L’unico Noi possibile

Avete mai fatto caso che, quando pensiamo a noi stessi in relazione a quel che ci accade, siamo sempre gli eroi della nostra personale storia? Siamo sempre i buoni: noi ad essere traditi, e mai a tradire, noi ad aver ragione, e mai torto, noi a essere nel giusto.
Probabilmente uno psicologo o un antropologo saprebbero dare una spiegazione chiara di questo fatto, ci saranno dietro ragioni evolutive, e del resto già il buon senso ci dice che per sopravvivere nel mondo ci vuole quel minimo di sicurezza in se stessi che ci permetta di andare avanti e reagire prontamente agli stimoli che ciò che abbiamo intorno ci invia. Tutto sommato, non c’è niente di male a pensarci così.
Solo che spesso questo pensiero si trasforma in granitica certezza che ci impedisce di metterci nella testa degli altri, e, fatalmente, la nostra verità entra in rotta di collisione con quella altrui.
Mi ci ha fatto riflettere la prima volta Il Desiderio di Essere Come Tutti di Piccolo, premio Strega di quest’anno. L’intero discorso pubblico italiano è dominato dalla contrapposizione “noi buoni” vs “loro cattivi”. Noi che siamo la parte sana del paese, noi che non abbiamo mai votato Berlusconi, noi onesti, saggi, progressisti e di sinistra. Contrapposti ovviamente ai bifolchi che non capiscono, che si fanno solo gli affari loro, e via così. Da quando ho letto quel libro, vedo riproporsi questa dinamica a tutti i livelli, dalla famiglia, al gruppo di amici, al mondo. Va molto, da dieci anni a questa parte, la contrapposizione noi buoni e democratici contro loro cattivi e fondamentalisti. E infatti, dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, era tutto un chiedere ai musulmani moderati di esplicitare la loro appartenenza al gruppo dei buoni. E ieri c’erano due milioni di buoni in piazza, ed eravamo tutti contenti e compiaciuti della nostra democraticità, della sobrietà della nostra risposta davanti al terrorismo. Tutto bello, tutto buono, poi stamane ho visto quest’articolo con un’infografica che mi ha ricordato una cosa che dovremmo aver tutti presente, ogni giorno e in ogni momento: che il mondo è un posto complicato, che la società e persino il singolo uomo lo sono, e non è possibile fare semplificazioni che non si perdano dietro pezzi di verità.
Si parla molto in questi giorni di libertà, di rispetto, di quanto e come le religioni, o l’atto stesso di credere, siano intrinsecamente cattive o meno. Io, per una di quelle coincidenze miracolose che la sorte ci regala spesso, sto facendo la mia rilettura annuale de Il Nome della Rosa, che al proposito cade proprio a fagiolo. E verso la fine c’è una frase che amo molto, che credo sia la chiave della convivenza su questo pianeta così piccolo per contenere sette miliardi di verità. La pronuncia Guglielmo, riflettendo sui terribili fatti dell’abbazia.

Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, far ridere la verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.

Ognuno di noi compie atti di fede ogni giorno. Lo fa perché la complessità del reale è tale che muoversi solo in base ai dati di fatto accertati risulta impossibile. Ognuno di noi costruisce nella sua testa una mappa del mondo, che è, e resta, null’altro che una rappresentazione approssimata. L’importante è esserne consapevoli: sapere che quel che crediamo non è La Verità, ma ciò che crediamo qui e ora, in questo momento specifico della nostra vita, e che la sua validità tale è: dura un attimo, e solo per noi. Domani, già potrebbe essere altrimenti. Se si è consapevoli di ciò, di questo salto nel buio che compiamo su base quotidiana, automaticamente capiremo che il mondo è vasto a sufficienza per contenere le verità di tutti. Quel che credo io potrebbe non essere vero, potrebbe esserlo quel che crede il mio vicino di casa, chissà. Devo accettare il rischio, vivere è questo.
Ecco, io credo che questa sia la base della tolleranza. Accettare la multiforme varietà del mondo e delle menti che lo abitano, avere l’umilità di non credersi sempre nella ragione, ma riuscire a concepire che non esiste Il Vero, e non innamorarsi mai di ciò in cui si crede, non farne un feticcio intorno al quale costruire l’impalcatura del nostro essere. Per essere più chiara: non sto dicendo che non dobbiamo credere in qualcosa, non sto dicendo che non esistano idee aberranti, alle quali non vogliamo sottometterci a nessun costo, né che le comunità, nel loro complesso, non debbano darsi regole e un’etica condivisa. Solo, dobbiamo renderci conto che l’assoluto è solo un’idea, che ci serve da molla per andare avanti, e che la verità probabilmente esiste solo nelle nostre teste, migliaia di verità l’una diversa dall’altra. Io non mi sento sminuita da ciò in cui crede chi mi sta accanto. Ci vedo sempre un riflesso di quel che credo io, perché, in fin dei conti, siamo pur sempre tutti esseri umani. Ecco, forse questo è l’unico noi che vale.

