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Tra 26 giorni

Scusate se il post di oggi sarà breve. È strettamente connesso a quello di ieri.
Come avete visto, Nihal sta per tornare, e, a giudicare dallo sguardo di copertina, è parecchio incazzata. E ne ha ben donde, direi…ma questo lo giudicherete voi il 28 Ottobre. Ebbene sì, c’è la data di uscita: dal 28 Ottobre potrete leggere le nuove avventure di Nihal. Il libro sarà presentato a Lucca, dove ho un’infilata di eventi che levati. Vi do i primi ragguagli.
Il primo è Venerdì 31 Ottobre, ore 17.00, all’Auditorium San Girolamo, per la premiazione del contest che sarà lanciato prossimamente.
Il secondo è per il giorno seguente, Sabato 1 Novembre, ore 17.00, all’Auditorium San Francesco. In questo caso parteciperò ad una tavola rotonda.
Infine, l’evento clou: la presentazione, assieme all’immancabile Sandrone Dazieri, di Cronache del Mondo Emerso – Le Storie Perdute. L’orario è da definire, ma il luogo è l’Auditorium San Romano.
Molti mi hanno chiesto di eventuali firme copie; mi sto informando, spero ci siano come tutti gli anni.
Il programma è in via di definizione, per cui potrebbero esserci variazioni o aggiunte. Al solito, controllate il sito, Twitter e Facebook per tutte le infomazioni.

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Ieri

Ho un miliardo di cose da fare stamattina, per cui perdonatemi se sarò molto breve.
Vi posto un paio di testimonianze fotografiche di ieri, della sempre ottimerrima Rossella :P , che ringrazio un sacco per la bella giornata di ieri. Mi hai fatto ritagliare qualche ora di relax in una giornata davvero convulsa, e per me è un mezzo miracolo :) .
Grazie tantissimo a Nancy, Giovanni, Arianna, Marta, Stefania Berbenni e la Mondadori Multicenter di Milano: sono stata proprio bene, è stata un’esperienza divertente e molto piacevole.
Grazie, ovviamente, a tutti quelli che son venuti a sentirmi, anche solo per pochi minuti. Spero di non avervi annoiati troppo :P .
Bon, vi ricordate, sì, che il prossimo incontro è questo venerdì, ore 19.30, a Pietrasanta? Anyway, ci sentiremo di sicuro prima di allora :) .

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Succede solo a Lucca

C’è qualcosa che rende la fiera di Lucca unica nel suo genere. Sì, certo, la roba che puoi trovarci, sì, certo, le dimensioni spropositate, sì, ok, il cosplay ai massimi livelli. Ma non basta.
Lucca per anni è stato per me un mito. “Una volta dovremmo andare a Lucca”, ci dicevamo con Giuliano quando facevamo cosplay. Ma sapevamo che forse non ci saremmo andati mai.
Poi, esce il mio libro, e il secondo lo presento lì. Da allora mi sono innamorata, e Lucca è stata sempre imprescindibile. Praticamente ogni anno mi autoinvito. Devo andarci, o l’annata in qualche modo non è completa. Giusto lo stato di prostrazione pre-parto + diabete mi ha potuta fermare lo scorso anno. Stavolta invece non sono mancata, e la cosa è stata fruttuosa. Procedo per capitoli, probabilmente sarà un post fiume, per cui ve ne agevolo la lettura.

Sabato: il preludio
Sapevamo che il tempo avrebbe fatto schifo. Però, non so, eravamo animati da una sana incoscienza, probabilmente. E sabato non faceva così schifo. Cielo grigio, ad incorniciare però i colori di un autunno lucchese assolutamente spettacolare: ho provato a fare un paio di foto, ma ero di fretta dalla macchina, per cui non rende proprio per niente.
In valigia avevo una mezza specie di cosplay: il vestito che avevo comprato in viaggio di nozze + il cappuccio preso nel meraviglioso mercatino di Wittelsbach Platz, a Monaco, nel natale del 2005. Ma non ho avuto il coraggio. Avrei dovuto girare per la hall dell’albergo in maschera, e mi vergognavo. Poi, tra il serio e il faceto, mi avevano appena detto “ma sei una madre, queste cose non le puoi più fare”, per cui sono uscita con la mia consueta mantella, e Irene imbacuccatissima al seguito.
Nel complesso, però, fumata nera: impossibile girare la fiera con Irene, che s’è stufata abbastanza presto, ossia dopo che mi sono imbucata allo stand Panini dove mi sono fermata a parlare un po’ con vecchie conoscenze e a fare il pieno di Rat-Man (prendete Avarat, vale). Per cui, il sabato alla fine ha avuto un unico evento degno di nota: una bella cena conviviale con gli amici Mondadoregni, finita con me brilla, e la promessa di grandi cose l’indomani.

