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C’è Spazio per Rat-Man

Visto che l’ultimo post su questo blog si occupava tra le altre cose di comunicazione della scienza, mi sembra giunto il momento di parlare un po’ di C’è Spazio per Tutti. Mi rendo conto che l’ho fatto sedimentare, visto che l’ho letto un mese fa, ma a volte va così.
Un po’ di contesto per chi non sapesse di cosa si parla. Nell’aprile di quest’anno, l’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, in collaborazione con la Panini, ha annunciato una graphic novel di Leo Ortolani con protagonista Rat-Man e ambientata sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, che è un laboratorio scientifico dove si fanno esperimenti in micro-gravità che viaggia 400 km sopra le nostre teste, in orbita intorno alla Terra. Il fumetto ha come protagonista anche Paolo Nespoli, che a luglio di quest’anno è tornato sulla ISS per la sua terza missione.
Al fumetto è stata legata anche un’altra iniziativa: Nespoli ha infatti portato in orbita con sé sulla ISS il “trailer” di C’è Spazio per Tutti, ossia un fumettino di una ventina di pagine che fungeva da anteprima per la graphic novel, e la copertina definitiva del volume (bellissima pure lei, per altro). È stato il primo fumetto a volare nello spazio, e infatti è aperta una richiesta per il suo inserimento nel Guinness dei Primati. Nespoli ha fatto un po’ di video dalla ISS – uno più figo dell’altro, per inciso – in cui parla del fumetto. Che poi è stato pubblicato a novembre, e presentato a Lucca.
Come avrete notato, dal tono didattico-divulgativo ho sbracato lentamente verso quello fan-girlistico, sostanzialmente per due ragioni: il fumetto è splendido (e Ortolani è tra i miei fumettisti preferiti) e ho trovato tutta l’operazione assolutamente perfetta in termini di divulgazione.
Per tanto tempo lo spazio ha affascinato i ragazzini di tutto il mondo, tanto che “da grande voglio fare l’astronauta” era diventata una cosa quasi proverbiale. Poi, un po’ per via del fatto che, conquistata la Luna, la spinta propulsiva che aveva mosso l’esplorazione spaziale si è esaurita, e i protagonisti di quell’epoca, USA e URSS, hanno smesso di buttarci su soldi e continuare l’impresa, un po’ per la crisi delle figure d’autorità, e di conseguenza anche della scienza, l’entusiasmo è scemato. Oggi, quando parli di ISS, più che altro devi passare il tempo a rispondere a domande tipo “ma perché buttiamo soldi per andare nello spazio?”. Per tacere dei complottisti che dicono che gli astronauti sono tutti attori infilati in un set e che la ISS non esiste. Non sogniamo più l’esplorazione. Peggio: non ne capiamo più il senso.
La NASA e tutte le altre agenzie spaziali, ESA e ASI in testa, hanno capito rapidamente il rischio insito in questa disaffezione, e sono corse ai ripari. Penso di non essere l’unica ad aver notato che gli astronauti sono sempre più anche dei bravi comunicatori, oltre che – ovviamente, direi – scienziati, tecnici e pure gente straordinaria (io non riuscirei a farmi sparare verso il blu in una cosa come la Soyuz, né riuscirei a stare manco cinque minuti in un ambiente come quello della ISS, purtroppo…). Chi segue i canali social connessi (fatelo!) si ritrova ogni giorno un contenuto divertente e piacevole diverso: esperimenti con l’acqua, gente che canta Space Oddity, o si fa una pizza. Senza contare tutti i contenuti più prettamente scientifici.
Ecco, C’è Spazio per Tutti si innesta, perfettamente, in questo filone, e fa un passo avanti. Dentro ci trovate una storia solida e bella (non che se ne dubitasse, eh?), e anche una serie di tavole francamente splendide a guardarsi, che ti parlano con incredibile efficacia della grandezza del cosmo, e della dimensione epica dell’impresa che l’uomo compie ogni volta che stacca i piedi da terra e va verso lo spazio. Ma non solo. C’è il senso dell’impresa spaziale, il suo racconto tra il comico e l’epico, la nostra disillusione, e, al tempo stesso, il nostro bisogno di sognare ancora. C’è tutto quello io credo una buona storia, e ancora più una storia di divulgazione, debba fare.
Il racconto dell’esplorazione spaziale è puntuale, precisa e documentata, ma soprattutto molto divertente, punteggiato di quell’umorismo folgorante che noi lettori di Ortolani conosciamo bene. C’è la vita sulla ISS, la spiegazione di cos’è, della microgravità (che, purtroppo, certe volte manco i libri di testo sanno cos’è…). C’è Rat-Man, che è un po’ il nostro alter-ego, e ci fa sentire meno in imbarazzo a porci anche domande sceme, perché lui sarà invariabilmente più scemo di noi. E poi c’è il Sogno. Soprattutto c’è il Sogno. Quello che la conquista spaziale è stata per tanti anni, e adesso non è più. C’è ciò che abbiamo desiderato, e adesso non siamo più in grado neppure di sperare. C’è cosa eravamo, e cosa siamo. E c’è un ponte verso il futuro. C’è il sense of wonder, che della ricerca, sia scientifica che di esplorazione, è la molla, e che credo sia la prima cosa che la scienza deve essere in grado di comunicare.
Il rischio, quando si fa un progetto del genere, è il didascalismo. Mi metto là, e veicolo un tot di informazioni, che però si mangiano la storia, e finiscono per essere fredde e poco efficaci. Ma se tu ti rivolgi a un autore vero, quel rischio non esiste più. In C’è Spazio per Tutti i vari piani di lettura – quello divulgativo, quello narrativo, quello di senso – sono amalgamati l’uno all’altro senza soluzione di continuità, si fondono, e non sai più giustamente ove finisca uno e inizi l’altro. È un racconto che gronda passione da ogni nuvola: per l’attenzione con cui l’esperienza spaziale, passata, presente e futura, è ricostruita, ma anche per come il senso di quest’avventura viene indagato. Tocca là dove la ferita è aperta, verso questo senso di disaffezione e disincanto che è la cifra dei nostri tempi, e, invece di piangersi addosso, propone una soluzione. E allora, a un certo punto, non può che partire anche la commozione. Menzione d’onore, per altro, alle battute sui complottismi di vario segno, che io ho trovato tra le più belle ed efficaci. Non ve le sto a citare perché vi farei un torto: fa parte del piacere della lettura scoprirle una a una.
Ora, io mi sono concentrata sull’aspetto divulgativo, probabilmente un po’ per deformazione professionale, ma ovviamente non è che C’è Spazio per Tutti sui una roba solo per gli impallinati di conquista dello spazio. È prima di tutto una bella storia che può appassionare chiunque, anche chi non sa cos’è la forza di gravità. Alla fine della lettura, si sarà divertito un bel po’, e avrà pure imparato qualcosa, e forse cambierà anche punto di vista sulla questione dell’esplorazione spaziale.
Insomma, ad avercene sempre di più di cose come questa, che riescono a fare divulgazione, e al tempo stesso cogliere lo Zeitgeist e condensarlo più di 200 pagine di divertimento, commozione, passione. È la strada giusta da intraprendere, il modo migliore per cercare di avvicinare quei due lembi della società che si sono separati io non so più neppure dire quando, e riportare un po’ di fiducia, e perché no di speranza, nei confronti della nostra capacità di compiere imprese meravigliose grazie a quella roba lì che abbiamo tra le orecchie, e che ci ha portati così lontani da quando eravamo solo scimmie che sognavano le stelle.

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