Altre recensioni non richieste: Sherlock 4×01

Che io ami molto (moltissimo) Sherlock penso sia un dato assodato. Ne ho parlato qui, ho pure qualche gadget sparo per casa, e ieri Giuliano è tornato a casa col manga omonimo. Per dire. La vera notizia, però, è che per una volta sto in pari con una serie televisiva, ossia la guardo quando la guarda il resto del mondo. Non succedeva dai tempi di Lost, ed è merito di quel parto del demonio di Netflix, dannato lui, che offre una qualità spettacolare, un sacco di contenuti, e pure i sottotitoli in lingua. Sarà l’inizio della mia fine, lo so…Comunque, grazie a Netflix potete quindi beccarvi la mia recensione SPOILER del primo episodio della quarta stagione. Vi vedo estremamente entusiasti, e vi capisco :P .
Anyway. Ho visto l’episodio due volte, perché con Sherlock alla prima visione mi perdo sempre qualcosa; per dire, The Abominable Bride là per là mi aveva detto poco, ma dopo una successiva visione ho cambiato idea. È che molto spesso Sherlock funziona con una struttura a scatole cinesi, con una quantità enorme di rimandi interni che è facilissimo perdere. Così con The Six Tatchers, in cui due o tre cose necessarie verso la fine te le dicono nel prologo, e se te le scordi amen. Ma Sherlock mi piace anche per questo. Quindi. Che dire, se non che tutto funziona. Che tutto gira come dovrebbe, che l’episodio è un po’ tornare a casa, a tutti quei tic, quegli inside jokes che sono l’essenza vera di questa serie. Le battutine qua e là, Sherlock sempre più sociopatico (almeno all’apparenza), gli scambi con Watson e Mycroft, le intuizioni geniali, tutto che sembra uguale. Eh. Appunto. Sembra.
L’episodio riannoda le fila della narrazione interrotta, ci immerge in quell’atmosfera che tanto amiamo, dicendoci che tutto sommato nulla è cambiato, anche se John e Sherlock non vivono più insieme, anche se c’è Mary e adesso Rosie. E poi, un pezzo alla volta, ci smonta il quadro.
Innanzitutto con John che, nonostante quanto predicato dalla moglie, non è affatto perfetto, e a quanto pare si ritrova poco nel ruolo di tranquillo padre di famiglia, e le “scappatelle” con Sherlock non gli bastano più per mettere a tacere quella voglia di avventura che è un po’ la cifra stilistica del personaggio. E poi proseguendo nell’opera di destrutturazione di Sherlock e del suo percorso da robot logico incapace di interazione umana a persona inserita in una rete di affetti più vasta. E se nella terza stagione, dopo la resurrezione, Sherlock aveva capito di poter amare anche lui, adesso fa un passo in più e capisce di non essere infallibile; peggio, capisce che è proprio il suo “dono”, la sua capacità di “leggere” che può nuocere a chi più ama, e può condurre a conseguenze tragiche. Non era quel che aveva cercato di evitare nello splendido finale della seconda stagione? Non era quel che aveva fatto nell’altrettanto bel finale della terza? Ecco: ora il gioco di prestigio non gli riesce più, il giocattolo si è rotto. E ora?
Sono due gli elementi di genialità nel finale di questo episodio. Premettiamo che un po’ tutti avremmo dovuto sapere che Mary sarebbe durata meno di Papa Luciani, perché nelle sue opere Doyle a un certo punto la ammazza fuori scena e amen, torna la premiata coppia John e Sherlock. Quindi, lo snodo di trama era assolutamente inevitabile, e io francamente non credevo neppure che Mary avrebbe partorito Rosie. E invece. Comunque, all’inevitabilità della sua morte, fanno da contrappunto due elementi che rendono un fatto assodato, ovvio, un plot twist coi fiocchi: innanzitutto, la scelta di non ammazzare un personaggio principale a fine stagione. Pensateci, in genere è così: si costruisce un climax, che trova il suo compimento verso il finale dell’arco narrativo. Che ne so, Ned Stark muore alla fine della stagione 1 di Games of Thrones, e così Rob Stark, alla fine della seconda. Ma Mary ha un bersaglio attaccato dietro la schiena da quando è apparsa in scena, e allora via: picco emotivo all’inizio della stagione.
