, la giungla è il mercato, ma la sostanza non cambia: stiamo imitando gli animali.
Insomma, per farla breve: ma siamo proprio sicuri che tutto questo “essere speciali” non sia solo un enorme danno alla nostra parte più autentica e al vivere in armonia con i nostri simili?
Poi capita naturalmente che qualcuno becca l’onda ascendente e si trova su, e che qualcuno dall’altro lato finisce giù (poi a volte, col passare del tempo, la ruota gira e i ruoli si invertono). Io penso che non bisognerebbe dare troppo peso alla ruota che gira, e ai (falsi?) doni che dispensa a questo o a quello (la fama, il potere, la vittoria, la stima degli altri,…).
In fondo, se uno ci ama solo perchè siamo “bravi”, è un amore legato non a noi, ma ad un certo requisito che soddisfiamo (come essere belli, brillanti, seduttivi, capaci). Poi la bellezza svaisce, i riflessi si ottundono, le seduzioni appaiono come vuote illusioni, le nostre capacità vengono meno, e ci sentiamo non amati e non degni di esserlo: finiamo, insomma, per essere dei vecchi infelici, perchè abbiamo seguito una falsa felicità.
Bah! Non vorrei annoiarvi oltre, per ora.
Se vi va, pensateci su e rispondetemi, altrimenti no problem. Io stesso, d’altronde, sono perennemente in lotta con la parte di me che vorrebbe essere speciale e quella che invece gioisce nella condivisione e nello scambio tra pari senza star lì a menarsela tanto!
Bye bye
S.
P.S.: sono contento che “la ruota” ti abbia dato una spintarella, Licia, così posso leggere i tuoi libri e condividere le tue emozioni, o talvolta invidiarti per i tuoi risultati, a seconda di come girano le ruote della mia stupidità e della mia saggezza
P.P.S.: a questo punto è innegabile che io abbia una qualche rotella fuori posto…
A me sembra che c’è molto più “gusto” a cercare di essere pubblicati quando ci sono minori probabilità.
Non capisco la “passione” dei giovanissimi per le cose facili.
Una “sfida” è tanto più interessante quanto è più difficile.
Se io fossi un atleta che viene sempre battuto in ogni finale da un collega…non mi augurerei mai di vincere una finale perchè l’”altro” è assente.
Non ci sarebbe nessuna soddisfazione a vincere sapendo che ciò è dovuto solo alla fortuna di essere capitati al posto giusto ed al momento giusto.
Un po’ più alta lo è, sicuramente. Non puoi negarlo…
Ma in fondo hai ragione anche tu…
MAX, non riesco a capire da dove venga il tuo pessimismo: i giovani hanno sempre pubblicato, e sempre lo faranno. L’eta’ non c’entra proprio, oltretutto. Se poi in questo momento c’e’ una moda degli scrittori giovani, tutto quello che succede e’ che le probabilita’ di essere pubblicati aumenta un pochino – quindi semmai dovresti essere ottimista, non ti pare? E se tra qualche anno la moda passa, vabbe’, si tornera’ alla normale probabilita’ di essere pubblicati (bassina, immagino – ma credi che adesso sia tanto piu’ alta?)
Per tt coloro ke in fondo sognano di scrivere.. Ho apppena scritto 10 pag del mio libro, e mi sn detta” WOW, sto andando bn”. Poi mi sn ricordata di.. insomma di quella cosa..e mi preso lo sconforto!!!!!!!! Uffa!!!!!!!!!!!
sarebbe 1 problema per noi…
Si anke a me.. Sarebbe un gran problema..
mi piacerebbe sapere cosa ne pensa licia in merito a questo…
L@U: incoraggiante…
io credo ke max abbia ragione…
fin’ora non ci avevo pensato, però potrebbe realmente accadere…
Se ora tanti giovani pubblicano, sarà molto più difficile per altri in un futuro.
Caspita, King, mi fai sempre tornare coi piedi x terra XD
Max: ma un po’ di ottimismo no?( Kia) Io credo ke se il tuo lavoro è buono, la concorrenza nn centra niente. ( Miky) Dai, pensa positivo! ( Kia e Miky)
miky: se troppi giovani al giorno d’oggi pubblicano, la situazione si complica, sotto alcuni fattori. per prima cosa, saranno dempre maggiori i concorrenti, e non penso di poter sconfiggere tutti. se puoi i giovani che pubblicano al giorno d’oggi non riescono a soddisfare le esigenze della gente, le critiche vanno sugli esordienti e sulle case editrici. queste ultime vorranno sempre meglio da un nuovo ragazzo che cerca di vedere una sogno nella vita reale…ma in fondo quello che conta è il proprio lavoro. fatica, sudore. e fiducia. quella mi manca. la situazione peggiorerà sempre di più…
P:S.: se no ke gusto c’è??
Max: per raggiungere i propi obbiettivi si deve faticare, e cmq nn credo ke il fatto ke vengono pubblicati molti libri di giovani scrittrori sia x te un limite. Se il tuo è un bel lavoro sarà apprezzato cm dovuto.
zio Gil: concordiamo pienamente su quello ke hai scritto, è propio quello ke intendevo.
licia: ok, anche a me piacerebbe scrivere, e come quasi tutti mi piacerebbe anche pubblicare. non sono d’accordo su quello che hai detto riguardo al pubblicare facile. mi trovo dentro a questo fenomeno, vorrei vedere il mio sogno realizzarsi, vorrei avere un po’ di gratitudine nel mio cuore fin troppo stanco. e leggendo quello che hai scritto non ho pensato che in questo momento pubblicare è facile, anzi, nella cervello mi è passsato un fulmine a ciel sereno. penso che se tanti giovani pubblicano, per quelli che verranno diventerà molto più difficile vedere il proprio libro e tenerlo in mano, e non leggerlo su pagine di un computer. insomma, se pubblicano tanti giovani oggi, sarà così anche tra qualche anno? la risposta mi sembra scontata: no. insomma, leggendo quello che hai scritto, capendo le dinamiche di questa ondata di pubblicazioni, ho solo perso la fiducia. pubblicare diventerà sempre più difficile, e non più facile…
ecco la domanda del giorno XD
Ed hai dimenticato di mettere il mio Arkan tra i libri del baby boom.
Peccato che il mio sia autenticissimo, lavoro solo del sottoscritto e autopubblicato, sia in versione web che pdf, perchè a me non interessa farci soldi.
Comunque sono d’accordo con te: una persona mentre scrive non ha età.
Ma zio Gil, secondo te scrittori si nasce, si diventa, o tuttieddue?
Mi e’ piaciuto molto l’intervento di zio Gil. La “condivisione” dello scritto era proprio la cosa che avevo in mente, quando dicevo che si puo’ benissimo scrivere per soldi e fama. Essere coscienti che si sta scrivendo per altri, allo scopo di farsi capire, impegna a scrivere bene – che significa _comunicare_ bene. Ovviamente, non parlavo di prostituzione: uno scrittore deve scrivere quello che pensa, e non un’altra cosa solo per “compiacere” il pubblico.
Bel post e bel dibattito.
Sono sostanzialmente d’accordo con quanto scritto da Licia (che tra l’altro come blogger è maturata molto; non che ai tempi di splinder scrivesse male, ma gli anni di pratica si vedono eccome, brava!).
