Io non ho mai capito quelli che criticano le star che si lamentano della perdita della loro privacy. Quelli che ogni volta che un’attrice, un cantante fanno presente che non sempre hai voglia di sorridere alla folla plaudente, farti le foto con loro, avere a che fare coi paparazzi ogni minuto della tua giornata, subito partono con il consueto rosario di “eh, è la fama, hai voluto la bicicletta e mo’ pedali, però ti piacciono i soldi”. Sarò un’ingenua, ma ho sempre pensato che quando uno fa l’attore o il cantante abbia più che altro voglia di recitare e cantare, e che la fama sia una cosa che viene dopo, una specie di effetto collaterale. Con questo non voglio dire che non ci siano quelli per i quali la fama è l’obiettivo; ce ne sono, ma quelli magari non si lamentano di essere stati ripresi dai paparazzi mentre fanno gli sporcaccioni alle Maldive. È che quest’idea che il personaggio pubblico, poiché tale, deve incassare in silenzio e col sorriso sulle labbra ogni tipo di angheria mi sembra una concezione vagamente punitiva della fama: hai voluto essere famoso? E allora paghi con l’annullamento della vita privata. Ripeto, sono sicura che c’è un sacco di gente che vuole essere famosa e basta, ed è ben lieta di dare in pasto il proprio intimo alla folla. Ma c’è anche tanta gente che vorrebbe fare solo il proprio lavoro.
Mi viene in mente questa cosa riguardo agli scrittori e alla famosa querelle “gli scrittori devono accettare le critiche negative, anche quando sono stroncature”. Che, per carità, se ci fermassimo qui, se affermassimo solo questo, forse potrei quasi essere d’accordo. Solo che molti estendono il discorso in due direzioni: gli scrittori devono anche accettare gli insulti (“questo libro è una merda”, “è roba da minorati” e via così) e gli scrittori devono essere persone simpatiche che anche quando le insulti ti rispondono un sorriso e magari ti dicono anche “beh, sì, hai ragione, sono una merda, scusa che vado un attimo a scudisciarmi di là per espiare”.
Tempo fa, qualcuno scrisse a Neil Gaiman lamentandosi che Martin sul suo blog non dava alcuna informazione circa la prossima uscita de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Poneva poi delle domande sulle responsabilità che uno scrittore ha nei confronti dei lettori. La discussione è qui. Gaiman rispose con una frase che mi si è scolpita in testa: “Martin is not your bitch”, tradotto “Martin non è la tua puttana”.
Uno scrittore è una persona, e, in quanto tale, ha il diritto di essere scorbutico, insopportabile, stronzo, così come gentile, carino, amichevole. Ognuno ha il suo carattere, con quello nasce, e con quello si rapporta col mondo. Soprattutto, il carattere non dovrebbe influire sul godimento dei suoi libri da parte del pubblico, né dovrebbe servire a giustificazione di comportamenti del tipo “hai un brutto carattere, ergo ti insulto alla morte”.
Quando leggo un libro, cerco una storia, non cerco un amico. So che Salinger ci ha ingannati tutti, con quella storia del “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.” Purtroppo non funziona così. L’unica cosa che l’autore ti dà è una storia. Non una spalla su cui piangere, non un amico, non un juke box che sforni storie a tuo piacimento. La persona dell’autore, l’ho detto un miliardo di volte, non è allegata al libro, neppure quando ti fanno credere che sia così. Per esempio, io so che la Mondadori ha venduto le Cronache allegando la storia dell’astrofisica che scrive fantasy: ma la persona Licia non si riduce a questo stereotipo. La persona Licia non si riduce neppure a quel che scrivo sul blog, perché per ogni parola che vergo qui ce ne sono miliardi che mi tengo dentro. Ci sono cose importanti, brutte, gravi, belle che mi sono capitate in questi dieci anni da personaggio pubblico che qui non hanno mai trovato posto, e mai lo troveranno. E sono cose importanti, che fanno di me la persona che sono. Per dire. Io lascio trasparire di me solo quel che sento di poter condividere con la comunità dei lettori, perché so che la rete è una cosa bella, ma è anche pericolosa, e per non farsi male va saputa usare. E anche se vi sembra che non ci sia filtro tra il mio intimo e il web, penso duecento volte alle cose che scrivo in rete, fosse anche uno stupido Tweet.
Ma sto divagando. Voglio dire che lo scrittore, per il solo fatto di aver scritto un libro, non ha l’obbligo di essere come i lettori lo vogliono. Neppure i suoi libri hanno l’obbligo di seguire i dettami che i lettori gli impongono. Martin non ha l’obbligo di scrivere un tot di libri l’anno, G.L. D’Andrea non ha l’obbligo di mostrarsi in rete come la gente lo vuole. Quello tra un libro e un lettore che lo apprezza è un incontro casuale: uno scrittore scrive quel che sente, quel che ama, e questo è l’unico modo che ha di rispettare il suo lettore, l’unico obbligo, se vogliamo, cui deve sottostare, e il lettore per qualche ragione risuona con quel che lo scrittore ha scritto. Se questa risonanza non ha luogo, non è colpa di nessuno. Non ha senso prendersela con lo scrittore, né tanto meno con la sua persona. Non ha senso neppure prendersela con l’editore, o con il lettore. Non ha funzionato, punto.
Senza contare che io ho imparato tanto anche dai brutti libri, tanto è vero che mi sono fatta un punto di non fare mai recensioni negative. Preferisco spingere i bei libri, mi sembra più costruttivo. I brutti o cadranno da soli nel dimenticatoio, o comunque avranno un loro pubblico, e chi sono io per mettermi a questionare i gusti altrui?
Ma, soprattutto, ripeto, quando uno decide di scrivere non firma un patto col demonio nel quale c’è scritto: offrirai la tua persona in sacrificio al lettore. No, non è così. Uno scrittore scrive per condividere qualcosa, ed è sua discrezione cosa condividere. Si attende ovviamente le critiche negative, e in qualche modo le accetta. Di buono o di cattivo grado sono fatti suoi, e nessuno può accusarlo di non saperla prendere con sportività. Ma assolutamente non è tenuto a far buon viso a cattivo gioco quando lo si insulta. Mi spiace, per quanto vi abbia deluso, lo scrittore non è la vostra puttana.
P.S.
Visto che nel complesso ho come l’impressione che questo sia il mio post meno compreso di sempre – per colpa mia, eh? evidentemente non mi sono spiegata bene – vi spiego da cosa è nato. È presto detto: dalla lettera di questo (è un po’ vecchio, lo so, ma l’ho riletto di recente) e di questo.
Per il resto, non ho di che lamentarmi sulla mia privacy, e se mi incontrate per strada mi potete salutare, non mordo, qualcuno da queste parti credo possa anche testimoniarlo
Salve, io ho letto solo la prima trilogia della Troisi e debbo dire che non l’ho trovata affatto malaccio.
Purtroppo, le critiche vanno accettate per quello che sono: ovvero critiche sul lavoro svolto e non per una questione personale.
Devo dire che alcuni recensori son stati spietati ma almeno hanno argomentato il perché di tali stroncature.
E poi la questione delle critiche è vecchia quanto il mondo: se da un lato ci sono gli estimatori, dall’altra ci sono (e ci saranno sempre ) i detrattori.
Ultima cosa… se uno scrittore diveta una star non deve lamentarsi, anzi, dovrebbe ringraziare il cielo per aver avuto questa fortuna.
Salve Licia, sono appossionata dei tuoi libri! Sono stupefacenti amo i draghi le avventure ho il I e il II capito delle Leggende del Mondo Emerso, e il I capito delle Guerre del Mondo Emerso…Amo tutto quello che riguardo le anime e i manga amo la magia e la fantasia…scrivo pure dei libri …^^ ne ho completato anche uno…^^ comunque ho un sito internet che si chiama: MagicFantasyBlog…
spero che mi scriva qualche volta! A presto
ivana
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Sull’aneddoto qui citato per quanto rigarda Martin, John Anealio ha scritto anche una canzone davvero, davvero carina.
