Ultima volta che leggerete di Game of Thrones da queste parti; la prossima recensione sarà altrove , stay tuned.
Bon, penultimo episodio molto discusso di una stagione a sua volta controversa. Io dove mi pongo nello spettro che va da “ommioddio niente di tutto ciò ha senso” a “è tutto ovvio, siete voi che non capite, è un capolavoro”? Nel mezzo, as usual. Via col parere; al solito, SPOILER in ogni dove.
La critica principale all’episodio è: Daenerys non è così. Daenerys fa una cosa incomprensibile e out of character. Ecco, io non credo sia proprio così. La follia dei Targaryen è uno dei primi temi che vengono presentati nella serie, e tutti sono sempre un po’ intimoriti da Daenerys, che ha tre draghi e uno storico sulle malattie mentali non proprio immacolato. Di cose crudeli, per altro, ne ha fatte un bel po’ nella sua vita, ed è sempre stata in bilico tra la semplice inflessibilità e l’esercizio del potere un po’ fine a se stesso. Quindi, il suo “cambiamento” non viene fuori dal nulla, e anzi era stato ampiamente preannunciato, soprattutto in questa ultima stagione. Possiamo discutere che dar fuoco a una città che si è arresa, così, sia in effetti un gesto un po’ esagerato anche per una che col fuoco non ci va leggera, ma che dovesse finire così era abbastanza scontato. Sì, la liberatrice di schiavi e quel che volete, ma era sempre stato chiaro che a Daenerys interessava solo il trono. Tutto il resto era strumento, tutto il resto era ipocrisia di chi non voleva accettare che il castello si conquista sempre calpestando pile di cadaveri (Grifis in Berserk ce lo spiega molto chiaramente). Tutto bene, quindi? No, perché comunque lo svelamento della reale pasta di cui è fatta Daenerys l’ho trovato comunque meccanico e poco fluido. L’unico arco del personaggio che abbia un senso è quello della prima stagione: Dany passa da bambolina soggetta ai capricci del fratello prima e del marito poi a donna consapevole di sé e di ciò che vuole. Tutto chiaro, tutto anche bello. Poi, da lì in poi, il delirio. Daenerys vuole il trono, e ha anche gli strumenti per prenderselo, ma i draghi sono giovani, devono crescere, e allora è abbastanza evidente che gli sceneggiatori hanno il problema di farle fare cose nel frattempo. Quindi via di lunghissime pippe esistenziali sull’imparare a fare la regina, strazianti discussioni su come usare la forza, se usarla e quanto, rapimenti e passaggi nel fuoco. Tutto per cosa? Il personaggio non si è mosso di mezza virgola, narrativamente parlando, dalla fine della prima stagione. Anzi, adesso regredisce, e torna pischelletta con problemi d’affetto, un po’ quel che era all’inizio. Io capisco che creare uno sviluppo dei personaggi coerenti su otto stagioni, quando all’inizio non sai neppure quanto durerà la serie, sia pressoché impossibile. È il grande limite della narrativa seriale, che solo pochissimi prodotti sono riusciti a superare, e forse mai con reale successo. Dany è sempre stata un punto interrogativo, sospesa tra l’essere la salvatrice e le potenzialità per diventare una villain; questo l’ha depotenziata, l’ha resa più sfocata. E il risultato è che molti hanno visto questa svolta come qualcosa di incongruo. Invece, per me, è solo raccontato maluccio. Per motivi per lo più indipendenti dalla volontà degli autori, però.
Per il resto, che dire? Tutto molto bello visivamente. Alcune scene con Drogon sono straordinarie, da brividi, e anche se l’assedio rimane nel solco ormai immutabile della narrazione di queste cose, tracciato la bellezza di quasi venti anni fa da Peter Jackson (l’avete pensato anche voi, a momenti, di trovarvi a Minas Tirith?), è un bel guardare. Piccolo appunto: ho trovato sommamente ipocrita mostrare la guerra come qualcosa di terribile solo ora, quando serve a fini di sceneggiatura che lo spettatore non empatizzi più con Daenerys. Ce lo sottolineano con l’evidenziatore che è stronza: ricompaiono il sangue, il gore, a fiumi, grandi assenti delle ultime stagioni. Ci piazzano anche la mamma e la figlia per farci vedere che gran cattivona è diventata Daenerys. Ma, ragazzi, gli innocenti sono sempre morti, sempre, che a falcidiarli fossero i buoni o i cattivi. GoT è una storia di re e regine, e la gente comune è sempre expendable, non ce l’hanno mai fatta vedere che schiattava, se non, appunto, per sottolineare la cattiveria di certi personaggi. Ma il potere e il suo esercizio sono più complessi di così, la guerra è più complessa di così. E da un prodotto che tutti osannano per la sua profondità e il suo realismo, io un minimo di approfondimento al riguardo me lo aspetto. Invece no. Arya che cucina due tizi per darli da mangiare al loro padre è ok, perché quelli erano stronzi e meritavano la morte, Daenerys che dà fuoco a una città no, perché quelli sono tutti innocenti. Vabbè.