L’unico punto su cui *in parte* dissento è questo:
“(…) si debba scrivere per divertimento e per esigenza, e che la pubblicazione debba essere un accidente, un esito del tutto collaterale al processo di scrittura.”
Si scrive per fissare qualcosa, ma una volta che quel qualcosa è stato fissato molti vogliono condividerlo. La pubblicazione è una condivisione:
1) Istituzionalizzata (un libro è un oggetto di uso comune e le persone lo prendono, non lo subiscono: sono gli altri che vogliono leggere ciò che hai scritto)
2) Ampia (*mediamente* un libro pubblicato viene letto da più persone rispetto a un manoscritto)
3) Autorevole (*mediamente* le persone danno più credito a un volume che non a un pacco di fogli stampati con la inkjet)
4) Curata (*mediamente* un libro viene messo insieme con professionalità diverse che ne migliorano contenuto e confezione)
Probabilmente la pubblicazione è un incidente quando lo scrittore ha scritto *davvero* soltanto per se stesso (come sfogo o esercizio o chi lo sa) o per un ristrettissimo pubblico tipo la fidanzata o la mamma.
Io credo che la maggior parte degli scrittori scrivano per essere letti e pubblicare è uno dei modi migliori per essere letti e apprezzati.
Ci sono poi modi diversi per “pubblicare” (per dire, c’è anche l’autoproduzione) ma non entro nel merito.
Ciò premesso, si può dire che *mentre scrivi* dovresti pensare a scrivere e non a pubblicare, sia perché pubblicare è l’ultima cosa e le cose si fanno con ordine, sia per il più nobile motivo che si scrive per dire qualcosa e non per vendere (ovvero: mi interessa dire quello che voglio dire e dirlo bene, non mi interessa aumentare il mio pubblico dicendo però una cosa diversa).
Ovviamente il mio è un discorso da scrittore.
L’editore non fa beneficenza; ma l’editore intellettualmente onesto cerca di vendere il più possibile senza farti cambiare il nocciolo di quello che volevi dire.
se il talento si riesce a formare, ecco l’artista
Per soldi o per gloria che sia,alla fine se non c’è il talento innato non c’è l’artista.
Pingback: Attenzione, draghi « Laramanni’s Weblog
L@u: infatti!!!!
Viva Licia !!!!!!!!!!1
quoto completamente con Miky.
Anche se, secondo me, anche chi scrive per soldi lo fa con passione. Sì, magari avrà un altro modo di porsi verso la scrittura, ma, in fondo, questa è la sua vera passione, la sua vera vocazione.
Poi magari nessuno sarà d’accordo cn me, ma nn importa….
Comunque è vero, che discutiamo a fare? Licia batte tt!!!!!!! XD
Carlo: mi sembra inutile contrastarti di nuovo, xkè in fondo è giusto, la pensiamo in modo diverso. Nn è vero ke ki scrive perkè gli piace scrive ciò ke piace a lui, solo ed esclusivamente questo. Se uno scrive, vuol dire ke un giorno vorrà, cmq se ne ha la posibilità, far leggere le sue storie ad altri. Quindi l’ impegno è lo stesso, anzi maggiore, ma la mentalità è completamente diversa.
Grazie, nn ho bisogno ke tu mi dica cs leggere, lo so da sola di cs ho bisogno.
Ora ti faccio un’ altra domanda: cs intendi per lavorare duro? Se vuol dire metterci passione, scrivere con ampie vedute, allora nn esiste scrittore ke possa kiamarsi tale senza queste direttive. E se lo vuoi sapere, x me ki scrive cn desiderio differente da quello dei soldi, nn si sentirà vincolato dall’ imperfezione del suo libro, perkè ke faccia soldi o no, è una tua creazione. E nn smetterà di ricordarti tt quello k hai provato cercando di renderlo ogni volta migliore.
ma perkè ci facciamo tt questi problemi???????? La mejo è la LICIA !!!! Viva !!!
Kiss
Ciao Licia, è veramente interessante questo dibattito che si è creato sui “Baby Writers”. Io comunque penso che se uno sa scrivere… sa scrivere, è indifferente la sua età, poi non vorrei sbagliare, ma Mozart non ha iniziato a comporre a 5 anni?
Per quel che mi riguarda, l’unico di questi libri che ho letto è stato “Bryan di boscoquieto” di Federico Ghirardi, e posso dire che l ‘ho trovato per certi versi geniale, perché è un fantasy completamente diverso dai soliti, ambientato ai nostri giorni, con passaggi veramente belli…e poi, se nel libro non ci fosse scritto che questo ragazzo ha solo 17 anni, non me ne sarei accorto.
Kia: Uno scrittore squattrinato che scriveva per soldi era dostojevski, che io trovo straordinario.
Se il talento c’e’ lo si vede, quoto Carlo su questo.
Carlo: Se sfoglierai le biografie dei grandi autori di letteratura, forse ti accorgerai che molti di loro potevano dedicarsi alla scrittura proprio perchè erano già ricchi. Chi scriveva letteratura per mantenersi era sempre vincolato dai gusti del pubblico (vedi Goldoni). Inoltre le loro opere non sono paragonabili a quelle degli scrittori già benestanti, sono molto più mediocri.
BRAVO Babil, ben detto!
Miki: Ho constatato che gli scrittori migliori sono quelli che scrivono per fama e guadagno, si’. Vedi, almeno stanno attenti, hanno il target bene a fuoco, lavorano duro. Invece, il narcisista che si sente un genio ispirato (e fatalmente incompreso), scrive boiate che piacciono solo a lui. Perche’ non ti leggi la biografia di qualche grande nome della letteratura? Imparerai qualcosa.
Secondo me tutti devono avere la possibilità d scrivere un libro…Non vedo perchè un libro scritto da un ragazzo deve essere x forza uno skifo…guardiamo Eragon ed Eldest…Paolini qnd ha cominciato a scrivere aveva appena 15 anni…e sn diventati un successo…libri andati a ruba e addirittura un film…
secondo me i giovani hanno tantissimo da raccontare…e se la scrittura è un modo per esternare tutti i loro sentimenti e le loro passioni ben venga…
PS: LICIA SEI UNA GRANDE TI AMMIRO TANTISSIMO!!!:D
ah, scusate x gli errori.
Sono completamente d’accordo con Valberici. Artisti ci si nasce. Ritengo che per essere davvero definiti artisti bisogna avere quel qualcosa in più, come una luce dentro. La tecnica è importante e deve essere affinata, ma la persona che è davvero portata nel campo artistico riesce a trovare da sé la strada, grazie alle idee, all’originalità… Un artista dà tutto se stesso in quello che fa, come se fosse in preda ad una Forza più grande, inspiegabile… E credo che quella Forza nasca con lui.
Riccardino, Kia: sì, daccordissimo.
Sè vuoi scrivere, nn ti fermare, va bn.
Carlo: sorry, nn sn daccordo, anzi penso esattamente il contrario: se uno scrive per fama, nn ragiona su ciò ke scrive, ma solo sul guadagno, se invece lo fa perkè gli piace e per lui/lei è importante, allora ci metterà tt l’ impegno possibile. E’ una scelta tua, nn un obbligo ke ti viene inconsapevolmente imppsto dal desiderio di gloria e denaro.