“George R. R. Martin is not your bitch”, il titolo, ovviamente.
Per il resto nulla da dire, s’è detto fin troppo.
leggendo i tuoi libri anche se sono su di eta era come entrare nella storia nihal lo sempre nella mente che storie le tue quando le leggo sento che non sono solo scritte dalla fantasia ma col cuore sembra quasi la vita che si vorrebbe vivere ciao licia
Pingback: Critiche, maneggiare con cura
Cara Licia, seguo spesso il tuo blog e – anche se siamo “amici di Facebook” e tempo fa mi hai concesso un’intervista per un forum – credo tu non mi conosca.
Comunque torno in topic dicendo che, purtroppo, non concordo con le tue idee. O meglio, non concordo con tutto.
Per quanto riguarda i VIP “paparazzati”, be’, come hanno già detto altri, se non vuoi essere “paparazzato” non lo sei. Se uno scrittore, un cantante, un attore o chiunque altro venisse fermato in strada da un perfetto sconosciuto desideroso di una foto, un autografo… o con l’intenzione di porre una semplice domanda, be’, lo scrittore/cantante/attore in questione dovrebbe esserne felice e dovrebbe dimostrarsi disponibile. Sempre.
Perché?
Perché uno scrittore (e stavolta vorrei parlare da “scrittore”) è tale solo ed esclusivamente grazie al suo pubblico. Un autore può aver scritto il capolavoro della letteratura universale… senza i lettori, il capolavoro è morto. E lo scrittore con lui.
Essere amati dai lettori, rispondere alle loro domande… rispondere a chi vorrebbe leggere qualcosa di nuovo scritta di tuo pugno, è un segno di rispetto. Non si tratta di “Hai voluto la bicicletta, adesso pedali”; molto più semplicemente: perché uno scrittore prova a pubblicare un libro? Be’, perché vuole che altri lo leggano. Lo scrittore, dunque, vuole condividere con il mondo la sua storia e, come è logico, deve accettare i diversi pareri.
Proprio come lo scrittore è una persona, con un suo carattere (che può essere “bello” o “brutto” e può decidere se rispondere ai lettori o no), così anche per i lettori è lo stesso.
Il lettore può decidere se fare una critica costruttiva o dire semplicemente che il libro fa schifo. Il lettore offende lo scrittore? No, ha offeso l’opera dello scrittore. Può farlo? Certo che sì, altrimenti perché lo scrittore ha pubblicato?
Alcuni direbbero: “Certo, ma ci sono modi e modi per dire le cose” e si potrebbe ribattere sostenendo che, come gli scrittori possono avere un carattere particolare, la stessa cosa vale anche per i lettori.
Io – e credo valga lo stesso per te – non mi sono mai intromesso nei dibattiti in merito a ciò che scrivo. Ho ricevuto recensioni negative, ma le ho sempre accettate. Non esiste il libro che piace a tutti.
Differente è se il lettore comincia a offendere l’autore. Frasi come “l’autore fa schifo” o “l’autore non è degno di essere nominato” dimostrano solo bassezza intellettuale. L’oggetto della critica deve essere sempre e solo il libro – perché è quello che l’autore rende “pubblico” con la “pubblicazione” – e mai lo scrittore.
Un saluto!
E’ la prima volta che commento su questo blog anche se l’ho letto in passato. Ho 22 anni e non ho mai letto i tuoi libri (che però sono in lista), ma ho letto molto fantasy.
La mia idea in linea di massima coincide con la tua. Ho letto di ciò che è successo a GL D’Angelo, che secondo me è stato preso troppo di mira dai vari troll.
Parlando della vita dei VIP, se questi non vogliono essere paparazzati, ad esempio potrebbero evitare di stare mezzi nudi su gigantesche barche a toccarsi i genitali a vicenda, però è solo un’idea.
Per quanto riguarda Martin, il fatto che tiri così in lungo la sua storia sta diventando irritante, perchè è solo una trovata commerciale. Il telefilm della HBO è molto bello, però se finisse i libri ci farebbe un piacere.
Detto questo, credo che molti lettori siano un po’ troppo invasati, quasi considerando l’autore un loro giocattolo. Ad esempio a me la Rowling come persona non piace molto, così a pelle, però ho letto i suoi libri dal ’98 in poi e mi sono piaciuti molto.
Ciao Licia e a voi tutti ragazzi/e, ho letto i vostri post non tutti.
Per quanto riguarda la storia dei Vip, credo che se decidi di intraprendere la carriera come attrice, conduttrice o scrittrice, devi anche fare i conti con il pubblico che vuole sapere.
Poi sta al vip scegliere il cosa far trapelare della sua vita privata al pubblico.
Certo è una persona come tutte le altre e può avere anche lui dei sbalzi di umore, ma questo non gli deve permettere di insultare un suo lettore (e la cosa deve esser reciproca) che gli porta alla fine dei conti lo stipendio. Ci deve esser RISPETTO RECIPROCO.
Per il fatto che le persone scrivono “Il libro fa schifo” credo che non abbiano capito un bel niente. Credo che il massimo che puoi dire se un libro non ti è piaciuto e dire: “Non mi è piaciuto….” e poi scrivi le varie motivazioni che ti hanno portato a non fartelo piacere.Ad esempio a me non piace Paolini (Eragon) perchè lo trovo uno scopiazzamento mal riuscito del Signore degli Anelli….poi i gusti sono gusti
licia t stimo
Cara Licia, io hio letto i tuoi libri e li trovo tremendamente belli e ben scritti. tu mi hai fatto amare la lettura e te ne sono grata anche perchè mi hai insegnato che se si vuole raggiuncere un obbiettivo basta impegnarsi a fondo, mi spiego meglio: tu sei mamma, moglie, scrittrice, e astrofisica. sei sicuramente la persona che stimo di più sulla faccia della terra! vorrei farti solo una domanda: perchè hai deciso di terminare la saga del Mondo Emerso? personalmente mi ero praticamente innamorata di Nihal:la protagonista delle Cronache l’ ho trovata molto simile a me.
ogni volta che accendo il PC e clicco l’ icona di Google cerco sempre disegni e curiosita su Nihal.
il libro delle Cronache del mondo emerso è come un libro sacro, ogni volta che lo guardo mi commuovo, pertanto l’ ho letto due volte ed intendo leggerlo ancora.
PS: ho letto tutti i tuoi libri e sto aspettando che esca l’ ultimo della ragazza drago.
PPS: io abito a Brusnengo, in provincia di Biella… volevo sapere se venivi a fare un giro a Biella magari o nelle vicinanze, ho un po di libri da farti autografare! con affetto sara
cavoli, quanto ho scritto!
xD
questione VIP: facciamo un esempio, sennò chissà come lo spiego…
))mi stava antipatico. forse il motivo era che avevo da poco finito di leggere un’altra saga. comunque mi stava antipatico a vista, e questo è il punto. quando passavo davanti a quel libro, storcevo il naso, mi avvicinavo, davo un’occhiata, frugavo…poi ho deciso di comprarlo tutto a un tratto, avevo letto la trama, e avevo deciso che l’iniziale antipatia era una voglia di leggere che reprimevo. mi è piaciuto da subito. dopo un po’ che lo leggevo, mi sono accorta che era la stessa che aveva scritto Witch, la mia serie di fumetti preferita, dalle note biografiche in fondo. e allora il libro mi è piaciuto ancora di più. non perchè mi fossi fatta un’immagine mentale di elisabetta gnone di tipo fisico o caratteriale o prechè l’avevo conosciuta, ma perchè era l’autrice di qualcosa che in passato mi era piaciuto molto. e questa è stata l’unica volta che mi sono fatta influenzare da qualcosa di esterno per il godimento di un libro.
