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Sento di dovervi una spiegazione

Non sono ancora in ferie.
Non mi è venuto a noia il blog.
Non mi è passata la voglia di scrivere.
Il motivo della mia scarsa presenza su queste pagine è un altro. Nelle ultime due settimane ho fatto vita da casalinga. La donna delle pulizie è in ferie, i miei anche, e quindi con Irene e con la casa devo sbrigarmela da sola. Confesso che non mi era mai capitato prima. A causa delle duecento cose che faccio nella mia vita (dottorato, scrittura, avere una vita sociale, varie ed eventuali) ho sempre avuto qualcuno che mi ha aiutata. Quando non c’era Irene riuscivo a dedicarmi più o meno da sola alla casa. Adesso, semplicemente, non ce la faccio. E quindi, vi dicevo, il tempo da dedicare ad altre cose si è drasticamente ridotto.
Devo dire però che mi ci voleva, proprio perché, nel bene e nel male, non me la sono mai cavata davvero da sola. L’immagine che avevo di me, prima di queste due settimane, era quella di una persona incapace di fare tutto, proprio tutto da sola, e dipendente dall’aiuto degli altri. Io sono sempre stata così. Non riesco a valutare il mio lavoro se non specchiandomi negli altri, e sono convinta sempre di non farcela da sola. E invece.
E invece, tra alti e bassi, è andata. Irene è stata male, siamo anche finiti al Pronto Soccorso, ma siamo sopravvissuti. Lei è guarita, ok, mi sono ammalata io, ma ovviamente questo non è un problema. Non ho dato fuoco alla casa, non ho montagne di panni da lavare che mi salutano la mattina, Giuliano ha sempre quelle tre o quattro camice pronte stirate e la pulizia di casa è su livelli accettabili. In più, con Irene ci divertiamo tanto, e con niente, e questa è la cosa più bella di tutte. Riesco anche, più o meno, a lavorare. Col libro nuovo fila liscio, con la tesi le cose sono un pelo più farraginose, ma non potrebbero non esserlo, dato che in genere lo slot temporale che dedico alla cosa adesso è occupato da Irene. Ma va, dannazione, va. Tranne che, appunto, ho meno tempo per curare il blog. Ma, francamente, voi barattereste la possibilità di giocare a nascondino con un figlio con un po’ di tempo in più sul blog? Ecco, appunto.
Lunedì Irene inizierà ad andare all’asilo, e le cose cambieranno di nuovo, vedremo come. Nel frattempo, ho fatto un piccolissimo passo per l’umanità, ma un bel passetto verso la conquista di un’autostima un po’ più salda.

P.S.
Sono tornata su Flickr. Ora che faccio più foto mi sembrava un buon modo per cercare di incentivarmi a migliorare, magari anche a studiare un po’, se trovo il tempo per farlo. Il link al mio spazio è sulla colonna destra del blog, sotto la dicitura Flickr, ma, se volete farci un salto subito, vi basta cliccare qui.

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The shape of things to come

Lo so, il titolo l’ho già usato. Ma, capitemi, vengo da un weekend di assoluta nullafacenza, i cui effetti sto risentendo anche stamattina. Per questo, oggi semplice segnalazione. Ricordate la app dedicata all’illustrato delle Cronache? Ebbene, arriverà a breve, e per breve intendo da qui a pochi giorni. Dentro ci troverete testi e illustrazioni del libro, ma anche interviste inedite e contenuti speciali, tra cui un po’ di chicche sui personaggi.
Per ingolosirvi, allego trailer :P

creature_nuovo (iPhone e iPod)

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Top secret non più secret

Avevo pensato un post elegiaco sui cimiteri della Val Gardena, avevo già pronti testi e foto. Solo che poi, niente, mi sono ricordata della promessa, e ho pensato che forse è meglio andare dritti al punto e dirvi in cosa consiste il progetto top secret.
Donc, l’indizio rivelatore nel primo post al riguardo, come colto da uno di voi, era la tag melamania. In effetti il progetto ha a che fare con la Apple. Vi ricordo che c’entra Paolo Barbieri, che è una cosa in un certo senso già vista, ma completamente rivisitata.
Ok, siete pronti?
Davvero davvero?
Non volete aspettare, che so, un altro paio di giorni, e io intanto vi parlo di cimiteri? No?


