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Lucca Changes e National Geographic Festival delle Scienze

Questo è stato il week end di Lucca, ma non solo, ed è stato piuttosto intenso. In quattro giorni ho fatto cinque eventi, e siccome mi sono piaciuti molto, ho pensato di raccoglierli qua per chiunque li avesse persi e volesse recuperarli. Quattro sono incontri nell’ambito di Lucca Changes e uno del National Geographic Festival delle Scienze.

Monster Allergy – Lucca Changes
Io, Francesco Artibani, Katja Centomo e Arianna Rea abbiamo un po’ parlato della nostra collaborazione per Monster Allergy – La Voce dell’Ombra. È stata una delle cose più belle che ho fatto di recente, e la chiacchierata secondo me è proprio piacevole :) .

L’incanto fra scienza e fantastico – National Geographic Festival delle Scienze
Io e Michele Bellone, autore di Incanto, abbiamo parlato un po’ dei legami tra scienza e fantastico, delle nostre carriere in bilico tra i due mondi, di comunicazione della scienza e pure di fosfina su Venere e gas draconici :P . È un’esperimento di presentazione incrociata autogestita che a me ha stimolato a divertito molto.

Terza Pagina, episodio 5: manga – Lucca Changes
È la puntata speciale che ha fatto parte del programma Rai di Lucca Changes. Si parla di manga con un ospite d’eccezione, Cristian Posocco della Star Comics, e poi ci sono di mezzo anche un kimono e una spada :P . È una puntata cui tengo molto, perché tratta di un tema che mi appartiene molto e mi ha permesso di ripagare due debiti: quello con Lucca Comics&Games e tutto ciò che ha significato e significa con me, e quello coi manga, che fanno così profondamente parte della mia formazione di autrice.

Fandom, con Licia Troisi e Leo Ortolani – Lucca Changes
Che dire :) ; io e Leo si discetta di Star Wars, film incomprensibili e pure Dottor Who. Contiene la prossima gif da usare se volete sembrare scioccati :P . Metteteci pure che modera Chiara Codecà, e secondo me ve la dovete proprio vedere :) .

Quale Fantasy? Con Jonathan Stroud e Licia Troisi
Stavolta sono alle prese col mio autore fantasy preferito. Anche qui, che dire: grande onore, grande piacere, gran chiacchierata. Tra l’altro è l’occasione per dare uno sguardo dietro le quinte del lavoro dello scrittore. Modera ancora Chiara Codecà.

Bon, i tempi sono quelli che sono, per cui seguiranno a breve molti altri eventi telematici. Però volevo fare il punto su questi perché me li sono goduti molto, perché sono stati importanti, perché di mezzo c’è anche Lucca. È stata una Lucca diversa, ovviamente, ma è stata una Lucca, e non era scontato, considerato quanta parte dell’esperienza sia legata alla presenza fisica in città, e, sì, anche all’assembramento spinto. Eppure, in tutto quel che ho fatto c’è stato il seme del Comics&Games, che è vivo e lotta con noi. E non è poco in questi tempi in cui tutti, diciamocelo, siamo stanchi, sfiduciati, e la speranza ci fa davvero fatica. Ci sono cose che neppure l’emergenza riesce a cancellare.
Che dire; speriamo che l’anno prossimo, o quello dopo, o quando sarà, potremo rivederci tutti assieme. Intanto, riuscire a fare tutte queste cose, distanti ma uniti, è stato per me preziosissimo.
Alle prossime!

P.S.
Al momento vedo dei problemi sul video con Leo…niente, spero torni disponibile. Monitorerò la situazione :) .

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Programma Lucca Changes

Quest’anno, come sapete, Lucca Comics & Games si trasforma in Lucca Changes, a causa della situazione di emergenza che stiamo vivendo. Per me Lucca è uno stato dello spirito, e, sebbene l’ammassarsi tutti per le strade della città sia parte fondante dell’esperienza, quando non è possibile per me vale qualsiasi altra cose che ne conservi lo spirito e cerchi di radunare comunque la comunità. E, secondo me, quel che è stato fatto quest’anno va in questa direzione.
Come vi ho anticipato, non sarò presente a Lucca per le ragioni che immagino ormai tutti sappiate a memoria; per una persona come me non è un momento facile, e davvero non ce la faccio a viaggiare. Ma farò un bel po’ di cose gustose da remoto, cose che vi riassumo qua sotto.

29 Ottobre 2020 – h. 19.00
Monster Allergy – La voce dell’ombra
Io, Francesco Artibani, Arianna Rea e Katja Centomo parleremo un po’ di questo progetto al quale abbiamo lavorato assieme.

30 Ottobre 2020 – h. 23.00, Rai5
Puntata speciale di Terza Pagina a tema LuccaC&G. Non vi anticipo niente sul tema, ma vi stupirà :) .