se brad pitt va in vacanza alle hawaii, i paparazzi lo inseguiranno fino in cima al mondo per avere almeno una sua foto, anche fosse andato sulla luna! se vanessa incontrada va in vacanza alle hawaii, sicuramente quasi nessuno la cercherà! come diceva qualcuno, c’è chi protegge di + la propria privacy rinunciando ai posti all’ultimo grido, ma non è questo il punto. il punto è che (sempre come diceva qualcuno) più dai al pubblico, maggiore è la richiesta che ti daranno. nel senso che più sei famoso e più hai i paparazzi alle calcagna. sicuramente c’è differenza di “fama” tra brad pitt e vanessa incontrada…perchè brad pitt è un attore americano e quindi più ricercato x i film visto che ne sfornano uno al giorno, quindi è più quotato, cioè più “voluto” sia dal pubblico ma sporattutto dai registi. la causa è la sua bravura. non che vanessa incontrada sia una buona a nulla, non sto dicendo nulla del genere, ma chi metterebbe a confronto la fama di un attore americano con quell di uno italiano? se vai in giro per l’italia e dici “brad pitt” tutti sanno chi è, ma se vai in giro per l’america a dire “vanessa incontrada” avranno un punto interrogativo al posto della faccia! questo perchè l’america è più ricca di generi che piacciono un po’ a tutto il mondo…ma questo è un’altro discorso. infine, per farla breve, credo che i paparazzi gli attori se li tirino addosso con i film che fanno: se un’attore è stato bravo in 8 film su 10 e un’altro in 5 film su 10, è più famoso l’attore bravo. se poi è anche bello per il 60% degli spettatori, ancora meglio. è come miele per api, la fama che attira i paparazzi. e più è bravo, più gli spettatori vorranno sapere cose su lui. è una specie di patto con il diavolo firmato mentre eri ubriaco e senza leggere, quando una persona decide di diventare un bravo attore.
questione scrittore: faccio un esempio con la mia esperienza personaale: quando ho letto le guerre (non so xke ho iniziato da quello O.O) sinceramente non me ne è fragato tanto di Licia Troisi che l’aveva scritto…non per offendere nessuno, ma quando leggo un libro non mi frega dell’autore, ma della trama, dei personaggi eccetera. mi ero fatta solo un’idea fisica (cioè dell’aspetto fisico) di chi aveva scritto il libro.
altro esempio: ho letto fairy oak, come ho ormai detto infinite volte che mi viene da starmi antipatica solo per dirlo un’altra volta. all’inizio (come ogni libro prima che mi ci appassioni (non chiedetemi xke, ke non lo so…
con questo voglio dire che un autore è una cosa separata dal libro che scrive. è separata e punto, basta. per il discorso di non conoscere uno scrittore perchè potrebbe influenzare il libro che ha scritto dal punto di vista del mio godimento, non sono daccordo: anche se dovesse starmi antipatico, sono quasi del tutto sicura che ciò non influenzerebbe un bel niente, x me. poi, ogniuno è diverso, e questo è giusto e bello.
ps: licia: ho letto il quarto della ragazza drago. bellissimo, divorato in un giorno e mezzo! ma ho notato che adotti uno stile di scrittura diverso da quello del mondo emerso. forse è solo una mia impressione, ma vorrei che chiarissi il mio dubbio…
*@Licia vediamo se ho capito… ecc
Vediamo se ho capito: quando leggi un libro, leggi il libro e basta, non leggi l’autore. Se poi lo scrittore è un grandissimo stronzo ma il suo libro è il più bello che sia mai stato scritto, poco importa il carattere dello scrittore, perché è il suo meraviglioso libro che conta. Può accadere il contrario: uno scrittore è una persona fantastica, ma il suo libro fa proprio schifo… Il lettore deve vedersela con il libro, e non con la personalità dello scrittore. E’ questo che volevi dire?
“Anch’io quando leggo un bel libro, ascolto una bella canzone vorrei conoscere l’autore e fare amicizia con lui, e a volte l’ho anche fatto. Tante altre volte, però, ho evitato, proprio perché so che è difficile scindere la persona fisica dello scrittore dalla sua opera. Se lo conosco e mi sta antipatico? Questo non inficerebbe poi il piacere che traggo dal leggere i suoi libri?”
una misteriosa autrice
scrisse questa frase: “Arriva sempre un momento in cui i nostri miti ci deludono.” Ecco, credo sia questo il punto.
Una volta in chissà quale libro
Come ha scritto qualcuno sopra, quando leggi un libro, lo scrittore è una persona astratta, quasi fantastica, che ti ha regalato dei sogni e degli attimi magici spesi a leggere il suo libro (se il suddetto libro ti è piaciuto, ovviamente). Poi è ovvio che, se il libro ti è piaciuto davvero tanto, vorresti conoscere un po’ meglio la persona che lo ha scritto. Però, come giustamente dicevi tu, se l’autore fosse antipatico? Io sono convinta che a volte valga la pena correre questo rischio. Perché è stato proprio il voler sapere qualcosa di più sul mio mito, la misteriosa autrice sopracitata, che sono finita su questo blog. E credo ne sia valsa la pena.
Non ti conosco di persona, Licia, ma per quel che scrivi qui, per quel poco di te che ci regali, direi che sei una bella persona e che per me è valsa la pena correre il rischio…
PS Ma “ahò” si scrive con l’h???? Delusioneee!!!
Licia i tuoi libri sono a dir poco fantastici io non ho fretta..quando hai tempo quando riesci quando sei ispirata scrivi che poi noi leggiamo..li divoro ma so aspettare..se hanno fretta gli altri digli di aspettare a comprare la trilogia completa
sei forte eh
Licia: in parte concordo con te. E’ assolutamente vero che uno scrittore/atttore/cantante o qualsiasi altro personaggio pubblico ha un suo carattere, una sua vita, e non ha voglia di dimostrarsi sempre carino e gentile con tutte le persone che incontra. Ora però vorrei farti un discorso “da fan a fan”: ci sono personaggi(scrittori, cantanti ecc.) che tu ammiri, giusto? E se li incontri magari per la prima volta ti piacerebbe fermarli per due chiacchiere, una foto con loro e un autografo, o no? Beh, per me è così. Certo non sono il tipo di persona ( e fan) che diventa una specie di zecca o che se vede il proprio idolo comincia ad urlare come in preda ad una crisi isterica(e posso assicurare che un sacco di ragazze lo fanno), ma sarei molto felice di rubargli un paio di minuti per complimentarmi con lui/lei per le sue opere(film/libri/ canzoni) e chiedergli se può farmi una foto e/o un autografo. Perchè se incontri una persona che apprezzi, ammiri e magari ti ha fatto sognare con una bella storia, è naturale cercare di avere un ricordo di quel momento. Così come è naturale, o meglio dovrebbe esserlo, che il “vip” accetti questo lato della fama, e si sforzi di mostrarsi carino per due minuti anche se la sua giornata è stata stancante, se ha altro per la testa e sorrida, firmi un autografo, faccia la foto per rendere felice una delle tante persone che l’hanno portato dov’è, una delle persone senza le quali lui non sarebbe diventato niente. Perchè, con tutto il rispetto, uno può anche avere tutto il talento del mondo, ma se nessuno compra i suoi libri, se nessuno paga per i suoi concerti, non arriva da nessuna parte.
PS. è ovvio che se poi i fan esagerano il discorso cambia, perchè ci sono in giro certi fan assurdamente sfegatati che si possono definire quasi “pazzi” e che davvero pretendono troppo.
PPS. riguardo alla questione privacy, io penso che sia vero che i giornalisti stiano troppo addosso ai vip, che in fondo sono persone con una vita privata come noi. Ma putroppo è uno dei “lati oscuri” della fama. Penso però che dipenda anche in parte dai vip, perchè ce ne sono alcuni che prendono delle contromisure e non si vedono quasi mai foto scandalose su di loro.