Mi disp, ognuno al suo modo di vedre la vita e le sue mille faccie.
Kississimi
Kia: cmq la morte ke faceva sciopero era bellino no? TVB
Sono daccordissimo con KIA. Se uno ha la voglia di scrivere, che scriva! Anche se non è molto abile (si, forse prima dovrebbe leggere una ventina di romanzi) o vuole farlo solo per successo (anche se oggi in Italia gli scrittori non hanno tutto stò successo come le veline o altri scemi che dicono solo c*****e in televisione, non faccio nomi), non deve fermarsi. La cosa più bella è vedere le frasi che hai scritto, i tuoi sentimenti, sottoforma di storie, avventure e guerre. Chissà, magari,poi, in vetrina con il tuo nome e il titolo che hai scelto tu.
Riguardo alla pubblicità: qualcuno ha ragione. Ho comprato “Gli eroi del crepuscolo” e dir la verità non mi piace molto. Lo ammetto. L’ho comprato solo perchè è un fantasy, è di una scrittrice giovane, e perchè c’era scritto grande esordio. Anche se far pagare un libro esordio 20 euro è una esagerazione, ma mi astengo.
Cmq questi libri sono sempre meglio delle cretinate di Federico Moccia, che se non faceva lo scrittore, era meglio. (scusate)
Tutto quì.
Baci.
Riccardino.
@Babil: si, sto volutamente esagerando, mi atteggio un pochino al Socrate del Protagora.

Però non lo faccio certo per irridere ma solo per suscitare una sana discussione, spero mi scuserete.
Comunque in merito al punto 1 ti dico che se devi sgobbare non poco per acquisire la tecnica necessaria…ecco, forse non hai il talento (somma di intelligenza, fantasia e determinazione) necessario.
Secondo me quando nasci con certe qualità diventa abbastanza facile affinarle, in parole povere se sei “portato” per qualcosa è scontato che prima o poi ti ci dedicherai, e lo farai senza eccessiva fatica.
Naturalmente ci son scrittori che si divertono quando scrivono, altri che soffrono, e comunque per un vero scrittore “scrivere” non è sempre una “passeggiata di salute”.
In merito al punto 2 sono invece categorico: una persona senza talento può al massimo diventare un buon artigiano ma mai un artista. E gli scrittori, quelli veri, per me appartengono alla categoria degli artisti.
Riguardo al disinteresse concordo con te, non mi pare di essermi espresso diversamente a riguardo. Ho solo detto che un artista è comunque “costretto” ad esprimersi e non può soffocare il suo talento.
Certo che se Michelangelo avesse dovuto pagarsi tutto il marmo di tasca sua, beh, mi sa che avrebbe ridotto le dimensioni delle sue sculture
Val: incredibile che io debba dire una cosa del genere, ma la tua visione è alquanto estremista.
1. Col talento da solo non si va da nessuna parte, bisogna affinarlo con la tecnica e per fare questo c’è da sgobbare e non poco. Quindi, anche se forse col talento per la scrittura si può nascere, di sicuro scrittori bisogna comunque diventare.
2. Sottovaluti quello che una persona senza talento può fare con la tecnica e tanto olio di gomito.
Poi, se l’arte e la scrittura fossero cose completamente disinteressate come vorresti tu non esisterebbe la figura dello scrittore o dell’artista di professione, cosa che invece in un modo o nell’altro è sempre esistita nella storia dell’umanità.
Io penso che una persona debba essere pubblicata se il libro è buono, e basta.
A prescindere da chi, perchè e come lo scrive.
A prescindere se il libro-patacca sia di un adolescente o di un Moccia.
Poi credo anche che un libro è un libro e anche se “brutto” spesso riesce a veicolare delle idee o un pensiero…o comunque educa lo spirito critico, mette in moto il cervello.
Ovviamente non mi riferisco a nessuno degli scrittori nominati, non ho letto i loro libri.
Mi spiace solo per quelli che il talento ce l’hanno e non riescono a fare della loro passione una professione…
Il problema nasce tutto con Harry Potter. Prima di Harry Potter c’era la ‘narrativa per ragazzi’, e tutti se ne sbattevano allegramente. Poi è arrivato Harry Potter, e scandalo!!! Un libro ‘per ragazzi’ piace anche agli adulti, cosa che i ‘critici’ devono ancora digerire. Fatto sta che dopo Harry Potter, e il parallelo revival fantasy scoppiato dopo la trilogia del Signore degli Anelli al cinema, schiere di critici con la puzza sotto al naso si sono sentite in dovere di dire la loro, pur non avendo mai letto un libro fantasy in vita loro, e questo non si fa, si tratta semplicemente di disonestà intellettuale bella e buona.
Detto questo, il fatto è che Harry Potter, il Signore degli Anelli, etc… hanno insegnato a leggere e a scrivere a tutta ‘sta generazione di giovani autori fantasy. Certo, è chiaro che si sta sfruttando un filone: si pubblicano libri, si fanno film e in Internet proliferano i giochi di ruolo: entro due anni la ‘bolla scoppierà’ e resteranno solo gli appassionati, come avveniva prima. Sui giovani autori, da un lato credo che bisognerebbe essere contenti, perché almeno c’è qualche adolescente che si cimenta con la scrittura. Chiaro che i libri vanno venduti, e la strategia di marketing impone di partire dai dati che hanno più appeal, e quindi ecco l’età. Del resto, anche quando uscì Camilleri, l’elemento anagrafico venne pompato. Sono convintissimo che tra questi autori ce ne siano di più o meno validi, ma le case editrici sono aziende che puntano al profitto, se adesso scoprono che i quindicenni vendono, il loro compito è di pubblicare quindicenni. Compito dei critici non è però quello di guardare l’anagrafe, il domicilio, o la pagella, quanto di fornire un’idea ai potenziali lettori su quello che troveranno nel libro. E qui casca l’asino, e torniamo al discorso di partenza: perché nessuno mi leva dalla testa che chi pontifica su ‘sti libri, di fantasy ne abbia letto ben poco. Del resto, la stragrande maggioranza dei critici sono intellettuali di sinistra ancora tanto affezionati al luogo comune del ‘Singore degli Anelli’ come esempio di letteratura nazista. (Per inciso, io sono di sinistra, e su Tolkien non ho di questi infantili pregiudizi). Quindi cosa fanno? Siccome non ritengono degno di attenzione nessun libro che non abbia pretese di ‘letterarietà’, snobbano tutto il resto e ci sputano sopra. Così quando si tratta di commentare il nuovo libro del giovanissimo autore, lo derubricano dicendo che siccome l’autore ha 14 anni, sicuramente non sa scrivere… che ne sapranno poi…
Il discorso è chiaro: chi critica un libro, deve averne la competenza: chi non ha letto Tolkien, Martin, e compagnia bella non ha alcun titolo per commentare i libri della Strazzulla o di Ghirardi, anche se ha letto tutto Proust, Sartre e Stendhal. Putroppo però l’onestà intellettuale è bene raro, e allora ecco che ci troviamo di fronte a certe polemicuzze da cortile imbastite a bella posta dagli stessi critici per nascondere la loro crassa ignoranza in tema…
@Carlo: il desiderio di dire qualcosa di lapalissiano almeno una volta nella vita
Ogni volta che viene commesso un crimine, ci si chiede: qual e’ il movente?