31 Ottobre 2020 – h. 15.00
Fandom con Licia Troisi e Leo Ortolani
Io e Leo di nuovo assieme per parlare un po’ di fandom, sia da oggetti dell’interesse dei fan, sia da fan noi stessi :P

1 Novembre 2020 – h. 16.00
Quale Fantasy? Con Licia Troisi e Jonathan Stroud
Io e il mio scrittore fantasy preferito di nuovo assieme a parlare delle nostre storie :)

Bon, questo è quanto. Se come me sentite di appartenere a questa comunità, se come me credete che LuccaC&G sia qualcosa di importante per la cultura popolare, la cultura tout court e il mondo dei nerd, allora partecipate. L’emergenza ci sta togliendo tantissime cose, ma tante altre possiamo ancora conservarle, dobbiamo conservarle. Io credo che lo spirito che anima LuccaC&G, che gli altri anni ci ha portati a raggiungere la città e condividere cinque giorni faticosi ma bellissimi, sia una di queste cose.
Io vi aspetto :) .

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La Cura di Licia (sì, è una citazione)

La quarantena, in questa forma che abbiamo conosciuto fin qui, sta per finire. Lo so che dal 4 maggio, per noi comuni mortali, non cambierà pressoché nulla, ma non ha importanza: cambia la percezione delle cose. Il 4 maggio è una data simbolica. È l’inizio di quella “nuova normalità” che è diventato il nuovo mantra. Che somigli incredibilmente alla vecchia quarantena è un dettaglio.
È un po’ che mi interrogo su queste settimane chiusa in casa e su questo dopo misterioso di cui non sappiamo molto, in primis quanto durerà. E ho realizzato un paio di cose: che all’inizio l’ho presa malissimo, e non credo comunque di esserne fuori, perché io non ne sono mai fuori. Basta sempre poco per farmi uscire di brocca. Ma sono riuscita anche ad adattarmi più rapidamente di altra gente. vedo in giro fare discorsi che mi sarebbero appartenuti un paio di settimane fa, ora non più. Ora ho fatto la tana nel mondo pandemico e mi sono adattata. Fino al prossimo capovolgimento di cose, ovvio. Poi ho capito che questo tempo – che, se lo guardo adesso, mi sembra essere passato rapidissimo, quasi non fosse esistito affatto – l’ho passato a fare cose che non mi appartengono. Proprio come fosse stato una sospensione della mia vita solita, ho scritto pochissimo (al netto, solo questo), lavorato lo stretto indispensabile, e fatto cose che non avevo mai fatto, o fatto poco, prima. Ho letto tantissimo ad alta voce, che non è il mio mestiere, ovviamente. Ma mi piace, mi dà una mano a mettere ancora a posto la dizione, e allora lo faccio, perché sì, anche se leggo male, come si intitola la rubrica su Instagram. Ho fatto foto. Che non è il mio mestiere. Direi che è evidente dai risultati. Ma siccome non riuscivo a dire quel che sentivo con le parole – un fatto assolutamente inedito e terrificante per me, credetemi – potevo farlo con le immagini. Mi lamento spesso, di recente, di fare poche foto, di non cercare di crescere in quest’ambito, e stare chiusa in un posto che conosco benissimo mi è parso un buon modo per esercitarmi. E anche qui, chissene dei risultati.
Ma, soprattutto, ho tradotto. Ho tradotto tutto intero un libro, The Hollow Boy, terzo libro della saga di Lockwood & Co. di Jonathan Stroud che, come credo sia ormai noto urbi et orbi, è il mio scrittore fantasy preferito (lo sapete che ha partecipato ai Libri sul Comodino dell’ultima puntata di Terza Pagina? Sapevatelo! :P ). La saga di Lockwood l’adoro, in Italia sono stati tradotti solo i primi due volumi, The Hollow Boy è forse il mio preferito, e allora l’ho fatto. L’ho fatto perché da sempre avrei voluto tradurre. Ho avuto vaghe esperienza con la cosa, in passato. Già a scuola, tradurre dal latino mi dava un piacere strano. Perché io non volevo solo fare la versione: volevo scrivere una roba che avesse senso pure in italiano, non quelle cose tradotte male che non hanno né capo né coda. Era come risolvere un puzzle: non solo cercare le parole sul dizionario, ma cercare la parola giusta che rendesse il senso del testo, e al tempo stesso suonasse bene nel contesto. Riscrivere, forse, coi limiti del caso. Quel piacere lì, l’ho ritrovato quando ho iniziato a imparare meglio l’inglese. Col francese è un po’ più facile: la struttura della frase è quella, molto simili all’italiano, il puzzle è più semplice. Con l’inglese no. La distanza è maggiore. Non puoi tradurre uno a uno, perché non avrebbe senso: devi risolvere la frase come fosse un enigma, mettendo assieme il senso, la comprensibilità e lo stile.