Cara Licia, ho letto tutte e tre le trilogie del mondo emerso. devo dire che finirle mi è molto dispiaciuto perchè quei libri mi hanno accompagnato per molto tempo, erano un rifugio, una pozza d’acqua frasca in cui tuffarsi quando fuori fa caldo… a dirla tutta io mi sono sempre interessata al libro più che all’autore… ma quando finisce un libro che mi piace molto in un certo senso mi arrabbio con lo scrittore perchè l’ha fatto finire li. mi affeziono spesso e presto ai personaggi, e in questo caso mi sono legata a nihal. quando ho finito la prima trilogia sapevo che ce n’erano altre 2… ma finite anke quelle… insomma a volte vorrei ke le storie non finissero, anche se è un sentimento un po’ infantile.
non ci posso fare niente…. Buone vacanze!!!!!! è stato bello condividere i miei pensieri e le cavolate che sparo con persone così simili a me…. starò via per l’estate… <3–<3 un bacione a Irene e a casa Troisi. finalmente non romperò più le scatole coi miei commenti per l'estate
ma ritornerò
e diventerò la scrittrice che sogno di essere
ci vediamo a settembre ….sorrisi immensi
martina.
no perchè mia madre afferma che una scrittrice prima dia uno schizzo a penna , inseguito scritto e riprodotto al computer….
Non credo esistano case editrici che accettino testi scritti a mano già dai tempi della macchina da scrivere.
avrei una domanda stupida da chiedere , però la esprimo lo stesso
. so per certo che è una domanda senza senso , ma mi premeva chiederla da tanto.
tanto per scamaranzia
lei il suo libro lo ha scritto direttamente sul computer oppure ha dato uno schizzo a penna sul quaderno???? so che con due giorni di ritardo dal post , ma non sapevo dove scriverlo , pensai nel più recente. non badi la grammatica dei messaggini
Mi può pure stare bene che un autore non concluda una saga, basta che mi renda i soldi spesi fin a quel momento.
Mi ero persa questo fantastico post.
Hai ragione, Erica, la fama di scrittori e attori poggia su meccanismi diversi, e diversa ancora da quella di musicisti o cantanti. E sono d’accordo con il resto del tuo post. Quello che volevo dire è che se è vero pretendere un angolino tutto per sè anche da parte di chi di tabloid sostanzialmente vive, è anche vero che più ci si espone al pubblico, più concedi di te, più il pubblico chiede ancora di più. E se tu lo abitui in un certo modo non ti perdona o semplicemente non concepisce il tuo diniego, chiede sempre la minestra che tu gli hai servito e che gli è piaciuta. Ci sono personaggi famosi che riescono a gestire meglio la propria privacy di altri, però è comprensibile che più uno si concede ai fan o ai flash, e ne ha di certo in ritorno un vantaggio personale in popolarità o denaro, più i fan o i flash saranno inclementi al minimo sgarbo, perchè consapevoli del proprio ruolo. E a volte useranno la prepotenza di questo ruolo. Può non essere giusto, ma è un effetto collaterale prevedibile.
Che poi ci siano scrittori, attori o cantanti con il loro caratteraccio è vero come è vero che ci sono fan con il loro caratteraccio, questo giustamente lo dici anche tu, però se sei famoso devi imparare a prescindere a gestire la fama, che ti piaccia o meno. I fan o il pubblico in genere può essere invadente e sgarbato, ed è giusto che lo si tenga al suo posto, ma sempre senza mai scendere al livello dei peggiori. Poi ripeto, sono d’accordo con Gaiman, perchè bisogna rispettare l’uomo dietro la storia, e i suoi tempi. A me il ciclo di Martin piace moltissimo a prescindere dall’opinione personale che ho dello scrittore, che può essere buona o meno. Poi però se Martin non finirà la sua saga perchè ha avuto altro da fare, e i fan lo vorranno linciare, io non mi unirò a loro di certo, ma, confesso che a caldo sarò tentata di pensare:”Martin, sentire le storie a metà non piace a nessuno… una saga un pò più cortina e con finale degno ti faceva tanto schifo?”. E’ vero che il processo creativo vuole i suoi tempi, ma se vendi ciò che crei, anche il pubblico pagante ha i suoi, e non puoi stupirti se la pazienza di chi attende è scarsa come quella dell’autore verso i fan poco pazienti. Ognuno ha le sue ragioni di fondo, il segreto è nell’equilibrio, ma l’equilibrio non è fatto nè per i creativi, nè per le grandi masse.
Licia, grazie per la risposta, che ho capito. Non preoccuparti per la mia accusa di arroganza, si riferiva al massimo ad un paio di frasi; penso di essere molto piu’ arrogante io stesso, soprattutto quando mi esprimo per iscritto.
Be’ secondo me non si può paragonare la “fama” (uso le virgolette per mancanza di un termine più adatto) di un attore a quella di uno scrittore.
Come scrivi tu, lo scrittore fa dono di una storia. Quindi, fondamentalmente, penso che agli ammiratori/lettori interessi questo: ricevere storie.
Per un attore è diverso. L’attore regala al pubblico una parte di sé – regala il suo corpo, il suo sguardo, la sua voce. Che si tratti di un’illusione o, più specificatamente, di un simulacro è abbastanza palese. E’ ovvio che quando una persona vede un attore/attrice che le piace, quando si siede al cinema, vede solo un duplicato della realtà ma a lungo andare quell’illusione diventa reale. Diventa un personaggio pubblico, una creazione del pubblico e, in qualche modo, ad esso appartiene. L’intelligenza sta nel dosare le due cose. Come hanno già detto anche altri, ci sono personaggi che, senza fatica, riescono a mantenere separata la sfera pubblica da quella privata, senza per questo essere sgorbutici. Alla fine la fama di una persona viene sancita dal pubblico che sceglie di seguirla, e quindi sono dell’idea che il rispetto debba essere bidirezionale. Come uno scrittore/attore/musicista è una persona con i vari difetti caratteriali, così lo è anche chi lo segue. Non ci si può aspettare che il pubblico rimanga in silenzio quando qualcuno di famoso è maleducato. Poi è ovvio che al mondo ci sono followers che sfiorano lo stalker…
Quando si dà vita a una storia, sia sullo schermo, sia sulla carta, sia con un disco, e la si mette a disposizione di tutti, la si condivide, ne si fa magari un mestiere, si innescano meccanismi nel pubblico che esulano dalla semplice opera. E non potrebbe essere diversamente. Se ci si espone al pubblico, e spesso è necessario farlo quanto più si ha un pubblico numeroso, è giusto pretendere privacy e rispetto, ma è difficile che si riesca a gestire la cosa inmaniera soddisfacente,per il semplice fatto che molti finiscono con il proiettare su te molto più di quanto tu sia oggettivamente per loro. E che nont utti poi hanno buone maniere. Per una saga fantasy che appassiona milioni di lettori, in quei milioni ci saranno persone, e saranno molte, che vivono la lettura in maniera così intensa, rappresenta così tanto per loro, che vedersi negare a lungo una storia, un personaggio o un luogo che amano e che il libro contiene scatena frustrazione e conseguente aggressività nei confronti dello scrittore, unico responsabile dell’attesa. Oggi i mezzi di comunicazione amplificano ancora di più un meccanismo sempre esistito. Doyle fu costretto a resuscitare Sherlock Holmes, un personaggio che aveva amato ma di cui oramai si sentiva schiavo, per le accesissime proteste dei lettori… Uno scrittore di successo avrà sempre fan importuni e molesti perchè la scrittura tocca corde profonde e anche, ahimè, i sentimenti meno nobili. Chi poi come un’attore ci mette la faccia e dà vita a un personaggio amato, attira ancora di più il vampirismo dei fan. E’ vero che personaggi noti hanno diritto a pretendere una vita normale, deglis pazi protetti, ma ilmeccanismo della notorietà ha una “perversione” che lo alimenta che potrà essere solo arginata, mai eliminata. Martin non è la nostra puttana, ed è giusto che per scrivere un buon libro si prenda i suoi tempi e abbia il diritto di fare altre 45 cose diverse nel frattempo perchè è un uomo eclettico. Ma molti di quelli che comprano i suoi libri se ne fregano della persona: vuole la storia, il sogno, la fine del racconto. Le fan che si strappavano i capelli davanti a Orlando Bloom se ne fregavano che è un attore, che fa quello di mestiere: in lui vedevano l’elfo Legolas. E’ lo show, è il suo meccanismo e bisogna essere preparati e corazzati per difendersi dagli effetti più spiacevoli, consapevoli che ciò che nutre il successo, tende a volersi prendere tutto il resto della tua vita. Detto questo, gli autori possono anche avere il loro caratteraccio, ma se si mostrano a un pubblico non è tollerabile che rispondano male o siano cafoni. L’educazione che si pretende giustamente da lettori isterici, arroganti, ignoranti ed esagitati, deve essere per prima dell’autore, che può tranquillamente rispondere acido, se acido è, ma con stile.
