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Contraddittorio e democrazia

Di recente c’è una nuova moda. Il contraddittorio. Ossia quell’idea per la quale se uno dice una cosa, afferma i suoi valori, ci deve essere uno che la pensa al contrario che dice anche la sua.
Esempio. Tutti giù a dire che l’altra sera, a Vieni via con Me, è mancato il contraddittorio. È mancato uno che dicesse “ma no, ma non è vero che la ‘ndrangheta cerca nella Lega un referente politico”. È mancato uno che dicesse “ma no, l’eutanasia è una cosa orrenda, è un omicidio”.
La gente che dice questo, in genere tira in ballo la democrazia, la parola in assoluto più abusata – e meno compresa – di tutto il vocabolario.
Prendiamo il primo esempio che ho fatto.
Voi, prima di lunedì sera, avevate mai sentito dire che la ‘ndrangheta ritiene la Lega un valido alleato politico? Io no. E avevate mai sentito dire che la mafia ha ampi interessi al nord? Io sì, ma sapete come? Leggendo il Rapporto Ecomafia dell’Edizione Ambiente, che non è esattamente l’ultimo best seller di Vespa. In compenso, in tutti i telegiornali sento ampiamente strombazzati – anche giustamente, per carità – tutti gli arresti, le retate contro la criminalità organizzata. Sento i politici prima tuonare contro la magistratura, salvo poi appropriarsi dei successi che consegue nella lotta al crimine. E quindi il contraddittorio c’è già stato, e non una volta sola, una sera, per due ore, sulla rete più bistrattata del servizio pubblico, ma ogni giorno, durante ogni tg.
Secondo esempio.
Durante il caso Englaro la voce della Chiesa non è stata affatto zittita. Anzi. La sua opinione era praticamente l’unica che si ascoltava. Per bocca dei suoi esponenti, ma anche per bocca di tutti quei politici che dei vertici ecclesiastici si sono fatti portavoce, spesso senza neppure essere credenti o praticanti, in un bel trionfo di ipocrisia. Voi l’avevate mai sentita la voce di Beppino Englaro? Io mai. Mina Welby non sapevo neppure che faccia avesse.
Il contraddittorio, anche qui, c’è già stato: è uscito dalle parrocchie, è stato ripetuto nei tg e nelle trasmissioni di approfondimento.

La cosa che mi piace di Vieni via con Me è che dà voce a chi in genere non ha diritto di parola. Fa parlare persone che non hanno mai avuto i mezzi né soprattutto l’opportunità di parlare, di dire ciò che avevano nel cuore. Esprime il pensiero di una maggioranza silenziosa e sfiduciata, che è troppo moderata, troppo intelligente per trovare spazio in tv. Finora questa gente s’era limitata a parlare sul web, a diffondere la propria parola in circoli ristretti. Adesso va in prima serata, raggiunge milioni di persone, che non solo non cambiano canale, ma ascoltano assorte.

E vi dirò anche una cosa sulla democrazia. Sì, la democrazia è pluralità di voci. Ma non vuol dire esprimere i concetti sempre a coppie, come se il cittadino non fosse in grado di ragionare con la propria testa, di trarre le legittime conclusioni se non sente le due campane una affianco all’altra. È diritto di tutti ad avere voce, che è cosa diversa dal diritto al contraddittorio.
Per mesi, le voci di quelli come Mina Welby sono state messe a tacere, ridotte ad esprimersi in luoghi in cui pochi potevano ascoltarle. Adesso la bilancia è stata riequilibrata. E questa è democrazia.

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