Buche di potenziale – appuntamenti

Ieri sera ho postato su Twitter uno stato che ritenevo tutto sommato abbastanza neutro, ossia questo

“Oggi sono preda di un inarrestabile crollo nella mia autostima di scrittrice. Così, per completare la consueta sinusoide.”

Non mi sembrava nulla di particolarmente originale, anche perché, eoni fa, spiegai come funziona la mia testa, e introdussi la mitica sinusoide, che regola la mia esistenza da quando ne ho memoria. La sinusoide si applica a molteplici aspetti della mia vita. In alcuni campi, con una fatica infinita, sono riuscita a debellarla, ma in altri resta lei la padrona. Il mio lavoro è uno di questi ambiti. Per me è una cosa tutto sommato normale, persino positiva, direi: sentirsi arrivati e soddisfatti significa essere arrivati alla fine del percorso. Se uno ha scritto esattamente quel che voleva, esattamente come lo voleva, è tempo di fare un altro lavoro. L’insoddisfazione è la molla che ci spinge al miglioramento, ad una continua progressione verso qualcosa di più alto, tipicamente irragiungibile. Per chi ha come modello ideale Il Nome della Rosa è ovvio che la ricerca non potrà finire mai, visto che io non ho né le capacità né il talento per produrre qualcosa di simile. Comunque.
La cosa non è stata percepita allo stesso modo dagli altri Twitteri e dai Facebookari, che sono accorsi in massa a consolarmi e a dirmi che no, ma non mi devo abbattare, qualcuno era anche un po’ irritato, secondo me.
E invece io ho sempre pensato che i minimi della sinusoide siano il prezzo da pagare per fare questo lavoro. Tiè, ero persino convinta che fosse una cosa che capita a tutti gli scrittori. Il fatto è che l’arte è tutta animata da un unico paradosso: il tentativo disperato di tirar fuori dalla testa quello che c’è dentro, e cercare di trasporlo su tela, carta o quel che sia nel modo più fedele possibile. Il problema è che le emozioni sono emozioni, e le parole sono parole, e lo scarto tra le due non può essere colmato. E questo senza neppure contare altre variabili assai importanti: il talento e le capacità, di cui ciascuno di noi è fornito in modo del tutto arbitario, e che modulano ovviamente il risultato dei nostri sforzi. Va da sé che quindi per l’autore l’opera perfetta non esiste, o per lo meno non esiste per me.
Il fatto è che per me scrivere è spesso una questione di esaltazione: mentre lo faccio – e quando mi dice bene, ovviamente, non sempre è così – mi sembra di essere preda di un incantesimo. Ho l’illusoria sensazione che ci sia un filo diretto che dalla mia testa finisce sulla pagina, e trasporta le mie ossessione dall’una all’altra nel modo più efficace. È il momento di godimento massimo, quello per il quale scrivo io, paragonabile a quel che si prova quando si legge un libro che ci piace molto. Solo che “post coitum omne animal triste”; l’illusione di pienezza e simbiosi col creato svanisce, tu vai avanti con la tua vita, il tempo di cattura di nuovo, e quelle ossessioni che ti hanno spinto a scrivere, proprio perché le hai scritte, se ne vanno. Un giorno ti trovi a rileggere quelle pagine, e d’un tratto non capisci più perché ti erano piaciute tanto. È così.
L’ultima volta mi è capitato con la fine di Nashira 3. Gli ultimi capitoli li ho scritti in trance. Era una cosa che mi stavo scrivendo e riscrivendo in testa da circa un anno, e non vedevo l’ora di metterla giù. Un giorno ho scritto 45000 battute, sembravo posseduta, non riuscivo a fermarmi. A un certo punto avrei voluto rificcarmi in testa tutte quelle parole, solo per poterle riscrivere ancora, e ancora, e ancora. Per un giorno ho creduto di avercela finalmente fatta: di aver scritto quel che volevo, e come lo volevo.
Solo che poi il libro è finito, e io sono affondata “nella disperazione dello scrittore che non scrive”, come diceva la Yourcenar – leggi, sono tre settimane che non racconto niente -, l’ossessione del momento, con una certa difficoltà, devo ammetterlo, si è spenta, e intanto è successa una di quelle piccole cose che preludono al disastro. Si tratta sempre di eventi assolutamente insignificanti: un commento buttato lì con noncalance, una riflessione sul futuro, persino l’offerta di un nuovo lavoro. Ma basta. Nasce il dubbio, che piano si alimenta, e più ci pensi e più si ingradisce, fino a quando tutto viene giù. Di botto. È come quelle persone che allineano le tessere di un domino, a formare complesse geometrie, e quando hanno finito, quando hanno posizionato l’ultimo pezzo, ne buttano giù una. A cascata, crolla tutto. E non è tanto che pensi che tutto quel che hai fatto faccia schifo, no: hai il dubbio che faccia schifo, che è anche peggio. Hai il dubbio di essere peggiorata negli anni, hai il dubbio di non essere riuscita a far la differenza mai, neppure con una singola persona, hai il dubbio di aver avuto la tua opportunità di far qualcosa di grande, ma l’hai sprecata e adesso niente, game over.
Ho riletto quelle pagine di Nashira 3 che mi piacevano tanto. E, intendiamoci, non è che adesso non mi piacciano più. Sono ancora convinta di quel che ho fatto, ma ugualmente le riscriverei tutte. Forse lo farò in editing, chissà. Ma so che questo non le migliorerà. Passato un mese, ne sarò di nuovo insoddisfatta come ora.
Il fatto è che io credo che questi periodi di nero mi servano. È tutto un drammatico equilibrio sull’abisso, perché lo scoramento ti può bloccare – e quante volte l’ha fatto, nella mia vita – ma è anche un pungolo. Io ho bisogno di tutto questo, come il tossico che ha bisogno della sua dose, anche se sa che lo avvicina di un passo di più alla tomba. Sono queste le ossessioni che nutrono la mia continua ricerca, questi i sentimenti che mi spingono ancora e ancora a scrivere, e sì, forse è sempre la stessa storia, ma è così perché io con quela storia non ci ho ancora fatto i conti. Non è come la vorrei, non è come la sento qua, sotto lo sterno. Non sarà mai come la voglio, lo so, ma devo continuare a provare, non posso fare altro, è la mia natura.
In fin dei conti, è uno dei molti prezzi che la vita esige. Tutto costa qualcosa. Quest’avventura mi costa questo, e considerando quanto mi diverta, mi serva scrivere, e le soddisfazioni che mi dà, è un prezzo che pago volentieri. Per cui, non vi preoccupate quando scrivo stati del genere: non cerco attenzione, né sto meditando il ritiro dalle scene. Vi sto solo spiegando come funziona la mia testa. E ora, veniamo alle cose serie :) .
Questo fine settimana sarò a Pietrasanta per Anteprime, il festival nel quale gli scrittori parlano della loro prossima opera. Per me, si tratta di Nashira 3. Nashira 3, l’avrete capito, è un libro cui sono molto legata; lo sento, più degli altri, non so neppure dirvi il perché. Dovrò fare lo slalom tra gli spoiler per parlarvene, perché, come vi ripeto da due anni, Nashira è molto più di quel che si è visto finora, e quel molto viene in parte spiegato da questo libro. Inoltre, succede una cosa importante, forse anche un po’ controversa, via, ma spero vi piacerà. L’appuntamento è il 9 giugno, ore 18.30, al Campo della Rocca.
Il 14 giugno, invece, ore 18.30 presento Francesco Falconi e il suo Muses 2 – La Decima Musa a Roma, alla Libreria Mondadori di Via Tuscolana.
Il 18 giugno, ore 18.00, l’appuntamento è alla Feltrinelli di Largo di Torre Argentina, sempre a Roma, dove presenterò Francesco Gungui e il suo Inferno.
Infine, il 22 e il 23 giugno parteciperò al Cavacon, a Cava dei Tirreni. Tre appuntamenti: il 22, ore 12.30, presso lo Space 1, presenterò la prima Trilogia de La Ragazza Drago, mentre alle 16.00, presso lo stand Mondadori, ci sarà una firma copie. Il 23, invece, ore 11.00, assieme a Barbara Baraldi terrò un workshop sulla scrittura allo Space 1/Sala Teatro.
Come vedete, giugno intenso e tante occasioni di vederci. A presto!