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Cara Licia, chiarisco la faccenda di Topolino. Non mi riferivo certo ad una sceneggiatura, bensi’ alla tua storia raccontata qualche anno fa in un’intervista. Pero’, devo ripetere che questo lungo thread conferma la mia teoria: noi e tu stessa diamo per scontate troppe cose. Onestamente non so chi o che cosa sia Nihal, non leggo fantasy e in particolare non leggo i tuoi libri. Nulla di personale, ma il mio autore preferito e’ Simenon, che ritengo agli antipodi del tuo genere. Se passo di qui ogni tanto, e’ invece per quello che scrivi nel blog. Quindi anche tu mi hai risposto appiccicandomi interessi e uno schema che forse le mie parole ti hanno suggerito. Un altro dei miei autori preferiti, Pierre Magnan, aveva l’abitudine di partecipare ad un blog… fisico: ogni settimana passava mezza giornata al tavolo di un bar, e incontrava i suoi lettori. Ecco, secondo me e’ una scelta forse impraticabile per voi giovani, eppure meno rischiosa. Se guardi in faccia uno scrittore, se lo ascolti e gli parli, probabilmente ti sara’ piu’ difficile cucirgli addosso un vestito che piace a te ma non a lui. L’internet, in ultima analisi, forse e’ solo la materializzazione del piu’ antico dei desideri umani: una realta’ parallela dove noi siamo come ci piacerebbe, e dove ci illudiamo che gli altri siano come piacerebbe a noi.
Una sola parola sull’accusa di arroganza. Un paio di volte hai scritto con il tipico tono dello scrittore di successo, che si meraviglia quando qualcuno non glielo riconosce immediatamente. Questa e’ stata la mia impressione, ma forse sono vittima della sindrome che descrivo. Vorrei che anche le persone di successo si comportassero con modestia e umilta’, un atteggiamento che probabilmente e’ eccessivo e ingiusto.
Simone: sì, poi alla fine mi era tornata in mente l’intervista su Topolino, ma lì per lì non me n’ero ricordata.
Sicuramente l’iniziativa di Magnan è molto bella, ma quel che voglio dire è che non tutti gli scrittori devono essere obbligati a fare come lui. C’è chi è socievole e aperto, e chi non lo è, ma questo non dovrebbe influire sul godimento delle storie da parte del lettore. I libri sono una cosa, la personalità dello scrittore un’altra.
Anch’io quando leggo un bel libro, ascolto una bella canzone vorrei conoscere l’autore e fare amicizia con lui, e a volte l’ho anche fatto. Tante altre volte, però, ho evitato, proprio perché so che è difficile scindere la persona fisica dello scrittore dalla sua opera. Se lo conosco e mi sta antipatico? Questo non inficerebbe poi il piacere che traggo dal leggere i suoi libri?
Il discorso che volevo portare avanti era questo, e tra l’altro è una cosa che avrò ripetuto due miliardi di volte su questo blog, il che rende questo post abbastanza inutile, in effetti.
Sull’arroganza, che dire, inutile negarti che la cosa che hai detto tocca una corda molto sensibile in me, visto che ho passato tutta la vita a cercare di essere umile, senza riuscirci, evidentemente. Se tu hai avuto quest’impressione, amen, cercherò di tenerlo a mente.
Domande un pò mio facili non ci sono
?
Battute a parte, mi trovo a darti ragione, perché il web è troppo di corsa per far sì che ci sia il tempo di far attecchire e crescere qualcosa. Un consumo troppo veloce, ecco cos’è il web: sempre proiettati verso qualcosa di nuovo, che incuriosisca ma che non faccia approfondire.
M.T.: giusto. Ed ora mi domando: è possibile creare qualcosa sul web, qualcosa che sia parte di esso? Io non credo.
Io sono d’accordo con te sul fattore VIP.
Sinceramente penso che in fondo (esclusi ovviamente quelli che sulle paparazzate ci lucrano a sfare) a un cantante/attore/scrittore/inserireparolaqui non faccia esageratamente piacere non poter mettere il naso fuori di casa.
Tutti quelli assaliti da i “Ti amo sono il tuo fan migliore” non credo si divertano a scappare o a firmare un autografo per disperazione.
Per quanto riguarda gli scrittori, io penso che l’autore dovrebbe limitarsi a una sana educazione, punto.
Se uno mi infama perché il mio libro non gli è piaciuto dicendomi “Era una merda di libro, l’ho bruciato nel camino e ho sparso le ceneri nel giardino del vicino che odio” gli rispondo, e anche volentieri, ma con garbo.
Se gli rispondo “Io farei volentieri lo stesso con te” e poi gli sputo in un occhio, mi sono solo abbassato al suo livello.
Però col cavolo che resto col sorriso da copertina!
Poi, ovvio, ci sono quelli che esagerano, che offendono a loro volta e tante altre cose, ma qui appunto si sfocia nella maleducazione, che non c’entra niente né con i libri, né con il pubblico, né con qualunque altro rapporto con gli esseri umani/animali/vegetali.
THE FAME MONSTER, non dico altro…
Più precisamente Licia, il tuo “fare” è “creare”
Licia: e tanto per non essere criptico come al solito ti dico che qui sul web stai conversando, e dunque é “dire” allo stato puro. Invece un libro è un’opera ben precisa e non soggetta alla mutevolezza e alla molteplicità del discorso , quindi è “fare” allo stato puro.
Licia: ma sai che il “dire” del tuo lavoro assomiglia molto ad un “fare”?
premettendo che ho appena scoperto l’esistenza di questo blog, e soprattutto con grande sorpresa, beh leggendo ciò che ha scritto licia sono ancora più sorpresa, visto che concordo con ciò che dici, e penso che ascoltare e confrontarsi con i propri lettori sia già una cosa in più che lo scrittore fa. io ho sempre considerato lo scrittore come una ‘cosa’ astratta, e so di sbagliarmi, ma non ero mai riuscita a smentire questa idea. nella mia testa c’era l’immagine di una persona che vive solo attraverso le sue storie. però, da un certo punto di vista la mia idea ha un senso. infatti credo che se mai incontrassi uno scrittore dal vivo non saprei cosa dirgli, o meglio lo identificherei come ‘quello che ha scritto quel libro’ e non come persona. (credo di aver sbagliato un bel po’ di verbi nel mezzo…
), non so se sono riuscita a spiegarmi, ma sono comunque felice perchè so che ciò che ho scritto verrà letto da uno scrittore ma soprattutto da una persona:)
Sì, fatti, non…manfrine
Val e M.T.: andiamoci piano, che io col dire ci lavoro
M.T.: le parole valgono, ma non sul web. Non sono completamente d’accordo con McLuhan ma quando i concetti sono semplici il mezzo ha la sua importanza. E se consideriamo che la massa/web si nutre di concetti semplici e “respinge” quelli complessi, allora occorre pensare ad un uso appropriato del mezzo. In soldoni se si vuole usare il web lo si deve fare con un linguaggio semplice e altamente simbolico. Ma poi la parola “usare” non è nemmeno tanto bella…quindi più che ritirarsi nel mutismo direi che dobbiamo riscoprire e rivalutare il “fare”, che di “dire” ce n’è fin troppo.
