Archivi del mese: maggio 2014

I couldn’t resist

Pardon my pronounciation, but, really, I couldn’t resist :P .
The passage belongs to Chapter 4, but it is short and not really spoiler.

cap4

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Aridaje

Saprete che in questo periodo c’è una lodevole iniziativa in atto: il Maggio dei Libri. Si tratta di un’iniziativa di promozione della lettura. Qui trovate il sito con tutte le informazioni sulla varie iniziative. Ripeto, è una cosa bella, lodevole, e soprattutto necessaria, considerando quanta poca gente legge in Italia. E francamente mi spiace doverle muovere una critica, perché la situazione è così disastrosa che spararsi addosso tra di noi che di lettura viviamo non è esattamente la cosa migliore, ma tant’è.
Oggi ero in macchina, e alla radio ho sentito lo spot che pubblicizza l’evento. L’ho cercato per farvelo sentire, ma ho trovato solo la versione maschile, mentre quella in cui mi sono imbattuta io è quella femminile. Comunque, ve lo racconto: ci sono due ragazze che parlano. La prima si lamenta di aver avuto una brutta giornata, e per motivare la cosa cita una serie di incovenienti futili, tra cui la rottura di un tacco. L’altra racconta invece di aver vissuto straordinarie avventure, perché ha letto un libro. Frase finale: leggere fa crescere.
Qual è il problema? È duplice. Innanzitutto, tutti gli spot che ho sentito finora vertevano tutti su un’unico concetto: leggere, appunto, fa crescere. Ricordate lo spot del bambino che va in libreria e inizia a giocare con un libro come fosse un pallone da basket? Fa parte della stessa campagna, e si conclude più o meno allo stesso modo: leggi che cresci. Oppure, leggi che ti informi, leggi che ti arricchisci. Manca l’unica cosa che secondo me potrebbe attirare la gente che non legge: leggi che ti diverti. L’aspetto ludico della lettura non viene quasi mai messo in luce, né in queste campagne né, a parte lodevoli eccezioni, a scuola. Leggere è sempre una roba importante, senza la quale sei meno completo, meno uomo, verrebbe da dire, come se leggere fosse una pillola amara che devi mandar giù per essere in salute. Ma leggere è soprattutto bello, divertente, appassionante. Non si legge mica solo per imparare e per arricchirsi. Io leggo prima di tutto per divertirmi, per appassionarmi, commuovermi, spaventarmi con una storia. Invece no: a noi piace il cilicio e la gogna, se ti diverti non è cultura, è – ovvove! – intrattenimento.
Ora, lo spot radiofonico di sguincio coglie l’aspetto ludico: la tipa che legge dice di aver vissuto straordinarie avventure. Però poi la voce off ti spiega che non è quello l’importante: l’importante è che poi cresci, con buona pace di Peter Pan. L’altro poblema è la consueta contrapposizione oca donna colta. Di che può parlare quella che non legge? Ma di trucchi e scarpe, ovvio, gli argomenti frivoli per eccellenza. E io, che amo le scarpe col tacco e leggo in media 45 libri l’anno? Dove mi colloco? Oca o donna colta? Il tacco 12 mi rende meno colta? Devo abbandonarlo?
Ora, io lo so che essere sintetici, come uno spot richiede, e non cadere nello stereotipo è difficile, ma io sono un po’ stanca di tutte queste categorizzazioni, per cui se vesti in un certo modo sei scema e puttana, in un altro colta e impegnata, ma di contro sciatta e “inchiavabile”, come direbbero i nostri politici. Perché ci viene sempre chiesto di essere in un modo e non in un altro, invece che accettarci per quel che siamo, con tutte le contraddizioni che la natura umana implica? Mi piace truccarmi ma mi farei volentieri una partita di gioco di ruolo dal vivo con la spade di lattice: è un problema? Quando posso salgo anche sul tacco 14, ma ho un dottorato in astronomia: c’è qualcosa di sbagliato?
Vabbeh, magari sono io che mi attacco alle piccolezze. Spero quanto meno che questo papiellone un po’ acido vi abbia incuriosito verso l’iniziativa che, al di là della promozione che a me non è piaciuta, merita parecchio. Aprofittatene, comprate un libro, andate ad ascoltare un autore, divertitevi, soprattutto, coi tacchi o rasoterra, truccate o acqua e sapone, che il divertimento non ha etichette.

