Sono orfana di serie tv. Finito Lost, in attesa tremebonda di un Misfits che chissà come sarà senza Nathan, sono alla ricerca di qualcosa con cui riempire queste serate di pausa che mi sto prendendo tra un libro e l’altro. Sì, perché ho finito la prima stesura del primo tomo de I Regni di Nashira, e lo sto facendo decantare un po’ in attesa dell’editing, e prima di pensare al quinto de La Ragazza Drago voglio riposarmi un pochino. Ho scritto un sacco, davvero, e forsennatamente. Ho bisogno di un po’ di pausa. Comunque, come al solito sto divagando.
I palinsesti estivi, si sa, non sono il massimo se hai voglia di vedere qualcosa di interessante. Ma per fortuna c’è Sky, che in vacanza ci va sempre a mezzo servizio, per cui qualcosa di interessante c’è sempre. In particolare, ho beccato due cose: Falling Skies e Borgia.
Dunque, Falling Skies. Il trailer prometteva bene, e l’attacco, con l’invasione aliena raccontata attraverso i disegni e i racconti dei bambini, era da applauso. Peccato che poi tutto appassisca abbastanza rapidamente. L’invasione aliena è un tema stra-abusato, se ne vuoi parlare devi inventarti qualcosa di nuovo, o essere un grandissimo narratore. Di nuovo in Falling Skies non c’è niente, e quanto a narrazione il ritmo in molti pezzi latita. I personaggi al momento sono più che altro etichette, per altro viste già in miliardi di altre produzioni simili: il padre saggio e coraggioso infilato in una situazione estrema, il bambino traumatizzato, l’adolescente inquieto, il militare stronzo. Al solito: va bene giocare con gli stereotipi, ma presentarceli invece così, senza un minimo di rielaborazione, fa solo sbadigliare. C’è qualcosa che si salva? Mah, nel complesso la serie si fa vedere, per quella piacevole sensazione di intrattenimento senza impegno. Tutto è abbastanza innocuo, e comunque i mondi post-apocalittici hanno sempre il loro perché. Ma per chi si è visto roba come Battlestar Galactica, o anche solo un Ken il Guerriero, siamo proprio su un altro pianeta, e per psicologia dei personaggi, e per efficacia della messa in scena.
Veniamo a Borgia. Allora, non è la serie americana con Jeremy Irons, ma un’altra europea uscita lo stesso anno. Quella che ho visto io è l’anteprima dei primi due episodi: gli altri andranno in onda a novembre.
Piccola parentesi: i Borgia sono una famiglia italiana. Come efficacemente detto altrove, nella loro storia non manca proprio niente: incesti, omicidi, papi con duemila amanti e ottocento figli, tutti gli ingredienti che fanno tanto feuilleton, insomma. Ecco, perché a nessun italiano è venuto in mente di fare una bella fiction sui Borgia? Ci hanno dovuto pensare i francesi, mentre noi continuiamo con le agiografie dei santi e dei poliziotti. Come lo sapete io ho i miei cult nella fiction italiana, ma resta il fatto che comunque papi, santi e forze dell’ordine se la regnano nella fiction. Vabbeh. Veniamo al merito della serie. Devo dire che m’è piaciuta. Due ore di ottimo intrattenimento. Si comincia maluccio, a dire il vero: a causa della caterva di personaggi che devono venire introdotti, per altro legati tutti da parentele multiple e dispersi in giro per mezza Italia, l’inizio è piuttosto confuso. Scene brevissime, si salta di continuo da Pisa a Roma, da una location all’altra, in una girandola che rischia di fare venire il capogiro allo spettatore. Rapidamente le cose però si assestano, e ci si appassiona quasi subito alle vicende dei bastardissimi Borgia, perennemente impegnati in due principali attività: fornicare possibilmente con minorenni o donne sposate e brigare per avere il potere assoluto. Bella la fotografia, belli i costumi, belle anche le ricostruzioni della Roma rinascimentale, che, per chi ci vive come me, sono un piacere per gli occhi. Ok, hanno l’aspetto di quadri ad olio, ma mi è sembrata un’ottima trovata per mascherare una CG non proprio sublime, mentre un po’ più grave è che di tanto in tanto i personaggi sembrino appiccicati su sfondi dipinti, ma è un’impressione che si ha giusto un paio di volte in tutto. Per il resto, nonostante gli intrighi tessuti dal futuro Alessandro VI siano abbastanza complessi, la narrazione è solida, e lo spettatore capisce tutto. I personaggi sono molto interessanti, e ben narrati nelle loro contraddizioni. Mi aspetto molto da Cesare Borgia, che pare un bel personaggio, di quelli tormentati e combattuti tra opposte inclinazioni. Poi, vabbeh, c’è un certo qual gusto per lo shock che lascia un po’ perplessi (il pappa che ciuccia dalla tetta, il sangue a ettolitri), ma tutto sommato è una porzione minoritaria del prodotto, e comunque rende bene il periodo storico, che – sebbene si fosse alle soglie del Rinascimento – era bello truce forte. Insomma, io mi sono divertita, e mi scoccia alquanto dover aspettare novembre per vedere il seguito.