Domenica mattina: mio Dio, giro la fiera
Io ho girato una sola fiera di Lucca: la mia prima, quella del 2004. Da lì in poi, mai avuto tempo neppure per respirare. Tutto era sempre una girandola di eventi, molti dei quali partoriti lì al momento, del tipo che incontri caio che ti vuole intervistare, tizio che ti vuole conoscere, sempronio che vuole parlare di lavoro.
Quest’anno ho avuto due ore due tutte per la fiera: un evento clamoroso.
Ci svegliamo con un sottile rumore di pioggia. Ecchessaràmmai, siamo adulti e vaccinati. Lasciamo la pargola coi miei genitori, io trovo il coraggio: mi vesto. Ebbene sì, giro la fiera in cosplay. Avevo un’intervista a mezzogiorno, per cui sotto avevo un vestito normale, ma ho girato la fiera, come avrete modo di vedere più sotto, vestita da Monaca di Monza Rossa Medievale. Una roba che manco vi dico.
Che dire della fiera. Un delirio. Ormai sono vecchia, non so più sgomitare, tanto è vero che chiedevo scusa a tutti, e dopo un’ora e mezza in piedi già barcollo, nonostante la scarpe comodissime (e affatto adatte all’abito, sgrunt…). Però me la sono goduta. Ho preso quel che volevo, ho spulciato, guardato, apprezzato. Solo la parte Comics, ahimè, ma è più di quanto sia riuscita a fare in sei anni di frequentazione della fiera. Gli acquisti, già sciorinati a Fantasy On Air, sono stati: i già citati Avarat e Rat-Man, il primo numero di Lady Oscar (tutta la serie costava uno sproposito, se mi acchiappa magari poi faccio il grande passo), prima e seconda serie di Rayearth, tutti i DVD i Là Sui Monti con Hannette, un mito della mia infanzia, la serie completa di I”s, Deficient & Dragons, anche questo il volume con tutta la saga, l’ultimo libro di Eriadan, l’ottavo, il secondo libro della saga Avelion, di Alessia Mainardi. Che ve ne pare? Ah, e l’immancabile calendario dei Muse. Ho lasciato sul campo tutti i DVD dello Sherlock Holmes di Miyazaki, ma conto di prenderlo in futuro, e un meraviglioso pelouche del Gattobus di Totoro, che però costava un occhio della testa. Poi ci sono gli acquisti del marito, ma sono cose che non leggo, per cui…

Domenica a pranzo: l’evento
Avevo un appuntamento a pranzo, un appuntamento sulla cui natura al momento non mi dilungo. Voglio lasciare un po’ di suspence. E insomma, avevo un impegno prima, ossia un’intervista da usare nel materiale della App delle Creature per iPad, iPhone e smartphone vari.
Riassunto delle precedenti puntate: in un futuro prossimo verrà commercializzata un’App ispirata alle Creature del Mondo Emerso. Ci troverete le illustrazioni del libro, ovviamente, ma anche molto altro: schede dei personaggi, ad esempio, illustrazioni ulteriori e inedite, footage vario e interviste, appunto.
Arriviamo nella casa in cui faremo il tutto e scatta la tragedia. Perché io ho contato tipo tre quarti d’ora per il tutto, che mi lascia un certo margine per riuscire a raggiungere Voinonsapetechi a pranzo, e invece la cosa si prende un’ora e mezza secca. E io entro nel panico. Perché odio essere in ritardo. Mi pregio di essere una persona precisa in determinati aspetti della mia vita (in altri nettamente no, ma questo non è uno di quelli): consegno il lavoro entro le dead lines, arrivo sempre puntuale agli appuntamenti, e se non arrivo puntuale è perché sono andata a sbattere da qualche parte con la macchina o mi sono persa miseramente per knock out del navigatore. Per cui, guardo Giuliano terrorizzata, lo prego di mandare sms di scuse preventive, mi macero dentro.
L’appuntamento è alle 13.15, e io finisco il tutto alle 13.15 o giù di lì. Vi tranquillizzo: all’esterno non s’è visto niente. L’intervista è venuta su bene, mi sono anche divertita, mentre una parte di me ovviamente mi urlava che ero in ritardo spa-ven-to-so.
Ma vabbeh, usciamo. Finché siamo al coperto, il cielo è grigio, ma le gocce poche. Facciamo appena in tempo a scendere dalla macchina che si scatena l’apocalisse. E io devo fare mezza Lucca a piedi.
Immaginate la scena.
Le buste degli acquisti mattutini nelle mani. La borsa che pende. Il marito che arranca dietro con l’ombrello urlando: “Ma è inutile che corri, li abbiamo avvisati, e poi ti bagni!”. Io che sego le file, taglio per campi, corro e intanto la pioggia trasforma le vie di Lucca in simpatici torrenti montani. Intanto a telefono continuo a scusarmi, dico che se è tardi no problem, annulliamo, non senza che poi io mi fustighi con un gatto a nove code sulla pubblica piazza.
Una scena pietosa. Comunque. Alle 13.45, o forse più le 14.00, finalmente arrivo. Con un’ora di ritardo. Da Voinonsapetechi.

