Archivi tag: elezioni

Considerazioni laterali alle elezioni

La politica mi ha sempre interessata molto, credo si intuisca :P , ma analisi serie sul voto non sono in grado di farne. Non è neppure il mio mestiere, a dirla tutta. Ma ieri notte, mentre l’insonnia mi teneva sveglia sui numeri dello spoglio, mi sono venute in mente un paio di considerazioni che condivido con voi.

L’imprevedibilità della storia
Chi mi segue su Twitter forse avrà notato, qualche settimana fa, un tweet in cui segnalavo un podcast storico di cui mi sono appassionata: HistoryCast. In verità lo storico di famiglia è Giuliano, ma in questa ha tirato dentro anche me, che in storia non sono mai stata granché forte. Comunque. Ascoltando i podcast (che vi consiglio, perché davvero ben fatti e appassionanti) mi sono resa conto di quanto sia difficile, persino dalla distanza di qualche centinaio di anni, interpretare efficacemente la storia, capire perché è successa una cosa piuttosto che un’altra. Più di una volta, durante l’ascolto, mi sono domandata i contemporanei dell’evento storico come l’avessero vissuto, che ne avevano pensato. Ecco però che anche la contemporaneità è di difficile interpretazione. Più o meno sembrava essere nell’aria un buon risultato per il PD, ma chi si sarebbe mai aspettato percentuali del genere? Il mondo è un posto complicato, in cui risalire l’infinita catena di cause ed effetti è il più delle volte proibitivo, e il cuore dell’uomo e della massa spesso insondabile. Non esistono risposte facili a problemi complessi, e forse questo spiega anche il risultato elettorale. O, almeno, mi piacerebbe fosse così.

L’eterno derby
Non era neppure iniziato lo spoglio, c’erano solo i dati delle proiezioni, e già in rete era partito il carosello dei vincitori che sfottevano i perdenti. Stamattina è anche peggio. Il tono è esattamente lo stesso che le tifoserie usano durante i derby: umiliazione dell’avversiario, “semo mejo noi”, gioia non tanto perché la propria idea del mondo avrà una rappresentazione maggioritaria in Europa, ma perché l’altro ha perso e aveva torto. Ora, il primo a sposare questa visione calcistica delle elezioni è stato proprio Grillo. Io me lo ricordo Facebook di questo periodo, lo scorso anno. Quindi vale anche un po’ il discorso “chi di sfottò ferisce, di sfottò perisce”. Io lo capisco che, dopo mesi di insulti di tutti i generi, uno voglia prendersi la sua rivalsa. Ma questa non è una partita, in democrazia non si punta a distruggere l’avversario, e non è che “abbiamo vinto noi, po-popo-popo-po-po”. Non è così, in gioco c’è molto più che lo scudetto e l’avversario politico non è il “nemico”. Quindi questi caroselli da vittoria dei mondiali forse possono tirar su l’umore il lunedì mattina, ma sotto sotto ci svelano una realtà desolante: siamo ancora al campanile. Io non lo so se sia colpa della nostra storia travagliata, dell’aver vissuto separati, spesso in guerra fratricida, per secoli, ma il campanilismo, la divisione in fazioni è la vera carattaristica di questo paese, ed è forse quella che ci tiene ancora inchiodati qui, al margine della modernità, incapaci di diventare una democrazia matura.
Ripeto, ha cominciato Grillo (in verità ha cominciato davvero Berlusconi, un ventennio fa, ma Grillo ha raffinato la tecnica), indicando senza se né ma il nemico in chi non vota Movimento 5 Stelle. Ma adagiarsi su questa lettura puerile della realtà, facendo la pernacchia a chi ci dava ieri del cretino o del connivente non è esattamente il modo giusto per cambiare le cose. Non ci si può sempre dividere in fazioni in constrasto su ogni cosa, che si odiano a prescindere come i tifosi della Roma odiano quelli della Lazio. Ma tant’è, il clima politico adesso è questo. Spero in un’inversione di tendenza che ci faccia prima o poi diventare una democrazia vera, ma la strada mi pare lunga.