Prima di quest’impresa, in vita mia avevo tradotto solo due cose: un piccolo libro, che però non è mai stato pubblicato per vicende varie per cui, nonostante avessi finito il lavoro, non sono arrivata alla firma del contratto, e i testi di alcuni siti, tra cui una pagina di Wikipedia. Quindi io non traduco. Non è il mio lavoro. Ho fatto quel che ho fatto, di nuovo, perché ne avevo bisogno.
Innanzitutto, perché ho scoperto che mi distraeva tantissimo. Quando mi mettevo lì a tradurre, non c’era altro, e in una fase in cui concentrarmi su un lavoro creativo mi richiedeva uno sforzo sovrumano, perché l’unica cosa cui riuscivo a pensare era l’ansia che avevo addosso, la paura sorda di un futuro inconoscibile, ma che mi appariva comunque tremendo, è stata una vera e propria ancora di salvezza. Una sera mi sono messa lì a lavorare a mezzanotte; non riuscivo a dormire, mi veniva da piangere ed ero spaventatissima. Mi sono seduta alla scrivania, e mi sono fatta portare per mano dalla storia. E ha funzionato. Un’ora così, sono tornata a letto, ho messo la testa sul cuscino e mi sono addormentata.
Poi, quando ho iniziato a stare un po’ meglio, mi sono accorta che tradurre mi aiutava anche in un altro senso. È una specie di forma di scrittura a bassa intensità. Non devi inventarti una storia, creare un mondo, spremerti per raccontarla, facendo per altro appello a emozioni delle quali, in quel momento, mi sentivo completamente prosciugata. Devi farti guidare da un altro, e rifrasarlo. È stata come una cura, per me. È stato come reimparare ad avere a che fare con la fantasia, che mi si era d’improvviso disseccata, come succedeva quando ero adolescente, volevo scrivere, e non mi fidavo di nessuna storia mi venisse in mente per farlo. È stato importante fosse una storia che amavo; l’effetto che aveva su di me, di profondo piacere, mi ha ricordato l’importanza delle storie, dell’ascoltarle e del narrarle.
Infine, quando ormai la voglia di raccontare cose mie mi è tornata, mi ha permesso di godere più profondamente di una storia che amo. Quando leggi un libro per puro piacere, soprattutto se è in un’altra lingua, qualcosa ti sfugge sempre. Ma se lo devi tradurre, non ti puoi distrarre, devi stare attaccato ai punti e alle virgole, e quel termine, che in prima lettura avevi vagamente capito e non avevi approfondito, perché tanto il senso lo avevi colto, ora lo devi per forza comprendere meglio che puoi. Ho scoperto preziosismi di stile che prima avevo perso, metafore geniali che non ricordavo e che mi facevano scendere i brividi di piacere giù per la schiena. È stato come vederlo al microscopio, ma senza perdere lo sguardo d’insieme, come navigarci dentro, immergercisi e godere della sensazione di stare sott’acqua, una delle cose che più amo nella vita.
Ora, ho finito. Sono 420 venti pagine che nelle mie intenzioni forse un giorno leggerà mia figlia – stiamo leggendo assieme il primo, La Scala Urlante – ma più probabilmente non leggerà mai nessuno. Perché non è questa la ragione per cui l’ho fatto. È stata la mia cura, null’altro. La Cura di Licia, per parafrasare un altro libro amato, La Cura del Gorilla di Sandrone Dazieri. E so che andrò avanti. Tradurrò quello dopo e così finché avrò voglia, perché mi aiuta, e credo di averne ancora bisogno, anche solo perché mi tiene un po’ lontana dai social, che in questo periodo mi fanno più male del solito.
Le storie ci salvano, è questa la verità, e a volte lo fanno in modi che non avremmo mai immaginato. Questa storia oggi ha salvato me, e non potrò mai dimenticarlo.

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Quel che è stato Mantova e I Casi Impossibili di Zoe&Lu