Domenica primo dopo pranzo: voinonsapetechi

Ok, adesso lo sapete. L’appuntamento era con Leo Ortolani. Del quale, dovreste saperlo, non è che sono fan, ddeppiù. Lui c’è più o meno sempre a Lucca, sempre al di là della mia portata. In genere ci sono frotte e frotte di persone che vogliono incontrarlo, una volta Giuliano ha provato, e c’era una coda stratosferica, e credo occorresse anche munirsi di numerello, per cui ha rinunciato. Francamente non speravo sarei riuscita non dico a conoscerlo, ma manco a intravederlo da lungi. E invece…
Va detto che nell’occasione ho mostrato tutta la mia possanza.
Entro fradicia e senza fiato. Sugli occhiali ho un misto di condensa, pioggia e non so cosa, per cui sono virtualmente cieca. Non distinguo gli uomini dalle donne, non saprei esattamente manco dire quanta gente c’è nella stanza. E per un minuto resto così, come una babbea, balbettando patetiche scuse sul ritardo.
Il resto dell’incontro è purtroppo esattamente come me lo sono immaginato: io che non riesco a dirgli un miliardesimo di quello che vorrei. Tipo che trovo sia un genio. Tipo che non esiste fumetto al mondo che mi faccia fare un minuto secco di risate a scena aperta come quella che mi sono fatta il giorno prima leggendo Avarat. Che 299 è probabilmente la più bella parodia a fumetti che abbia mai letto, e non solo perché è piena di trovate geniali, ma perché trovo che il senso che ha saputo dare alla storia sia strepitoso. Che io davvero non ho abbandonato l’idea folle di fare un giorno io il cosplay di Rat-Man, per il quale ho innegabilmente il physique du rôle – fatta eccezione per le tette – e Giuliano quello di Cinzia. Sì, ok, Giualiano non è molto d’accordo, ma prima o poi lo convinco. E non è che sia mancata occasione per dire queste cose. No. È che non sono stata capace di dirle, perché sono fatta così: perché certe cose posso solo scriverle, mai dirle a voce. Forse piuttosto che conoscere i miei miti dovrei limitarmi a scriver loro delle belle mail chilometriche. E quindi sono stata lì, a guardarlo un po’ come si fa con le apparizioni della Madonna, a versarmi addosso l’aperitivo (sì, è successo, non sto scherzando) e a fare complessivamente la figura della scema. Ma è stato bello. È stato bello star lì a parlare di cinema e fumetti, e di leva militare, roba che mentre lui parlava mi si aprivano in testa tutte le vignette de L’Ultima Burba.