Votare contro
L’unica volta in cui l’elettorato in Italia si compatta è quando occorre votare contro qualcuno. Il 40% e passa del PD non è un attestato di fiducia a Renzi, o almeno non lo è del tutto. È soprattutto una certificazione di sfiducia verso Grillo. Grillo ha fatto paura, e la gente ha reagito col famoso “voto utile”. E la gente aveva anche ragione a spaventarsi: tribunali del popolo, lo spauracchio di Hitler, una retorica sempre violenta e di demonizzazione dell’avversario…non dico che Grillo sia pericoloso in sé, ma i disocorsi che fa lo sono di sicuro, la visione del mondo che ha espresso in questa campagna elettorale è respingente per molta gente (me compresa, per dire). E allora ecco che si vota contro, come se non sapessimo mai esattamente quel che vogliamo, ma fossimo sempre ben capaci di dire cosa non vogliamo. E anche questa, purtroppo, non è una bella cosa. Forse è semplicemente che da vent’anni a questa parte non siamo in grado di esprimere una classe politica davvero incisiva e convincente, o forse questo è lo spirito del nostro popolo. Chissà. Ma forse anche su questo dovremmo riflettere.

Le buone notizie
Si riassumono, per quel che mi riguarda, soprattutto nel fatto che per una volta siamo i virtuosi d’Europa. No derive populistiche di vario genere, no razzismo, no antieuropeismo. In un’Europa che nel complesso ha perso la bussola, noi rimaniamo saldi, e scegliamo chi ha tenuto i toni più bassi ed è portatore di un’idea salda di Unione. È una cosa così rara che dovremmo davvero rallegrarci. Ok, non che quest’Europa funzioni al meglio, non che vada tutto bene, ma l’unione è un processo inevitabile, che s’è innescato molti anni fa, e che semplicemente è espressione di un’operazione più vasta di globalizzazione che spero porti un giorno all’abbattimento di tutte le frontiere. Ecco, siamo ancora dentro e ci crediamo. È una cosa bella, forse l’unica per la quale dovremmo rallegrarci, tutti, stamattina.

11 Tags: , , ,

Un’intervista e due consigli

Stamattina una segnalazione e due consigli.
La segnalazione è questa mia intervista per Fantasy Planet.
I consigli riguardano invece il voto, e mi sa che sono un po’ tardivi, ma vabbeh, al massimo serviranno per la prossima volta.
Uno: ciucciare la matita copiativa è inutile e dannoso. È inutile perché il fatto che vi pare si possa cancellare è appunto, apparenza. La mina delle matite con cui si vota è fatta apposta per lasciare traccia di qualsiasi tentativo di contraffazione, sia a mezzo gomma che a mezzo altri solventi. È spiegato tutto qua. No, non vi potete portare la penna da casa: se votate con altro che non sia la matita che vi danno, invalidate il voto, perché la scheda risulta riconoscibile. La scheda NON DEVE essere riconoscibile, per contrastare il voto di scambio (ti do dei soldi se voti Tizio, e un modo per provarmi che l’hai votato è rendere la tua scheda riconoscibile). Inoltre, se ciucci la matita, rischi di lasciare sbaffi e ulteriori segni di riconoscimento sulla scheda. È infine dannoso perché se tutti si ciucciano la matita ti puoi beccare un po’ la qualunque, dal raffreddore, all’epatite, al morbo che tutti ci colse.
Due: no, non è bello né divertente postare la foto della tua scheda con su il tuo voto. È reato. Sempre per quella questione del voto di scambio. Si rischia la reclusione da tre a sei mesi e una multa da 300 a 1000 euro. Se mettete la foto sui social network, magari anche con la localizzazione attivata, state mandando un invito a denunciarvi.
A ‘sto punto, forse dovrei anche ricordare che questo era uno scherzo :P .
https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/525628_4261604499823_793352090_n.jpg