Ok, via, basta giocare. In un futuro per nulla remoto – presumibilmente già l’autunno – sarà disponibile una app per iPad delle Creature del Mondo Emerso.
La cosa mi esalta a dir poco, perché da quando ho l’iPad non faccio che pensare che quest’oggettivo, più che per leggerci libri, è nato per metterci su fumetti e libri illustrati. Non avete idea di quanto più belle siano le immagini di Paolo in formato digitale: non c’è di mezzo la stampa che modifica i colori, sono esattamente come le ha pensate lui, i colori sono straordinariamente brillanti…insomma, una gioia per gli occhi.
Ma pensare di mettere su iPad semplicemente il contenuto dell’attuale Creature è una cosa riduttiva. Il formato elettronico permette tutta una serie di contenuti speciali che la carta ovviamente preclude. Tipo animazioni delle illustrazioni. Tipo interviste e contenuti multimediali di vario genere. Che infatti ci saranno.
Ho visto un paio di anteprime, che magari più in là mostrerò anche a voi, e penso che sarà una cosa davvero molto, molto bella. È un modo intelligente e “giusto” di sfruttare questo nuovo modo di fruire contenuti.
Tutto qua.
Comunque, il post sui cimiteri della Val Gardena non l’avete scampato, non credete :P

- Posted using BlogPress from my iPhone

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iPad, prova su strada

Mi accorgo or ora che vi dovevo dalla scorsa settimana un post sull’iPad. Mi sono preparata psicologicamente a quel che detto post scatenerà nei commenti, per cui sono pronta.
Dell’iPad avevo già parlato in passato, quando lo presi. Adesso, dopo tre settimane che ce l’ho, posso tirare un po’ le somme. Innanzitutto, lo uso molto più di quanto credessi. Ha praticamente sostituito del tutto l’Air per la navigazione in rete. I perché sono due: innanzitutto, l’iPad mi permette di navigare dal divano, dal letto e da qualsiasi altra posizione relax mi venga in mente. In teoria anche un portatile permette una cosa del genere, ma pesa di più, è assai meno comodo e riscalda molto. La seconda ragione, è che Safari per iPad è molto, ma molto meglio di Safari per Mac. Molto più rapido, molto più maneggevole. Questa cosa fa passare assolutamente in secondo piano l’assenza (per ora) di multitasking. Mi spiego. Ho l’abitudine di tenere aperte almeno quattro o cinque tab quando navigo. Ovviamente con l’iPad questo non è fisicamente possibile, si può navigare un sito per volta. Ma le pagine restano aperte, e si può passare dall’una all’altra piuttosto facilmente e rapidamente.
L’altro gran punto di forza sono le foto. Da quando ho la reflex (che poi tecnicamente non sarebbe neppure mia ma di Giuliano, ma vabbeh) faccio un sacco di foto. Metterle sull’Air è sempre un po’ un pianto, perché non formatto mai la scheda di memoria, e quando le scarico dentro ce ne sono 1500 almeno di cui 1300 già scaricate. L’operazione si porta via un sacco di tempo, senza contare che poi la navigazione tra le foto è piuttosto lenta e farraginosa. Questo fa sì che poi la loro elaborazione, l’eliminazione delle foto non riuscite siano operazioni lunghe e pallose.
Con l’iPad no. L’iPad è una scheggia a scaricare le foto, e la navigazione è praticamente istantanea, una cosa che è difficile spiegare a parole, occorre testarla. Di per sé, l’iPad non permette di editare le foto, ma ovviamente là fuori è pieno di app che lo fanno. Io ne ho scaricate due particolarmente efficaci, con cui ad esempio ho tagliato le foto dei Muse che ho pubblicato qualche tempo fa. Inutile dire che vedere le foto sull’iPad è assolutamente fantastico: ottima resa dei colori, gran definizione. Quando metteranno poi i nuovi schermi dell’iPhone anche sull’iPad la cosa suppongo diventerà impressionante.
Sulla portatilità manco mi soffermo. Lo infilo in borsa, o nello zainetto quando devo stare più comoda. Il peso non è eccessivo (per altro la mia borsa pesa sempre un sacco), per cui portarselo dietro è un piacere.
Ma io l’iPad l’avevo comprato con la speranza di usarlo per scrivere in treno. Questa funzionalità l’ho testata quando sono salita a Milano per i Muse. Ed è stato fantastico. Ok, Pages per iPad ha ovvie limitazioni, alcune delle quali non mi interessano in alcun modo: il fatto che non formatti per bene il testo, per esempio, non è un problema. Il programma che uso per scrivere non lo fa, quindi sono già abituata così. L’unico vero dramma è l’assenza del conteggio delle battute. Scrivendo capitoli tutti approssimativamente uguali in lunghezza, ne ho bisogno come dell’aria che respiro.