Domenica pomeriggio: l’apocalisse

Verso le 15.00 parto per riattraversare tutta Lucca e andare all’intervista per Fantasy On Air. Usciamo, il cielo promette male, ma non piove. Il tempo di fermarci a prendere un panino (no, non avevo pranzato) e si scatena l’inferno. Viene giù il mondo. Io e Giuliano abbiamo solo il mio ombrellino da borsetta, che a stento basta per me. Il risultato è che tutta la parte sinistra del mio corpo si bagna. Ma il verbo bagnare non rende. Voi immaginate gli abiti appena usciti dalla lavatrice, ma senza centrifuga. Immaginate quattro strati di vestiti – la cappa, l’abito medievale, una maglietta e una canottiera – zuppi che li si può strizzare. E immaginate un paio di sneakers che si fanno mezza Lucca sotto il diluvio universale. Fin più o meno a metà resistono stoicamente, poi, d’improvviso, come il proverbiale quadro di Novecento di Baricco, decidono che non vale più la pena. E si inzuppano senza preavviso. Roba che sentivo proprio l’acqua traboccare, e andare avanti e indietro nella scarpa in simpatiche onde.
In queste condizioni arrivo a Fantasy On Air, e confesso che per un minuto buono non mi riesce di sorridere. Sto maledicendo la pioggia, l’autunno, la scarpe, la cappa, Lucca e l’universo. Poi torno in me. E faccio quel che devo, mentre l’adrenalina monta.

Domenica pomeriggio: adrenalina

Mentre cerco di capire come fare a non prendere una polmonite, ho il secondo incontro di giornata, stavolta con Voinonpotetecapirechi. Ok, chi conosce il signore con me nella foto di Thomas Baudone di Mondo Nerd (grazie!) capisce perfettamente. Per tutti gli altri, vi dico che all’improvviso scopro che nella stanza con me c’è Terry Brooks. Sì, quello di Shannara. Sì, uno dei miti mondiali del fantasy. E così, senza dire né ai né bai, mentre io sono nella saletta dietro la sala in cui terrò la presentazione, un ragazzo dell’organizzazione mi fa “Vieni che ti presento Terry Brooks”.
La cosa è così improvvisa che non ho tempo di avere paura. Poi ho l’adrenalina che va ovunque, non so bene perché. Per cui gli stringo la mano e parto – giuro – con la conversazione in inglese più fluida che abbia mai avuto in vita mia. Roba che non esito, vado sparata, sorrido, capisco, rispondo. Una parte di me mi guarda da fuori e fa “Ma te da dove sei uscita?”. Aiuta tantissimo il fatto di avere davanti una persona squisita: avremo parlato tre minuti, ma lui è stato di una gentilezza spettacolare, mi ha messo a mio agio con due parole, è stato veramente un incontro piacevolissimo.

Domenica pomeriggio: presentescion

(grazie ancora a Thomas Baudone per la foto!). Io sono da strizzare. E inizio ad avere freddo. E qui giunge in aiuto Paolo Barbieri, che mi presta un maglioncino che gli avanza. Purtroppo mi cambio come avrete intuito: marito e Paolo tirano su i cappotti e mi coprono, e io praticamente mi spoglio in mezzo e dieci persone. Però, capitemi, a parte i piedi immersi in due dita d’acqua, ero zuppa, ma proprio zuppa.
La presentazione mi sembra sia andata bene. Mi spiace enormemente per chi non è riuscito ad entrare, purtroppo per ragioni di sicurezza non si poteva fare altrimenti. E grazie infinite a chi c’era, a tutti i cosplayer, le cui foto cercherò di pubblicare il prima possibile, a chi mi ha fatto domande, a chi mi è stato sentire, e chi c’era e chi avrebbe voluto e non ce l’ha fatta. Mi sono divertita, è stato un bel modo di stare insieme.

Domenica sera: firma copie

Non c’è molto da dire al riguardo, se non che, ancora, mi spiace che ci siano persone che non siano riuscite ad avere l’autografo: anche qui, problemi di sicurezza e di tempistica degli organizzatori hanno impedito di soddisfare tutti. Dai, speriamo ci sia un’altra occasione.
La cosa che mi ha divertita di più è stato il posto in cui abbiamo fatto la firma copie: sì, è quel che credete. Un gigantesco rotolo di carta igienica. È che eravamo nello stand della Tempo, per cui…

Quel che resta

Un sacco di cose, e tanti ringraziamenti da fare. Innanzitutto a Thomas di liciatroisi.eu, che ha trasmesso la diretta e mi ha fatto anche un bellissimo regalo che a breve vi farò vedere. Mi ha anche passato una domanda di uno degli spettatori, nello specifico Andrea da Napoli, che voleva sapere quale fosse il mio cattivo preferito: è una bella gara tra Aster e Kryss. Aster è il primo amore, diciamo, ho sempre provato una grossa empatia per lui. È vero, ha delle idee aberranti, ma in fin dei conti c’è una logica in quel che dice, e soprattutto fa quel che fa perché è disperato. Kryss invece è cattivo fino all’osso, ma credo sia un cattivo con un fascino perverso, qualcuno per il quale si possono fare cose tremende. Si scopriranno meglio i suoi fini ne Gli Ultimi Eroi.
Venendo al regalo di Thomas, eccolo qua

