Ieri sera sono andata a cinema a vedere The Dark Knight. E mi ha sconvolta. È da ieri sera che ci penso. Che mi arrovello sul film ma più in generale sui fumetti, sul cinema di intrattenimento, fino giù a scendere a quel che scrivo io.
Non ho intenzione oggi di fare una recensione. Ho solo voglia di condividere con voi queste riflessioni, di tracciare assieme un quadro della situazione. State attenti, che è pieno di spoiler
Non è un film di supereroi
È stata questa la prima impressione. Perché di fumettoso non c’è davvero niente. Nessuna scelta di edulcorare la realtà, nessuna concessione ad un’estetica che reinventi anche solo l’ambiente in cui la storia si svolge. Basta pensare a Gotham City, che non ha nulla di gotico, soprattutto se la si paragona a quelle di Burton. Ma anche a confrontarla con la Manhattan tutto sommato bonaria, amichevole, di Spiderman, la Gotham di Nolan è New York, Chicago, Detroit. Una città qualsiasi, in mano non a supercriminali volanti, ma a comunissimi mafiosi.
Umano, troppo umano
Di conseguenza, anche i personaggi che in questo scenario sporco e terreno si muovono sono umanissimi. La caratteristica di Batman, per quel poco che ne so, è proprio il suo essere tutto sommato un uomo normale. Non ha superpoteri, fa a cazzotti armato solo della propria forza fisica e dei duemila marchingegni della sua tuta. Questa caratteristica viene portata alle estreme conseguenze da Nolan. Tutti i personaggi del film sono di una sconvolgente umanità. Non c’è quella patina archetipa e per certi versi caricaturale di qualsiasi altro film tratto dai fumetti. I personaggi si muovono in un contesto sporco e reale, e sporche e reali sono le loro psicologie e le loro azioni. I loro dilemmi ci coinvolgono, sono gli stessi che anche noi abbiamo vissuto. L’ascesa e la caduta di Harvey Dent non ha nulla di artificioso; se si esclude l’elemento dell’assurdità di uno a cui manca mezza faccia che se ne va in giro per strada, la sua parabola potrebbe essere inserita agevolmente in un film di altro genere. Perché tutto nel Cavaliere Oscuro è reale.
Ma la dimensione epica rimane
Nonostante tutto ciò, The Dark Knight è terribilmente epico, è grandiosamente epico. A volte penso che i fumetti siano l’epica dei nostri tempi. Assolvono la funzione che un tempo era dell’Iliade e dell’Odissea. Esprimono la nostra mitologia, il nostro bisogno di grandezza, e i nostri dubbi e paure. Forse tutto l’intrattenimento esplica questa funzione: riportarci ad una dimensione alta dell’esistenza, quella popolata da eroi che hanno a che fare con prepotenti istanze etiche, e che al contempo si trovano costretti ad agire, a seguire il copione scritto per loro dagli e dei e dal destino. E The Dark Knight questo lo ha ben presente. Tutti sono costretti da un destino stringente che ha tracciato per ciascuno di loro una strada: così il seme di Due Facce alligna fin da subito dietro il volto rassicurante di Harvey Dent, e la sua smania di compiere un Bene che non conosce sfumature è già ansia di vendetta che lo consumerà alla fine. E Batman è per tutto il film una figura quasi passiva, costretta dei lacci della leggenda che lui stesso ha creato: costretto a non uccidere, costretto a lasciar morire chi ama, costretto a continuare a combattere perché questa è la sua natura. È il Fato, l’essenza oscura con la quale il mito fa di continuo i conti.
E poi, c’è il male per il male: il Joker
Avrebbero dovuto intitolarlo Il Joker
Il Joker sulla carta è un personaggio piuttosto scontato. Il cattivo che compie il male per il male. Il supercattivo per antonomasia, una figura tutto sommato poco credibile, perché nessuno di noi ha mai a che fare con un male del genere. Nel mondo di tutti i giorni il male è declinato indissolubilmente con la meschinità: ammazzo per i soldi, per le donne, per il potere.
E invece.
E invece questo Joker è immenso, grandioso. Per i primi sessanta minuti mi domandavo dove volesse andare a parare: sì, le pose da psicopatico, compiere il male tanto per…ma la motivazione? Dov’è la motivazione che lo fa passare da semplice figurina a personaggio completo? E forse è voluto che ci si faccia questa domanda, che si cerchi un senso. Perché quando poi si scopre, si sente che il senso non c’è e mai c’è stato, si rimane spiazzati.
Il Joker è la rivolta dell’uomo contro dio. Il Joker è l’essere che guarda la realtà senza veli consolatori, ne comprende l’assoluta assenza di senso, e decide di convertire al proprio nichilismo il mondo.
Non starò a dilungarmi su quanto sia straordinaria l’interpretazione di Heat Ledger. Una cosa da far tremare le vene dei polsi. Ma non è solo lui a rendere il Joker immenso. È la sceneggiatura, la regia, la costruzione del personaggio.