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16 risposte a Buche di potenziale – appuntamenti

  1. Giada scrive:

    credo che il tuo problema(se così possiamo chiamarlo-secondo me non è un problema)sia comune a tutti scrittori, pittori… artisti di qualsiasi genere, ma non solo anche noi “comuni mortali” proviamo la stessa cosa, ma niente problemi l’imperfezione ci rende UMANI

  2. Fransisca scrive:

    Io scrivo da poco, sono una novellina che non smetterebbe mai più di scrivere, però capisco già cosa intendi!
    Quando scrivo una scena e nel contempo me la immagino, sono piena di adrenalina e penso sia bella! Poi quando rileggo il tutto vedo sempre che c’è qualcosa che non va, qualcosa da aggiungere… Mentre scrivo trovo che sia tutto bello e quando lo rileggo non mi va nulla! E cerco sempre di migliorare, di poter far immaginare attraverso le parole ciò che ho nella mente

  3. Gianna scrive:

    Qesti sono problemi che capitano a tutti quanti,pensare che non piaccia a nessuno ciò che crei e una specie di ansia.A me capita molto spesso: per esempio questo problema mi accade quando scrivo una canzone, la faccio ascoltare ma poi ti penti di ciò che hai fatto, ma a me(se si tratta solo di questo) non mi interessa il giudizio altrui!

    ciao :)

  4. Pierpaolo scrive:

    Bellissimo post. Descrive la Licia scrittrice come me la immagino: “Ho l’illusoria sensazione che ci sia un filo diretto che dalla mia testa finisce sulla pagina”.

