Archivi del mese: novembre 2011

Due segnalazioni

Scusate la mia assenza da queste pagine, ma il periodo è complesso. Prima è stata male Irene, poi a catena ci siamo ammalati sia io che Giuliano. Sembra una specie di influenza intestinale, anche se inizio ad avere il dubbio che in realtà sia letargia: ieri avrò dormito qualcosa come cinque ore in tutta la giornata, roba che manco i neonati, e oggi ho iniziato bene riappisolandomi subito dopo colazione e rinvenendo tipo mezz’ora ora.
Comunque, rompo l’embargo per due segnalazioni. La prima riguarda me: questo sabato, dalle 16.00, sarò alla Libreria Mondadori del Centro Commerciale Roma Est per una firma copie. Se tra un acquisto di Natale e l’altro avete voglia di incontrarmi, io vi aspetto.
La seconda è che oggi esce Wunderkind 3 – Il Regno che Verrà, di G. L. D’Andrea, la conclusione della saga. Come forse qualcuno ricorderà, sono legata a questi libri perché ebbi il piacere di presentare il primo, nel maggio del 2009, al Salone del Libro di Torino. Mi piacque allora la scrittura di G. L., e mi piace ancora. È una scrittura senza compromessi, che insegue una propria ricerca interna, ben visibile sull’arco dei tre libri. E dietro ci sono idee, grandi idee.
Esce in ebook, per cui mi rendo conto che non tutti potranno permetterselo. Però, io ve lo consiglio in ogni caso.
Io, nel frattempo, striscio di nuovo a letto sperando di ritrovare presto le forze.

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La gioia dell’intimità

Un paio di settimane fa sono andata a tagliarmi i capelli. Sì, mi faccio rasare dalla parrucchiera, perché i capelli vengono meglio e per via di quella specie di frangetta simbolica che porto. Comunque, siccome era sabato, ho aspettato un bel po’. Finito di leggere tutto il Vanity Fair che c’era da quelle parti, sono passata a riviste di seconda linea, ossia roba che non leggerei se non avessi del tempo da perdere. Non è spocchia, è che in genere trattano di gossip su gente che non conosco, e con un tono troppo serio per divertirmi davvero. Comunque, in uno di questi giornali c’era una rubrica sul sesso. Che è immancabile, diciamocelo. Ormai è tutto un fiorire di gente che ti insegna come fare l’amore. Va da sé, ovviamente, che mi ci sono fiondata sopra. Voglio dire, niente di meglio che leggere i fatti altrui, tanto meglio se pruriginosi. E non guardatemi così, che lo fate anche voi :P .
Inizio a leggere. E dopo un primo istante di incredulità, lentamente mi è salita prima la risata ironica, poi un vago stupore, infine un senso di franca ammirazione. Perché la rubrica, quattro pagine buone per altrettante lettere dei lettori, non conteneva una volta che fosse una non dico le parole pene o vagina, ma neppure rapporto sessuale o orgasmo. Voglio dire, stiamo parlando di quello, no? Ecco, era tutto un trionfo del giro di parola e della metafora.
“Ho problemi nell’intimità con mia moglie, non provo più la gioia”.
Ho dovuto rileggere due o tre volte per capire. La risposta era dello stesso tenore: “ha provato a xxx l’intimità con yyy e non concentrarsi troppo sulla gioia?”. Poi c’era quello che la gioia la provava troppo presto, e la risposta erano dieci righe di perifrasi per consigliare di pensare ad altro per “prolungare la gioia dell’intimità”. Sembrava di leggere la sessuologa della Marchesini (allego link video perché voi siete giovani – ahimè – e magari ve la siete persa). Roba che mi sono detta ma che la tieni a fare una rubrica sulla sessualità se è evidente che nella vita appena uno nomina la vagina ti tappi le orecchie e inizi a fare “lalalalalalalalalala” per pensare ad altro. Poi ho avuto un flash. Mi sono immaginato questo giovine redattore, magari laureato, magari aspirante giornalista. Lui già si vedeva proiettato sul teatro di guerra, oppure tutto preso a scrivere reportage di impegno civile. Solo che “la vita non è proprio come te la immaginavi” (Otto Ohm cit.), e quindi ha trovato un co.co.co. presso la rivista Lilith 10000, il progetto del co.co.co. essendo “sostituire parole sessualmente esplicite con altre innocue nei pezzi del sessuologo”. Per cui a questo qui arriveranno mail zozzone che più zozzone non si può, corredate dalle risposte franche del sessuologo, in cui di certo non abbonderanno le metafore ortofrutticole. E il suo compito è leggersele e trasformale in Lilith10000ese: orgasmo=gioia, rapporto sessuale=intimità e via così. E di fronte a questo povero cristo, che per forza di cose adesso conoscerà più sinonimi della parola pene di quanti ne elencò il Benigni del bel tempo che fu in un pezzo storico (che non vi linko, sennò mi denunciano :P ), io mi tolgo il cappello. Voglio dire, un grande.
E pensare che la gioia dell’intimità per me era tipo stare a pisolare davanti al caminetto d’inverno…