Cosi’ quando qualcuno afferma che “scrittori si nasce”, mi chiedo: qual e’ il movente? >-)
Ops errore. bastava: non ho trovato una spiegazione per il MIO ragionamento
Val: Hai ragione, ma non riuscirai a smuovermi… Il tuo ragionamento è più coretto, ma io sono ancora convinta che scrittori si può diventare… Sono stata nn so quanto a pensare, però non ho trovato una spiegazione per il MIO ragionamento e mi dispiace ma non l’ho trovato… Per me è così e basta…
@Armati: se Licia avesse scritto: “Resto convinta che si scrive per insopprimibile esigenza, e che la pubblicazione debba essere un accidente, un esito del tutto collaterale al processo di scrittura. Non si deve scrivere con l’intento di pubblicare e diventare famosi. Non lo deve fare un adulto, figurarsi un ragazzo” avrei condiviso in toto.
Riguardo alla Grilli lo trovo curiosissimo
Come editor del libro di Federico Ghirardi confesso di leggere con un certo spirito ironico i termini di una polemica (purtroppo) annunciata. Spirito ironico perché “se io avessi previsto tutto questo dati causa e pretesto”…
Del post di Licia Troisi sottoscrivo mille volte questa affermazione:
“Resto convinta che si debba scrivere per divertimento e per esigenza, e che la pubblicazione debba essere un accidente, un esito del tutto collaterale al processo di scrittura. Non si deve scrivere con l’intento di pubblicare e diventare famosi. Non lo deve fare un adulto, figurarsi un ragazzo”
Ed è quantomeno curioso che l’articolo della Grilli, scritto con spirito polemico come se si volessero dispensare chissà quali valori pedagogici, a questa cosa (l’unica cosa veramente importante) non ci abbia minimamente pensato. Non trovate?
Kia: la passione per la scrittura non serve a fare di una persona uno scrittore. Devi avere la necessaria intelligenza e fantasia, dopodichè è scontato che prima o poi diventerai uno scrittore.
Chi nasce cane non può far altro che abbaiare, chi nasce scrittore non può far altro che scrivere.
Persino se nasce in una famiglia che lo condanna all’analfabetismo (Gavino Ledda)
Val: Uno può trovare la passione in qualsiasi momento… Anche se, ad alcuni che ancora non dimostrano avere una certa abilità nello scrivere e vengono influenzati dai voti o da Tizio, Richiederanno più tempo…
io ho da tempo in testa una saga fantasy che da parte di tutti coloro cui ho raccontato la trama è oggettivamente bella e,sempre secondo la loro opinione imparziale, sicuramente farà successo.
io ho 14 anni,ma ob torto collo inizierò a scrivere il mio primo libro dopo l’università.
credo che prima di pubblicare qualcosa si debba aspettare di aver la bravura e la furbizia per farlo o si finisce vittima della commercializzazione che,secondo me,sta rovinando la letterature ed in particolare il genere fantasy.
ps:scusate eventuali errori,ma sono di fretta.
@Babil: Mah, in effetti concorderei con te che e’ un bene sbeffeggiare la pubblicita’ (quando e’ falsa). Ma non sbeffeggerei una moda: questa dei 17enni mi pare una opportunita’ per loro. Le case editrici hanno scoperto che gli adolescenti si leggono fra di loro sulla web, quindi e’ del tutto naturale che cerchino di sfruttare questa nicchia di mercato facendo scrivere i libri a loro.
@Miky: certo, scrivere e’ un modo di trasmettere, di comunicare attraverso le parole. E desiderare fama e successo non mi sembra rappresenti un ostacolo a questo – anzi, semmai rappresenta un grosso stimolo.
Infatti, uno che scrive per ottenere fama e successo si sforzera’ di scrivere in modo chiaro, scorrevole, interessante.
Invece, uno ke nn scrive x fama e successo scrivera’ in qst modo nn capibile + di tanto, xke’ gli piace cosi’, sorry, e’ la sua opinione.
@KIA: Rimango irremovibile sul fatto che scrittori si nasce. Non basta interessarsi al lavoro che si scrive e metterci il cuore.
Penna, foglio e cuore. Non son nulla senza le idee.
P.s. Scrittori si diventa.
Deneb: e dai 18 ai 30 anni chi è che dovrebbe fornire loro questa miracolosa illuminazione tale da trasfornare il ragazzino sucacube della moda in cittadino consapevole? Se uno è sempre stato educato in un modo, difficile che possa risortire in un altro, tranne rare eccezioni che non contano perchè l’importante è ciò che fa la media…Comunque sto andando fortemente OT…
I baby scrittori scrivono perchè vogliono avere successo… E allora? Certo preferisco che scrivono per passione, ma ognuno lo fa per i propri motivi… Io ho letto un libro pubblicato quando la scrittrice aveva compiuto tredici anni… All’ inizio non mi piaceva perchè lo trovavo molto infantile, ma dopo aver scoperto l’età dell’autrice, mentre leggevo continuavo a ripetere: – Per essere una che ha tredici anni ha fatto molto- o -Ha solo tredici anni e…- . Un grosso sbaglio. Condizionata dall’ età… Addirittura lo hanno paragonato a Tolkien !!!! Mah…
Pubblicità:
La pubblicità ha il compito di puntualizzare al lettore ( o a chi guarda la tv) i pregi del prodotto e, (se ce l’ ha) anche quello di nascondere i difetti… Se il prodotto nn ha pregi… Allora la pubblicità fa il suo lavoro… Per far si che il prodotto venga comprato, mente…
Carlo: la situazione oggi non è come quella che c’è sempre stata da millenni a questa parte, comunque onde evitare di inondare il blog con discussioni chilometriche tra noi due evito a malincuore di parlare di società dello spettacolo, vetrinizzazione della società ecc…Ti basti pensare che se fai un corso di pedagogia ti ripetono fino alla nausea che non puoi spiegare ai ragazzi di oggi le cose come le hai sentite tu a scuola, perchè ormai abituati ai linguaggi multimediali e alle terminologie degli slogan e degli sms non sono più in grado di sostenere una spiegazione normale. Dopodichè ti dicono che ci vuoi fare, è un mutamento antropologico al quale non ti puoi opporre, quindi devi fare così e così…Io faccio così e così quando vado ad insegnare, ma non posso fare a meno di pensare che questo presunto mutamento sia tutt’altro che positivo…
Comunque, non ce l’ho con lo spot in sè, che ormai è diventato una cosa ingenua. Conta però che le agenzie di marketing hanno al loro servizio fior fiore di specialisti, di psicologi, di gente che altrimenti sarebbe andata a fare lo scienziato che usano il loro ingegno per manipolare le menti dei loro futuri consumatori. Quindi ribadisco che se un’operazione commerciale viene una volta tanto smascherata come tale, è bene sbeffeggiarla il più possibile. Giusto per mantenere quel livello minimo di scetticismo e paranoia necessari alla sopravvivenza…
quoto pienamente con Miky:
) è una conquista, ogni volta.
scrivere è una passione prima di tutto
saper trasmettere a quelle parole scritte tutta l’emozione con cui le hai digitate (parlo di me che scrivo solo con il pc
poi esistono quegli scrittori che lo fanno solo per soldi, vero, ma in fondo anche loro amano farlo…
Io penso che tutti i “baby boom”, in fondo, aspirino al successo, ma soprattutto per poter comprendere se veramente quella loro passione li potrà portare da qualche parte. no? ^_^
Carlo: ma perkè? Ki scrive, almeno io, lo fa perkè gli piace, la fama e il denaro vengono dopo. Scrivere è un modo di trasmettere, di comunicare attraverso le parole. Io naturalemnet parlo per me anke se nn sn una scrittrice, no. Sn una principiante ke sta cercando di mettere in piedi una storiella che possa dare emozioni a ki un giorno le leggerà. Sorry, è la mia opinione.