La maglietta è bellissima, e il disegno, fantastico, è di Giacomo aka tuttobianco, cui faccio i complimenti e che ringrazio infinitamente.
Infine, sono partita disarmata e sono tornata con una spada, e che spada. Purtroppo non ricordo il suo nome (se ci sei, batti un colpo e palesati nei commenti o per mail :) ), è un ragazzo che ha realizzato un bellissimo cosplay di San. È stato emozionante vederlo, San è un personaggio cui sono molto affezionata. E aveva con sé una meravigliosa spada di Nihal in gommapiuma, che mi ha regalato alla firma copie. È stato un regalo meraviglioso: confesso che avrei sempre voluto una riproduzione della spada di Nihal, una volta chiesi anche ad alcuni ragazzi che fanno GdR dal vivo se fosse una cosa fattibile, e ho scoperto che non è per nulla banale realizzare una cosa del genere. Ecco a voi la spada (perdonate la faccia da scema, ero stanchissima)

E insomma, grazie ancora una volta a tutti quanti. Sono stati due quasi giorni fantastici e indimenticabili. Non potevo sperare di chiudere meglio – almeno per ora – il ciclo del Mondo Emerso.

P.S.
Metterò presto online altre foto. Chiunque non gradisca che pubblichi la sua foto, me lo faccia sapere. Se ho già pubblicato, provvederò a rimuovere appena me lo direte.
Thomas sta lavorando per mettere online un video della presentazione; quando ce l’avremo, ve lo farò sapere. Intanto potete godervi la mia intervista per Mondo Nerd. Sì, ero molto schizzata.

Intervista Mondo Nerd

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Intervista per June Ross

Dominata dal sonno e da una forma di scazzo bloggesco pressoché totale, oggi vi segnalo solo una mia intervista (con annesso concorso, leggete il post) qui. L’ho fatta a Matera la sera della premiazione; come noterete, ho la voce appena appena nasale; ci segue i Twitter sa che quella sera avevo un raffreddore cosmico…
Bon, tutto qua. Non ho forza di scrivere altro, oggi.

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Memoria

Sto leggendo Acciaio, e ieri sera siamo arrivati al famigerato 11 settembre 2001. È il secondo libro che leggo nel quale in qualche modo questa data fa capolino nelle vite dei protagonisti – l’altro, per la cronaca, era Cento Colpi di Spazzola Prima di Andare a Dormire -. Trovo sempre che ci sia qualcosa di inafferrabile, non completamente verosimile, nelle reazioni che i personaggi hanno di fronte alle torri che crollano. Come se non si potesse davvero dire quel che abbiamo pensato, quel che abbiamo provato.
Ho cercato di andare con la memoria a quel giorno di nove anni fa, ho cercato di ricordare. E ho scoperto che è una pagina della mia vita – della nostra vita – della quale il mio cervello ha salvato poche sparute parole. Ricordo quando mi sono rotta la gamba a due anni, ricordo un sacco di cose dell’asilo, credo di ricordare vagamente l’epoca in cui ancora avevo il pannolino, ma ricordo pochissimo di quei giorni.
Ero all’università a preparare analisi 2. Mio padre era all’estero per lavoro e sarebbe dovuto tornare il giorno seguente. Ricordo la telefonata di mia madre, ricordo come eravamo tutti ammutoliti davanti al televisore, nel laboratorio di fisica 2, mentre guardavamo le torri fumare, e poi crollare. E ricordo che l’unico pensiero che avevo era: mio padre lo facciamo tornare in nave. Non esiste che domani prende un aereo. Non esiste che io, o qualsiasi persona cui voglio bene, prenda d’ora in avanti un aereo. Mai più nella vita.
Ecco. Non capivamo.
Tutti dicono che quelle immagini sembravano finte. Lo dissi anch’io. Sono andata a ripescare i diari di quei giorni, e ho trovato la pagina scarna scritta il 12 settembre 2001. “Sembra un film”. Eravamo tutti così. Incapaci di comprendere, di assimilare. Forse lo siamo ancora oggi.
Poi penso che Irene non c’era. Irene sarebbe venuta otto anni dopo. Dovrò raccontarle io come ci sentivamo, cosa pensammo. Per lei sarà come per me la Baia dei Porci: una cosa che mi racconta mia madre, lontana, difficile da capire o anche solo da immaginare. Ci saranno migliaia di foto, e video, e audio, certo. Tutte laccate, perfette, come immagini dall’ultimo film di Emmerich. Ma il senso forse continuerà a sfuggirci, e non potrà certo coglierlo lei, che non c’era, che non sapeva.
Non so perché mi viene da pensarci ora. Le commemorazioni si fanno il giorno in cui cade l’anniversario dell’evento, non tredici giorni dopo. Ma la maternità è una cosa potente, agisce sull’immaginario, ti porta a riconsiderare persino il tuo rapporto con la memoria. E i libri, certo, non sono da meno.