Val, non solo il web…comunicare e farsi comprendere al giorno d’oggi diventa sempre più difficile…comincio a convincermi sempre più che le parole hanno un valore limitato e spesso non servano, soppesando la soluzione del ritirarsi nel mutismo…
Licia: “Ahò, più vi leggo più mi pare di non essermi spiegata”…già, ‘sto web parrebbe proprio assai inutile quando si cerca di comunicare qualcosa…
se ti può consolare
stamattina questo post lo abbiamo letto tutti di premura
Non credo che lo scrittore abbia solo il compito di scrivere ciò che sente. Lo scrittore è responsabile anche di come ciò viene scritto: ho letto libri scritti con i piedi e pubblicati da grandi case editrici (non è vero, Licia, che raramente contengono errori strutturali, anzi, li hanno spesso: forse siamo noi italiani che abbiamo abbassato un pò le nostre pretese, le nostre aspettative, e la qualità dei libri è colata a picco?)e lì mi sono sentita veramente per niente rispettata, nè dall’autore, che non ha neanche provato a informarsi su come si scrive (ah, già, perchè qui c’è l’idea che scrivere si impara a scuola, che tutti lo sanno fare, che non c’è bisogno di esercitarsi, studiare qualche regola, applicarsi), nè dall’editore, che è convinto che tutti i suoi lettori appartengono al popolino lobotomizzato con Grande Fratello. Eh, no, non si può accettare. E se l’autore è intelligente, le critiche negative le accetta eccome, anzi, ne fa tesoro. Con un minimo di umiltà potrebbe trasformarsi le critiche in consigli costruttivi, imparare e migliorarsi. Se poi si tratta di insulti e basta, beh, può dimostrare di essere superiore rispondendo con educazione o andando più a fondo e scoprire perchè quel tale lettore lo sta offendendo.
Citando le tue parole: uno scrittore non può essere come la gente lo vuole, ma secondo me dai personaggi pubblici, in genere, qualcosa di più la si deve pretendere. Perchè quando offri qualcosa di tuo (offri in senso figurato, naturalmente i libri si pagano eccome, e il 99% ben oltre il loro valore) devi dimostrare di aver rispetto per chi sta leggendo. Lui ti sta offrendo il tuo tempo. E se è rimasto così deluso dal tuo libro (ma il libro l’hai scritto tu! – tu, ovviamente, scrittore generico, non Licia Troisi), dovresti domandarti perchè. Poi, è chiaro, la buona educazione non prevede di insultare nessuno, nè lo scrittore che ha scritto un pessimo libro, nè il vigile urbano che ti ha dato la multa, nè altri. Ma non tutti ce l’hanno. Ma per un personaggio pubblico, a mio parere, è d’obbligo.
Ahò, più vi leggo più mi pare di non essermi spiegata
Comunque, la mia personale etica di scrittrice è le seguente: devo al lettore una storia appassionante e scritta al meglio delle mie capacità. Tipicamente, questo passa per il mio personale divertimento: quando non mi diverto io, in genere si annoia anche il lettore. Io cerco sempre di mettere l’anima in quel che faccio, e non solo nei libri; mi rendo conto che c’è gente per la quale questo non basta. Ma io francamente ogni volta sento di aver cercato di fare del mio meglio. Che poi quel meglio cambi col tempo, che quel meglio a molta gente non basti, fa tutto parte del processo creativo.
Licia: si, ma i “detrattori” che intendo io sono quelli virtuali che attaccano la persona, a volte pure l’aspetto fisico. Se tu non ci fossi in rete ci sarebbero al massimo scontri tra tifoserie opposte, un po’ come accade per la Meyer.
Insomma si parlerebbe solo di quello che scrivi e non solo perchè non ci sarebbero altri “appigli” ma anche perchè verrebbe a mancare il “brivido” dell’ eventualità di una lettura della critica da parte tua.
LICIA : di cero nn era una critica nei tuoi confronti… e poi se posso scusarmi in ritardo con te
io ero quella che oggi avevo letto di velocità il tuo post di oggi ho capito male e ho scritto quella cavolata che nn capisco nemmeno io che significa
-.-
Vado un po’ OT.
Sono sempre più convinto che la rete serva a poco o nulla e nei rarissimi casi in cui è utile lo è solo per poche persone ( compreso il caso delle false rivoluzioni del nord africa). Poi devo dire che non capisco cosa significhi “saper stare in rete”. Prendo me stesso come esempio.
Scrivo un commento sul blog della Lipperini, e dopo poco vengo sbeffeggiato e irriso in altri luoghi virtuali. Se Loredana non moderasse con attenzione probabilmente sarei stato deriso anche sul suo blog,
L’accaduto però non mi fa né caldo né freddo così come poco mi importa delle opinioni delle persone che non conosco. Continuo a scrivere commenti e post sul mio blog. Questo significa che so stare in rete? No, significa che il modo in cui uso il web, se vogliamo il mio “progetto virtuale”, non è minimamente sfiorato dall’ opinione che alcuni hanno di me.
Se però mi fossi accorto che quasi tutti i visitatori del mio blog se la ridevano assieme a chi mi critica in altre sedi allora probabilmente lo avrei chiuso. Non l’avrei fatto perché ero risentito ma semplicemente perché era inutile scrivere cose che nessuno capiva, magari anche a causa di come le scrivo.
Se poi io fossi stato anche uno scrittore più o meno famoso allora avrei dovuto anche valutare il “rumore di fondo” che la mia presenza in rete provocava.
Se ce n’è troppo è impossibile comunicare correttamente alcunché. Poi, certo, rimangono sempre gli amici, ma per comunicare con loro non serve un blog, ci sono i telefoni e quant’altro.
Finisco con una riflessione.
Credo che se tu fossi stata una signora di mezza età, assolutamente ignorante in campo informatico e conseguentemente priva di connessione…beh, credo che i tuoi “detrattori” sarebbero praticamente inesistenti e le vendite dei tuoi libri invariate.
Val: sulle vendite invariate concordo, ma non sui detrattori. Quelli esistono sempre, la rete dà solo loro una voce che in molti possono ascoltare.
Sulla questione dei VIP ho sempre pensato che gran parte della questione della privacy sia una vera e propria farsa.
). Credo che sia normale al contempo mi hai fatto riflettere sul fatto che non si conosce in tutto e per tutto neppure un amico o il proprio amore anche dopo una vita assieme e anche dopo anni si creano dissapori o scontri. Non si pretende che le persone sia come le si vorrebbe e questo vale molto di più per uno scrittore che conosciamo tramite un filtro, che è frutto di fantasia e ingegno e che quindi può avere dei risvolti personali come essere ispirati da altro che non ha a che fare con la propria vita personale.
Per quanto riguarda lo scrittore devo dire di essere caduto io stesso nel tranello e forse il tuo blog mi ha aiutato, ma questo non significa che non sia io come lettore nel torto. Mi spiego meglio:
Leggendo i tuoi libri ma molto di più leggendo il tuo blog ho avuto l’illusione di conoscerti o di poter dare per scontate delle cose di te (averti incontrata mi ha dato il colpo di grazia
Sono stato un po confusionario perdonatemi ma scrivo di fretta.
P.S. e ovviamente il discorso vale anche in senso inverso, chi scrive ( il libro, il blog, il post su un forum o su Facebook ) non dovrebbe insultare chi lo critica etc etc. Siamo tutti umani.
Vero è che quando uno parla a tanta gente, è virtualmente impossibile che rimanga nell’anonimato, su questo non ci piove – ma allo stesso tempo ritengo profondamente ingiusto che chiunque si senta in diritto, per questo motivo, di invadere la vita personale di uno scrittore/attore/whatever, e dirgli anche “te la sei andata a cercare” – oppure di ammazzarlo di ingiurie perchè il lavoro che sta facendo non va nella direzione desiderata. Per fare un esempio molto pratico, il finale della serie Lost mi ha fatto abbastanza pena – ma per quante volte ci abbia scherzato su, se incontrassi per strada Damon Lindelof e compagnia non è che mi metterei a urlargli dietro “siete dei coglioni”. Al massimo, se mi trovassi a parlarne, direi “il finale non mi è piaciuto per niente”, basta. Loro sono autori, io spettatrice, a loro il compito di lavorare, a me il compito di guardare e magari giudicare il lavoro – solo e soltanto quello.