@Licia: appunto, a me interessa il risultato, e non mi interessano le ragioni che hanno portato un tizio (o una tizia) a scrivere. Mi interessa la “qualita’” (cioe’, insomma, mi deve piacere). Il gusto di fare le cose “per se’ stesse” sara’ pure una cosa molto bella e carina, e se ce l’hai tanto meglio (di certo non guasta), ma per me e’ irrilevante – non sono affari miei, ma dell’autore.
Non mi infastidisce l’ossessione per il successo: ogni persona e’ diversa ed e’ mossa da desideri differenti… Ti diro’ comunque che guardo con molto sospetto uno che dice che “non gl’importa del successo”, mentre tendo a fidarmi di uno che confessa francamente di cercare soldi e fama.
@Babil: Francamente non capisco molto questa tua pretesa di una pubblicita’ “onesta”. Al solito sei molto moralista, ma molto poco realista…
La pubblicita’ e’ cosi’ perche’ noi siamo cosi’, da decine di migliaia di anni. O almeno da quando esistono i venditori ambulanti e gli strilloni di mercato. Ma le donne, secondo te, non dovrebbero truccarsi o depilarsi – in quanto sarebbe “disonesto” da parte loro farlo?
Babil: onestamente, non capisco cosa tu intenda con il “popolo bue”… E’ ovvio che la pubblicità menta sul prodotto che pubblica, sostanzialmente, ma d’altronde cosa dovrebbe fare? Come dovrebbe comportarsi? I bimbiminkia, per usare il tuo stesso termine, sono la fonte di denaro più sostanziosa, perchè non solo acquistano i prodotti, ma, succubi della moda, pubblicizzano a loro volta la merce acquistata. E’ una cosa ovvia, semplice, ma questo non significa che i ragazzi di oggi arriveranno ai trent’anni con la stessa mentalità che avevano a sedici, a diciassette o a diciotto. Per questo motivo definire gli adolescenti la generazione “bue” (penso che la tua definizione voglia dire questo) del domani, non solo è una cosa offensiva, di per sè, ma anche stupida.
Licia: come ti dicevo, non tutti hanno gli strumenti culturali per difendersi dalla pubblicità. A te i sistemi della pubblicità li hanno fatti studiare alle medie…Evidentemente hai avuto la fortuna di capitare in una scuola abbastanza avanti; io per esempio ho dovuto arrangiarmi da autodidatta. Ogni tanto mi capita di andare a fare il supplente nelle scuole, e ti posso garantire che molti adolescenti sono completamente succubi delle mode e delle vaccate che gli propina la pubblicità. Specialmente nei tecnici, dove i ragazzi sono meno intellettuali. Quelli dei licei se la cavano meglio, ma anche loro sono talmente dei pischelli che fanno tenerezza.
Mi auspico che davvero, prima o poi, l’educazione ai media venga introdotta nei programmi di tutte le scuole, ma fino ad allora (e anche dopo) è bene vigilare sulla pubblicità. Dopotutto, i bimbiminkia di oggi saranno il popolo bue di domani…
Ciao Licia. Anchio ho saputo su queste polemiche del “baby boom di scrittori”. Francamente ti dico che “Bryan di boscoquieto” di Federico Ghirardi l’ho letto, ed è molto bello. Ho iniziato a leggere “Gli eroi del crepuscolo” di Chiara Strazzulla, e non mi ha entusiasmato molto.
Riguardo alle polemiche, io dico che è una cosa positiva. Sopratutto perchè inizia a vedersi un accrescimento di lettori giovani, e anche scrittori. E poi se i ragazzi, come me, vedono in copertina uno scrittore di 17 anni sono e e invogliati a comprare il libro.
Ma tu per me resterai sempre la migliore. LICIA 4EVER!
Baci.
Riccardino.
Io invece credo che artisti si diventa: è dopo aver faticato, dopo aver visto davanti ai nostri occhi tante sconfitte, tanti errori. Dopo aver provato, e sbagliato, e riprovato senza successo, e riprovato ancora ancora ancora. E poi ci si riesce. Allora sei un artista, che ha vissuto, e ha conquistato la vittoria. Io la penso così.
Forse nn lo è.
Kississimi
che dire…più o meno questa è la verità. Purtroppo sono molti i giovani che scrivono solo per pubblicare ed essere famosi (e parlo di persone che conosco, non di una mia ipotesi generale dal basso dei miei 16 anni). Poi per fortuna ci sono persone che scrivono per pura passione ed è in questi casi che i testi trasudano emozioni
Secondo me artisti si nasce, è quel modo particolare di vedere le cose… in seguito, col tempo, si puo’ maturare e scegliere la propria strada, ma è sempre stato tutto dentro di noi
ciauz
Forse la Strazzulla ha bisogno di scaldarsi.
Anche Licia ha dei miglioramenti esponenziali ad ogni nuovo libro.
Insomma, non credo che gli editor di Einaudi siano tutti pesci lessi.
Discorso bugie della pubblicità.
Sono d’accordo un po’ sì ed un po’ no.
E’ vero che la promozione cerca sempre delle chiavi di lettura allettanti da fornire ai possibili clienti. Ma come diceva Jaques Seguela la pubblicità rischia dicendo bugie. Perchè è molto facile smentirla fornire una cattiva immagine al prodotto.
Del resto non si può dire che Einaudi con la promozione abbia mentito: una ragazza di 17 anni che crea un volume simile è de facto un gradino più in su dei suoi coetanei.
E di molti spettatori di Veline…
Lasciamola nuotare e vediamo che succede, no?
Fab
P.S.: ho visto una puntata di Veline SENZA l’audio. E’ quasi gradevole…
Val: e sono d’accordo con te. Non è una buona politica per Einaudi e non ci fa nemmeno una bella figura. Anch’io quando ho acquistato Gli eroi del crepuscolo non avevo chissà quale aspettativa, ero solo curioso. Curioso e ansioso di gettarmi in qualche nuovo e promettente autore italiano. Ripeto, con un pò di buon senso si poteva immaginare cosa c’era sotto, ma immaginare è una cosa, averne la certezza dopo averlo letto un’altra. E veder disatteso anche quel piccolo barlume di speranza è frustrante.
Un vero peccato, perchè non hanno badato a spese con questa pubblicazione. Copertina rigida, bella illustrazione, ottima qualità della carta. Poi inizi a leggerlo e ti accorgi che manca tutto il resto, e che per quanto la Strazzulla ci metta il massimo della buona volontà,non è ancora in grado di imbastire una narrazione anche solo decente. Sa scrivere in italiano corretto, talvolta ha dei picchi ironici molto carini e qualche trovata mi era pure piaciuta, ma non basta. Ovviamente è solo una mia opinione.
