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Ido

Questo fine settimana avevo un impegno. Stupidamente non ve ne avevo parlato, perché in fin dei conti la consideravo una cosa privata. E invece non lo era del tutto.
A Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, c’è un museo di arte moderna; a partire dal 4 settembre, e fino al 31 ottobre, il museo ospita una mostra dei disegni e delle illustrazioni di Paolo Barbieri. L’inaugurazione di detta mostra era ieri sera. Ho pensato subito che dovevo andarci; all’inizio avevo creduto di poter far sovrapporre la cosa col Festivaletteratura di Mantova, ma poi non ho avuto alcun evento in quel contesto, per cui è finita che sono salita solo per la mostra.
Ero contenta di salire. Ero contenta perché la mostra mi sembrava una cosa molto importante, un riconoscimento anche “ufficiale”, se così vogliamo dire, al talento di Paolo, e sentivo che dovevo esserci.
Confesso che il viaggio in sé mi ha abbastanza stremata, e che la giornata mi aveva dato il colpo di grazia. Insomma, davanti al museo ero un po’ cotta. Non che fosse un problema. Tutti i miei fine settimana in giro mi uccidono sempre.
E poi è successo che sono entrata nella sala che ospitava la mostra. Che ho visto le stampe, gli acrilici, gli schizzi. Ho visto Paolo, ho sentito l’applauso che la gente gli ha tributato, ho sentito le parole che per lui si sono spese. E ho finalmente realizzato davvero quanto fossi contenta di essere lì, quanto l’alzataccia la mattina, il viaggio e tutto il resto non contassero veramente più nulla a fronte di quel fremito che sentito percorrere la sala e la platea. Era qualcosa cui ero fiera di far parte, anche se con un piccolo contributo, era una porzione di questa storia incredibile che per nulla al mondo avrei voluto perdermi.
Per questo mi spiace non avervelo detto prima. La sala era già traboccante, ieri sera, ma chissà quanta altra gente avrebbe voluto esserci e non ha potuto solo perché magari non sapeva.
Per questo ve lo dico ora. Se passate nel mantovano, andate al MAM; per me è stata un’emozione straordinaria vedere dal vivo il disegno della spada di Nihal, il primo che la casa editrice mi abbia mai mandato, quando questa storia dei libri è iniziata. O la prima versione di Nihal stessa: ricordo che era sera, e io e Giuliano eravamo in osservatorio per la tesi, e la Mondadori mi spedì il file col disegno. Giuliano la stampò e iniziò a farci il giro dell’osservatorio per farla vedere a tutti.
Ma non c’è solo quello. Ci sono le altre, tantissime copertine: Alice, Conan, persino alcuni lavori per libri che ancora non sono usciti. Ci sono schizzi che non avevo mai visto, e disegni splendidi che non sono illustrazioni, ma lavori inediti di Paolo.
Manca solo una cosa. Un’assenza che nella foga dell’inaugurazione non avevo notato. Nient’altro che uno schizzo, uno schizzo che però per me è importantissimo.
Ce l’ho qui davanti a me, in una cornice a giorno. Lo schizzo del volto di Ido per l’illustrato delle Cronache. Me l’ha regalato ieri Paolo, e non avete idea di cosa significhi per me. Ci sono dentro dieci anni di Mondo Emerso, ci sono dieci anni della mia vita, e c’è tutta la storia della nostra collaborazione, del percorso che io e Paolo abbiamo compiuto, da soli e assieme, in questi anni. Ieri me lo stringevo al petto come la cosa più cara che avessi. Non è solo un disegno meraviglioso. È un simbolo fortissimo.
Grazie infinite, Paolo, per aver dato sostanza e consistenza alle mie visioni. E per aver letteralmente dato vita a Ido.

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