A mio parere Licia ha ragione quando scrive che “la persona dell’autore non è allegata al libro”. E’ normalissimo farsi un’idea di una persona leggendo quello che scrive, ma non è un diritto prendersela con l’autore in questione se l’idea e la persona reale non coincidono. Non ne ha colpa.
Se una persona è maleducata, dice cose cattive, magari scrive anche post “vagamente arroganti” come diceva Simone qui sopra (e io sinceramente NON sono d’accordo), amen. Non leggo quello che scrive, o gli dico che non mi piace.
Ognuno è liberissimo di esprimere la propria opinione, brutta o buona che sia – ma deve avere qualcosa da dire, e non limitarsi a insultare e stroncare. Perchè è una questione di educazione, e perchè non bisogna dimenticare che si ha comunque a che fare con una persona umana, che ha il diritto di sbagliare, di star male per qualcosa che gli viene detto, di dire quello che pensa.
Sono d’accordo con la distinzione tra persona reale e quella che si vede da internet: son cose distinte, punto.
Tuttavia non vedo perchè dire qualcosa sulla personalità pubblica, o su ciò che emerge da internet, non si possa fare, fermoerestando che non si parla della vita reale o della persona reale.
Un autore non ha l’obbligo di essere carino e simpatico, ma il non mandare al diavolo i lettori se gli dicono qualcosa che non gli piace è pura e semplice educazione: Sergio Rocca mi ha dato del topo di laboratorio che batte contro il recinto elettrico perchè gli ho detto che secondo me il linguaggio del suo libro era esageratamente aulico, e anche se non ho la più pallida idea di come sia di persona per me è un cafone.
La riflessione va fatta sul fatto che siamo nell’era del Grande Fratello (Orwell, non trasmissione Mediaset) dove si deve sapere tutto di tutti: ogni cosa deve essere messa in piazza, non ci devono essere più barriere; si può dire che si tratta di una sorta di pornografia.
Ma sta alla gente decidere se prostituirsi oppure no, se assecondare questo sistema o mettere dei paletti oltre i quali gli altri non possono andare: perché non tutto di sè deve essere messo in piazza, ci sono elementi che devono restare personali, onde evitare, come dice un detto antico, di dare le perle ai porci.
Cara Licia, ogni tanto ti partono questi sfoghi che devono senza dubbio avere un risvolto psicanalitico. Ma lasciamo stare. Piuttosto, la realta’ e’ che tutti noi passiamo buona parte della nostra vita a fantasticare sulla vita degli altri. Conosciamo qualcuno, e il nostro cervello costruisce una vita ideale da appiccicargli. E’ una valvola di sfogo adolescenziale, che ci permette di ammorbidire le durezze della vita reale. Lo scrittore, per il mestiere che si e’ scelto, e’ particolarmente vulnerabile a questo tipo di gioco. Se una scrittrice racconta la storia di una ragazza timida e insicura, buona parte dei lettori immaginera’ per lei una vita simile, piena di difficolta’ e di fragilita’ emotive. Magari la scrittrice e’ una perfida carogna, ma poco importa. Vuoi un esempio? Quando ho letto la tua storia su Topolino, mi ero fatto di te un quadro molto diverso: piu’ fanciullesca, con la testa fra le nuvole, distaccata dalle miserie quotidiane. Invece sei impegnata, scrivi con durezza contro le ingiustizie, hai una figlia e un marito, e a volte ti lasci scappare qualche post vagamente arrogante. Non sempre e’ facile accettare di aver sbagliato il profilo. Ma voi scrittori dovreste anche capire che il cantastorie non e’ un lavoro come gli altri: piu’ dai al pubblico, piu’ il pubblico pretende. Non potete parlare a migliaia di lettori, e aspettarvi la riservatezza di un monaco dominicano.
Simone: la storia su Topolino???
Comunque, a leggere i commenti direi che non mi sono affatto spiegata. Tutti pensate che questo discorso affondi in chissà quali risvolti personali, ma io nella questione non c’entro davvero niente. Ho scritto questo post prendendo ispirazione da due eventi:
1. ieri ho riletto questo post di Sandrone. All’epoca fu accusato di essere “poco simpatico” e che per questo la gente non era andata alla sua presentazione. A me pareva una stronzata allora, e sembra una stronzata adesso, perché io sono dell’opinione di Eco: lo scrittore dovrebbe lasciare libero il suo libro di farsi i suoi percorsi. Lo scrittore dovrebbe essere un nome sulla copertina, e stop, perché quello che ha da dire e dare al pubblico sta lì, e basta. Tu dirai: eh, ma tu scrivi qua. Risposta: perché la mia voglia di scrivere non si esaurisce nei miei libri. Il piacere che mi dà scrivere qui è di ordine diverso dal piacere che mi dà scrivere un libro, e per questo pratico entrambe le forme di espressione. In tutta sincerità, però, a me sembra che la Licia blogger sia sostanzialmente diversa dalla Licia scrittrice. Poi, incontro la gente alle presentazioni perché a volte è bello vedere in faccia la gente che ti legge: ho costruito delle amicizie, così. Ma continuo a pensare che la cosa davvero importante non sono le mie foto di nozze, i miei post arroganti o quelli simpatici, ma le cose che scrivo nei libri. Non saremmo qui non fosse per Nihal, o no?
2. l’abbandono di G.L D’Andrea del web dopo uno spiacevole episodio con un ragazzino in vena di scherzi idioti. Anche qui, è partita la filippica sullo scrittore “poco simpatico”, “che non sta stare in rete”. Leggendomi svariati post sulla vicenda ho trovato gente che iniziava a parlare di come lo scrittore dovrebbe essere, di come dovrebbe porsi nei confronti del lettore. E anche questa mi pare una stronzata. Ora non soltanto uno deve scrivere quello che il pubblico dice, ma deve anche essere come i tuoi lettori ti vogliono?
Ed ecco qua il mio post di oggi, che nelle mie intenzioni era una riflessione identica a tutte le altre che posto qua sopra. Tra l’altro non ho assolutamente nulla da deprecare sullo stato della mia privacy: esce quel che voglio che esca, e quel che ho troppo privato rimane dove deve stare, tra le quattro mura di casa mia. Poi, vabbeh, c’è gente che i miei lussi non può permetterseli (penso che essere Scarlett Johansson sia diverso che essere Licia Troisi, in termini di difesa della privacy…), ma questa è un’altra storia.
Sono d’accordo, ma non su na particolare affermazione, cioè questa:”…Se questa risonanza non ha luogo, non è colpa di nessuno. Non ha senso prendersela con lo scrittore…” E’ vero che i gusti sono soggettivi, ma spesso è lecito prendersela con lo scrittore, se, ad esempio, fa passare una storia romantica per una fantascientifica, o se non sa nemmeno scrivere una proposizione di senso compiuto (sì, lo so, esagero xD)
ATNO: allora, io ho letto libri che non avevano alcuna ragione d’essere, ma non erano libri pubblicati. Qualche volta capita che un esordiente mi passi il suo manoscritto, e lì ne ho lette veramente di ogni. Stessa cosa per i libri editi con le case editrici a pagamento. Ma i libri pubblicati dalle case editrici serie raramente hanno veri problemi strutturali: ho letto libri noiosi, con personaggi poco interessanti, che hanno disatteso le mie aspettative, ma praticamente mai libri in cui ci fossero problemi di sintassi e grammatica evidenti (e quindi non sto parlando di refusi) o in cui i personaggi fossero gravemente incoerenti o lo fosse la storia. Ed è ovvio che quando si inizia a parlare di noia, di personaggi poco approfonditi o noiosi, di tematiche mal condotte o risibili, si finisce per scantonare nel gusto soggettivo.
