Chi ha detto che la narrativa deve fare concorrenza allo Stato Civile? Ma forse deve fare concorrenza anche all’assessorato all’urbanistica
Umberto Eco, Postille a “Il Nome della Rosa”, Bompiani, 1986
La domanda in assoluto più ricorrente che mi viene fatta da quando faccio presentazioni (ossia ormai dal lontano maggio 2004) è che cosa c’entri l’astrofisica con la scrittura. È che la Mondadori, comprensibilmente, ha venduto il mio essere astrofisico insieme ai libri, e ovviamente la cosa non poteva non stuzzicare la curiosità della gente: perché un astrofisico scrive fantasy e non fantascienza? È una forma di fuga dalla realtà? Ma, soprattutto, essere un astrofisico aiuta a fare lo scrittore?
Fino ad un annetto fa rispondevo che no, in fin dei conti questi due aspetti della mia vita non erano collegati, che tutto sommato vivevano in momenti diversi della giornata – strano a dirsi, ma scrivevo di notte e facevo l’astrofisico di giorno – e che al massimo applicavo la stessa disciplina mentale e alla scrittura e alla ricerca.
Poi, però, ho iniziato a pensarci. Ma dove sta scritto che le due cose non debbano comunicare? In fin dei conti non mi sentivo esattamente dimidiata: ricerca e scrittura convivevano placidamente l’una al fianco dell’altra, a parte ovvie acrobazie per trovare il tempo di far tutto. Magari esisteva un modo per mettere assieme le due cose, chissà…
I Regni di Nashira è nato allora. Ok, prima forse c’erano altre suggestioni, che erano venute fuori da discussioni con Sandrone Dazieri, mio editor, scrittore e amico. Però l’idea di mettermi a costruire il mondo in modo un po’ più consapevole rispetto alla prima volta che l’avevo fatto e cercando di metterci dentro anche i miei studi, ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione del mondo. Per cui: serve l’astrofisica per scrivere fantasy? Sì, serve, e ve lo vado a dimostrare.
Le idee che avevo in testa erano essenzialmente due: volevo un pianeta che girasse intorno ad un sistema doppio – perché Star Wars ci insegna che nulla fa più alieno di un paio di soli in cielo – e in cui ci fosse scarsità d’aria – idea questa che mi era venuta appunto parlando con Sandrone. Per la prima, avevo l’imbarazzo della scelta. I sistemi doppi sono semplicemente due stelle che si girano intorno, o meglio, girano attorno ad un punto chiamato centro di massa. Se una delle due stelle è molto più grande dell’altra, diciamo A è più grande, B è più piccola, il centro di massa cadrà dentro A, e vedremo sostanzialmente B che gira intorno ad A. Altrimenti, vedremo le due stelle che più o meno girano intorno ad un punto che non vediamo.
Di sistemi binari in giro ce ne sono molti. Per esempio, Sirio, una delle stelle più luminose del cielo estivo, è un sistema binario. Esistono anche sistemi multipli, composti da un numero n di stelle legate dalla gravità: Mizar, nell’Orsa Maggiore (magari qualcuno di voi se la ricorderà dalla meravigliosa serie di Asgard de I Cavalieri dello Zodiaco) è composta da sei, dico sei stelle. Comunque. Un sistema binario semplice, con due stelle che si girano intorno, non è nulla di particolare. Io volevo qualcosa di più tragico e spettacolare. Chi di voi ha letto Notturno di Asimov ha visto un pianeta che girava intorno a sei stelle, senza notte. Una volta ogni svariati secoli, le stelle vengono eclissate dalla luna del pianeta, causando pochi, devastanti minuti di notte. Immaginate la notte in un posto che non ne ha mai conosciuta una, in cui c’è sempre luce. Ecco, volevo qualcosa di tragico, che mettesse in discussione le credenze, le certezze degli abitanti del pianeta esattamente come la notte in Notturno.
La fisica mi fa gioco. Il bestiario di sistemi binari è composto da ben più che due semplici stelle che si girano intorno. Una delle due stelle, ad esempio, può essere un oggetto compatto, come una nana bianca. Una nana bianca è il “cadavere” di una stella di dimensioni non molto diverse dal sole: quanto le reazioni termonucleari che la fanno splendere cessano per esaurimento del carburante, la stella si comprime, diventando più piccola e caldissima. Il suo destino è quello di raffreddarsi lentamente – molto lentamente – fino a non essere più visibile. Per inciso, alcune nane bianche sono fatte di carbonio, e il carbonio ad alta pressione diventa…esatto, diamante. Altro che De Beers…Oppure in un sistema binario ci possono essere casi di vampirismo: sotto certe condizioni, una delle due stelle può “succhiare” materia all’altra. L’immagine è suggestiva, come mostrano anche le rappresentazioni pittoriche.

