Ieri sono andata a vedere Harry Potter. Penso sia la prima volta che vado a vedere un film il giorno dell’uscita. Non che ci tenessi così tanto: è che per ragioni logistiche era meglio andarci il primo possibile, se non volevo perdermelo.
Vi avviso che ci saranno degli spoiler, per cui, se non avete letto il libro o se non avete visto il film, leggete a vostro rischio e pericolo. Premetto anche che il libro l’ho letto una sola volta quattro anni fa, e ricordo veramente poco, per cui prendete con le pinze i confronti con la pagina stampata che farò.
Dunque, direi che tanto il film precedente era lento, basato più sulla costruzione dell’atmosfera e sull’indagine delle psicologie, tanto questo è azione pura. Avrei preferito un mix un po’ più omogeneo, ma se ben ricordo anche il libro è fatto così, e dunque c’è poco da lamentarsi. Per il resto, il film tiene botta, gestisce bene le varie scene madri, si fa guardare nonostante la lunghezza e ha anche una serie di bei momenti.
Mi è piaciuto molto l’inizio. In fin dei conti, la parte 1 e la 2 sono sostanzialmente un unico film, e quindi è giusto che non ci siano riassunti, e che anzi ci sia la mera riproposizione dell’ultima scena del film precedente. Ma non è tanto questo ad essermi piaciuto, quanto quelle brevi inquadrature iniziali di Piton. Piton è probabilmente il mio personaggio preferito di tutta la saga: a differenza di altri non ho mai smesso di pensare che avesse le sue buone ragioni per fare quel che fa, e anzi ero certa che avesse ucciso Silente dietro esplicita richiesta di quest’ultimo. Ecco, trovo che aprire su di lui abbia il suo bel perché: in fin dei conti è la figura più forte del libro, il plot twist che lo riguarda è fondamentale nell’economia della storia. E insomma, quell’inquadratura iniziale ce lo mostra in tutta la sua desolante solitudine: il vero eroe di tutto il cucuzzaro, odiato da tutti, disprezzato, e il cui coraggio resterà tutto sommato misconosciuto. Per sua volontà, per carità, ma pur sempre misconosciuto.
Splendide anche le scene del suo passato, soprattutto quelle dell’infanzia. Le ho trovate da brividi. Poi il flashback si perde un pochino, forse perché un po’ troppo lungo, per tornare ai fasti iniziali col montaggio alternato di Piton che parla con Silente di Harry e Piton che trova il cadavere di Lily. E quel pezzo, splendido, riportato identico a com’è nel libro: Piton che evoca il patronus e Silente che gli fa “After all this time?”, e Piton risponde con un’unica, lapidaria parola: “Always…”. Più passa il tempo più penso che il lavoro dello scrittore sia più che altro di sottrazione. Una scrittura efficace non ha bisogno di troppe parole, ma di poche e dense battute. Il lavoro sta tutto là: trovarle, e renderle più affilate, più ricche di senso che mai. E quell’always da questo punto di vista è magistrale. Onore al merito di Alan Rickman, ovviamente, che è un attore straordinario; la mobilità del suo volto nelle scene con Lily fa da perfetto contraltare alla gelida compostezza che ha sempre avuto nell’arco di tutti e sei i film precedenti.
Capitolo morti. Come ben sapete, non ho mai apprezzato il modo sbrigativo con cui la Rowling ha gestito le morti dell’ultimo libro: ok, siamo in guerra, la gente muore a pacchi, ma che un personaggio come Lupin se ne vada via così, con due parole, senza che neppure ne vediamo la morte e senza una scena che lo pianga decentemente, ecco, mi lascia l’amaro in bocca.
