Sebbene fare foto mi piaccia molto, il mio mezzo d’espressione più congeniale è la scrittura. E quindi, dopo il silenzio delle immagini che parlano da sole, un po’ di parole.
Domenica non me la sono goduta fino in fondo perché mi sono sentita male, ma quanto meno le vertigini e il batticuore non si sono portate via la soddisfazione di dire che c’ero. C’ero, in mezzo a gente di tutti i tipi: uomini, donne, bambini, adolescenti, anziani. Un po’ poche persone della mia età, devo dire, ma forse era il posto dove stavo io ad essere sfigato in questo senso. Erano le facce bellissime delle donne comuni: delle casalinghe, delle lavoratrici, delle mille sfumature del femminile. Ed erano belle perché erano varie, diverse. Perché è questo che ci vogliono togliere: la diversità, la libertà di essere tutto ciò che vogliamo. Pensate alla bellezza fisica, pensate alle veline, alle miss, alle donne che si vedono in tv: tutte identiche, pezzi di carne standardizzati su un modello di bellezza a senso unico, corpi dai quali si cerca a tutta forza di togliere l’anima. Le donne in piazza invece erano belle perché ci credevano, perché c’erano le alte e le basse, le bellissime e le bruttissime, le sane e le malate, le cattoliche e le atee, quelle coi capelli bianchi orgogliosamente sfoggiati, e quelle con la tintura appena fatta. E i loro occhi erano pieni di cose, di voglia di fare e di esserci, di dire “io sono qui, e sono diversa da come mi volete voi”. Non ci avrete mai come ci volete. E che belli anche gli uomini, accanto a noi e con noi, a supportarci, a riconoscere i nostri mille modi d’essere. Belli anche quelli come mio marito, che è rimasto a casa con Irene per permettere a me di andare. Avrei voluto portare anche lei, per farle capire la vertigine assoluta della folla, la potenza del popolo quando si riunisce a far festa, ma era una tale bolgia che non sarebbe stata una bella esperienza, per lei.
E l’urlo della folla, di quelle centomila persone che letteralmente traboccavano dalla piazza, faceva paura: faceva paura la gioia, perché il capitale ci vuole grigi e passivi, vuole che il sesso non sia amore, ma puro mercimonio di corpi, privato di qualsiasi allegria, di qualsiasi condivisione. La gente in piazza invece amava davvero, perché non era lì solo per sé, ma anche per tutte quelle che non erano potute venire, per quelle che non hanno voce, persino per quelle che non erano d’accordo.
Nella mia vita sono stata fortunata: sono sempre stata libera di esprimere me stessa in tutti i modi, ho potuto compiere studi che in passato venivano considerata roba da maschi, e quasi mai sul lavoro mi sono sentita discriminata per il mio essere donna. E allora perché sono scesa in piazza? Per chi non è così fortunata. Per le schiave sulle strade, per le donne abusate, per quelle che il marito non le fa uscire o non le permette di guidare la macchina, per quelle che sono convinte che solo il corpo ti permetta di andare avanti, per dire che le altre strade sono possibili, che si può essere libere, che si può essere diverse.
E paura la nostra folla deve averla fatta davvero, a sentire le critiche che sono piovute sulla manifestazione.
“Poche radical-chic”, dice la Gelmini. Eccole, le parole private di senso, ecco di nuovo il tentativo di metterci tutte sotto un’unico ombrello, di bollarci. Quando domenica si chiedevano certo le dimissioni di Berlusconi, ma non solo: si chiedeva alla società civile di svegliarsi, si diceva no al precariato, no alla discriminazione, no allo sfruttamento della prostituzione. Un sacco di no, impossibili da ridurre in unità. E di certo non eravamo poche, se tante come me si sono sentite male, strette da una folla veramente traboccante.
“Le donne scendano in piazza per ragioni vere”, dice La Russa. Certo, chiedere il rispetto dei diritti e della dignità delle persone non è una cosa seria. Minimizzare, questo è l’ordine. Lo sentite il disprezzo che trasuda da queste parole? L’offesa per centinaia di migliaia di cittadine che hanno dimostrato forte e chiaro di sapere esattamente cosa volevano e come chiederlo?