O, ancora, ci sono sistemi binari che contengono buchi neri; un buco nero è una stella morta, come la nana bianca, solo che la stella che l’ha generata ha una massa di decine di volta quella del Sole, per cui, quando il carburante finisce e la stella si spegne – in questi casi in genere lo fa in modo spettacolare, con un enorme botto che si chiama esplosione di supernova – genera un oggetto in cui la densità è infinita. È un concetto impossibile da immaginare, e infatti i buchi neri sono bestie strane e affascinanti, sulla cui stessa esistenza a lungo si è dibattuto. Comunque, come vedete, di roba interessante non ne manca. Per non essere spoilerosa, non vi dirò cosa scelsi più o meno due anni fa, quando iniziai a pensare a Nashira e al suo sistema binario. Chi ha letto il libro, sa quali sono le caratteristiche di Mira, la stella rossa, e Cetus, la stella bianca, che illuminano Nashira. Detto incidentalmente, i nomi non sono scelti a caso: Mira è una stella variabile, ossia la sua luminosità varia nel tempo, e si trova, indovinate un po’, nella costellazione di Cetus. Per altro, Mira è la prima variabile mai scoperta, e il suo nome, infatti, significa “meravigliosa”. Nessuna aveva mai visto nulla di simile, prima. Cetus, invece, vuol dire balena.
Trovato il sistema binario, mi è venuta in mente un’altra idea. Volevo rendere Nashira il più possibile peculiare. Niente di meglio, allora, che agire sull’alternanza delle stagioni. Ad esempio, sarebbe interessante un posto in cui le stagioni non si alternino: ci sono dei posti in cui è sempre estate, altri in cui è sempre autunno, altri sempre inverno…Ma è possibile? Certo che sì. Perché sulla Terra ci sono le stagioni? È a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’Eclittica. Innanzitutto, cos’è l’Eclittica: è quel piano sul quale si trovano più o meno i pianeti nel loro moto di rotazione intorno al Sole. Ora, tutti sappiamo che oltre al moto di rivoluzione intorno al Sole, i pianeti girano anche su se stessi, intorno ad un asse. Quest’asse, a seconda del pianeta, ha un’inclinazione rispetto al piano dell’Eclittica. Ad esempio, Urano ha un asse inclinato di circa 8°, il che ne fa un pianeta che letteralmente “rotola” sull’eclittica.

Nel caso della Terra, l’inclinazione rispetto al piano dell’Eclittica è di circa 70°, quasi perpendicolare. Appunto, quasi, e il trucco sta tutto lì. Durante la rivoluzione intorno al Sole l’inclinazione dell’asse terrestre rimane invariata. Ciò significa che l’angolo con cui i raggi del Sole colpiscono la stessa porzione di globo cambia a sei mesi di distanza. Anche qui, vi allego disegnino.

Immaginate che il sole stia al centro della figura. A sinistra, in inverno, la città di Allentown viene illuminata con raggi radenti, a destra, in estate, da raggi più perpendicolari. E sappiano tutti che i raggi radenti illuminano – e dunque riscaldano – meno di quelli perpendicolari. Infatti d’estate al tramonto si respira, a mezzogiorno si muore di caldo.
Dunque, affinché su Nashira non ci fossero le stagioni, bastava far sì che l’asse di rotazione fosse dritto, perpendicolare rispetto al piano di rotazione intorno a Mira e Cetus. Immaginate infatti la stessa figura precedente nel caso in cui l’asse di rotazione fosse dritto. Vi allego ulteriore figura.

I riflettori fanno le veci del sole. Se spostate il pianeta a destra dei riflettori, l’angolo con cui la luce incide sulla superficie, a qualsiasi latitudine – ossia per qualsiasi distanza (angolare) dall’equatore – non cambia. Ecco a voi Nashira.
Ecco qua. È solo l’inizio, ovvio, ma il mondo è creato. E per altro vi assicuro, come quelli che hanno letto il libro avranno già intuito, che la presenza del sistema binario, e la scelta della tipologia dello stesso, ha segnato il destino di Nashira: quando ho fatto quello, la storia è venuta fuori da sola.
Lascio a voi l’interpretazione dell’enigmatica citazione in apertura a questo post. Di mio dico solo che a volte serve un fisico per scrivere una storia ambientata in un altrove
Riferimenti per le figure
http://members.wolfram.com/jeffb/poster/poster.html
http://www.astronomy.org/programs/seasons/
http://www.skylive.it/123StellaSistemaSolare/urano.aspx
P.S.
Questo post partecipa al Carnevale della Fisica.