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Half in English, metà in italiano

First of all, excuse me for my poor English, but today is an important day for me, and I want to celebrate it properly :P .
Starting from today, my first book, Nihal of the Land of the Wind, is available in ebook for US and UK readers. Here you can find some information about the book. I know this is a small step :P , probably not such a big deal, but it took me years – ten, to be precise – to have my books translated in English, so I’m very happy that finally Nihal can go to US :P . Let spread the news, and I hope it will be a good journey for her :) .

Oggi esce anche Uccidi il Padre, nuovo libro di Sandrone Dazieri. Io l’ho letto in anteprima, l’ho trovato fantastico, e m’ha fatto fare le ore piccole più di una volta. È un thriller teso e appassionante che vi consiglio assolutamente.

Infine, c’è un nuovo appuntamento a Roma: l’8 Giugno, ore 18.00, presso la Libreria Mondadori del Centro Commerciale Roma Est, farò una firma copie con Francesco Falconi. Non vi assicuro niente, ma se ci rieso forse porterò anche un po’ di macarons fatti da me, per chi gradisce. A presto!

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Considerazioni laterali alle elezioni

La politica mi ha sempre interessata molto, credo si intuisca :P , ma analisi serie sul voto non sono in grado di farne. Non è neppure il mio mestiere, a dirla tutta. Ma ieri notte, mentre l’insonnia mi teneva sveglia sui numeri dello spoglio, mi sono venute in mente un paio di considerazioni che condivido con voi.

L’imprevedibilità della storia
Chi mi segue su Twitter forse avrà notato, qualche settimana fa, un tweet in cui segnalavo un podcast storico di cui mi sono appassionata: HistoryCast. In verità lo storico di famiglia è Giuliano, ma in questa ha tirato dentro anche me, che in storia non sono mai stata granché forte. Comunque. Ascoltando i podcast (che vi consiglio, perché davvero ben fatti e appassionanti) mi sono resa conto di quanto sia difficile, persino dalla distanza di qualche centinaio di anni, interpretare efficacemente la storia, capire perché è successa una cosa piuttosto che un’altra. Più di una volta, durante l’ascolto, mi sono domandata i contemporanei dell’evento storico come l’avessero vissuto, che ne avevano pensato. Ecco però che anche la contemporaneità è di difficile interpretazione. Più o meno sembrava essere nell’aria un buon risultato per il PD, ma chi si sarebbe mai aspettato percentuali del genere? Il mondo è un posto complicato, in cui risalire l’infinita catena di cause ed effetti è il più delle volte proibitivo, e il cuore dell’uomo e della massa spesso insondabile. Non esistono risposte facili a problemi complessi, e forse questo spiega anche il risultato elettorale. O, almeno, mi piacerebbe fosse così.