“Manifestazione faziosa frutto di una cattiva informazione” dice Berlusconi. Che dimostra di non sapere cosa significa il termine, visto che una manifestazione di piazza è sempre e orgogliosamente espressione di una fazione. Se non si esprimesse una chiara opinione non si scenderebbe in piazza.
Ma tutti, poi, più o meno velatamente ti fanno capire che centomila donne possono scendere in piazza solo se sono state manipolate: si parla di strumentalizzazione, di sinistra che cavalca il dissenso. Come a dire che una donna ha comunque bisogno di qualcuno che le dica come pensare e come manifestare. Perché è questo che fa paura: che per una volta le donne non sono state prone, sono state protagoniste, e con orgoglio hanno esibito non più solo corpi, ma idee, pensieri, passioni.
C’è chi dice che sarà un fuoco di paglia. Che è stata una festa dei pazzi, e resterà confinata ad un pomeriggio di febbraio. Io spero non sia così. È successo qualcosa, domenica, qualcosa di grande. La società civile ha dimostrato di esserci, e di non essere anestetizzata dalla disinformazione, dalla tv, dalla logica del “sono e siamo tutti uguali, per questo dobbiamo tacere e andare avanti”. Non è vero che “adda passa’ a nuttata”. Questa notte non passa se non la facciamo passare noi.
Una bella manifestazione ti lascia qualcosa addosso. Non si esaurisce in piazza, ma getta germogli. Io voglio credere che siano stati gettati dei semi. Che questa non sia la fine, ma l’inizio. Che rinascere è possibile, che possiamo ancora aspirare ad una politica che sia di nuovo passione, e a una società dedita alla sostanza, e non più all’apparenza.
Vi linko uno degli interventi più belli di domenica, quello di Suor Eugenia Bonetti. È la dimostrazione che lì in piazza c’erano tutte, anche chi in piazza di solito non si scende, e che eravamo tutte davvero unite.
SPOTLIGHT
Presentazione per la Libreria Spartaco ed eventi passati
19 novembre 2020, 11:30
Sono giorni complicati e pienissimi di cose. Settimana scorsa, come avete visto, ho fatto tanti eventi. Un altro ci sarà stasera; l’appuntamento è alle ore >>>
I miei prossimi appuntamenti
Venerdì 6 Dicembre – Sabato 7 Dicembre 2019 – Più Libri Più Liberi – Roma
Venerdì 6 Dicembre
h 16.00 – 17.00
Firma copie presso lo stand Comics&Science
h 17.00 – 18.00
Firma copie presso lo stand Tunué
Sabato 7 Dicembre
h 14.00 – 16.00
Firma copie presso lo stand Tunué
h 17.30
Presentazione de Il Re dei Rovi di Marcelo Figueras. Interverranno Francesco Troccoli e l’autore in collegamento da Buenos Aires.