Settembre è iniziato, la scuola qui comincia giovedì e io sono tornata in pista, come sapete se mi seguite sui social.
Cominciamo con un saltino indietro nel passato: da giovedì a sabato sono stata a Mantova, per il Festivaletteratura. È stata un’esperienza davvero fantastica, sia per gli eventi che ho fatto, che per l’atmosfera generale che si respira in città durante il festival. Sono persino riuscita ad assistere a un paio di interessanti eventi altrui.
Se non siete potuti venire, e siete curiosi, qui trovate l’integrale dell’incontro di giovedì, che è stato davvero fantastico. Mi sono divertita molto, e al tempo stesso ho abbassato tantissimo le mie difese, finendo a parlare di cose che fino a qualche anno fa di me non sapevano neppure tutti i miei amici. Insomma, a me è piaciuto tantissimo, e spero piacerà anche a voi.
Qui, invece, trovate il racconto del mio Festivaletteratura; dentro, le riflessioni e i sentimenti di questi giorni, tra cui la descrizione del pezzo forte della mia Mantova di quest’anno, ossia la presentazione con Jonathan Stroud. Lo saprete – spero, perché mi impegno sempre molto a farlo sapere :P – che Stroud è il mio scrittore fantasy preferito, e che lo inseguivo da tipo quindici anni. Riuscire finalmente a incontrarlo è stata davvero una grandissima e emozione e un gran piacere, perché è davvero una persona fantastica.
Per ora, non vedo in giro riprese video dell’evento in cui l’ho presentato, ma credo che all’inizio del prossimo anno dovrebbe trovarsi almeno l’audio sull’archivio del festival. Vi terrò aggiornati. Entro oggi, intanto, posterò qualche fotina fatta dalla sempre ottima Chiara Codecà.
Finito col passato, andiamo verso il futuro.
Allora, come vi avevo preannunciato, sta per uscire la mia nuova serie. S’intitola I Casi Impossibili di Zoe&Lu, e racconta di queste due ragazze che mettono su un’agenzia di investigazione del paranormale. Il 24 settembre uscirà il primo libro, Un’Amica da Salvare, e il 29 ottobre, giusto in tempo per Halloween, il secondo, Una Storia di Streghe. Si tratta di un progetto un po’ nuovo per i miei standard, perché innanzitutto non è una saga, ma, nelle mie intenzioni, una serie: non conta un numero definito di libri, andrò avanti finché voi avrete voglia di leggerne e io di scriverne :) . Poi, ha una componente a fumetti piuttosto importante, realizzata da Ilaria Palleschi, che secondo me ha fatto un lavoro meraviglioso. Quando mi sono arrivate le bozze, mi stavo quasi commuovendo. E non si tratta solo di illustrazioni: in ciascuno libro, due capitoli sono proprio raccontati a fumetti.
Non vi dico altro, che pian piano sveleremo il tutto, quindi restate sintonizzati.
Per il resto, a fine mese ci sarà anche la Notte Europea della Ricerca, e ci sarò anch’io, il 27, a Frascati. Ci saranno altri eventi a ottobre, sui quali vi terrò aggiornata più avanti. Poi c’è Lucca, certo, ma purtroppo i dettagli ancora non li ho, quindi vi chiedo di pazientare un pochino. Con ogni probabilità, comunque, sarò lì intorno al week end, tra venerdì e domenica.
È tutto :) . Ci si vede online e dal vivo!

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Festivaletteratura Mantova + altre cosine

Mi ero fatta male i conti, e, per qualche ragione, siccome per me oggi ricominciava la vita più o meno normale, credevo fosse così per tutti. Invece, vivaddio, a casa mia regna ancora un silenzio postapocalittico, la gente sta ancora in vacanza, e quindi forse ho rimandato il temuto ritorno alla realtà.
Però, ho deciso lo stesso di fare questo post, perché mancano meno di due settimane e mi sembra giusto avvisarvi per tempo.
Quest’anno sarò a Mantova per il Festivaletteratura. I miei incontri sono due:
il 5 settembre, ore 22.00, al Chiostro del Museo Diocesano, in cui si parlerà un po’ di me e delle mie storie;
il 7 settembre, ore 17.00, sempre al Chiostro del Museo Diocesano, presento Jonathan Stroud. Che, per mettere le cose in prospettiva, è in assoluto il mio scrittore fantasy preferito. Per me è una di quelle robe epiche che il mio lavoro per fortuna mi regala senza eccessiva parsimonia. Ciò non toglie che personalmente era una cosa che attendevo da almeno quattordici anni. Per dire.
Ci saranno altri incontri, che vi dirò più in là, quando concretizzeranno. Ci sono anche gran bei progetti sul tavolo che vedrete prossimamente in libreria e in edicola. Ma è un po’ spoiler e allora facciamo che non ve l’ho detto :P .
Per chi mi chiede invece di progetti di cui si può parlare, in autunno usciranno due miei nuovi libri, appartenenti a una nuova serie che nelle mie intenzioni è indefinita. Non conta insomma un numero predefinito di libri. Vorrei farla andare avanti finché ve la leggerete e finché mi divertirò a scriverla :) . Ha una parte a fumetti, realizzata da una bravissima autrice che poi vi dirò, e ha per protagoniste due investigatrici sui generis che si chiamano Zoe e Lu. Stay tuned per ulteriori dettagli :) .
Bon, tutto qua. Ci vediamo presto, allora!

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