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11 risposte a L’unico Noi possibile

  1. nenna scrive:

    Trovo che sia un pensiero giustissimo e mi ci ritrovo. Solo che.. Se tutti avessero la maturità, ma soprattutto la costanza (compresa me) di tenere bene a mente quello che hai detto, di ricordarselo ogni volta che il nostro cervello parte per la tangenziale, saremmo molto meno inclini al pregiudizio, al fanatismo.. Purtroppo sono pensieri che si fanno quando si spengono le luci, poi si chiudono gli occhi, un ondata di nero seppellisce il tutto, e domattina ci si sveglia come se la nuova consapevolezza non l’avessimo mai avuta.
    Beh io parlo da inguaribile sognatrice, forse anche un po ingenua, magari quel mondo con sette miliardi di persone che convivono in pace un giorno si avvererà

  2. Pepe scrive:

    Potremmo essere nel giusto come non esserlo, potremmo, anzi dovremmo essere consapevoli di non avere in mano la verità; questo però non toglie che la Verità esista, anche se impalpabile e inconoscibile, e che cadere nell’abisso del relativismo sia pericoloso. Il buon Guglielmo infatti disse quella frase alla luce della folle ed estrema condizione in cui la mente di Jorge versava, la disse quindi affinché Azo riuscisse a contestualizzarla: la ricerca della verità in quel caso si era fatta largo fra concezioni e pensieri distorti partoriti dalla mente umana, che in quanto umana appunto può commettere errori. E’ necessario allora distinguere “l’insana passione” disposta a tutto pur di raggiungere il fine, da un onesto e doveroso amore per la verità. Perché verità è libertà.

  3. Hera scrive:

    Cara Licia, non sono del tutto daccordo con te, e ti spiego il perché:
    L’Italia, o meglio, l’italiano, è un soggetto abbastanza arrendevole. Noi siamo l’unico popolo in Europa ad essere così tolleranti ma così tolleranti, da risultare quasi ridicoli. Siamo presi costantemente in giro dagli stranieri. Per stranieri intendo non solo quelli reagolari, quelli tranquilli e che lavorano onestamente ma anche quelli che non lo sono. Francamente, una convivenza pacifica non credo ci sarà mai visto che una buona parte degli italiani sono un po’ stufi di certi comportamenti irrispettosi di gente che viene quì per farsi bellamente i fatti propri. Perché all’estero siamo visti come il paese dei mollaccioni, dove tutto è permesso e tutto è lecito, e nessuno ti fa nulla.
    A dirla tutta,siamo l’unico paese al mondo dove lo straniero è più privilegiato dell’italiano stesso… ma è meglio che non mi dilungo, và.
    Non credo di essere così tollerante e non me ne faccio una colpa, anzi, a volte non essere gentili fa capire “all’ospite” chi è che comanda quì.
    Opinione personale!