@ Valberici
Si parla spesso come se vivessimo in un paese in cui il governo ha poteri illimitati e capacità elastiche d’iniziativa, e invece la verità è che in Italia ogni governo non può che funzionare col freno a mano tirato ed ha poteri limitatissimi. Ci sono lungaggini d’ogni tipo. Su ogni legge lavori parlamentari infiniti e il passaggio dei lavori da una camera all’altra. E come se non bastasse su ogni cosa manca sempre un’adeguata copertura finanziaria. A tutto questo si aggiunge il perenne clima di scontro tra le forze politiche, sia a livello locale che nazionale. Il risultato è che di ogni governo si dirà sempre che non ha fatto questo e non ha fatto quello. Ogni governo deluderà sempre le sue aspettative, e questo deriva anche dall’impreparazione politica dei cittadini, i quali non si rendono conto di cosa sia un’iniziativa di riforma e quali difficoltà comporti. Tu per esempio mostri di pensare che l’eliminazione delle province sia un qualcosa da ottenere con un semplice colpo di spugna, ed è invece un’operazione complicatissima, che già ancora prima di cominciare comporta una marea di valutazioni da farsi nell’ambito di un dialogo ad ampio raggio tra le forze politiche e con istituzioni ed enti locali. Un lavoro immenso, che oltretutto è inserito all’interno di una marea d’altri impegni. Quello che cerco di far capire è che bisogna cambiare le cose a livello strutturale anziché pensare che fare politica significhi prendere a bersaglio un governo o l’altro per le sue difficoltà. Le difficoltà di una forza di governo sono le stesse difficoltà della sua alternativa, e vorrei che si capisse che una riforma strutturale potrà servire in futuro anche a far sì che un governo di centro-sinistra governi meglio di come ha fatto in passato, perché parliamoci chiaro, siete mai stati contenti di come ha governato il centro-sinistra in Italia? Ribadisco il motto di De Gasperi secondo cui non bisogna pensare alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni, e riguardo all’Unità d’Italia vorrei che questa ricorrenza serva a capire le ragioni comuni che dovrebbero vederci tutti impegnati in uno sforzo collettivo di collaborazione, anziché darci a una zuffa come tra selvaggi, come una folla rabbiosa che confonde la politica con lo sfogo dei propri istinti, quello che di fatto sta avvenendo. L’Unità d’Italia rischia di essere solo vuota retorica, e con determinate forzature anche un espediente propagandistico in funzione dell’una o dell’altra parte.
Carmen
@Carmen: peccato che l’attuale maggioranza abbia disatteso, fino ad ora, tutte le promesse fatte.
Non ha abolito le provincie.
Non ha accorpato i comuni sotto i 5000 abitanti.
Non ha introdotto il merito (notizia di poco tempo fa che la Gelmini ha rinviato la valutazione insegnanti)
Non ha realizzato le infrastrutture promesse (ponte, centrali, tav…)
Non ha ancora fatto nulla per il federalismo tranne un decreto pasticciato.
E tralascio le cose non fatte imputabili, ma solo in parte, alla crisi.
Ora ho il sospetto che mi dirai che non ha fatto nulla per colpa dei sindacati cattivi e dei magistrati impiccioni…e anche per quel maramaldo di Fini.
p.s.: come pensi che si possano ricondurre alal ragione quei fannulloni di impiegati statali se dall’ alto arrivano certi esempi di vita e di morale che…? Credi che basti instaurare uno stato di polizia in cui chi non lavora viene arrestato? O intendi anche tu licenziare 300.000 statali? E con 300.000 nuovi disoccupati poi come la mettiamo? Si diceva che con i 20.000 dell’alitalia eravamo spacciati, questi invece non contano?
@giuliano
Ma allo stato attuale con qualsiasi governo il nostro debito pubblico non può far altro che aumentare. Non si tratta di “come governare”, si tratta di fare le riforme che ci permettano di non essere più un paese colabrodo. Il problema è strutturale. Io non ho detto “Berlusconi coi suoi magici poteri farà scendere il debito pubblico”, io ho detto che ci vuole una riforma federalista e una razionalizzazione complessiva della spesa pubblica. Tutto è collegato, perché questo può permettere una riduzione delle tasse e un rilancio dell’economia. Invece a me sembra che si vogliano perseguire dei fini senza indicare i mezzi, per cui sento dire: “il governo deve diminuire le tasse, il governo deve stanziare fondi per questo e per quello, il governo deve far scendere il debito pubblico”, ma il “come” viene sempre a mancare. La politica del “non so come ma voglio tutto” è quanto di più infantile e qualunquista, permettimi di dire. Come si può far scendere il debito pubblico se dappertutto si scialacquano soldi perché tanto poi lo Stato rimborsa tutto? In ogni più piccolo paese c’è quest’emorragia di soldi dello Stato, di cui ci si dimentica spesso che sono soldi nostri.
Carmen: Berlusconi governa ormai da 10 anni (con il breve intermezzo di Prodi), in questi anni il nostro debito pubblico è salito o sceso ?
nihal4ever: Perché dici che il tuo voto non vale molto? Io penso che valga molto il voto di chiunque decida di schierarsi apertamente, da un lato o dall’altro.
