Archivi del mese: dicembre 2019

L’inattesa recensione di fine anno

Sul filo di lana, recensisco. No, ragazzi, non è Episode IX, che, mannaggia l’influenza e i malanni vari, ancora non sono riuscita ad andare a vedere. No, non è il mandaloriano, perché non se ne parla fino a marzo e non suggerite soluzioni che fino a prova contraria sono comunque reati, e io non me ne vanterei online, per dire. No, si parla di The Watchmen. Siccome stavate tutti lì a dire che razza di capolavoro fosse, alla fine me lo sono recuperato.
Partiamo da due dati di fatto: Lost prima e Prometheus poi mi hanno abbastanza indisposta nei confronti di Lindelof, l’uomo col disbrigo di trama minimo e l’incasinamento di trama massimo. E poi secondo me al Watchmen di Moore e Gibbons non c’era nulla da togliere né aggiungere. Capolavoro, punto. Il film di Snyder per certi versi non era male, ma è una copia carbone del fumetto – fatte eccezione per l’unico cambiamento circa la seppia interdimensionale – con un livello di rielaborazione pari a zero spaccato, per cui anche quello, al netto di tutto, era inutile. Quindi, sequel di Watchmen realizzato da Lindelof per me significava ordine restrittivo per tenersi ad almeno trenta metri dal prodotto in questione. Poi, come è andata ce lo immaginiamo tutti, visto che sto qui a scrivere.
Dunque. Non sono ovviamente partita con le migliori intenzioni, ma praticamente al minuto due ci ero già dentro. Mi è difficile spiegarlo, ma, nonostante si tratti di un sequel, che per altro va anche a toccare il canone del fumetto, cambiandone un elemento, e che non ha problemi a fare voli pindarici circa il futuro di svariati personaggi cardine, l’aria che ci spira dentro è terribilmente Watchmen. Inizi a guardarlo, e le sensazioni, il mondo, sono quelli giusti. È veramente un seguito del fumetto, come avrebbe potuto scriverlo – che Alan mi perdoni – Moore stesso. Lindelof non ha solo letto e amato Watchmen, l’ha capito. E allora è un attimo innamorarsi di quel mondo disilluso e sull’orlo del precipizio, di quest’umanità dolente che niente e nessuno può salvare, di questi guardiani umani, troppo umani. È incredibile, ripeto, una cosa che non ritenevo possibile. E invece.
Per altro, tutto ciò che ho sempre odiato nel modo in cui Lindelof lavora, qui diventa un pregio. All’inizio, non ci capisci niente, ma, incredibilmente, non provi frustrazione: qualcosa, nell’atmosfera, nei personaggi, ti invita a fidarti. Anche se l’ultima volta che l’hai fatto hai dovuto farti andare giù – spoiler – l’isola che se la stappi affonda. La trama si dipana con sapienza, un tassello dopo l’altro, in una narrazione corale in cui nessuno però è lasciato indietro, che, ancora, è una delle caratteristiche forti del fumetto. Piano i pezzi vanno al loro posto, e alla fine, incredibile, tutto torna: non ci sono punti oscuri, nonostante la trama sia un discreto casino. Tutto è chiaro, tutte le sottotrame si chiudono, e la conclusione aperta – sapientemente aperta, può essere un finale definitivo o un debole gancio per una seconda stagione – sebbene io la trovi leggermente contraddittoria col senso generale del resto della serie, ci sta. Mentre lo vedevo pensavo che io avrei proprio chiuso là, su quella scena, prima che…e infatti, giustamente, la storia si chiude.
Poi potrei star qui a elogiare l’attualità del tutto, il coraggio di calare il mondo di Watchmen nella contemporaneità del pericolo rappresentato dal suprematismo bianco, o lo sviluppo dato alla figura di Ozymandias. Funziona tutto, c’è poco da dire, anche grazie ad altissimi valori produttivi: la colonna sonora è da sturbo – anche se un po’ meno Lacrymosa di Mozart forse era meglio – la fotografia, la regia…tutto alla grande. Ma la cosa migliore è di gran lunga la sceneggiatura, il meccanismo perfettamente oliato che procede senza intoppi, in una fedeltà allo spirito di Watchmen che non è solo encomiabile, è commovente. Pochi gli appunti: so che che molti hanno amato di più la seconda metà della serie, ma io credo invece che da un certo punto in poi le cose peggiorino leggermente. La svolta di trama circa i mezzi usati dai cattivi l’ho trovata un po’ dozzinale e mi ha un po’ guastata la sospensione di incredulità, anche se la stessa cosa mi era capitata con la seppia galattica del fumetto, quindi, boh, forse era voluto. Nonostante la serie si prenda, come già detto, delle libertà rispetto anche al materiale originale – e fa benissimo – tende tantissimo a replicarne certe dinamiche, in modo forse un po’ troppo pedissequo. Non scendo nello spoiler, ma il rapporto tra due personaggi è sparato quello tra altri due nel fumetto: c’era bisogno di ripetere? Infine, la sfiga da cui è colpito uno dei personaggi è una roba francamente grottesca: e che è!
Comunque, gran bel prodottino. Non l’avrei mai detto, ripeto, anche perché è evidentemente una roba alta che mira in alto, solo che, a differenza di tante altre cose con le medesime ambizioni, centra alla grande il bersaglio, e allora ben venga anche una certa supponenza di fondo, se poi l’arrosto c’è.
Io ve la consiglio molto, soprattutto se avete amato il fumetto. Se non lo avete letto, primo rimediate, secondo vi perdete parecchio della serie.

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Più Libri Più Liberi

Dunque, abbiamo la mia schedula per Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria, che si tiene dal 4 all’8 dicembre qui a Roma, all’EUR, alla Nuvola di Fuksas.
Si comincia venerdì 6 dicembre; dalle ore 16.00 alle ore 17.00 sarò allo stand Comics&Science a firmarvi cose, mentre dalle 17.00 alle 18.00 sarò allo stand Tunué, sempre a firmare.
Il giorno successivo, sabato 7 dicembre, dalle 14.00 alle 16.00 sarò ancora allo stand Tunué per un firma copie, mentre alle 17.30 con Francesco Troccoli e Marcelo Figueras in collegamento da Buenos Aires presenteremo il libro di quest’ultimo, Il Re dei Rovi.
Poi, mi fermo. Sono piuttosto stanca, e ho davvero bisogno di tirare un po’ il fiato, quindi, fino a fine anno, non mi vedrete in giro :) . Si ricominciano le danze poi con l’anno nuovo.
Ci si vede per chi verrà!

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