Daccordo Licia, perfettamente. Io nn mi sarei mai permessa di fare un giudizio simile senza aver mai letto il libro. Hanno 17 anni, ok. Ma se a loro piace scrivere, perkè no? Sn giovani, daccordo. Ma il tempo passa x tt, e magari il loro pross libro, se ci sarà, sarà migliore del primo, perkè l’ esperienza è sempre pronta ad allargare i tuoi limiti. Magari no, chi lo sa. Ma tt hanno diritto di provare, di avvicinarsi anke un pò alla realizzaione di un sogno. Se poi il sogno è quello di diventare famosi, allora, va bn, ci hai provato, ma meglio lasciar perdere.
Cm hai detto.
Parlo io ke ho appena 13 anni, e da un anno sto scrivendo un libro. Solo 120 pag scarse e mi manca moltissimo alla fine. Nn so se piacerà, se mi permeteranno di pubblicarlo. Per ora nn me ne importa nulla. Voglio solo assaporare i sentimenti ke mi percorrono quando scrivo, e cancello perkè c’è qualcosa ke nn va, e mi dispero, e faccio i salti di gioia. X ora va bn così.
Kiss
Val: sì sì, don’t worry, conosco le regole del gioco. Io sono come S. Tommaso, mi fido solo del mio giudizio
Fidati, ma solo del fatto che a “me” non è piaciuto, magari a qualcuno piace….a te però non credo proprio che piacerà
Riguardo alla scritta mi sa che tra un pò arriveremo anche a questo, comunque nella pubblicità fatta si lasciava intendere che era un genio letterario (e magari lo è ma da ‘sto libro proprio non si evince)
Vabbè, ma ora non pensare ai libri altrui…scrivi che mi mancano bei libri da leggere
Val: beh, ma non avendo letto Gli Eroi del Crepuscolo non posso in alcun modo entrare nel merito della qualità del libro. Se tu mi dici che ti ha deluso, ovviamente mi fido
Il mio era un discorso generale. Non ha molto senso mettere insieme tutti gli scritti dei diciassettenni e criticarli in blocco, sostanzialmente adducendo come argomenti solo “sono giovani e gli fanno un sacco di pubblicità”.
Circa la tua domanda: no, non mi sarebbe piaciuto, ma nessuna casa editrice lo farebbe. Non l’hanno fatto manco per Chiara Strazzulla, se è per questo
Non mi aspettavo di sicuro un capolavoro leggendo gli Eroi del Crepuscolo, però devo dirti che ci sono rimasto un pò male.
Io spero sempre di trovare nuovi scrittori piacevoli da leggere e stavolta pensavo che ………..
Comunque è ovvio che una casa editrice fa il massimo dell pubblicità ai libri che pubblica…pero io dico che forse, e ribadisco forse, un libro così non doveva essere pubblicato.
Personalmente conosco almeno un paio di persone che sono “pronte ad essere pubblicate”, a differenza della Strazzulla.
A lungo andare pubblicare libri noiosi non credo sia una buona politica per le case editrici.
Ovviamente quanto sopra è solo la mia modesta opinione
p.s.: ma se tu avessi saputo che il tuo primo libro sarebbe stato pubblicato con la scritta.” L’opera prima di una giovane scrittrice che non solo raggiunge ma supera di molto il grande Tolkien”….ti saresti opposta od almeno un pò preoccupata?
ecco, non dovevo leggere il blog oggi. io per principio quando prendo un libro di un autore per me nuovo, non leggo MAI la biografaia prima di aver finito il romanzo. per principio. così mi è preso un colpo quando ho scoperto che paolini era (appunto) diciassettenne quando ha scritto eragon, e sono rimasta piacevolmente sorpresa di scoprire in licia una (quasi) coetanea. per non essere influenzata da “pregiudizi”, perchè in fondo sono una gran egocentrica e se avessi saputo che licia aveva pressappoco la mia età avrei pensato di poter fare meglio di lei
)).
e invece lascio che sia la storia a parlare, perchè credo che artisti si nasca, e così scrittori. se “lo diventi” ti mancherà sempre quel guizzo in più. io sono nata artista ma soprattutto lettrice. anche essere lettrice non si può “imparare”, io soffro se non ho niente da leggere, mentre sono assolutamente impaziente e frenetica quando so che a casa ho dei libri nuovi che mi aspettano, o il pacco IBS che sta arrivando. in tutto ciò, sono d’accordo quindi con licia.
Ragazzi, ma secondo voi Einaudi come doveva pubblicizzare Chiara Strazzulla? “Un libro medio di un’adolescente media”. Sai che picco di vendite…
Non capisco perché l’iperbole è accettata quando si vende un qualsiasi altro prodotto e non un libro. Possiamo star qui a dirci che i libri non sono patate, che il mercato editoriale dovrebbe seguire regole un po’ più etiche di quello dll frutta e verdura, ma non possiamo farci abbindolare solo perché ci stanno vendendo libri e non tappeti. A me hanno insegnato alle media le tecniche che usa la pubblicità, ed è da quando ho iniziato a vedere la televisione che so che non devo credere a tutto quello che dicono gli spot. Smettiamolo la di fare le verginelle, e diventiamo piuttosto acquirenti consapevoli. Il mercato ci tartassa? E noi cerchiamo canali alternativi per formaci i nostri gusti: anobii, ibs, qualsiasi forum che parli di libri, blog…i mezzi non mancano. Manca la volontà.
Poi vorrei sapere quanti davvero prendendo in mano Strazzulla erano convinti di leggere il prossimo Strega. Ci scommetto che il 90% dei lettori ha comprato il suo libro per curiosità, vuoi perché è il primo fantasy della Einaudi, vuoi anche perché ha diciassette anni.
E, sia chiaro, non sto facendo il processo ad una scrittrice che non conosco. La sto solo prendendo ad esempio per parlare degli atteggiamenti della casa editrice e dei lettori. Avrei potuto parlare di me e il discorso non sarebbe cambiato di una virgola.
Carlo: ti dirò, a me interessa la qualità. Quindi, se uno scrive per fama e soldi, ed è bravo, ben venga, non faccio il processo alle intenzioni. Però mi piacerebbe che esistesse ancora il gusto di fare le cose per se stesse, perché diverte, perché piace. E poi l’ossessione per il successo in se stesso mi infastidisce.
Licia, concordo pienamente con tutto quello che hai scritto – con una sola eccezione: per me si puo’ scrivere benissimo anche solo per fama e soldi. Non ci trovo proprio niente di male. In ogni caso, c’e’ una bella differenza fra cercare fama e soldi facendo la velina, oppure facendo la scrittrice. Quindi, non concordo con NIENTE di quello che sostiene la Grilli…
lau: come si fa a nascere scrittori? Dipende dall’ambiente dove si trascorre la propria infanzia. Quello ci condiziona per il 50% della vita.
val: posso essere d’accordo su entrambi?
scrittori si può nascere, ma anke diventare…
invece, x qnt riguarda il post:
), ma io sono fermamente convinta che se 1 libro non si può assolutamente giudicare dalla copertina, allora sia altrettanto per l’autore, qualsiasi età abbia…
io approvo i “baby boom”, sono d’accordo su tutti i punti su cui ti sei soffermata, e non penso proprio siano 1 complotto commerciale o qualcosa del genere…
Un libro si deve giudicare per ciò che esprime, per ciò che dà al lettore, non per chi l’ha scritto.