L’eterno derby
Non era neppure iniziato lo spoglio, c’erano solo i dati delle proiezioni, e già in rete era partito il carosello dei vincitori che sfottevano i perdenti. Stamattina è anche peggio. Il tono è esattamente lo stesso che le tifoserie usano durante i derby: umiliazione dell’avversiario, “semo mejo noi”, gioia non tanto perché la propria idea del mondo avrà una rappresentazione maggioritaria in Europa, ma perché l’altro ha perso e aveva torto. Ora, il primo a sposare questa visione calcistica delle elezioni è stato proprio Grillo. Io me lo ricordo Facebook di questo periodo, lo scorso anno. Quindi vale anche un po’ il discorso “chi di sfottò ferisce, di sfottò perisce”. Io lo capisco che, dopo mesi di insulti di tutti i generi, uno voglia prendersi la sua rivalsa. Ma questa non è una partita, in democrazia non si punta a distruggere l’avversario, e non è che “abbiamo vinto noi, po-popo-popo-po-po”. Non è così, in gioco c’è molto più che lo scudetto e l’avversario politico non è il “nemico”. Quindi questi caroselli da vittoria dei mondiali forse possono tirar su l’umore il lunedì mattina, ma sotto sotto ci svelano una realtà desolante: siamo ancora al campanile. Io non lo so se sia colpa della nostra storia travagliata, dell’aver vissuto separati, spesso in guerra fratricida, per secoli, ma il campanilismo, la divisione in fazioni è la vera carattaristica di questo paese, ed è forse quella che ci tiene ancora inchiodati qui, al margine della modernità, incapaci di diventare una democrazia matura.
Ripeto, ha cominciato Grillo (in verità ha cominciato davvero Berlusconi, un ventennio fa, ma Grillo ha raffinato la tecnica), indicando senza se né ma il nemico in chi non vota Movimento 5 Stelle. Ma adagiarsi su questa lettura puerile della realtà, facendo la pernacchia a chi ci dava ieri del cretino o del connivente non è esattamente il modo giusto per cambiare le cose. Non ci si può sempre dividere in fazioni in constrasto su ogni cosa, che si odiano a prescindere come i tifosi della Roma odiano quelli della Lazio. Ma tant’è, il clima politico adesso è questo. Spero in un’inversione di tendenza che ci faccia prima o poi diventare una democrazia vera, ma la strada mi pare lunga.

Votare contro
L’unica volta in cui l’elettorato in Italia si compatta è quando occorre votare contro qualcuno. Il 40% e passa del PD non è un attestato di fiducia a Renzi, o almeno non lo è del tutto. È soprattutto una certificazione di sfiducia verso Grillo. Grillo ha fatto paura, e la gente ha reagito col famoso “voto utile”. E la gente aveva anche ragione a spaventarsi: tribunali del popolo, lo spauracchio di Hitler, una retorica sempre violenta e di demonizzazione dell’avversario…non dico che Grillo sia pericoloso in sé, ma i disocorsi che fa lo sono di sicuro, la visione del mondo che ha espresso in questa campagna elettorale è respingente per molta gente (me compresa, per dire). E allora ecco che si vota contro, come se non sapessimo mai esattamente quel che vogliamo, ma fossimo sempre ben capaci di dire cosa non vogliamo. E anche questa, purtroppo, non è una bella cosa. Forse è semplicemente che da vent’anni a questa parte non siamo in grado di esprimere una classe politica davvero incisiva e convincente, o forse questo è lo spirito del nostro popolo. Chissà. Ma forse anche su questo dovremmo riflettere.

Le buone notizie
Si riassumono, per quel che mi riguarda, soprattutto nel fatto che per una volta siamo i virtuosi d’Europa. No derive populistiche di vario genere, no razzismo, no antieuropeismo. In un’Europa che nel complesso ha perso la bussola, noi rimaniamo saldi, e scegliamo chi ha tenuto i toni più bassi ed è portatore di un’idea salda di Unione. È una cosa così rara che dovremmo davvero rallegrarci. Ok, non che quest’Europa funzioni al meglio, non che vada tutto bene, ma l’unione è un processo inevitabile, che s’è innescato molti anni fa, e che semplicemente è espressione di un’operazione più vasta di globalizzazione che spero porti un giorno all’abbattimento di tutte le frontiere. Ecco, siamo ancora dentro e ci crediamo. È una cosa bella, forse l’unica per la quale dovremmo rallegrarci, tutti, stamattina.