  5. Marta scrive:

    Ti segnalo un articolo ed un’iniziativa (descritta nell’articolo) che ti piaceranno…riguardano la corretta informazione scientifica!
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/03/informazione-scientifica-giovani-contro-luoghi-comuni/614708/

  6. Nihal scrive:

    classico pezzo in cui i protagonisti del tuo libo stanno tipo nella fase si baciano non si baciano, mentre lui le stringe i lacci della tunica. mentre la scrivevo le mani mi tremavano terribilmente d’eccitazione… qualche capitolo dopo vado a rileggere il pezzo e non mi sembra più il GRANDE pezzo che avevo scritto un mese prima… Nulla da fare, è davvero qualcosa di normale per tutti gli scrittori. spero solo che quando scriverò l’ultimo capitolo, che nella mia testa è come la più preziosa delle ciliegine da mettere sulle torte, dopo un po’ non mi accorga che non è poi granché… Sarebbe una bella scocciatura ritrovarsi a dover scrivere il secondo libro della saga con la consapevolezza che ormai il primo è fatto e il quarto, che ho già in testa dalla mia meravigliosa vacanza a Madrid dell’anno scorso, ed è, a mio parere, il più bello, sia ancora così lontano…
    Possibile che sia capace di deglassare anche le scene più belle solo perché vorrei star già scrivendo il quarto?
    Lascia perdere, Licia, deve essere una paranoia di tutti noi scrittori.

  7. _sibi_ scrive:

    “Non è come la vorrei, non è come la sento qua, sotto lo sterno. Non sarà mai come la voglio, lo so, ma devo continuare a provare, non posso fare altro, è la mia natura.”

    sicuramente sarà come piace a noi!I tuoi sono tra i miei libri preferiti, e se non ti soddisfano…pazienza, perchè i tuoi libri sono fra i migliori! Magari non sarnno mai come li vuoi tu, ma saranno sempre bellissimi! e se per fare certi capolavori devi essere insoddisfatta…va bene! L’importante è il prodotto finale…almeno per me che me lo leggo tutto d’un fiato!!!!!!!!!

  8. Arianna Dongu scrive:

    :D Comunque per sicurezza ho specificato ;) Eh lo so, è un brutto vizio

  9. Arianna Dongu scrive:

    Eheheh Licia intendevo dire che la differenza l’hai fatta, con più di una persona, e anche qualcosa di grande, a mio parere. :)

  10. Valberici scrive:

    Ah, dimenticavo, il titolo del post lascia intendere un’evoluzione “quantistica” del tuo umore. :P

  11. Angel scrive:

    noooooo disastro!!!! IO che mi sono beccata la mononucleosi proprio ora, non potrò venire!!
    Comunque capisco benissimo quello che provi. A me capita più o meno la stessa cosa con i miei disegni. Eccco illuminazione! prendo le mie tre matite, due me le ficco nei capelli come scorta ( non si sa mai) poggio la mina sul foglio disegno tutta eccitata e, nonostante tutto, sono soddisfatta, ma poi il fatidico Dubbio. Il tarlo dell’attesa nel sentire la critica che ti rode le viscere e quando senti “sii carino…” pensi ” se è solo carino vuol dire che ho sbagliato qualcosa…”. Eeeee questi sono i problemi a cui bisogna far fronte se si decide di viverere questa vita.
    PS: scusate per il poema che ho scritto….

  12. Arianna Dongu scrive:

    ” Hai il dubbio di essere peggiorata negli anni, hai il dubbio di non essere riuscita a far la differenza mai, neppure con una singola persona, hai il dubbio di aver avuto la tua opportunità di far qualcosa di grande, ma l’hai sprecata e adesso niente, game over.”
    Al di là di tutto, scusa la franchezza, ma questa è una gran cazzata. :)

  13. Valberici scrive:

    Riguardo al produrre qualcosa di simile al Nome della Rosa concordo sul fatto che non hai le capacità, ho dissentito, dissento e dissentirò sempre sul talento, quello ce l’hai. :)

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