Forse dico così perchè spero di diventare anch’io una futura “baby boom” (e chi lo sa
stef: approvo! ^^
Ho letto una quarantina di pagine di Bryan di Boscoquieto e l’ho richiuso perchè non mi interessava. Ma venendo al tuo post, neanche io sono d’accordo quando affermi che la pubblicità sia per sua natura intrinsecamente mentitrice. Un conto è incuriosire, spingere il lettore ad acquistare un libro per la storia facendo leva su fattori esistenti, un’altro è quello che ha fatto l’Einaudi: spacciare Chiara Strazzulla per un novello Moravia con articoli, interviste, apparizioni sul tg, e far credere che è grazie al suo fantasmagorico manoscritto che la casa editrice, stoica e chiusa da questo punto di vista, abbia deciso di aprire al fantasy.
Questo non è fare pubblicità, è fuorviare, è vendere aria fritta, e lo dico da lettore non soddisfatto che ha il sacrosanto diritto di lamentarsi. Ho quasi terminato Gli eroi del crepuscolo, mi mancano 100 pagine alla fine, ma posso dire, dal mio modesto punto di vista, che è lontano anni luce dalla svolta che mi sarei aspettato. Scritto in italiano corretto, ma manca tutto il resto. Manca una storia degna di questo nome, manca introspezione psicologia, manca varietà, manca il colore delle parole. E’ un romanzo ingenuo, ripetitivo e minato da una grande quantità di contraddizioni che avrebbero dovuto essere corrette. Da 1 stellina e mezza di Anobii, non oltre le 2, a voler essere magnanimi.
Ho avuto la sgradevole impressione che l’Einaudi abbia semplicemente scelto la proposta “meno peggio” tra quelle valutate e sia corsa a pubblicarla per cavalcare il momento. Certo, aspettarsi da una 17enne un capolavoro è difficile, anche se non impossibile. Basterebbe un tantino di mero buonsenso per capirlo. Nonostante questo un pò deluso lo sono stato. Non voglio entrare troppo in merito alla questione perchè anche io scrivo, pur essendo un tantino più grande della Strazzulla, e se mi fossi trovato nei suoi panni di certo non avrei detto di no. Non sono ipocrita. E’ sbagliato dire che a quell’età non bisognerebbe scrivere, è assurdo pensare di vietarlo. Ognuno si esprime come vuole, è liberissimo di mettere su carta ciò che porta nel cuore. Ben venga se questo boom di autori giovani spinga altri a scrivere. E’ di sicuro un passatempo migliore di vegetare di fronte alla tv, e magari qualche buon libro prima o poi spunterà fuori. Però è altrettanto sbagliato, da parte degli editori, a fronte dei centinaia di manoscritti che ricevono, scegliere adolescenti palesemente immaturi, che non sono pronti, in nome di un guadagno facile. Pubblicare libri migliori non guasterebbe, sia a chi merita la pubblicazione, sia a chi spende per leggere. E non c’è età che tenga.
abbiamo capito ^^
val: sono irremovibile.
bel post…davvero…anke perché amo scrivere da qnd ero piccolo… cmq… è vero che forse, essendo giovanissimi, c’è una qualke probabilità di trovarsi davanti un libro che sembra la fotocopia di qlk altro romanzo(anke se può accadere anke ai grandi mi sembra, -.-) e comunque non è detto… prendiamo x esempio “eragon” di c. Paolini. Ho iniziato a leggerlo e mi è piaciuto subito… quando sono arrivato a circa metà libro… ho notato che c’era scritto “Paolini ha scritto Eragon a 15 anni”.. ho pensato “wow.. sapessi scrivere ankio così!”… xké allora, giudicare un libro dall’età dell’autore? sono daccordo sul fatto che, se un romanzo secondo te è scritto male, puoi criticarlo e scrivere tutto qll ke ti pare a riguardo. Xò, se veramente nn ti è piaciuto(a prescindere dal fatto che l’abbia scritto un minorenne), cerca di fare critiche che siano costruttive x l’autore!! qnd i ragazzi vengono rimproverati su qlcs ke nn sanno fare bene, alla fine ci riprovano fino a qnd qll cosa non riesce perfetta.. quindi basta cavolate, please…
Aster: ti citerò un grande artista:
“Scrittori si nasce…ed io lo nacqui, modestamente!”
Spero di averla citata esattamente
val: Rimango irremovibile sul fatto che scrittori si diventa. Basta interessarsi al lavoro che si scrive e metterci il cuore.
)
Penna, foglio e cuore. Nient’altro. (o il notebook!
Imp: dovremmo consigliarle delle buone letture. Ad es. un pò di fumetti e manga. E magari della buona musica…tipo..chessò….i Muse.
Che gli editori vogliano cavalcare un trend credo sia normale e non ci dovrebbe nemmeno stupire troppo, semmai dobbiamo vedere come sono questi libri, se sono scritti bene… poi possiamo giudicare… non ho letto nessuno di questi libri, quindi non posso dire nulla… ho letto solo l’incipit del libro della Strazzulla e l’ho trovato noioso, ma non si può giudicare un libro solo dall’incipit… ma così non la pensa Mad Dog, anche lui ha letto l’incipit di quel libro ed ora vuole mangiare la Strazzulla XD A parte questo anch’io ho scoperto il blog di questa ragazza e concordo pienamente con Val, i post sono magnifici, ben scritti, insomma credo che frequenterò quel blog, anche se sta su myspace XD
X-Bye
Io sono assolutamente convinto che si nasce artisti e non lo si diventa.
Posso portare innumerevoli esempi (su qualche blog l’ho fatto) di scrittori, musicisti, matematici….che hanno creato dei capolavori pur non avendo ancora compiuto vent’anni.
Comunque ad eccezione dei fratelli Guptara io ho letto i libri di tutti i giovani autori che citi, e anche di altri babyscrittori (ad es Scavia).
L’unica che posso definire scrittrice è la Strazzulla.
Però il libro che ha scritto è, secondo la mia personale opinione, noiosissimo.
E la cosa sarebbe finita lì se Imp non mi avesse segnalato il suo blog.
Sono andato a leggere e sono rimasto sorpreso.
Scrive post molto simili a quelli che scrivevi tu qualche anno fa.
Post che mi hanno ricordato anche quelli di VioVyB.
Post che mi sono piaciuti.
Ed allora mi chiedo: perchè lei ha scritto un libro noioso e tu no (cosa che pare aver notato persino la crostacea critica) ?
In parte credo che dipenda dalle vostre diverse letture.
Ma soprattutto penso che non sia riuscita a scrivere in maniera “naturale”.
Temo che abbia commesso l’errore di far prevalere la forma del contenitore rispetto al contenuto.
In pratica leggendo il suo blog ho avuto l’impressione che scrivendo il libro fosse stata “frenata” dalla paura di scrivere in maniera formalmente scorretta.
p.s.: mettici dentro gli scrittori fino ai trentacinque…altrimenti il Falco, che oggi compie gli anni, mi va in depressione.