Ho apprezzato invece l’umanizzazione di Cersei e Jaime, che alla fine ti dispiace anche che schiattino, anche se ho trovato un po’ incongruo far fare a Cersei l’ennesima inversione a U, da donna disperata pronta a tutto a cretina che non capisco come poteva pensare di vincere la guerra. A tal proposito, bello che nella puntata precedente gli scorpioni fossero tipo l’arma definitiva e adesso Drogon improvvisamente sa scendere in picchiata, aggirare le navi e bruciarle da dietro. Altra soluzione di trama pigra e brutta vedersi.
Premio inutilità a Arya, che si fa da nord a sud per ammazzare finalmente qualcuno della sua lista, e, alla prima avvisaglia di casino, si gira e se ne va. La sua unica utilità è stata quella di permettere la realizzazione di una serie di pregevoli piani sequenza. Non mi dilungo sul duello tra i Clegane che confesso l’argomento non mi è mai interessato.
Detto questo, episodio bellissimo a vedersi, ma per il resto sulla media di stagione. Gli autori continuano a muoversi indecisi tra il fan service (Cersei e Jaime, che, per inciso, rende la storia d’amore di dieci minuti tra quest’ultimo e Brianne completamente inutile, oppure Sandor e Gregor) e la volontà di stupire a tutti i costi (la battaglia che si supponeva finale spostata al penultimo episodio, Daenerys che fa la pazza). Ci voleva più coraggio, più polso autoriale, e, soprattutto, più tempo. Compattare tutto in sei episodi infiniti è stato un errore. Un errore inevitabile, almeno dal punto di vista degli autori. Non è stata certo loro la decisione di chiudere così, non decidono loro né i tempi né le risorse per la realizzazione della serie. Forse, con i limiti che avevano, meglio non si poteva fare. E questo, ripeto, apre un’ampia pagina sui limiti di questo tipo di narrazione, che magari affronterò più avanti.
Resta l’ultima episodio. Le possibilità sono sostanzialmente due: Daenerys sbraca tutti e finisce con la tirannia che vince, Daenerys viene brasata da Jon, e qualcun altro si prenderà il trono. Che, per altro, credo non esista più, quindi boh. Vedremo lunedì prossimo .
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Presentazione per la Libreria Spartaco ed eventi passati
19 novembre 2020, 11:30
Sono giorni complicati e pienissimi di cose. Settimana scorsa, come avete visto, ho fatto tanti eventi. Un altro ci sarà stasera; l’appuntamento è alle ore >>>
I miei prossimi appuntamenti
Venerdì 6 Dicembre – Sabato 7 Dicembre 2019 – Più Libri Più Liberi – Roma
Venerdì 6 Dicembre
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Firma copie presso lo stand Tunué
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Presentazione de Il Re dei Rovi di Marcelo Figueras. Interverranno Francesco Troccoli e l’autore in collegamento da Buenos Aires.
Concordo: questa serie è una serie che di fantastico ha poco, centrato più su tradimenti che su elementi fantasy. I fan asseriscono anche che questa serie non è la vera GoT di Martin: gli si può dare ragione, come si può dare ragione a chi asserisce che film e fumetti Marvel sono due cose completamente diverse. Libri e serie tv hanno preso strade diverse, divenendo qualcosa di diverso l’uno dall’altro.
Che piaccia o no, però va riconosciuto che la serie tv è confezionata bene. Coreografia, musica, fotografia, recitazione: tutti elementi molto curati.
Cara Licia,
contrariamente a quanto scrivi, la decisione di chiudere frettolosamente questa (e la precedente stagione) è invece proprio degli autori. HBO aveva offerto più tempo (anzi, volevano anche più stagioni).