Il secondo elemento è che questa morte è gestita in modo tale da condurre la storia a uno sviluppo del tutto inatteso per i fan, e pure contrario alle loro aspettative. Io ho più o meno sempre apprezzato il personaggio di Mary; interessante, simpatica, tra l’altro ha movimentato non poco la trama, e l’interprete è fantastica, manco a dirlo. Ma ho sempre un po’ rimpianto i tempi in cui John e Sherlock erano soli, e tutti li prendevano per una coppia, con grande scorno di John. Credo sia così per tanti, tantissimi fan. E allora io penso che un po’ tutti noi, quando Mary è morta, abbiamo pensato che sì, era triste, ma almeno si tornava alle origini. Che è poi quel che succede nei racconti di Doyle, mi par di capire: Mary è morta, non si sa come e perché, John è solo ed è normale torni a distrarsi con Sherlock. Ecco, no. Ma proprio no no. La morte di Mary, per come è avvenuta, sconvolge completamente gli equilibri, e conduce all’impensabile: la rottura dell’amicizia tra John e Sherlock. Zan zan. Colpo di scena, ma vero. E mo? E mo si aprono ventagli pressoché infiniti di possibilità, e sviluppi di ogni genere. Pensate anche al videomessaggio di Mary: save John. E tutti avremo pensato significhi che Sherlock deve riprendersi John, distrarlo, farlo tornare la persona che era anche senza Mary. E se non fosse così? E se “save John” significa che Sherlock deve stargli lontano i chilometri, visto che, in fin dei conti, non fosse stato per la sua boria, il suo desiderio di dare spettacolo della propria bravura, Mary sarebbe ancora viva? Del resto, nella già famosa scena alla fine dei titoli di coda, Mary manda Sherlock al diavolo.
Ecco: il genio sta nel fare esattamente quanto molti fan volevano (togliere di mezzo Mary), ma dare loro esattamente il contrario di ciò che si aspettavano, la rottura del rapporto tra Sherlock e John. Tanto di cappello, davvero.
Per il resto, ho trovato giusto un po’ poco intensa la scena della morte di Mary, non so perché. Se penso al tuffo di Sherlock dal tetto dell’ospedale, o alla scena in cui Mary gli spara (da antologia, che pezzo di televisione, di narrazione, favoloso), la morte di Mary è una roba assai meno spaccacuore. Ma, per il resto, davvero pochissimo da dire. Grande episodio, che apre a una stagione a questo punto del tutto imprevedibile. Io spero ci sia posto per Moriarty, l’unica morte dalla quale non potrò mai, mai riprendermi, e visto la quantità di volte in cui è stato nominato da quando ha deciso di lasciarci immagino smetterà di essere uno specchietto per allodole semovente e si paleserà in modo più concreto.
È questa la cosa bella di Sherlock: che non sai dove va, e che i personaggi cambiano, evolvono da una serie all’altra, in modi che altri serie televisive, ugualmente blasonate, si sognano, ma tantissimo. The game is on è io non vedo l’ora di giocare ancora.

Bonus
Già che ci sto, vi ricordo i prossimi appuntamenti. Domani, 5 Gennaio, ore 17.30, ci vediamo a Frascati, Libreria Lotto 49, per parlare ancora di Myra, che col freddo dei prossimi giorni ci sta bene. Domenica 8 Gennaio, invece, mi potrete vedere su Rai3, nella trasmissione Kilimangiaro. Si parla di luoghi leggendari e reali, e indovinate un po’ di cosa parlerò io? :)

0 Tags: , , ,

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>