Perché se ci sono persone che non sopporto, sono quelle che rifiutano di schierarsi e poi si lamentano di come vanno le cose.
Licia, cerco di farti capire una cosa che credo a molti sfugga in questo periodo di grande confusione. E’ una cosa molto semplice: in politica contano i programmi. Tutto il resto sono solo suggestioni. Sono suggestioni i personalismi e gli antipersonalismi, sono suggestioni i tentativi di creare soggetti collettivi legati a un’identità di genere (mi chiarirò su questo), sono suggestioni tutti i modi di eludere il campo delle idee politiche attraverso la proposizione di idee generiche che spesso non hanno alcuna attinenza con una dialettica di posizioni politiche. Io non riesco a capire come sia possibile l’indifferenza di un’intera classe intellettuale nei confronti di tutto l’immane sforzo che si sta facendo per modernizzare questo paese. Abbiamo il terzo debito pubblico del mondo. Questo è dovuto al fatto che la nostra politica in ambito locale è un colabrodo. Non c’è responsabilità in ambito locale per quanto concerne la spesa pubblica, da cui si attinge a piene mani come se fossero soldi che arrivano da chissà quale oscura fonte. Ma sono i soldi nostri. Si pensa alle risorse dello Stato come alle risorse di un’entità astratta da cui trarre quanto più è possibile. Il problema fondamentale dell’Italia è questo, e per porvi rimedio non c’è altra alternativa che il federalismo. Sia chiaro, non lo pseudo-federalismo della riforma Bassanini, che decentra poteri ma non responsabilità, ma è necessario un federalismo che porti una concreta responsabilizzazione in ambito locale. Ora io mi domando come sia possibile che l’intera classe intellettuale di questo paese non abbia una sola voce di rilievo che rappresenti la coscienza dei cittadini di fronte a questa esigenza riformista, e che invece siate tutti allineati su posizioni conservatrici che usano il paravento dell’antiberlusconismo per proporsi come “forza rivoluzionaria” in un certo qual modo, per quanto abbia tutta l’apparenza di una rivoluzione da ribelli senza causa, visto che non è neanche con un’idea che vi confrontate, ma con una persona, per cio che rappresenta in quanto persona. Tutto questo viene accompagnato dal solito snobismo (quello sì, radical chic) che nega dignità alle idee degli altri, e non fa altro che denigrare tutto ciò che sta al di fuori della propria cerchia. Chi è schierato col centro-destra viene denigrato e sputacchiato in tutti i modi. Veniamo chiamati “i berluscones”, e con questo viene semplicemente proiettato su di noi l’atteggiamento proprio delle sinistre a concepire la politica in termini personali. Ma ci si potrà mai confrontare sui programmi in questo paese? Io ritengo la mia adesioe politica come adesione a un programma, che è essenzialmente un programma riformista. Se mi si vuole opporre qualcosa mi si parli di un altro programma. Questo non avviene, e non avviene per il semplice motivo che la sinistra non ha un programma chiaro e riconosciuto, e non è sulla base di un programma che raccoglie le sue adesioni, bensì sulla base di meccanismi di identificazione collettiva e attraverso la denigrazione dell’avversario, oltre che sui soliti meccanismi di radicamento territoriale fondato su elargizioni e favori, ma questo sarebbe un altro discorso, che riguarda tutte le forze politiche in quanto il sistema lo permette e addirittura lo incentiva.
Ma dovevo chiarire un punto che ho lasciato in sospeso, ed è il fatto che io non mi faccio dire per chi devo votare in quanto donna. Io voto per chi rappresenta le mie idee in termini di programmi politici, ed è questo che mi rende libera come cittadina. Non mi faccio dire da nessuno “Sei donna, dunque vota a sinistra perché la sinistra rappresenta le donne, mentre Berlusconi nella sua vita privata fa questo, questo e quest’altro”. A me non interessa cosa fa Berlusconi nella sua vita privata, non m’interessa neanche cosa fa nella sua vita pubblica, semplicemente non m’interessa Berlusconi. Mi interessano i programmi politici del centro-destra, e in quanto libera cittadina scelgo la parte politica che mi rappresenta in questo senso. Il resto, ripeto, sono solo suggestioni.
