Domenica sono andata a vedere Wall-E. Lo aspettavo da quando vidi il primo trailer, qualcosa come un anno fa. Ero stata persino tentata di costruirmi il modellino di carta, e ho anche una foto vicino al modellone in cartone che hanno messo al cinema sotto casa mia. Per cui, mi sono fiondata a vederlo appena ho potuto.
Ora. In effetti domenica ero in una situazione emotiva un po’ particolare, sono sicura che le signore all’ascolto mi capiranno: quei giorni lì in cui attaccheresti a piangere alle 8.00 di mattina e staccheresti giusto giusto per andare a dormire, ma non per un motivo particolare, eh? No, è che ti senti “sensibile”. Ecco. Io domenica, se non mi fossi contenuta, avrei iniziato a piangere sulla sigla d’apertura e avrei smesso sul disegnino della scarpa, alla fine.
Voi questo film DOVETE vederlo. Perché porta l’animazione occidentale su un altro livello.
Da bambina i film Disney mi piacevano; poi, boh, hanno iniziato a diventare tutti uguali, e ho perso la passione. Poi ho conosciuto Miyazaki, e allora non ce n’è più stata per nessuno. I film di Miyazaki sono “oltre”. I film di Miyazaki sono maledetti capolavori. E, mi spiace, finora non c’era nessun film d’animazione occidentale che potesse stare al pari del maestro nipponico. Fino a Wall-E.
Wall-E ha un’animazione favolosa: le scene iniziali della terra sono da brivido, di una potenza evocativa straordinaria, un cazzotto allo stomaco, e sembrano vere. Wall-E ha una musica fantastica: prendete il pezzo del viaggio nel cosmo, o la danza con Eve. Brividi. Wall-E ha le più belle immagini del cosmo che abbia mai visto in un film; il mio cuoricino di astrofisica ha battuto a più non posso sulle immagini del flare. Wall-E soprattutto ha una storia meravigliosa.
Il problema dei alcuni film di animazione è che sono convinti che la morale te la debbano sbattere in faccia; in tanti dannati film sembra che il regista, dall’alto della sua esperienza di vita, si cali fino ai suoi piccoli spettatori per dar loro “la verità”, stantia e preconfezionata. Wall-E una morale ce l’ha eccome, ma è fatta di domande, di spunti di riflessioni, ed è una specie di inno all’anarchia, alla giocosità del caos. A vincere alla fine sono i perdenti, i robot malati, brutti, sporchi; persino Eve, per salvare gli umani, deve per perdere un po’ della sua candida lucentezza, e sporcarsi della polvere di Wall-E, piccolo, bruttino e dimenticato. E gli umani devono rinunciare alla perfezione di vite rigidamente controllate, in cui il divertimento è canalizzato, imbrigliato, reso innocuo. E Wall-E invece è la curiosità verso la vita, l’occhio ammirato che guarda ogni giorno al mondo come se lo vedesse per la prima volta, Wall-E è il bambino che è in noi e cui non dovremmo mai permettere di crescere, Wall-E è la gioia di sporcarsi le mani con la vita.
Ma poi ci sono miriadi di altre chicche, dalle citazioni, alle velate critiche: a parte le strizzatine d’occhio ai maccisti (in sala sul dong che segnala l’avvenuta carica di Wall-E abbiamo riso solo io e Giuliano), si pensi al presidente della Terra che è anche il proprietario della BnL, ai due umani che per parlare tra di loro usano gli schermi, sebbene siano gomito a gomito, alle numerose citazioni da 2001 Odissea nello Spazio. E, mi raccomando, restate fino alla fine della sigla di chiusura: se avete visto la sigla di Nausicaa, ecco, quella di Wall-E ha la stessa struggente poesia, la stessa delicata e disperata carica di speranza.
Wall-E è un capolavoro. È poetico, divertente, splendido e resta nel cuore. Passa con leggerezza e profondità su temi importanti, invita ad una riflessione attenta, e ci tocca il cuore nel profondo, senza patetismo e con una delicatezza rara. Fatevi il regalo di andarlo a vedere. Io intanto a Lucca andrò a caccia del pupazzetto di Wall-E, che adoro dal profondo del cuore
P.S.
For all my readers in Nürnberg: I remember you that this evening, at 7.00 pm, I’ll be at Ultra Comix, Vorderer Sterngasse 2 for a reading. All of you are invited!