5 Tags: , ,

Mezzo bicchiere

Un tempo ero ottimista. Poi non lo so che è successo. Più o meno sulla soglia dei diciotto ho iniziato a pensare che per farsi meno male occorresse fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Credo abbia qualcosa a che fare con le delusioni amorose del periodo. In ogni caso, smisi di vedere il bicchiere mezzo pieno e a intravedere invece catastrofi a ogni pié sospinto.
Così ieri, mentre Sandrone esultava al primo exit pol, io rimanevo moderatamente fredda – anche perché non avevo idea delle idee politiche della persona in stanza con me e volevo evitare una sfibrante discussione “Berluska sì, Berluska no”. È che ricordo quell’anno tremendo che gli exit pol davano Prodi in vantaggio, e poi, come in un incubo, più sezioni venivano scrutinate e più Prodi sprofondava. Vincemmo di misura, roba che se mia nonna quel giorno aveva il raffreddore e non andava a votare vinceva Berlusconi.
Poi hanno iniziato gli scrutini, e Pisapia e De Magistris volavano. Ma io restavo a terra. A Roma succede sempre che quando scrutinano le ultime sezioni la situazione si capovolge. Infine, alle 18.00, mentre soffrivo dal fisioterapista, anch’io ho dovuto capitolare. Avevamo vinto. E pure alla grande.
E allora com’è che oggi mi sembra tutto uguale a prima? Perché a me piacerebbe davvero credere che tutto questo significhi che le cose stanno cambiando, che finalmente l’incantesimo s’è rotto e gli italiani vedono Berlusconi per quel che è: un vecchietto affetto da priapismo troppo preoccupato dai suoi guai giudiziari per riuscire davvero a governare. Vorrei davvero credere che a Milano, Trento, Napoli il popolo abbiamo voluto mandare un preciso segnale. Ma non ci credo. È più forte di me. Vorrei che tutto questo significasse qualcosa di più di un generico “l’amministrazione tot ci ha rotto le scatole”, ma non ce la faccio. Ok, a Milano ha vinto un comunista. Vabbeh, ok, quelli veri non esistono più, ma Pisapia non è esattamente un moderato. Ma per me questo non significa che l’Italia, per dirne una, è pronta ad un presidente del consiglio gay, ma che Moratti deve aver fatto davvero schifo in questi anni.
È che questa mi sembra la solita risacca. Gli italiani semplicemente odiano essere governati. Infatti, a parte lo strapotere della DC negli anni che furono, io non ricordo due politiche consecutive in cui abbia vinto lo stesso partito. Dopo due, tre, cinque anni di governo gli italiani semplicemente si stufano, e zompano dall’altro lato della barricata. Lo chiamano bipolarismo, a me sembra semplice qualunquismo. E io penso che non è questo quello di cui l’Italia ha bisogno ora. Noi abbiamo bisogno di una rivoluzione, dei costumi, del modo di intendere la cosa pubblica, dell’etica. Qui ci vuole una rinascita, altro che. Non l’ennesimo “voto contro”.
Ora. Probabilmente sono soltanto io che sono pessimista, e che non ho capito. Che dopo quasi vent’anni, se ho ben capito, a Milano torni la sinistra è indubbiamente un fatto epocale. Ma io mi domando: è una cosa solo locale? Come locale è stata tutto sommato l’elezione di Alemanno qui da noi. È stato un voto contro Rutelli e per la paura. Non ci fosse stato il caso Reggiani, forse sarebbe andata diversamente. Ma soprattutto: chi ha votato Pisapia l’ha fatto perché s’era stufato della Moratti, o perché sente come me che c’è bisogno di cambiare direzione in toto, rivedere le nostre politiche sociali, cambiare atteggiamento verso i migranti, verso le minoranze di qualsiasi genere, in una parola piantarla di aver paura e affrontare a testa alta il futuro?
Non lo so. La gente intorno a me mi sembra uguale a prima. E fino a quando non cambia la testa della gente, non c’è speranza.
Però ieri sera, se mi fossi ricordata di metterla in frigo, una bella birra ghiacciata me la sarei bevuta alla salute di Pisapia. Me la berrò stasera. Prosit, e speriamo che al prossimo giro tocchi a tutti gli italiani

21 Tags: , ,