Anche qui, il fatto che non sia multitasking non è un problema. Uscivo da Pages, aprivo GoodReader su cui avevo salvato i capitoli precedenti per consultazione, ritornavo in Pages dove trovavo il testo esattamente dove l’avevo lasciato. Farraginoso? Può sembrarlo, ma l’entrata e l’uscita da un’applicazione all’altra è così rapida che la cosa è sostanzialmente identica al navigare più documenti aperti contemporaneamente. Anzi, quando apro più documenti con Word sul Mac la cosa è persino più lenta.
La tastiera virtuale è comodissima, persino piacevole da usare. Probabilmente questo è vero per me che uso solo due dita per scrivere, e non vale per chi fa altrimenti, ma io mi sono trovata molto bene. Il tempo di scrittura è lo stesso che su una tastiera reale, l’assenza delle accentate non è gran problema, visto che il software permette di accedervi facilissimamente con un dito solo, e lo strumento di correzione automatica è per lo più eccellente. Certo, ogni tanto capita che corregga dove non dovrebbe, ma apprende dagli errori, ergo basta rifiutare una certa correzione per non vedersela più riproposta nel resto del documento. Ho scritto un intero capitolo sul treno, ed è andata benissimo. Complessivamente, per scrivere in viaggio è più comodo l’iPad rispetto all’Air. In genere il sedile del treno è piuttosto distante dal tavolino, e quindi si è costretti a tenere il mac sulle gambe. Ovviamente, tenere l’iPad sulle ginocchia è più comodo rispetto a tenerci un portatile, per questioni di peso e riscaldamento.
Comunque, uso l’iPad per la scrittura anche in altre situazioni. Ad esempio, quasi tutti i post sono fatti con l’iPad. Insomma, credevo che fosse poco credibile l’uso dell’iPad per il mio lavoro, e invece mi sono dovuta ricredere.
Qualcuno mi domandava: ma come fai a tirare fuori i files dall’iPad. In effetti è un po’ un punto debole. Si può usare DropBox, che ho usato per metterci dentro tutto il nuovo libro. Per tirar fuori il capitolo nuovo, invece, ho usato la mail, banalmente. In effetti però farebbe molto comodo la possibilità di salvare il lavoro su una chiavetta.
Complessivamente, inizio a sperare che l’iPad sia il futuro dei portatili. Intendiamoci, ci sono molte cose che un portatile fa e un iPad no. Per dire, l’astrofisica non posso farla su iPad, perché ho bisogno di una certa potenza di calcolo che l’iPad non può fornirmi, anche se esistessero i programmi atti all’analisi dati. Ma io lavoro praticamente sempre in remoto, coi dati fisicamente lavorati su un server. Per cosa uso l’Air? Per scrivere la sera, per navigare. Esattamente le stesse cose che faccio, nel caso della navigazione anche meglio, con l’iPad.
La gran cosa dell’iPad è la rapidità e la snellezza d’uso. Fa quel che devo quasi istantaneamente. Il passaggio da un’app all’altra è immediato, e questo perché sostanzialmente sotto non c’è un vero e proprio sistema operativo. La personalizzazione dell’iPad, poi, è virtualmente infinita. Di app ce ne sono una marea per tutte le esigenze, per cui ognuno può trasformare l’iPad nel tipo di strumento di cui più necessita. È questa l’altra cosa bella dell’iPad: di per sé, certo, non è nulla di eccezionale. È un supporto che però si può piegare a molteplici usi. È ciò che vuoi che diventi, letteralmente.
Certo, qui si apre il capitolo “le app che puoi usare le sceglie la Apple a sua discrezione”. Mentre sulle App la questione è meramente etica, per quel che riguarda libri e fumetti il problema si fa sostanziale, leggi la recente, e ridicola, storia dell’Ulisse di Joyce. È un problema che occorrerà porsi, in futuro, ma quel che auspico è che l’iPad sia “The shape of things to come” (ancora cito Lost, damn…) e che in futuro ci siano altri prodotti del genere anche non Apple. E a quel punto vedremo se Jobs continuerà ad avere questa ridicola ossessione per la pornografia.
In ogni caso, l’iPad ha altri difetti oltre al problema delle app. Innanzitutto, è un prodotto costoso, troppo. Ok, si ripaga, per carità. Credo che nel mio caso la spesa si ammortizzerà in tempi brevi. Resta il fatto che essendo un prodotto indirizzato più che altro allo svago costa veramente troppo. Un’altra cosa che mi dà fastidio è il costo delle app. Per l’iPhone ancora si trovano in giro molte app gratuite, magari con delle limitazioni, ma si trovano, per l’iPad praticamente non ne esistono. Trovare una app che costi meno di 1 euro è praticamente impossibile. Intendiamoci, ci sono programmi per i quali uno spende senza problemi; l’assenza di applicazioni gratuite e il costo medio superiore a quello delle app per iPhone mi fa però temere che sia partita la speculazione su questo tipo di mercato. Vedremo.
Insomma, il bilancio di queste prime tre settimane di uso è molto positivo. È stata una spesa, ma valeva la pena. E adesso, vedete di non farvi guerra dei commenti :P