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Jungle e giardini

L’altro giorno ho partecipato alla lezione aperta di musica all’asilo di Irene. Sì, all’asilo di Irene fanno musica. No, non suonano strumenti, non fanno solfeggio, non studiano la musica in senso stretto. Il corso è più una specie di educazione all’ascolto, che serve più che altro ad abituare i bambini al linguaggio musicale. E insomma, a fine anno si fa la lezione aperta, che è appunto una lezione come le altre, ma con la partecipazione dei genitori. E, niente, mi sono divertita un sacco. Non si usano quasi per nulla le parole, non si fa altro che vocalizzare, si ride un fracco, si fanno giochi e si balla. Fantastico. Tutto l’asilo dovrebbe essere così. Sì, ok, la disciplina, le regole, tutte cose importanti anche a quattro anni, ma a quest’età magari è anche importante imparare le cose divertendosi. La cosa più bella in assoluto è che non c’erano risposte sbagliate o risposte esatte, bravi bimbi e bimbi cattivi, e anche le chiacchiere, i versetti e le risate servivano da spunto per una canzoncina o un ritornello. Ora, non è che io abbia problemi coi voti e tutto il resto. Solo che noi genitori tendiamo ad essere ossessionati dal risultato. Già prima ancora dell’asilo è una rincorsa a chi parla prima, a chi fa prima il disegno, a chi colora esattamente nei bordi e a chi sa cantare alla perfezione la canzone di Frozen. Sembra sempre una gara, e chi non è nei primi sembra tagliato fuori: ce la farà poi a imparare a leggere e a scrivere nei tempi prescritti? Avrà una buona carriera? Sarà capace di interpretare il mondo?
Ho ritrovato questa sindrome descritta perfettamente in uno splendido libro che ho da poco finito di leggere, Il Nero e l’Argento di Paolo Giordano (che vi stra-consiglio), che parla di tutt’altro, ma che ha alcune pagine di incredibile profondità sulla genitorialità (tanto più straordinarie per un autore che, se non erro, non è padre). E lì c’è quest’ossessione per il figlio perfetto, precoce e intelligente, sempre pronto ad affrontare da vincente le sfide della vita.
Io quest’ossessione ce l’ho sempre avuta su di me. Ho sempre desiderato primeggiare, anche se in verità mai nessuno mi ha obbligata ad essere sempre la migliore. L’etica che i miei mi hanno insegnato è piuttosto quella dell’impegno, del fare sempre del proprio meglio, che non significa affatto essere la migliore. Io invece non faccio altro che confrontarmi di continuo con ipotetici competitori, e deprimermi a manetta se non riesco a vincere. Aut Caesar Aut Nihil, stava scritto sul mio diario delle superiori, il motto di Cesare Borgia, se non erro. Non ho schiodato da lì di una virgola, da allora, tanto che faccio sfide anche in piscina, quando cerco di superare il mio vicino di corsia.
Ora, ognuno si impone le torture che preferisce. Inizio ad essere vecchia per cambiare certe cattive abitudini, e probabilmente questa stupida fissazione del primo posto mi avvelenerà per sempre. Ma imporla alla prole, no, proprio no. Per questo mi è piaciuta quella mezz’ora di musica in cui ho cantato, ballato, e fatto la scema con mia figlia, come nostro solito. Perché mi ha insegnato a non star lì a inseguire sempre il risultato, ma semplicemente a godermi il momento: la bellezza della risata di sei bimbi in una stanza, il piacere di muoversi al ritmo di una canzoncina, il divertimento di qualche giochino da fare tutti assieme. Non bisogna per forza essere i primi per essere felici, per godersi il mondo fino in fondo. Anzi, a volte la stupida ossessione del podio rovina tutto: quando sei in cima hai paura della caduta, quando non lo sei continui a guardare in alto, cercando ossessivamente di capire perché non sei lassù. Non è così che funziona, non è così che voglio funzioni per Irene. Mi devo dare una calmata, smettere di preoccuparmi, e godermi l’attimo, come quel pomeriggio là senza voti e senza competizione. Il mondo mica sempre è una jungla: spesso è solo un giardino che chiede di essere esplorato con la mente e gli occhi ben aperti.