  4. Daniela scrive:

    Ciao Licia,
    mi permetto di scrivere due pensieri rispetto al post che hai scritto, senza approfondire, però, perché non voglio annoiare nessuno.
    Il primo è che la maggior parte dei rapporti umani, almeno nella nostra società, si fonda sul potere, o meglio, sulla ricerca del potere, di un po’ più di potere del mio vicino, e che raccontarci la realtà per farla aderire alla nostra realtà, è un processo naturale e di sopravvivenza, serve a rafforzarci nelle nostre convinzioni. Non siamo nemmeno consapevoli di riformulare quanto avviene, per noi è semplice “lettura”.
    Il secondo pensiero deriva dal buddismo. Nel Buddismo (tibetano) l’IO non esiste, è solo una convenzione. Se lo cerchi non lo trovi. L’Io è tante cose e non è niente. Dal concetto di io nasce il concetto di mio, di nostro, etc… Mi fermo qui, ma è evidente la contrapposizione di cui parlavi.

    Scusami se sono intervenuta in questo modo, ma è un argomento che sento molto e su cui imparo ogni giorno qualcosa.

    Complimenti non solo per i libri, ma anche per i post che scrivi, che sono spesso spunto di riflessione, anche se la maggior parte delle volte sono d’accordo con te.

  5. Giulia scrive:

    Quando sono sola, mi piace chiudere gli occhi e cominciare a pensare di volare e mentre lo faccio penso al mondo. Al mondo, alla gente, e in particolare alle loro menti. Può sembrare assurdo ma io non posso fare a meno di pensare al luogo in cui vivo,in cui viviamo tutti noi. Questo tuo ragionamento licia, è esattamente quello k penso io, l’uomo è quello k è anke se potrebbe fare di meglio, siamo noi stessi e ognuno è uguale e diverso dagli altri al tempo stesso.
    Un bacione licia <3. P.s. quando esce i regni di nashira 4?

  6. Gianluca scrive:

    Grazie Licia, per questi spunti di riflessione.
    Ti ricordi quelle penne multicolori, con la parte di sotto colorata di blu e quella di sopra bianca…con il colore che si sceglieva con un click abbassando una levetta?
    Una volta qualcuno mi disse che la veritá ha molte facce e che spesso noi ne vediamo solo una. Come per la penna di cui dicevo. Due facce, in rare congiunzioni astrali.
    Per questo dovremmo andare nel mondo a mente aperta, accettare le critiche, crescere un poco in piú ogni giorno.
    E’ vero peró che in questo mondo sempre piú disumanizzante, quel pizzico di autostima che abbiamo é spesso l’unica cosa che ci separa dal chiuderci in un cantuccio con le ginocchia al petto e la testa a struzzo. E l’autostima é quanto di abbiamo piú prezioso…e proprio per questo é cosí facile da perdere, cosí facile che venga attaccata da chi ci vuol male.
    In questo senso, dividere il mondo in bianco e nero, in “noi” e “loro”, senza voler vedere i grigi, aiuta. Come uomini, é una delle nostre debolezze piú forti.
    Mi piace quando dici che, per accettare gli altri, dobbiamo prendere coscienza dei nostri atti di fede quotidiani! Vorrei aggiungere che, se riuscissimo piú in generale accettare le nostre debolezze, forse non ci sarebbe bisogno di vivere “on the edge”.
    Buon 2015 a te!

  7. Non per tutti è così, devo dirlo, anche se ho apprezzato il post. Io parto dal presupposto di non essere mai il buono della storia, ma solo la persona che fa il proprio bene. E mi interrogo continuamente, ma solo dopo aver compiuto l’azione che è volta al mio bene, così da poter correggere il mio comportamento in seguito.
    Noto molti errori nella mia vita, ma sono felice così.
    L’autoconservazione è importante.

  8. Valentina scrive:

    Parole sagge,Licia. Concordo in tutto e per tutto. Purtroppo il difetto dell’uomo certe volte è che si scorda che intorno a lui ci siano altri esseri umani…
    Un bacione Licia :)

  9. Monyyy scrive:

    Brava Licia ! Io sono una tua grande fan e perciò ti vorrei chiedere una cosa..quando esce I REGNI DI NASHIRA 4 ? Non vedo l’ora di leggerlo e di leggere la tua risposta ! Ciaooo ;*

  10. _sibi_ scrive:

    splendide parole

  11. Marco scrive:

    brava. post tosto dopo tutto quello che e’ successo….
    m

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