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Prova, prova…

Mi sento un po’ come avessi ceduto al lato oscuro della forza. Mi sento anche un po’ in colpa, ecco. Come quando compri delle scarpe che ti piacciono a distanza di pochi di giorni dall’ultimo paio, o come quando mangi qualcosa che non dovresti.
Ieri ho preso l’iPad. Motivazioni dell’acquisto:
1) possedere un oggetto la cui batteria duri più delle canoniche due ore, onde usarlo nei lunghi viaggi in treno
2) avere qualcosa di estremamente portatile da usare per scrivere in viaggio
3) avere qualcosa con cui navigare agevolmente dal divano o dal letto
4) avere un oggetto molto portatile col quale vedere bene le foto
Siccome nessuna di queste motivazioni implica la vita o la morte, e l’aggeggio in questione ha un suo (non indifferente) costo, arrivata all’Apple Store mi sentiva un po’ come il bimbo beccato con le mani nella marmellata. Credo di essere persino arrossita quando ho chiesto l’iPad al commesso. Per altro, avevo un enorme punto interrogativo circa la reale utilità del coso: la tastiera virtuale. Infatti la mia idea era di appiccicarci poi una tastiera piccolina WiFi, di cui in casa siamo già forniti.
Comunque, alla fine l’ho preso.
Non farò recensioni. Non sono in grado, non è il mio ramo. C’è gente più esperta di me che sta già riempiendo la rete di analisi più o meno accurate.
Vi dico solo una cosa. Che a parte il piacere dell’uso di un oggetto simile, a parte la bellezza estetica, a parte che le foto ci vanno su che è un piacere, a parte che è un scheggia in qualsiasi cosa gli ho fatto fare finora, dal navigare le 155 migliori foto di Irene che ci ho piazzato dentro al navigare in rete all’aprire una qualsiasi applicazione, a parte che Safari ci gira meglio che sul mio Air, tutto questo post è stato scritto sulla tastiera virtuale. Non ho bestemmiato neppure una volta, e ci ho messo più o meno quanto ci metto quando scrivo dall’Air.
Cioè, voglio dire.

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Non posso esimermi

Ieri c’è stato il mio primo evento Apple. Cioè, ce ne sono stati altri, ma ieri è stata la prima volta che ho seguito la diretta. È che il tablet mi interessava, pensavo potesse tornarmi utile. Ok, in futuro viaggerò meno di quanto ho fatto in passato, ma mi capiterà ancora di scrivere in treno e in aereo, e mi piace stare sul divano a navigare. Una cosa ultraportatile mi stimolava.
Vabbeh, bando alla ciance, via con la recensione.
Il nome è orrendo. Giuliano fa notare che iPad fa tanto iPod tarocco made in China, Zucconi ci ricorda che pad sono gli assorbenti femminili.
L’aspetto è abbastanza così. È un iPhonone di dimensioni colossali. A prima vista pare una mega cornice per foto, di quelle elettroniche che abbiamo usato in ospedale per fare vedere Irene ai parenti che non ce l’avevano fatta ad arrivare in orario apertura nido.
Ma poi arriva la botta. 10 ore di batteria. Ora. Magari non saranno proprio dieci. Magari saranno 8, 7, tié. Ma 7 ore fanno un Roma Torino senza alta velocità. È un sacco.
Io posseggo un Air, lo sapete. E mi piace. Tutto bello sottile, tutto d’alluminio (non saprei più rinunciare all’alluminio, una volta che lo provi diventi dipendente), lo porto ovunque, non pesa. Ma ha due problemi: è un po’ lento e la batteria dura poco. Quello della batteria è un grosso handicap. Ed ecco qua che arriva l’iPad, con una durata ottimale della batteria e che sembra pure accessoriato con un processore molto reattivo, almeno a stare a certi filmati che girano.
E quindi, niente, mi sono innamorata. Già mi ci vedo, sul mio bel trenino, che ci scrivo su. Già mi ci vedo, sull’aereo per il congresso, che metto a punto la presentazione per il mio intervento. Già mi ci vedo, spaparacchiata sul divano, che ci navigo. Lo voglio.
Probabilmente ormai sono semplicemente una fangirl Apple. Oppure Steve Jobbs è davvero il più grande venditore di tappeti della storia del marketing. Ma io ‘sto iPad non vedo l’ora di vederlo in vendita all’Apple Store sotto casa mia.

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