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Quel che sto facendo

Viaggio. Parecchio. Questa settimana, tre città diverse. Mi sveglio in letti differenti, sotto luci diverse.
Prendo treni e provo a svenirci su, coinvolgendo ignari estranei che probabilmente racconteranno la cosa agli amici negli anni a venire (“e poi c’era ‘sta tipa strana, con un cappello, tutta bianca, che m’ha detto che se sentiva male e che se cascava per terra la dovevo aiutare. Ma io non lo so…”).
Cerco di perdere treni, ma poi recupero correndo per un chilometro sotto il sole, con almeno dieci chili di bagagli al seguito. Almeno faccio moto.
Mi sento grassa. Da qualche mese. Va così. È una delle numerose cose che nella mia vita seguono un andamento sinusoidale. Devo un po’ recuperare il controllo della roba che mangio, o semplicemente aspettare che passi.
Leggo i primi pareri su Nihal from the Land of the Wind, che ancora non è uscito (uscirà il 27 Maggio), ma gira già in versione cartacea per una serie di giveaway. E d’improvviso torno indietro di dieci anni. Non so se ne sono contenta o meno, di questo ritorno al passato. Credevo di aver già dato :P .
Leggo anche quelli su Pandora, per la verità. E pare vi stia piacendo. Son contenta, ci ho lavorato un sacco; ad un certo punto, ne ho praticamente riscritto due terzi.
Soprattutto lavoro. Un sacco. Su tanti progetti diversi. A volte provo a dire di no, ma poi, niente, alla fine capitolo. È che più passano gli anni più questo lavoro è parte integrante del mio modo di essere. Non è qualcosa che faccio, che pratico dalle 9.00 alle 18.00 e poi via, riposo. È quello che sono. Che probabilmente sono sempre stata. Non saprei esattamente come definirmi senza le mie storie. Non so se sia l’unica cosa che so fare, o se davvero so farla, comunque, ma di sicuro scrivere è un bisogno, prima ancora che un lavoro, un piacere, un divertimento.
Per cui, nulla, manco da qui perché lavoro un sacco. In compenso, ci si potrà vedere spesso dal vivo, che probabilmente è anche meglio :) .

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Torino e oltre

Sicché anche quest’anno il Salone di Torino è passato. Siamo a quota undici, non ne ho mancato uno dal 2004, e questa è stata un po’ l’edizione della memoria (cit.); ho tirato le somme di questi dieci anni di pubblicazione, della strada fatta a livello personale e professionale.
Non darò giudizi sul Salone inteso come evento legato ai libri perché, semplicemente, non ho avuto tempo di fruirlo da spettatrice. Ho provato ad andare a sentire Francesco Gungui, ma sono arrivata tardi, per cui ho solo partecipato ai miei eventi e fatto un po’ di interviste.
Per tutti quelli che non erano presenti, vi lascio due brevi video: uno è l’intervista che ho rilasciato a La Stampa, e l’altra quella per BookBlog. Ringrazio infinitamente tutti quelli che sono riusciti a venire, che si sono fatti firmare una copia, o un pezzo di carta, o che semplicemente sono venuti a sentirmi e mi hanno dimostrato il loro affetto: per me è sempre importantissimo, lo sapete, tanto più che il mio è un lavoro piuttosto solitario. E grazie anche a tutti quelli che hanno comprato Pandora: a quanto ho capito, le copie presenti al Salone sono state pressoché esaurite, per cui grazie tantissimo.
Comunque, il Salone è solo il primo passo del giro promozionale di Pandora. I prossimi appuntamenti sono i seguenti:

Sabato 17 Maggio 2014 – Savona

ore 10.00
Fortezza del Priamar
Sala della Sibilla

18 maggio 2014 – Milano
Ore 11.00
Wired Next Festival
Giardino Indro Montanelli
Corso Venezia 55
“È un mondo Fantastico”
Panel sul fantastico assieme a Tullio Avoledo e Sergio Altieri

14 Giugno 2014 – Rimini
Mare di Libri
ore 18.00
Sala dell’Arengo

Sabato 21 Giugno 2014 – Frosinone
ore 17.00
Libreria Ubik

Infine, parteciperò anche al Fantasy Expo di Wroclaw, in Polonia. Vi darò tutti i dettagli quando li avrò, in ogni caso l’evento ha luogo dal 27 al 29 Giugno. Insomma, avrò una fine primavera-inizio estate intensa e piena di occasioni in cui incontrarci :) . Non mancate e a presto!

