Archivi categoria: in giro per il mondo

Gli ultimi sgoccioli

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Un tuffo dove l’acqua è più blu

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Con dieci giorni di ritardo: Torino shots

Tutte le foto sono state scattate dai ragazzi di Fantasy On Air. E un grazie speciale a Fab.

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Ho visto cose che voi umani…

Ho viaggiato insieme a Giulietto Chiesa. Sono stata tentata di chiedergli se secondo lui anche in quel momento stavamo irrorando, ma mi sono trattenuta.

Sono stata sui tacchi per un giorno e mezzo, girando per altro per la Fiera come una trottola impazzita. Ho i piedi a pezzi, ma ho tenuto botta.

Su trentadue ore a Torino, ho avuto solo due ore libere. Le ho occupate leggendo Kick Ass. Giudizio: bella idea, ma Wanted era meglio.

Mi son sentita dare della gnocca, e, detto da un amico, ogni tanto fa anche bene alla scarsissima autostima. Che, ça va sens dir, è tornata bassissima tipo due secondi dopo.

Ho conosciuto Marco Presta, che avevo incrociato su un paio di voli in passato, ma cui non mi ero mai presentata causa la mia patologica incapacità di interagire con persone che non conosco direttamente, ma che stimo. Ci siamo immortalati, ci siamo scambiato libri e dediche, e, niente, sono stata contenta, perché lui e Antonello Dose mi hanno fatto splendida compagnia per un numero infinito di mattine col loro Ruggito del Coniglio.

Ho fatto un piacevole viaggio in macchina con un vecchio amico, e ho rimpianto di non aver potuto passare con lui più tempo.

Ho ritrovato Sandrone e ho fatto una presentazione con lui. E non c’è bisogno di aggiungere altro.

Ho parlato, ho stretto mani, ho sorriso e ho firmato fino ad essere esausta. In compenso, ho visto svelato un segreto. E, adesso, l’avete visto anche voi.

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In partenza

Sono in frenesia da pubblicazione (non di un libro, di un articolo scientifico) e dunque non ho molto tempo. E poi sono in partenza, Domani e domenica sarò al Salone del Libro di Torino. Vi ricordo i due appuntamenti: alle 17.00, credo al padiglione 2 stand H126-J125, ossia la postazione di Bol.
Domenica, invece, alle 10.30 sarò all’Arena Booksotck, e con me ci sarà Sandrone Dazieri.
Infine, vi segnalo questa iniziativa Donabol. I miei cinque libri credo non stupiranno nessuno, ma li trovate qua. Cimentatevi anche voi, mi raccomando, che è con la cultura che si cambiano le cose, e i libri sono i mattoncini del futuro che verrà.
A domani per chi ci sarà, a lunedì per tutti gli altri

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Altre istantanee

Come al solito, dopo le immagini, torno a mezzi espressivi che mi sono più congeniali.
Ero già stata a Palermo, ero già stata in Sicilia, e sono stata contenta di esserci tornata. Non so, è un luogo che amo molto. Innanzitutto per motivi letterari: la patria di Pirandello, l’autore della prima opera che vidi a teatro – per la cronaca, I Giganti della Montagna – e alla cui filosofia devo molto come persona, il luogo natale del mio amato Montalbano, la Sicilia di Verga…Poi per i dolci. La pasta di mandorle è il mio dolce preferito, per tacere di cannoli e cassate. Poi…non lo so. È mediterraneo allo stato puro. È Grecia, è Roma, è saracena, è luce. Avete mai fatto caso alla luce, a quanto è intensa, a quanto è, non so, diversa da qui?
Lo sapete, io sono più il tipo nordico. Ma le radici sono nella Magna Grecia, e quando scendo sotto la linea gotica mi sento sempre a casa. Ci sono cose che possono succedere solo in città come Napoli e Palermo, solo in posti così intensamente mediterranei, figli di una cultura necessariamente bastarda, che hanno visto gli invasori passare, e mescolarsi fino a confondersi. Quella schiettezza di certa gente di mare, quella simpatia istantanea verso il viaggiatore, quel calore che si spiega solo così, col destino di un popolo nato dalle contaminazioni dei mille altri che l’hanno dominato.
Palermo è decadente. Ma non lo dico in senso negativo. È la bellezza sfatta, eppure fulgida, di una donna stanca. Per certi versi l’ho trovata grandiosa come Roma, coi suoi palazzi imponenti, di quel barocco contaminato quasi sempre da quel tocco d’arabo, le chiese che a volte sembrano moschee, una capitale, a suo modo. Poi giri l’angolo, e ti ritrovi davanti a vicoli pericolanti, a palazzi abbandonati. E ti sembra di essere finito nel fantasma della città che fu. A volte sembra una città erosa dal caldo e dalla luce, immersa in quel caos tipico dei posti di mare: Napoli, ancora, Barcellona, Atene, che pure dal mare dista un po’.
Mi ci sono consumata i piedi, come quasi sempre, quando visito un posto nuovo. E ho cercato di farmela entrare negli occhi. A volte preferisco fare così, piuttosto che andare in giro per luoghi famosi: sono sempre un po’ a caccia di sensazioni, spesso più che di nozioni.
In ogni caso, non mi sono fatta mancare quei tre o quattro posti must: il Palazzo dei Normanni, la Cattedrale, e la Cappella Palatina. Splendidi tutti i e tre. Quando giro per l’Italia ritrovo, se non il patriottismo, che proprio non mi appartiene, quanto meno l’orgoglio di vivere in un posto in cui ogni vicolo, ogni angolo cela una bellezza segreta. E dove un paese non è mai uguale all’altro. In questo siamo davvero unici al mondo.
Per il resto non c’è molto altro da dire. Ho rischiato di litigare con una principessa, ho rispolverato con tanta nostalgia i miei attrezzi da divulgatrice, ho guardato Irene tutta contenta di stare in un posto nuovo da scoprire. E ho vissuto a pane e caponata per tre giorni.

