Questo post di oggi di Sandrone va alla grande con questo mio che state per leggere.
Dunque, l’università vuole invitare una ricercatrice cinese. Non è una cosa esotica. Come immaginerete, l’università invita ospiti stranieri di continuo. La cosa, che poteva sembrare di prim’acchitto banale e piana, si è lentamente trasformata in una corsa ad ostacoli. Ci vogliono dei documenti. E vabbeh, posso capire. Ci vuole una lettera d’invito, in carta intestata. Poi ci vuole la fotocopia della carta d’identità e del passaporto – tutti e due rigorosamente – di chi invita, il passaporto fotocopiato dal lato della firma. Poi ci vuole una lettera, in originale, in cui l’ospite conferma in prima persona di ospitare l’invitato dalla data tot alla data tot. La lettera d’invito mi lascia basita. Dopo tutti i dati di chi ospita (nome, cognome, lavoro, nazionalità, recapiti di ogni genere) in tono minatorio la lettera ricorda che chi ospita è
consapevole delle conseguenze previste dall’art. 12, comma 1, del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) che dispone: “salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie attività dirette a favorire l’ingresso degli stranieri nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del presente testo unico è punito con la reclusione fino a tre anni e con una multa fino a 15.500 Euro”
Dopo di chi seguono generalità di chi viene invitato, corredate da recapiti di ogni genere anche qui, e poi tutta una serie di garanzie:
1. occorre indicare dove alloggerà la persona
2. occorre depositare una cauzione a titolo cautelativo
3. occorre dichiarare di poter pagare le spese mediche in caso di infortunio di qualsiasi genere
4. occorre dichiarare l’arrivo dello straniero alla Polizia entro 48 dall’ingresso sul suolo italiano, e all’Ufficio Stranieri entro 8 giorni dall’arrivo
Il risultato è che è un mese che si combatte per ottenere tutti i documenti. Per esempio, la fideiussione bancaria è problematica, dato che ogni cifra che esce da un ente pubblico richiede tonnellate di carta che la giustifichino.
Più passa il tempo e meno io le capisco, queste cose. È proprio il concetto di frontiera, che mi sfugge. Mi sembra un’inutile limitazione della libertà personale, che per altro non serve certo a bloccare i criminali che vogliono entrare o fermare l’immigrazione clandestina. Serve solo a bloccare chi vuole viaggiare per lavoro o per piacere, intrappolandolo in una rete di carte bollate e burocrazia varia. E pensare di fermare così l’immigrazione non è diverso dal credere di poter arginare le onde del mare a mani nude.
Ogni tanto sogno un mondo in cui la circolazione delle persone sia libera, in cui ciascuno possa stabilirsi dove gli pare e piace, e si scelga uno stato che lo rappresenti davvero, e l’essenza dell’uomo non sia legata al posto in cui per caso è nato. Un posto migliore, dove lo scambio di usi e costumi sia incentivato, invece che demonizzato manco fosse l’origine di tutti i mali. Ma figurati, è una pia utopia. E forse lo scopo di tutta questa trafila è tenerci ciascuno confinato nella sua personale prigione, nello stato che devi amare perché ci sei nato, e se sei nato dal lato sbagliato del mappamondo, problemi tuoi. Forse ci vogliono divisi e impauriti, ciascuno arroccato al suo pezzetto di terra, all’oscuro di quanto vasto e splendido sia il mondo, e in quanti modi diversi l’essere umano sia declinato a seconda della latitudine.