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Pandora

Sicché, con ogni probabilità già lo sapete, oggi esce Pandora, la mia nuova saga. Nelle mie intenzioni conterà sei libri, ma intanto cominciamo col primo :P .
La copertina è questa qua

è di Corrado Vanelli e io me ne sono innamorata dal primo istante in cui l’ho vista. È già da un po’ che è il mio avatar per l’account che ho qui sull’Air, e lo uso anche su Skype. Non so, secondo me riassume perfettamente l’essenza di Pam, la protagonista.
Vi incollo anche la quarta di copertina, visto che, a dir la verità, ancora non vi ho detto chiaramente di cosa parla :P

Pam ama la musica metal e il suo look estremo non la fa mai passare inosservata. Eppure lei si sente invisibile. Perché nessuno la vede davvero, oltre gli occhi bistrati di nero e i vestiti dark. Nessuno tranne Sam, che vive in un palazzone alla periferia di Roma e, come lei, è un escluso. I due ragazzi non si conoscono, ma i loro destini collidono la notte di Halloween, quando un antico rito si compie: durante una seduta spiritica, Pam apre un misterioso scrigno proveniente dall’antico Egitto da cui si sprigionano gli Angeli della Morte, sei demoni che si impossessano di corpi umani seminando terrore nel mondo. Nulla sarà più come prima: Sam acquisirà il terribile potere di uccidere con il tocco delle mani, mentre Pam diventerà davvero invisibile. Solo con l’aiuto del nuovo amico potrà ritrovare gli Angeli della Morte che ha liberato: perché il suo nome è Pandora, l’Apriporta.

Tra l’altro, trovo fantastica anche la veste grafica. Comunque, attendo ovviamente vostri pareri. È un progetto in cui credo molto, che mi ha appassionata tantissimo scrivere, e cui non vedo l’ora di rimettere mano. Spero che almeno parte di questa passione possa passare anche a voi.
Vi ricordo che la prima presentazione del libro sarà a Torino questo week end, al Salone del Libro, domenica 11 maggio, ore 12.30, all’Arena Bookstock, alla quale siamo ormai abbonati da un po’ di anni :P . Come, ovviamente, Sandrone Dazieri, che al libro ha fatto da levatrice :P .
Vi consiglio anche di andare a leggere l’intervista che Viola Bianchetti mi ha fatto per Finzioni: la trovate qua. Io e Viola ci siamo incrociate grazie ai miei libri un sacco di anni fa. Per un po’ ci siamo perse di vista, per quanto io l’ho più o meno sempre seguita su Facebook, in questi anni, e poi, niente, ci siamo ritrovate, perché la vita fa così, gira, e a volte ci si incontra ad una svolta. Quel che ha scritto nell’intervista riassume perché faccio questo lavoro, perché, al di là della necessità, del bisogno intimo di raccontare storie, continuo a deprimermi per le trame che non mi vengono, a ostinarmi a rileggere tutto ancora, e ancora e ancora fino alla nausea, a pubblicare ed espormi ogni volta al giudizio dei lettori, come fosse sempre la prima. Grazie di cuore, Viola, davvero.
Infine, la grossa novità, che qualcuno avrà colto ieri in un mio tweet: la novità è questa.
Sì, a partire dal 27 maggio Nihal della Terra del Vento sarà disponibile in ebook per il mercato anglofono. Passate la voce in giro, a chi mi voleva leggere ma non poteva ancora perché non c’era la traduzione, a chi non sa chi io sia ma magari potrebbe amare le mie storie. È un piccolo passo in assoluto, per me è una cosa grande. Tra l’altro non vedo l’ora di scoprire come suona la storia di Nihal in una lingua che leggo abitualmente. Lo scopriremo tutti il 27 Maggio :) .
Bon, tutto qua. Io torno su NICDAP, il progetto top secret che dovrebbe uscire a novembre. Siamo in fase editing, e dietro l’angolo incombe anche Nashira4, del quale ho perfezionato la trama, manca solo la parola d’inizio. E poi c’è altra roba in ballo, progetti che mi girano in testa, e di cui spero prima o poi di parlarvi. Intanto, benvenuta Pandora, spero il tuo sarà un lungo cammino :) .

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