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Wainting for

Sono in attesa di consegnare la tesi. Spiegare nei dettagli questa affermazione è una cosa piuttosto lunga, ed implica un’excursus sull’assenza di chiavette USB nella mia borsa e sui limiti di dimensioni dei file che si possono spedire via mail per cui prendetela così com’è. Vi lascio quindi col consueto post telegrafico.
Grazie moltissimo a tutti quelli che hanno partecipato alla tre giorni di questo week end: sono stati pomeriggi e serate molto intensi, che mi hanno dato tanto. Grazie per i regali e i sorrisi, sono stati tutti apprezzati enormemente. Grazie soprattutto per l’affetto, è una cosa che mi dà tantissima forza.
Per il resto, vi faccio ridere: vi lascio due interviste. Vi dico solo che nella seconda canto.

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Prima di partire

Prima di partire, vi lascio con qualcosa di diverso dal solito: la mia intervista per Media INAF, la parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica che si occupa di divulgazione.
Buona lettura e a domani a Torino, o dopodomani a Milano, per chi ci sarà.

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Qualcosa su Nashira che non vi avevo detto

Anche oggi sarò breve. Il fatto è che la consegna della tesi il 21 novembre mi ha messo addosso un’agitazione tale che non riesco a pensare ad altro. Come se non bastasse, quel quarto di cervello che non si preoccupa del mio dottorato è completamente obnubilato dall’ansia per Nashira: sta piacendo? Non sta piacendo? La gente lo starà comprando/prendendo in prestito/leggendo? Perdonerete quindi se in questi giorni sono qui a mezzo servizio.
Mi rifaccio viva per indicarvi una cosa che ancora non vi avevo segnalato: fino a febbraio 2012, chiunque comprerà il cartaceo del mio libro avrà aggratis anche l’ebook. Io trovo sia un’idea molto carina, mi è piaciuta dal primo momento in cui mi è stata proposta. Confesso che a breve dovrò iniziare a considerare l’idea di votarmi definitivamente all’elettronico per i miei acquisti librari: in casa non ci entriamo più, e andando avanti io al ritmo di quattro o cinque libri acquistati al mese, tra un po’ dovremo comprarci un appartamento solo per i libri…Però il cartaceo ha sempre quel suo fascino che solo noi feticisti della lettura possiamo comprendere: per questo secondo me l’idea del cartaceo + l’ebook è proprio buona.
Tutto qua. Ci si sente prossimamente, spero in modo meno telegrafico.

P.S.
La cosa buffa è che la mia tesi di dottorato verrà consegnata in versione elettronica…ve l’avevo detto che la tesi monopolizza i miei pensieri, la infilo anche dove non c’entra :P

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Aggiornamento per Genova

Dunque, nei giorni dopo l’alluvione sono ovviamente stata in contatto, tramite la Mondadori, con la fnac di Genova. In un primo momento sembrava che si potesse mantenere l’incontro del 20 novembre, e che la fnac sarebbe riuscita ad aprire per quella data. Purtroppo oggi mi è arrivata la notizia che la libreria per quella data sarà ancora inagibile, per cui sono costretta a cancellare l’incontro. Mi dispiace, mi sarebbe piaciuto molto venire. In ogni caso, sono venuta a Genova in passato, e sono sicura che recupereremo anche questa appena possibile.
Per il resto, è un periodo intenso e un po’ difficile, ci sentiamo presto.

