In linea di massima, quando scrivo cerco di risolvermi tutti i problemi di trama a priori. Sono una persona ansiosa, e dunque, quando scrivo, devo avere il controllo pieno (un po’ come in tutte le robe della mia vita, per altro, ma vabbeh, non sforiamo nella psicologia de noantri
): devo sapere cosa scriverò e quanto, in che contesto quel che ho scritto si inserisce, e via così. Mi serve per evitare il terrore principale dello scrittore: la pagina bianca. Quella roba lì che stai davanti al pc col tuo file aperto e ti dici: e mo’? Una cosa che non mi mai successa. E quindi forse proprio per questo mi fa anche più paura. Per cui, nulla sviluppo la trama prima di cominciare a scrivere anche solo una riga.
Ciò non significa che evito tutti i problemi di trama. Ovviamente ce ne sono, quando schematizzo il tutto. Quando li incontro, in genere faccio brainstorming: raggiungo mio marito ovunque egli sia, e bam! gli racconto il problema e chiedo lumi. In generale funziona. Lui mi dice qualcosa, io aggiungo qualcos’altro, poi ci rifletto, e in genere trovo il bandolo della matassa. Ma la cosa davvero esaltante è la sensazione della quadratura del cerchio. È quel momento particolare in cui, d’improvviso, tutto va al posto che gli compete: la sottotrama poco convincente trova una motivazione forte, che si tira dietro un’idea figa, che va a braccetto con un colpo di scena e si conclude in un finale mozzafiato. Insomma, d’improvviso tutto va al suo posto. O questa è la sensazione. Una sensazione, per carità, effimera come tutte le emozioni forti, ma vi giuro che è fantastica.
Ora, venerdì ho fatto un bel po’ di brainstorming con Sandrone su Nashira 3. Sì, in linea di massima son due le persone con cui faccio questa roba: Giuliano e lui. Sono più o meno a metà, ma c’erano alcuni aspetti secondari che mi lasciavano un po’ così. Non che non andassero: andavano, ma non avevano la forza che mi sembrava potessero esprimere. In questi casi, l’occhio “altro” è indispensabile: l’esterno che legge e ti dà il suo giudizio. Così siamo stati lì a parlarne per tutto il pomeriggio, e me ne sono tornata a casa con un foglio a righe con degli appunti su. Niente di che, ero soddisfatta della giornata, ma non ero particolarmente impressionata.
Poi, stamane, mi metto alla scrivania, con l’intento di aggiornare la metà di libro già scritta con i vari appunti che mi ero presa. Ho cominciato a scrivere, e…voilà. Il cerchio s’è chiuso. Tutto è andato al suo posto, le cose hanno iniziato a tornare, e ogni fatto se ne tirava dietro un altro, come perle di una collana. Un senso di esaltazione che m’ha fatto passare la fame e m’ha fatto scrivere oltre la consueta ora di pranzo, e mi tiene alla scrivania anche ora, per cercare di finire il lavoro.
Ora, non so quanto durerà. La valutazione che do del mio lavoro segue una perfetta sinusoide: per tot giorni penso vada tutto bene, a volte mi esalto anche. Poi piano la curva scende, e per tot giorni navigo nel pessimismo più nero: non funziona niente, questo non mi piace, questo va male…Mi dicono sia più o meno normale, ma, sapete, quello dello scrittore è un lavoro un po’ solitario, io di altri scrittori ne frequento con assiduità solo due, e devo dire che non è che si parli molto del nostro lavoro, più dei fatti nostri
. Comunque.
Io adesso mi godo questo momento di esaltazione. È uno dei lati belli di questo lavoro. Per ora procede tutto al meglio; mi piacerebbe potervi anticipare qualcosa, ma proprio non si può. Vi posso giusto dire che a questo giro si osa. E dunque si rischia. Ma se non getti il cuore oltre l’ostacolo, che scrivi a fare? Spero il risultato finale sarà soddisfacente, e che vi piacerà.
Torno a laura’
P.S.
Per chi me lo chiedeva, a Torino, il 17, sarà all’Arena Book Stock, come al solito. Tenetevi pronti che in un prossimo futuro ci sarà anche un evento a Roma e un altro paio al centro e al sud. Non vi do ulteriori dettagli perché è tutto in fase di elaborazione e non c’è ancora niente di completamente certo. Come al solito, stay tuned.