Spiegare cosa sia Lucca Comics & Games a chi non c’è mai stato è umanamente impossibile. Ma la verità è che anche chi c’è stato, ma non appartiene a quel mondo lì che ogni anno torna in superficie in occasione della più importante fiera del fumetto italiana, è impresa ardua. Per costoro, la tentazione di liquidare tutto con un “anvedi i disadattati” o “certo che per andare mascherato in giro a trent’anni proprio non ce la devi avere una vita” è forte.
Il fatto è che in quei quattro giorni la città viene colonizzata da tutta la gente che non ci sta. Quelli che non si vogliono adeguare, che non ritengono che per essere adulti devi abdicare alla fantasia, quelli che vogliono semplicemente essere se stessi, senza che la gente ti appiccichi un’etichetta in testa solo perché sei vestito in un certo modo.
Durante la fiera, Lucca è un’esplosione di colori e diversità, una cosa unica, che succede solo lì e una volta l’anno. Ci sono tutte le istanze possibili e immaginabili: i cosplayer, da quelli navigati con costumi spettacolari a quelli che hanno messo insieme una maglietta e un paio di jeans, quelli del fumetto d’autore, quelli che solo il Giappone, quelle nude con tutto in mostra e quelle coperte vestite da cattive ragazze. E per una volta la tua stranezza, quella roba lì per la quale la gente in genere ti giudica e ti isola, è fonte di ammirazione meraviglia. I normali a Lucca sono in minoranza.
Io a Lucca mi sento a casa. Un giorno posso andare in giro con un’armatura di acciaio brunito, coperta fino al collo, e il giorno dopo con un magliore oversize e le calze coi fiocchetti su, neanche avessi quindici anni, e nessuno ci trova niente di male. A Lucca non devi essere in un certo modo, e gli sguardi per una volta non stanno lì a giudicarti perché non sei abbastanza bello/alla moda/normale/femminile/mascolino. Semplicemente fai parte della tribù, una tribù multiforme e impossibile da definire, e solo noi che ci siamo dentro siamo in grado di riconoscerci l’un l’altro. È la fantasia che per quattro giorni prende il potere, e dimostra che non c’è niente di infatile nel credere che la vita sia anche una cosa divertente, nel pensare che sia possibile parlare di noi, di qui e di ora, e con grande efficacia, anche raccontando storie ambientate in mondi, tempi e luoghi altri.
Lo ha detto Sandrone ieri, durante la presentazione di Nashira3: 200 000 persone che per quattro giorni invadono una città che conta 80 000 abitanti in qualsiasi altro contesto provocherebbe semplicemente il delirio. Pnesate a come finisce troppo spesso quando ci sono tifoserie di calcio in trasferta. A Lucca, niente. A Lucca ci si diverte e basta, senza isterismi, senza saccheggi, senza botte. Perché noi siamo fruitori di storie, da quando eravamo alti così, e questo ci ha cambiati, ci ha insegnato un sacco di cose su di noi e sul mondo, ci ha educati. Sarà per questo che la gente ha così tanta paura di noi.
Iniziano a premere perché siamo tutti uguali fin da quando siamo molto piccoli e ancora non capiamo. Le spinte al conformismo, dalle faccende più banali a quelle più importanti, sono soverchianti. Per questo Lucca è bella: è la resistenza di chi vuole semplicemente essere se stesso, esprimere la propria creatività e il proprio essere senza remore.
Ora, certo, Lucca è molto altro. Ma quest’anno, per me, è stato questo. La rivincita dei nerd. È un onore far parte della compagnia.
Note sparse
Quest’anno avete superato voi stessi, e siete stati davvero fantastici. Ogni anno penso “vabbeh, via, non sarà mai bello come l’anno scorso”, e invece mi stupite, e siete sempre di più, sempre più appassionati, sempre più belli.
Grazie per essere venuti ai miei tre incontri, grazie per le file sotto la pioggia, la pazienza, i cosplay, i sorrisi, i pianti, le foto, tutto. È stato fantastico, e in un momento in cui ne avevo davvero bisogno. A special thanks to Vivien, Kimberly and their mom: you’ve been amazing, it was a great, great pleasure meeting you, I’ll never forget
.
I cosplay sono stati tanti e tutti davveo bellissimi, alcuni completamente inediti. Grazie, è davvero difficile dirvi cosa significhi per me vedere una Nihal in carne ed ossa: sono stata cosplayer (e a volte lo sono ancora, le foto di sabato lo testimoniano) e so cosa si prova, perché lo si fa e perché si sceglie un personaggio piuttosto che un altro. Ripeto è un onore.
Vi incollo qui un paio di foto completamente random: sono semplicemente quelle che Giuliano ha fatto con la reflex, ce ne sono molte altre che non ho fatto io e ancora non ho ricevuto.
Grazie ancora: è stata una Lucca memorabile e lo è stato grazie a voi.