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A caldo

La visione delle immagini che ormai tutti sappiamo, di Piazza del Quirinale in festa, delle monetine e di tutto il resto, mi induce due ordini di riflessioni.
La prima è che la storia si ripete. Sono così vecchia da ricordare Tangentopoli, e le monetine tirate a Craxi. Dopo vent’anni, stessa storia. Se vogliamo andare più indietro, in un contesto estremamente più tragico con Mussolini, fatte le debite proporzioni, finì più o meno allo stesso modo. Flirtare con la folla è pericoloso: gli stessi che venti anni prima ti hanno osannato come l’uomo della provvidenza – e per stessi intendo le stesse, medesime persone fisiche – oggi ti vedono come l’incarnazione di ogni male, ti fischiano e ti urlano dietro buffone. È la triste fine di tutti i populisti, che ad un bel momento perdono la testa e non sono più in grado di interpretare i bisogni e i desideri più oscuri della folla.
È la prima cosa che mi sono chiesta: ma quanta di quella gente in piazza sabato sera l’aveva votato tre anni prima? Quanti fino a ieri credevano alla balla dei comunisti che mangiano ai bambini, all’unto del signore, alla nipote di Mubarak?
La seconda è che forse Berlusconi è politicamente morto – forse – ma il berlusconismo è vivo e vegeto. Rifletteteci. Non l’abbiamo cacciato. Non si è dimesso perché la gente l’ha costretto, non abbiamo smesso di votarlo. Ce l’hanno tolto dai piedi Napolitano e gli speculatori. Non fosse stato per loro, lui sarebbe ancora lì. E la gente sotto al Quirinale è scesa a in ingiuriare un uomo già morto. Solo quando è stato chiaro che si sarebbe dimesso, la gente è scesa in piazza. Non prima.
Significa che non siamo guariti, per niente, che la profonda malattia della democrazia che ha permesso vent’anni di Berlusconi ancora non è stata debellata. Peggio. Non siamo neppure pienamente consapevoli di essere malati, se davvero crediamo che andato via lui tutto sarà risolto. Non è così. La consapevolezza democratica, in questo paese, è ancora ai minimi, e anche i moti di piazza sono solo il frutto di umori estemporanei, non legati ad un progetto più grande. Segno ne sia il fatto che ancora stiamo qui ad aspettare l’uomo della provvidenza. Venti anni fa era Berlusconi, adesso è Monti. “Professore, salvi l’Italia”. È quello che un cittadino avrebbe detto a Monti pochi giorni fa, stando a quanto riferisce Repubblica. E dopo Monti? Chi avrà l’improbo compito di salvarci dall’unico vero nemico che abbiamo, noi stessi? Voglio dire, ma quand’è che ci sentiremo davvero responsabili delle sorti di questa nazione? Quand’è che smetteremo di demandare ad altri meriti e demeriti? Perché qualcuno l’avrà votato, Berlusconi, qualcuno avrà trovato le sue idee condivisibili. Non è mica salito al potere con la forza. E c’è rimasto per vent’anni, regolarmente eletto per tre volte. E Berlusconi non è cambiato con gli anni. È sempre stato perfettamente coerente con se stesso, un populista salito al potere con l’unico obiettivo di curare i propri interessi. Lo si capiva perfettamente già venti anni fa.
Comunque. Adesso Berlusconi è caduto e io di Monti non so esattamente cosa pensare. Vedremo quel che farà, ma stante le premesse temo sarà il solito bagno di sangue sulla classe media e sui ceti meno abbienti, con la scusa che la congiuntura, la crisi, e tanto poi a pagare sono sempre gli stessi. E dopo Monti? Cantava De André in Verranno a Chiederti del Nostro Amore:
“Continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai?”
Eh, appunto. Sceglieremo? Oppure da domani tutto come prima, tutto un “tanto sono tutti uguali, tanto sono tutti ladri, quindi rubo anch’io”? Stapperò la bottiglia di quello buono quando questo paese inizierà ad essere popolato da cittadini veri, che fanno il loro dovere in prima persona, che siano profondamente consapevoli che vivere in uno stato dà diritti e doveri, e che il governo è solo l’espressione e lo specchio del popolo. Oggi, al massimo un sorriso a denti stretti, e via con la solita vita.