Per dire: io ho trovato New Moon mortalmente noioso. Potrei scrivere dieci pagine di spiegazione del perché mi ha annoiata e ho fatto una gran fatica ad arrivare fino in fondo. Ma una mia amica, forte lettrice anche lei, potrebbe scrivere altre dieci pagine in cui spiega perché invece trovi il libro appassionante, bello. Ora, se mi “distacco” dalla mia noia, io so perfettamente perché a molta gente New Moon piaccia, e molto, ne riconosco tutti i pregi. Questo però non cambia il fatto che mi ha annoiata.
Ora, mi rendo conto che qui finiamo nella vexata quaestio se la critica sia oggettiva o meno: non lo so, non faccio il critico di professione. Dico solo che c’è sempre, sempre una ragione per cui un libro vende e piace. Peccato che queste ragioni possano essere ricostruite solo a posteriori: è la ragione per cui le librerie sono piene di libri sui vampiri, ma solo la Meyer ha avuto quel successo planetario che sappiamo
a me di vip nn mi interessa grankè .sono fasulli, munzignari e faccioli
per il discorso dello scrittore
LICIA : io nn sempre devo dirti “che bello ” oppure ” hai ragione da vendere” solo perchè sei la persona che ha scritto il MONDO EMERSO .qua, se posso mi hai delusa un tantino
a parer MIO te la sei presa un pochino con quei lettori scassapalle che ti giudicano come scrittrice e nn come persona comune
io qui vedeo LICIA TROISI nn la scrittrice astrofisica
ma come normallissima donna che paga le tasse comunemente
una lavoratrice
una mamma
una moglie
che dice la sua
qua hai ragione
sul serio …
e soprattutto bisogna fregarsi delle critiche inusuali
se mai coronerò il mio sogno
e se mai scriverò un libro
e qualcuno mi giudica affendendo il contesto allora sì che rispondo male a ltro che sorrissino sornione
QUA NN C’è NESSUN M,ISERY NN DEVE MORIRE
marty =D: non sono del tutto convinta di aver capito il tuo discorso, ma il mio post odierno non riguarda me. La gente è liberissima di dire di me quel che vuole, ho trovato il mio equilibrio con certe critiche e comunque non era mia intenzione dare addosso a chi mi critica. Il mio è un discorso generale: uno scrittore non è tenuto ad essere come la gente lo vuole, stop. Il problema si è proposto svariate volte connesso scrittori che conoscevo, che erano direttamente miei amici, che leggevo e basta. E ogni volta mi giravano le scatole quando qualcuno avanzava accuse di “scarsa simpatia” verso uno scrittore: pure che fosse, che gliene frega al lettore? Comprando un libro ti allegano una serata a cena fuori con lo scrittore? O ti fanno solo la promessa di una storia?
Tutto qua. Poi la gente di me dica quel che vuole, non ho problemi
Francamente non concordo.
Sul discorso Attore/cantante perseguitato dai paparazzi innanzitutto facciamo una bella premessa: se non vuoi essere paparazzato non sei paparazzato. Ci sono tante star della cui vita privata si sa poco o nulla, perchè la tutelano in maniera molto seria e di quelle persone infatti non si sente parlare o si sente parlare molto poco.
Discorso Martin: è vero, tu autore non sei obbligato a scrivere tot libri l’anno. Ma qui non parliamo di libri e basta, parliamo di una saga che a Mr Martin ha portato soldi, e tanti: in primis dai libri venduti, successivamente (dato il successo di pubblico) con la Fiction al momento in onda su HBO. E l’ultimo libro scritto da Mr Martin, di quella saga ancora NON conclusa, risale a più di 5 anni fa. No, l’autore non ha l’obbligo di scrivere tot libri l’anno, ma quando inizia una saga fa una sorta di patto con i lettori: tu mi dai fiducia e leggi anche se non avrai subito la fine, io porto avanti e CONCLUDO la storia. Altrimenti il rischio qual è? Che ci ritroviamo nella stessa situazione di molte serie TV: siccome molte vengono annullate, o sono state di recente annullate, la gente non vuole vederle finchè non sono concluse, ma così facendo gli ascolti calano e le serie vengono chiuse. E’ un cane che si morde la coda. Insomma, io, da lettrice, non chiedo al signor Martin di fare chissà cosa, ma chiedo di rispettare un patto silente sottoscritto con i suoi lettori anni fa. Ora che gli impegni per la serie TV sono conclusi mi aspetto che tale patto venga ottemperato. E’ vero che l’autore non avrà obblighi, ma anche il lettore merita un po’ di rispetto, o no?
Certo poi la critica e persino l’incazzatura vanno temperate con l’educazione, ma qui torniamo al discorso di 2 post fa dove dicevamo che, per l’appunto, l’educazione ultimamente è assai carente =/
Ziska: è ovvio che lo scrittore debba al lettore un certo rispetto, per cui chiudere una saga è buona creanza. Sui tempi, però, ognuno sa i fatti suoi, e io non mi sentirei d’intervenire. Certo, non chiudere un racconto non mi sembra molto professionale. Io sono contro l’idea dello scrittore come dipendente del lettore: scrivere non è un lavoro d’ufficio, e la creatività non funziona dalle 9.00 alle 17.00 cinque giorni a settimana. Per cui, chiedere allo scrittore di scrivere tot libri l’anno (la gente si lamenta anche con me, e non mi sembra di essere poco prolifica), chiedergli di essere simpatico come se la cosa facesse parte del pacchetto non mi sembra né giusto né ragionevole.
Ecco la parola chiave usata da Marcello: RISPETTO.
Spesso la gente si dimentica questo piccolo dettaglio.
Idolo Neil Gaiman!
XXX is not your bitch.
Concordo con Marcello e con Deborah.
Ma, Licia, non ti fermeranno mica per strada o ti faranno foto??? -_-
Sulle persone famose: sono PERSONE quindi hanno tutto il diritto di mostrarsi scorbutiche o stanche o quello che vogliono. “Ognuno ha il suo carattere”, dici bene. Sugli scrittori: quando leggo un libro che non mi piace, dico “Non mi è piaciuto”, mai “Fa schifo”, ognuno ha i suoi gusti. Certo, ai miei amici consiglierò solo quelli che ho amato. E poi, le critiche quando ci sono devono essere costruttive, sennò invece di dimostrare la scarsa qualità del libro (o della canzone o del film), si dimostra la superficialità del critico.
ci mancherebbe altro! anzi, a me darebbe molto fastidio essere fermata per strada da gente che non conosco, pur se si trattasse di ammiratori. per quanto riguarda gli scrittori, non pensavo che ciò accadesse anche a loro (a voi). non si può pretendere che qualcuno scriva a nostro piacimento!
Prima considerazione: quello della privacy dei VIP è spesso un falso problema. Se vuoi, è un gioco delle parti: il VIP si fa riprendere, e poi si lamenta. Guarda caso c’è gente come Bonolis del quale raramente si vedono foto. Perché: perché evidentemente sa come vanno le cose, prende le contromisure e soprattutto non se ne va nelle località all’ultimo grido per essere ripresa (e poi lamentarsi).
Seconda questione: le critiche. So ciò di cui parli, perché, a livello amatoriale faccio il ‘critico’ (preferisco dire ‘scrivo recensioni’) musicale. Ebbene, la realtà è che se sei onesto, certe non le scrivi… ti dirò, io ho seri problemi con le stroncature, perché so che comunque alle spalle di un disco, al di là del risultato, ci sono tempo, fatica e soldi: non riuscirei mai a dire: “‘sto disco fa schifo” (o peggio): semmai perdo un pò di tempo a spiegare (sempre opinione personale) quali sono i punti deboli, perché sarebbe potuto uscire fuori meglio… ma gli insulti fini a sé stessi mai, è una questione di rispetto per il lavoro altrui…