Ciao
Carmen
Bel post Licia e molto bello anche il discorso di Suor Eugenia Bonetti. Speriamo davvero che le cose cambino, in meglio stavolta. Non è più possibile che la donna debba sempre minimizzare se stessa per compiacere il mondo maschilista che ci circonda e ci vorrebbe tutte uguali e senza cervello, buone solo quando ci si vuole distrarre e andarci a letto e poi buttarle via perché ormai inutili. Diciamo basta a tutto questo!!!
Un bacio a te, Giuliano e la piccola Irene. Ciao
In così poco hai riassunto il vero Credo della rivolta e infiammato i cuori di tutti.
Spero che ce ne saranno altre di cose del genere in futuro se le cose non migliorano. E quel giorno finalmente scenderò in piazza anch’io.
*lea*io ci credo e per quanto il mio voto non valga molto spero proprio che ci riusciamo
la speranza è sempre l’ultima a morire no?
licia hai detto tutto tu ,anche io spero che questo non sia solo un fuoco di paglia,questa storia secondo me è come una lunga strada liscia e lunga ,noi abbiamo dei pattini ai piedi e vogliamo, con tutte le nostre forze raggiungere il traguardo , quando cadremo riusciremo sempre a rialzarci perchè vogliamo raggiungere,anche con la forza della disperazione, il premio che ci spetta di diritto da sempre e che da sempre ci è stato negato ,la libertà.
uniamoci ,ci aiuteremo a vicenda per rialzarci quando cadiamo a terra , la forza maggiore è quella che unisce un gruppo e se ci diamo la mano secondo me possiamo raggiungere la fine di quella strada che dicevamo prima e di impugnare tutte la NOSTRA LIBERTà .
questo può divetare il falò più grande che ci sia mai stato nella storia della donna, serve solo la legna ,serve solo la forza, spetta a noi decidere che tipo di fuoco alimentare ,quello a paglia , o quello a legna .
in entrambi i casi qualcosa la facciamo lo stesso no?io non ci sono stata per via dell’influenza ma ho convinto ben dieci mie amiche a venire , non è molto ma anche loro hanno portato delle loro conoscenti.
hanno urlato anche per me !!!io inoltre non potevo andarci lo stesso perchè ho 13 anni e mia madre si preoccupava ma ho seguito i video di internet e ne sono rimasta sconvolta, bidogna fare qualcosa!!!!!
licia grazie mille per questo post.dovevi essere proprio infervorata mentre scrivevi oggi ,sembravi nihal durante la battaglia con la spada di cristallo nero in mano , pronta a combattere per la libertà
un bacione forte a te e a irene e un saluto a giuliano
Il problema qui è che a molti/e piace adeguarsi agli standard, e non sanno pensare con la loro testa.
Ben vengano manifestazioni di questo genere, se servono a far capire che le donne non hanno la minima intenzione di piegarsi a ciò che l’opinione comune chiede ma… quante poi ci credono davvero?
Concordo. Su tutto. E’ semplicemente assurdo poi vedere donne che si “offrono” come pezzi di carne in tv…esempio? Francesca Cipriani…che pur di apparire in tv è disposta a fare la parte della scema tutta tette e niente cervello che sta a “Trasformat” giusto per mettere in bella mostra la sua sesta(finta e rifatta), e a fare battute stupide che la fanno passare per un’idiota. Ed è qui che io mi stupisco ancora di più.