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Radio Città Fujiko

Rapidissima, per dirvi che stasera, verso le 21.30, potrete sentirmi su Radio Città Fujiko.

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Traguardi

Allora, immagino che chi mi segua voglia sapere la fine della storia, come in tutti i libri che si rispettino. Per questo, inizierò col parlavi di ieri. Ricapitolo le puntate precedenti, perché mi rendo conto che questa storia del dottorato è complicata. A differenza della tesi di laurea, la tesi di dottorato si discute due volte: davanti ad una commissione di membri interni alla propria università, e davanti ad una commissione esterna, di professori provenienti da tutta Italia, volendo anche da tutto il mondo, come sarà nel mio caso. La prima difesa serve come ammissione alla seconda. La seconda è quella ufficiale. In ambo i casi, comunque, viene dato un voto, che però è segreto. È possibile conoscere solo quello della commissione esterna, e con una specie di richiesta ufficiale. Inoltre, la commissione esterna giudica il candidato e manda la sua votazione, con eventuale raccomandazione di conferimento del dottorato, al Ministero della Pubblica Istruzione, che non ho idea di come si chiami ora, ma basta che ci siamo capiti. È il ministero che proclama i dottori, i quali ricevono l’”investitura” in una cerimonia pubblica qualche mese dopo la seconda difesa.
Tutto chiaro? Io c’ho messo tre anni a capire il tutto :P
Comunque, ieri ho discusso la mia tesi per la commissione interna. Ed è andata bene. E so che è andata bene perché la commissione si è complimentata. Che è una cosa che assolutamente non mi aspettavo. E che mi fa un sacco di piacere. Il motivo è ovvio. Questa tesi di dottorato mi è costata moltissima fatica. La mia è una vita complicata, tenere insieme tutti i pezzi, e soprattutto fare tutto sul serio e al meglio delle mie capacità, è una cosa estremamente difficile. Ho faticato per arrivare fin qui, ho sacrificato molte cose, e in tutta sincerità in molti momenti ho avuto la netta impressione di non farcela, che tutto mi stesse scivolando di mano. È per questo che mi ha fatto piacere il buon risultato di ieri, anche se è solo una tappa, e probabilmente il peggio deve ancora venire. Perché se c’è una cosa di cui sono certa nella mia vita è che molto di quel che ho realizzato non esisterebbe se non mi fossi sempre impegnata al massimo, anche esagerando a volte, lo ammetto, ma cercando sempre di temprare la mia forza di volontà. Per questo poi, quando le cose vanno bene, sono così contenta.
Comunque. La vita non si ferma mai, e quindi, oggi occorre già girare pagina: stasera 130 librerie in tutta Italia apriranno dalle 22.00 per vendere Talitha. L’elenco, vi ricordo, lo trovate qua.
Talitha è un’altra scommessa. Un mondo nuovo, personaggi nuovi…l’ho creato in un periodo difficile, l’ho scritto mentre pian piano ritrovavo la mia dimensione, l’ho corretto ovunque, ritagliandomi spazi di scrittura anche dove non ce n’erano. Amo Talitha, amo Saiph, amo Nashira. In un certo senso, rappresentano anche un omaggio a questi anni che ho dedicato all’astrofisica, anche se in questo prima libro la cosa non si coglie molto. Sono ovviamente molto in ansia, perché non so quanto amerete voi questo mio nuovo libro. Io l’ho sentito molto, come non capitava da tempo, e i personaggi sono ancora con me, e premono sulle tempie perché continui le loro storie.
Tutto qua. Ora torno alle mie cupcakes, che al solito non sono venute esattamente come volevo, ma tant’è, la pasticceria è un’arte complessa e ci vuole tanta pratica. Ci vediamo oltre la soglia dell’uscita di questo libro, quando Talitha, Saiph e tutti gli altri non saranno più solo miei, ma anche vostri.

P.S.
Aggiungo una richiesta: se fate qualche foto, stasera, poi mandatemela, così magari la posto. La condizione sulle foto è la solita: please allegati sotto i 2 MB o faccio fatica poi a metterle su. Grazie!

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Licia legge il primo capitolo di “Il sogno di Talitha”

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