Ieri c’è stata la sfida all’OK Corral, almeno a quanto mi dicono. Io, a quell’ora, stavo guardando Big Bang Theory e, di seguito, leggendo Il Signore degli Anelli. Per meglio dire, sapevo che ieri sera Berlusconi era ospite di Santoro, una cosa effettivamente inusuale, ma essendo una delle poche illuse che ancora credono che il Berlusconismo sia una fase chiusa della storia patria, la notizia aveva per me l’interesse del gossip sulla colonna destra di Repubblica Online: una curiosità, nulla di più.
Mi sveglio stamattina, e scopro invece che Twitter e Facebook sono invasi da commenti sulla serata, che avrà fatto il miliardo share, immagino. La si commentava come si fa con Sanremo, o X Factor. Tutti lì a guardare. Scusate la domanda impertinente, ma guardare cosa?
Berlusconi gira in Italia da vent’anni. In questo lasso di tempo, l’abbiamo visto ovunque, intervistato da chiunque, su qualsiasi argomento. Non credo esista qualcosa del Berluska-pensiero che ci sia oscuro. Ora che è iniziata la campagna elettorale, siamo piombati di nuovo nel passato, con l’occupazione militare da parte del Cav. di tutte le reti. Va ovunque a fare il suo solito show di promesse esorbitanti (a quando l’intramontabile “più figa del tutti”?), vittismo, pestare di piedi davanti al giornalista di turno. L’abbiamo visto un mare di volte, è uno spettacolo noto, che poteva ancora avere qualche vago interesse nel ’94, ma oggi, 2013, è solo il solito vecchio cabaret. Ma, mi si dirà, c’era la novità Santoro, la nemesi di Berlusconi in tutti questi anni, il giornalista capace di metterlo in difficoltà, blablabla. Appunto. Già solo il fatto che Berlusconi abbia deciso di andare anche a Servizio Pubblico a far la sua campagna elettorale significava che aveva già messo giù le cose in maniera tale che fossero a lui vantaggiose. Voglio dire, se non aveva avuto alcuna garanzia, che ci sarebbe andato a fare? Ad alzarsi dopo due minuti di intervista mandando tutti a quel paese? E infatti, scopro stamane, che l’intervista inizia con ampie rassicurazioni che non si parlerà dei processi. Che è come dire parliamo di cattolicesimo, ma lasciamo perdere il Papa, la Madonna e la Trinità.
Stamane, tutti delusi: eh ma non gli ha fatto le domande, eh ma c’ha fatto bella figura, sembrava uno spettacolo comico di quart’ordine. Che è quello che Berlusconi ci proprina da vent’anni. Ripeto, da vent’anni.
Ma leggendo i commenti, finalmente, stamattina capisco. Ci ha fregati di nuovo. Siamo, ancora, tutti là a parlare di lui. Che se ne parli bene o male, purché se ne parli. Anch’io, come vedete. Ormai vincere le elezioni sembra quasi superfluo. Perché Berlusconi ha già il potere, dopo anni di fallimenti, cattiva politica e ruberie varie alle spalle dei cittadini, di dominare l’immaginario collettivo, di monopolizzare il discorso pubblico. Lo studieremo davvero nei libri di storia (e in quelli di sociologia, spero), perché quest’uomo ha impresso il suo faccione sullo stivale, e ha cambiato l’Italia. Fine.
L’altra cosa che ho capito, con vent’anni di ritardo pure io, è che se davvero siamo stanchi, se davvero vorremmo sperare di voltar pagina (non so esattamente per vedere cosa, dato il desolante panorama politico odierno, ma tant’è), dobbiamo fare come coi bambini. Intorno ai due anni, Irene ha fatto un mare di capricci: pianto e stridore di denti, urla, e no sparati a qualsiasi domanda. Dopo qualche mese con le mani nei capelli, abbiamo capito: dovevi ignorarla. Fai i capricci? Rotolati pure per terra, non è un mio problema. Non vuoi mangiare? Digiuna, una sera senza cena non ha mai ammazzato nessuno. Ecco. Berlusconi va ignorato. Più se ne parla, più si dimostra che lui c’è ancora, vivo e vegeto, e capace di abbindolare la gente ora come allora, e con le stesse, identiche parole. Ma basta, sentite. Ma che palle.
Mi rendo conto che questo post è autocontraddittorio, ma ce l’avevo in punta di lingua. Ora, fedele al mio pensiero, chiudo l’argomento, e me ne torno alle cose terra terra: il pediatra, la palestra, e la scrittura, vivaddio, che figli e narrativa sono forse l’unica cosa che vale davvero fare in tempi del genere.