Più ci penso e più mi sembra che il film sia costruito per mostrare il trionfo del Joker. Tutto congiura a farcelo diventare simpatico, quasi a tifare per lui, e a sposare le sue idee. E proprio perché il Joker è il male che è in ciascuno di noi, l’orrore di fronte al meccanismo del mondo, un orrore cui si può rispondere solo generando morte e distruzione.
Pensateci. A parte il divertimento, le azioni del Joker sono spinte dal desiderio di mostrare a Gotham che il mondo è marcio, che gli idealisti sono semplicemente persone cui non è ancora stata data l’occasione di diventare malvagie. E secondo me ci riesce. Ci riesce perché quando vediamo il film noi percepiamo il suo fascino oscuro, lo sentiamo simile a noi. Perché anche noi, a volte, vorremmo annegare in un’orgia di dolore e sangue. E in fin dei conti, alla fine Batman non è costretto a mentire, pur di negare al Joker la sua sacrosanta vittoria? Harvey Dent non è caduto? Non ha mostrato tutti i limiti del suo cieco idealismo? E pensiamo ai due traghetti. Ok, alla fine non si fanno saltare in aria. Ma il Joker ha vinto nel momento stesso in cui il traghetto dei buoni ha messo la questione ai voti, e ha votato per il sì. Non vale a nulla che poi nessuno abbia il coraggio di pigiare fisicamente il bottone. L’incapacità di compiere l’atto che condanna a morte centinaia di persone non è un ultimo richiamo al bene; è semplicemente codardia. Tutti vogliono che siano gli altri a fare il lavoro sporco, ma sono tutti pronti ad applaudire il soldato che ha tirato la bomba.
E Batman?
E qua veniamo alle dolenti note. Ma Batman? Innanzitutto, viene mortificato da un doppiaggio incolore e monocorde. Già Christian Bale (che mi piace un sacco, ve l’ho mai detto?
) sembra quello più imbalsamato, stretto tra un Ledger fuori scala e un Eckart che si difende molto bene, poi gli appioppano una voce incolore, che non ha un guizzo che sia uno. Ma al di là di questo, nel film Batman finisce completamente schiacciato tra le figure dei suoi due nemici. Il suo dilemma morale rimane per certi versi compresso e inespresso. E come se ad un certo punto a Nolan fosse mancato il coraggio di spingere l’acceleratore fino in fondo, di mostrarci che, dannazione, il Joker ha ragione! Il che non vuol dire poi sposarne la causa. Ma la lotta contro chi ha dalla sua la ragione, armati solo dei propri principi morali e dell’incrollabile fede nel fatto che c’è qualcosa che si può e si deve salvare, beh, non è inutile, è titanica! E secondo me su questo tasto occorreva spingere.
Invece Batman non è mai davvero combattuto, non emerge mai quella parte oscura di cui il titolo. Sì, mena il Joker, ma lo sappiamo che Batman non è mai stato uno che andava esattamente per il sottile. No, quel che manca è la cazzata. Batman che fa la cazzata. Per dirla in termini meno volgari, manca la tentazione della morte. È fin troppo facile il modo in cui Batman riesce ad evitare di uccidere il Joker. In questo senso non c’è tensione e non c’è dramma.
Poi tutto questo passa in secondo piano, grazie alla grandezza di tutti gli altri personaggi, alla compattezza tematica del film, alla profondità della sua analisi. Ma è un peccato. Perché se solo Batman avesse avuto un decimo della grandezza del Joker, questo film sarebbe stato un capolavoro inarrivabile.
Note sparse
Un paio di scoattate di Batman secondo me ci stanno un po’ come i cavoli a merenda. Il pezzo dell’impronta del dito sul proiettile ha fatto insorgere tutta la mia fila, che per la cronaca era composta da me, Giuliano e tre amici, tutti fisici. Pure quando lui ferma la moto sul muro, mah…esagerato. Ma sono cose davvero secondarie.
Onore al merito invece della colonna sonora. E finalmente, direi. Qualcuno che non ha paura del silenzio, e che per una volta lascia da parte cori lirici e tromboni del cavolo. Quando deve esserci il silenzio c’è il silenzio, e la musica che accompagna le azioni del Joker è magistrale, meravigliosa.
Insomma, sono rimasta colpita, immagino si veda.
Proprio due minuti fa stavo leggendo una recensione in cui si questionava la liceità di fare un film di intrattenimento con ambizioni così “alte”, ambizioni che un po’ tutti i critici riconoscono a questo film. Perché poi c’è chi potrebbe non capire, perché non è questo il luogo adatto…Ecco, io invece penso che tutto l’intrattenimento dovrebbe essere così. Pieno di dannate ambizioni, capace di parlare dell’essenza più vera dell’umanità attraverso sparatorie, uomini in calzamaglia che si buttano dai tetti e tutto l’armamentario. E che anzi se questo non lo facciamo noi “intrattenitori” poi non lo fa nessuno. Perché l’efficacia di un messaggio lanciato attraverso il divertimento è infinite volte superiore a quella di chi invece certe cose le dice ammorbando, ammantandosi di un’aria di intellettuale che per forza di cose tiene lontana un sacco di gente.
È questa la nuova frontiera della cultura, il nuovo modo di farla, un modo per certi versi rivoluzionario. E Nolan in questo è un maestro.