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Ido

Questo fine settimana avevo un impegno. Stupidamente non ve ne avevo parlato, perché in fin dei conti la consideravo una cosa privata. E invece non lo era del tutto.
A Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, c’è un museo di arte moderna; a partire dal 4 settembre, e fino al 31 ottobre, il museo ospita una mostra dei disegni e delle illustrazioni di Paolo Barbieri. L’inaugurazione di detta mostra era ieri sera. Ho pensato subito che dovevo andarci; all’inizio avevo creduto di poter far sovrapporre la cosa col Festivaletteratura di Mantova, ma poi non ho avuto alcun evento in quel contesto, per cui è finita che sono salita solo per la mostra.
Ero contenta di salire. Ero contenta perché la mostra mi sembrava una cosa molto importante, un riconoscimento anche “ufficiale”, se così vogliamo dire, al talento di Paolo, e sentivo che dovevo esserci.
Confesso che il viaggio in sé mi ha abbastanza stremata, e che la giornata mi aveva dato il colpo di grazia. Insomma, davanti al museo ero un po’ cotta. Non che fosse un problema. Tutti i miei fine settimana in giro mi uccidono sempre.
E poi è successo che sono entrata nella sala che ospitava la mostra. Che ho visto le stampe, gli acrilici, gli schizzi. Ho visto Paolo, ho sentito l’applauso che la gente gli ha tributato, ho sentito le parole che per lui si sono spese. E ho finalmente realizzato davvero quanto fossi contenta di essere lì, quanto l’alzataccia la mattina, il viaggio e tutto il resto non contassero veramente più nulla a fronte di quel fremito che sentito percorrere la sala e la platea. Era qualcosa cui ero fiera di far parte, anche se con un piccolo contributo, era una porzione di questa storia incredibile che per nulla al mondo avrei voluto perdermi.
Per questo mi spiace non avervelo detto prima. La sala era già traboccante, ieri sera, ma chissà quanta altra gente avrebbe voluto esserci e non ha potuto solo perché magari non sapeva.
Per questo ve lo dico ora. Se passate nel mantovano, andate al MAM; per me è stata un’emozione straordinaria vedere dal vivo il disegno della spada di Nihal, il primo che la casa editrice mi abbia mai mandato, quando questa storia dei libri è iniziata. O la prima versione di Nihal stessa: ricordo che era sera, e io e Giuliano eravamo in osservatorio per la tesi, e la Mondadori mi spedì il file col disegno. Giuliano la stampò e iniziò a farci il giro dell’osservatorio per farla vedere a tutti.
Ma non c’è solo quello. Ci sono le altre, tantissime copertine: Alice, Conan, persino alcuni lavori per libri che ancora non sono usciti. Ci sono schizzi che non avevo mai visto, e disegni splendidi che non sono illustrazioni, ma lavori inediti di Paolo.
Manca solo una cosa. Un’assenza che nella foga dell’inaugurazione non avevo notato. Nient’altro che uno schizzo, uno schizzo che però per me è importantissimo.
Ce l’ho qui davanti a me, in una cornice a giorno. Lo schizzo del volto di Ido per l’illustrato delle Cronache. Me l’ha regalato ieri Paolo, e non avete idea di cosa significhi per me. Ci sono dentro dieci anni di Mondo Emerso, ci sono dieci anni della mia vita, e c’è tutta la storia della nostra collaborazione, del percorso che io e Paolo abbiamo compiuto, da soli e assieme, in questi anni. Ieri me lo stringevo al petto come la cosa più cara che avessi. Non è solo un disegno meraviglioso. È un simbolo fortissimo.
Grazie infinite, Paolo, per aver dato sostanza e consistenza alle mie visioni. E per aver letteralmente dato vita a Ido.

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