E qui occorrerebbe aprire con questa. Solo che non è che ci azzecchi poi tantissimo col resto, ma ugualmente non potevo esimermi, dato il titolo.
Con colpevole ritardo, ho scoperto Boris. Le prime puntate le vidi su Cielo, ed erano praticamente tutte della seconda stagione. Incuriosita mi presi il cofanetto della prima, me la vidi da sola, e adesso me la son rivista con Giuliano. Inutile dire che ci siamo appassionati al volo. Non ci addormentiamo se non ci spariamo almeno due puntate a sera. È che quel set è una metafora così dannatamente efficace di come vanno le cose in questo paese che uno non può non solidarizzare. Con tutti, per altro, vittime di un meccanismo inesorabile che spinge verso il basso, livellando ogni guizzo di creatività, ammazzando sul nascere ogni ambizione. Ma quello che ci ha fatto davvero innamorare è stato Renè Ferretti. C’è qualcosa di tragico e di grande, in Renè. Perché Renè non è uno che non è capace di far di meglio, non è che Gli Occhi del Cuore 2 sia il massimo che sa fare. La tragedia sta proprio qui: lui è uno bravo, ha fatto cose, continua a farle, a volte, come il famigerato cortometraggio sulla formica. Ha vinto persino premi. Ed è approdato infine a quell’inferno i terra di produttori maneggioni, direttori di rete fantozziani e attori cani. E la passione e la bravura ogni tanto emergono, nella sua capacità di far fronte all’ennesima richiesta assurda di Corinna, all’ennesimo delirio di Stanis, al pugno con cui dirige una cosa che gli fa oggettivamente schifo, piegandosi a tutti i limiti di una professione infame. È uno che le cose brutte le fa di proposito. Perché è quello che gli chiedono, perché i mezzi sono quelli, perché il sistema è così, e non ci puoi fare niente.
Ok, la facilità con cui si piega al compromesso ricorda fin troppo bene quella caratteristica tutta italiana di dire “le cose sono così, non posso fare altro che adeguarmi”. Non glielo ha imposto il medico, di girare Gli Occhi del Cuore. O forse no? Il mutuo da pagare ce l’hanno tutti…Ma la sua tragicità sta proprio nel fatto che nonostante tutto è uno bravo, e lo resterà. E per questo è una specie di eroe. Perché tutte le bastonate del mondo non gli tolgono il talento, che di tanto in tanto sfoga in solitaria. Perché in fin dei conti resta un puro. Fa uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare, no?
A volte mi sono messa lì a pensare chi sia il “cattivo” nella serie. Perché tutti sono fin troppo consapevoli di star girando monnezza. Duccio la farebbe pure una fotografia migliore, servisse a qualcosa, Lopez passerebbe pure alla fiction di qualità, se la rete decidesse che venderebbe. Sono tutti incastrati in un meccanismo perverso che li costringe a dare il peggio. Ma quando si va a cercare chi quel meccanismo l’ha creato, non si trova. I vertici di rete? Il pubblico che si beve le peggio schifezze? Non si sa. Semplicemente è così, da sempre. E la tragedia è questa.
Non so, a me pare che la metafora sia fin troppo scoperta. Sono anni che chiniamo il capo e facciamo il meno che possiamo convinti che sia così vuole la maggioranza. Non andiamo a votare, che tanto il nostro voto è inutile a fronte di quello degli altri. Ci facciamo raccomandare per non dover aspettare tre mesi per una TAC, perché tanto è così che funziona. Ci rassegniamo ad una televisione inguardabile perché siamo convinti che così piaccia alla maggioranza. Ma chi sono questi altri? Chi è che ha cominciato? Chi è stato il primo che ha imposto il peggio come norma? Ma sarà mica che siamo topi che non solo si sono costruiti la trappola da soli, ma continuano a tenerla ben oliata e funzionante?
Io non lo so se il mondo della fiction è come Boris. L’Italia di sicuro lo è.