Riguardo al punto 1, la differenza tra ciò che è lecito e ciò che è giusto è una questione vecchia come il mondo a cominciare da Antigone…Il fatto che non si configuri il reato di truffa non restituisce dignità alla mistificazione. Poi naturamente se vedo scritto “il nuovo capolavoro fantasy” non ci credo, ma stai tranquillo che un bel “vaffa” mentale all’editore non glielo leva nessuno. Del resto, lo sa benissimo anche il pubblicitario: sicuramente oltre alla scrittina sul libro avrà messo su messaggi molto più subdoli, e non tutti hanno gli strumenti culturali per difendersi…Io non mi fido tanto nemmeno dei miei. Quanto a cosa sia un capolavoro, da quando esiste la letteratura e l’arte in generale, esiste una critica proprio per la necessità di stabilire cosa è arte e cosa no. Che poi ci siano varie teorie che cambiano nel corso dei secoli indica che si tratta di un problema estrememante complesso, ma di sicuro non è una questione di lana caprina, visto che il dibattito va avanti da millenni. E’ chiaro che non tutte le opinioni possono avere la stessa dignità, altrimenti si dovrebbe passare per buone affermazioni tipo “i Finley sono meglio di Mozart”, “Totti scrive meglio di Tolstoj”. Il fatto che i gusti non si discutono, intesa come regola assoluta, è un altro messaggio che la società dei consumi cerca di far passare per giustificare l’acquisto di qualsiasi stronzata.
2. Se leggendo i tuoi libri trovassi qualcosa che non riesco ad interpretare e mi interessasse sapere cosa significa, approfittando del fatto che sei ancora vivente ed hai un blog te la verrei a chiedere. Fin dai tempi del liceo mi hanno sempre indisposto i commenti che propongono teorie mirabolanti su che cosa l’autore ha voluto scrivere in un certo passaggio, quando l’autore magari è morto da secoli…”Ma che cavolo ne sa questo?! Glielo ha chiesto, per caso?” pensavo. Tipo “l’interpretazione giansenista del Manzoni”…Cavolo, ci fosse stato un simile dubbio confido che un contemporaneo sia andato da lui (e se non lo ha fatto ha fatto molto male) e gli abbia chiesto:”Manzoni, sei giansenista?” “no, sono cattolico romano, l’innominato è figo solo perchè è un anti-eroe romantico!”(o qualunque altra spiegazione) “bene, questione risolta. Passiamo ad altro.”…Se proprio si vuole tentare un’interpretazione e l’autore è morto, almeno si deve fare una ricerca filologica approfondita…Ricostruire la vita dell’autore ad un livello di dettaglio sufficiente ad azzardare un ipotesi.
Certo non andrei mai dal primo che ha letto quel libro per chiedergli che cosa ne pensa (visto che l’unica cosa importante è quello che pensava l’autore).
Per i punti 3 e 4 nulla da dire, i libri non li ho letti
1. la menzogna in pubblicità è regolata da norme precise, che delimitano ciò che è truffa da ciò che non lo è. Se tu leggendo sulla copertina di un libro “Il nuovo capolavoro del fantasy” ci credi ciecamente e te lo compri, mi spiace, è colpa tua se poi resti deluso. Poi vammi a dimostrare che non è un capolavoro. A te magari è non è piaciuto, ad un tuo amico sì. Chi ha ragione?
2. un libro esprime il suo autore, certo, ma leggere un libro non significa conoscere l’autore, e di conseguenza avere il diritto di giudicarne la persona. Giuliano sa perfettamente interpretare tutti i riferimenti al mio vissuto che ci sono nei miei libri, ma qualsiasi altra persona che non mi conosce come lui no, e quindi non può giudicarmi da ciò che legge. Può solo giudicare ciò che legge, e stop.
3. ho detto che non è disonestà intellettuale? No. Però provami, e per provami intendo con dei fatti, non coi sentito dire, che uno dei libri di cui ho parlato è un’operazione commerciale. Ma tu non li hai letti, dicevamo.
4. si parla di editing selvaggio nell’articolo che linko, che a casa mia significa che i libri sono stati riscritti.
In conclusione, sinceramente non capisco dove dissenti da quel che dico…
D’accordissimo con Licia.
Ho intenzione di leggere Gli Eroi del Crepuscolo mentre degli altri libri non ero nemmeno a conoscenza. Farò un pensiero anche su quelli. Ma questo solo per dire che non posso giudicarli in alcun modo. Il centro della questione è il baby boom. La condanna per età è sbagliata ma lo è anche l’atteggiamento dello scrittore che pensa solo al successo. Scrivere dev’essere non solo una passione personale che uno coltiva anche indipendentemente dalla pubblicazione, ma deve essere anche il desiderio non di diventare una celebrità, bensì di far conoscere ed apprezzare la propria opera. Credo non ci sia niente di più gratificante per un autore che diffondere il proprio lavoro fra persone che lo apprezzano e che si appassionano per ciò, allo stesso modo in cui l’autore stesso si è appassionato nel crearlo. Questo dev’essere, a mio parere, l’obbiettivo bello e lecito di ogni scrittore. Niente fama e soldi.
Non mi trovo molto d’accordo, invece, per quanto riguarda la pubblicità delle case editrici che fa perno sull’età. E’ vero che colpisce molto ma a mio parere svaluta anche la stima di un autore. Il soggetto in questione desterebbe interesse perchè è il 17enne che ha scritto un libro e non perchè ha saputo creare un’opera mirabile sotto x e y aspetti. D’altra parte l’editoria fa il suo lavoro e sfrutta quello che più interesserebbe il mercato (nulla da condannargli).
Per quanto riguarda la scrittura di giovani da parte dei “non-giovani” beh non c’è dubbio che il risultato possa essere migliore se il libro è scritto da un’appartenente a questa divisione. Solo un giovane capirà appieno i suoi coetanei e potrà reinterpretarli nel modo migliore. Questo però non esclude gli adulti dal farlo, i quali infatti dalla loro parte hanno l’esperienza
Non sono d’accordo su molte parti della tua riflessione: il fatto che la pubblicità sia per natura mentitrice non deve indurci a giustificare la menzogna: i mentitori dovrebbero essere comunque visti con disprezzo.
Inoltre, non si può far finta che un libro non abbia una storia e un contesto…Tutti i libri, anche i più grandi, sono un fatto contingente.
Un libro riflette la sensibilità e il punto di vista del suo autore, che sono tali per il fatto che l’autore ha proprio quel vissuto, e che ha scritto il libro in quel luogo e in quel momento.
Se invece un libro diventa un prodotto studiato da agenti di marketing con il solo obiettivo di vendere ad un determinato target, mi spiace ma si tratta di disonestà intellettuale (tra l’altro bastano anche i soli termini in inglese a renderla odiosa) ed è giusto che venga denunciata.
Sempre parlando in teoria, naturalmente. I libri in questione non li ho letti neanch’io.
PS: non credo che qualcuno abbia insinuato l’uso di ghost writer, quanto il fatto che questi libri non siano stati pubblicati per il loro valore intrinseco ma per creare il caso con cui vendere…
Un pò come le boy band: quei ragazzi non stanno certo in tv perchè sanno suonare…