Il film sceglie di non andare oltre il libro, per cui le morti di Fred, Tonks e Lupin avvengono comunque fuori scena. Però c’è una scena che è dedicata loro. Poco, per carità, un’inquadratura, che però ci mostra il dolore dei vivi, quello di Harry Potter, e in qualche modo dà un significato a quelle morti. Avrei preferito qualcosa di più esplicito, almeno per Lupin, che tutto sommato era l’ultima figura paterna di Harry, ma è già qualcosa.
Quel che mi ha lasciata perplessa è il 19 anni dopo: già nel libro quella scena non mi era piaciuta particolarmente, non so perché; probabilmente avrei preferito sapere cosa succedeva nell’immediato, piuttosto che in un futuro così remoto. Comunque, nel film la cosa viene peggiorata dalla faccia da mal di pancia di Harry, Ron, Hermione e Ginny. Uno si domanda: ma che diavolo l’avete sconfitto a fare Voldemort che 19 anni dopo la sua morta state ancora tutti lì a deprimervi? Davvero non si capisce perché i personaggi debbano essere così malinconici, sembrerebbero avere una vita felice, e, ok, i morti, ma sono morti di diciannove anni prima, si spera che uno in diciannove anni se ne faccia una ragione.
Per il resto, rimango dei buchi: lo specchio, segato dai film precedenti e miracolosamente recuperato qui senza uno straccio di spiegazione, elementi della biografia di Albus Silente buttati lì nella prima parte del film e dimenticati per strada, e, come nel libro, del resto, i doni della morte che non si capisce bene a cosa siano serviti, a parte la Elder Wand, ovviamente.
Ultima nota di demerito, lo vado dicendo da parecchio tempo ma me ne convinco sempre più: la versione cinematografica de Il Signore degli Anelli ha ammazzato il cinema fantastico. È che il risorgimento del fantasy a cinema è iniziato troppo col botto: i film di Peter Jackson sono dei capolavori sotto molti punti di vista, e hanno segnato da allora lo standard per i film a venire. Standard che purtroppo non tutti sono in grado di raggiungere. Il risultato? Il 90% delle pellicole fantasy uscite dopo la trilogia di Jackson la plagiano nelle battaglie. Pensateci. Dal 2002 è tutto un fiorire di battaglie spiccicate al fosso di Elm, almeno nella messa in scena. L’arrivo dei Mangiamorte a Hogwarts sembra l’arrivo degli Uruk-Hai a Helm. E, non so voi, ma io mi sono scocciata di battaglie tutte uguali, di regie dinamiche con telecamere a volo d’uccello sugli eserciti schierati, di miriadi di fuochi che illuminano il buio. Forse sarebbe ora di prendersi una pausa e ripensare il cinema fantastico, non lo so, ma qualche idea nuova nella resa delle battaglie non ci starebbe per niente male.
Comunque, nel complesso io l’ho trovato un buon film, che non getta via i buoni spunti del libro, ma non riesce neppure ad andare oltre la pagina stampata, probabilmente per troppa filologia. Ma lo sapete come la penso sulle trasposizioni cinematografiche, e non a caso Il Prigioniero di Azkaban è probabilmente il mio film preferito.
Ah, dimenticavo, il bacio tra Ron e Hermione: secondo me, molto buttato lì. Sono sei anni che i due ci girano intorno, a tutto si conclude con questo bacetto nella Camera dei Segreti. Non saprei dire perché realmente non mi è piaciuta, ma non mi ha detto niente.
Anyway, questi sono i miei due cents sulla questione. Mi rendo conto che per molti di voi – che siete ahimé più giovani di me… – l’uscita di questo film è stata un evento epocale, ma io avevo vent’anni quando uscì il primo Harry Potter, e se devo pensare ad un film che davvero ha segnato il mio immaginario, mi viene in mente il già stracitato Signore degli Anelli. Però devo dire che questa lunga cavalcata cinematografica tutto sommato ha colpito anche me, e un po’ di nostalgia per la fine di una saga così lunga resta. Ora la parola a voi: visto? Piaciuto? I commenti sono tutti vostri.