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La mia Palermo

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Grazie, ragazzi

Mi ero dimenticata di farveli vedere: gli splendidi fiori che mi hanno regalato i ragazzi del Liceo Scientifico Rummo di Benevento. E grazie anche al preside per i libri!

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News

Questo è il post informativo che avrei dovuto scrivere ieri. In realtà chi è iscritto alla mailing list sa già tutto, ma repetita iuvant.
Innanzitutto, vi ricordo gli appuntamenti di questo week end: domani alle 17.00 ci vediamo in via della Palla, alla fnac di Milano, assieme a Paolo Barbieri e Luca Crovi. Domenica, invece, appuntamento alle 17.00 in via Roma, alla fnac di Torino, ancora con Paolo e con Sandrone Dazieri. L’evento di Torino sarà anche registrato da Fantasy On Air, quindi chi non ci sarà potrà ascoltare tutto sul web qualche giorno dopo l’evento.
Domenica sera, inoltre, mi potrete vedere su Arturo, canale 138 di Sky, ore 21.00, come ospite di Alessandra Casella nella prima puntata di Nero su Bianco, trasmissione dedicata ai libri in prima serata, il che è incredibile, se pensiamo alla devastazione culturale di ‘sto benedetto paese.
Infine, aggiornamento sulle famigerate copie autografate in vendita su Bol: in tutto sono 300, è vero, sono autografate da me medesima di pirsona pirsonalmente (vediamo chi coglie la citazione), e non sono in brossatura, ma hard cover, cioè, per intenderci, come tutti i miei libri di recente uscita: con la copertina rigida e con la sovracopertina.
Tutto qua. Io mi immergo di nuovo nella mia sessione di lavoro solitario – niente collega today – e ci vediamo nel week end per chi può.

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Matera

Debiti
La prima cosa che bisogna fare è riconoscere i propri debiti. Io ne ho accumulato una pila altissima. Nei confronti di chi mi ha accompagnata e sta continuando a farlo in questa avventura della scrittura, a tutti i miei lettori, che si limitino a leggere le mie storie o mi cerchino, mi parlino. E mi facciano dei regali. A Matera ne ho ricevuti due, bellissimi. Uno è uno splendido draghetto per la mia collezione, l’altro è un meraviglioso portafoto che è stato realizzato a mano. Non vedo l’ora di stampare una bella foto di Irene e Giuliano e mettercela su.
Grazie, ragazzi, grazie tantissimo. Il segno tangibile di quanto le mie storie vi appassionino è in assoluto la gratificazione più forte per me.



Il premio

In genere, io cerco sempre di sminuire tutto. Il successo, gli attestati di stima, le cose che vanno bene. Forse mi serve, non lo so. Vivo come se tutte queste cose non ci fossero, cercando di sminuire tutto quello che faccio. Non è che mi ci impegni. Mi viene naturale. È il mio modo di essere. Non c’è prova che possa convincermi del mio valore, perché comunque c’è sempre chi è migliore di me, c’è sempre una ragione per cui quello che faccio non va bene.
Eppure, sotto il freddo di una serata decisamente autunnale, seduta in prima fila in attesa del premio, per qualche minuto sono stata orgogliosa. Non so come sia successo, nonostante tutti i miei tentativi di boicottarmi anche questo momento. Eppure ero contenta. Lo sono stata quando sono salita sul palco, lo sono ancora quando apro la custodia della collana e la guardo. Poi, certo, le solite paranoie sono tornate a trovarmi quasi subito: la preoccupazione per i progetti a venire, la paura che tutto questo possa finire da un momento all’altro, le miriadi di piccole ansie che avvelenano le mie giornate. Ma a volte bastano anche quei dieci minuti in cui sei soddisfatta, a farti tirare avanti per un anno intero di sessioni pianti, insicurezze e fatica.



Matera

Matera è un posto difficile da descrivere. È difficile persino da fotografare. Sfugge alle definizioni, sguscia via tra uno scatto e l’altro, tra parola e parola. Bisogna andarci. Per godere il silenzio assorto, che vibra però di continuo, agitato da una vita sotterranea, come sotterranei sono i Sassi. Una città in cui mattone e pietra si compenetrano, in cui è impossibile capire dove finisca una e dove cominci l’altro. Case che entrano l’una nell’altra, una sopra l’altra, connesse da vicoli e scale tortuose, come in quadro di Escher. E anche le zone disabitate, punteggiate dal verde della cicoria che cresce tra lastra e lastra, sull’impiantito, risuonano di un silenzio trattenuto, come se la vita non fosse davvero scomparsa, ma si fosse nascosta più a fondo, sottoterra.
È un posto unico al mondo, che va attraversato in silenzio, assorti, in modo da catturarne la bellezza selvaggia, caotica, che sfugge a ogni definizione.
Devo tornarci. Sono riuscita solo a fare una passeggiata il pomeriggio, e invece sento che ha tantissimo da darmi. Sento che uscirà fuori in quel che scriverò in futuro, in un modo o nell’altro. In fin dei conti, Matera è un po’ come Minas Tirith.

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