davvero molto toccante, sei arrivata dritta al punto, licia. anch’io sostengo tutto ciò che hai detto ed è per questo che quest’anno agli esami affronterò proprio tale argomento. nonostante abbia solo 13 anni mi rendo conto della situazione schifosa in cui si trova la donna, della meschinità del mondo ancora fin troppo maschilista. perchè diciamocela tutta: benchè la donna abbia fatto grandi passi avanti e abbia raggiunto la parità con l’uomo (anche se solo apparentemente), il nostro sesso è considerato ancora solo oggetto di piacere. vediamo per esempio le veline, le top model, ogni ragazza vuole essere come loro pur di far parte di questo mondo. un oggetto, solo per puro divertimento… ma allora qual’è il vero burqa: quello delle donne in afghanistan, la cui situazione è pessima, quello delle donne occidentali che anno perso le MILLE SFACCETTATURE coperte da botulino e plastica? che mondo di bastardi! comunque complimenti ancora licia, davvero…
Bellissimo post, da condividere parola per parola, Grazie Licia!
Viviamo in un paese senza più valori, in cui vige la regola del “prendi per il culo il prossimo”. Si considerano moralisti e bigotti coloro che si battono per i propri diritti e per i propri ideali, si glissa allegramente sulle questioni importanti, si censura la verità e si offende l’intelligenza dei cittadini ogni giorno. Siamo lo zimbello di tutti e la cosa peggiore è che molti decidono di abbassare la testa e accettarlo senza una parola. Non me ne frega se i ministri e il premier sfottono le manifestazioni, se a molti sta bene andare avanti così: io non accetto la totale mancanza di valori e dignità in cui stiamo sprofondando. Ed è per questo che provo grandissima stima per tutti coloro che sono scesi in piazza e rimpiango amaramente di aver partecipato soltanto con lo spirito e non con la presenza. Non è importante se La Russa, la Gelmini e quella stramaledetta Minetti continuano a urlarci in faccia che quello che facciamo è insensato, perché ha senso se ci crediamo e la speranza in un futuro migliore persisterà, fin quando anche una sola persona combatterà per cambiare la mentalità menefreghista e limitata della gran parte degli italiani. Siamo i cittadini dell’Italia, questa è la NOSTRA Repubblica e NOI possiamo dare il nostro contributo per migliorarla e per riacquistare la nostra dignità, a partire da ogni piccolo gesto quotidiano.
P.S. Ho appena finito di leggere “Gli ultimi eroi” e l’ho trovato il perfetto finale per una bellissima saga. Molto profondo e commovente! Grazie, Licia, per quest’ultimo capolavoro.
Pardon, La Russa xD
Ah, ma le parole di La Rudda, Minetti, Gelmini e co. non si possono proprio ascoltare, verrebbe voglia di strozzarli.
Io mi auguro che ci siano cento “gelmini”, alla ministra le viene naturale far arrabbiare le masse con due o tre idiozie ben mirate.
Oramai i nostri “governanti” credono che qualsiasi manifestazione sia mossa dall’opposizione o dai giudici contro di loro. Buttano lì delle motivazioni inutili senza capire realmente il tutto. Non hanno rispetto della gente. E meno male che dovremmo essere in democrazia.
http://affaritaliani.libero.it/rubriche/mondo_nicole/…ti consiglio di leggere questo intervento della minetti su affaritaliani.it….io sn rimasta senza parole!!!!..e penso che dovrebbe leggere qualche tuo libro, dove sono proprio le donne ad impugnare la spada e scendere sul campo di battaglia!!!…e ci sn tantissimi altri esempi di donne forti e compattive, che nn dormono cent’anni aspettando che arrivi il principe azzurro a salvarle!!!
La piazza è il nostro campo di battaglia, è nostro diritto e dovere far sentire la nostra voce!!!!
Lorè: già visto, molto triste. A parte la prosa illeggibile, posizioni vecchie di migliaia di anni, come se una donna senza “grazia”, come me, sia meno donna delle altre. Senza contare che, certo, la bellezza non è un peccato, però lo è di sicuro usarla per accedere a posizioni di potere che richiederebbero altre doti che non siano un paio di tette quarta misura e un bel culo.
Comunque, ripeto, tutto già visto e sentito.
Bellissimo. Avrei voluto esserci anch’io, se non ci volessero cinque ore per arrivare a Roma…
Ma è per caso la stessa suora che è stata anche ospite di Fazio e Saviano?