Ieri ho riletto le bozze de Le Storie Perdute (un tempo NICDAP). L’ho fatto, come al solito, in un’unica tirata, non perché sono masochista e mi piace odiare quel che scrivo leggendo 400 pagine in 5 ore, ma perché è il modo più efficace per avere al contempo uno sguardo d’insieme e farsi sfuggire il numero minore possibile di incongruenze interne. Da ieri sera il libro non è ufficialmente più mio, e inizierà il suo cammino per il mondo.
Rileggendo di nuovo tutto, mi sono accorta di quanta roba personale c’ho messo dentro. Intendiamoci, un libro è sempre una cosa estremamente intima, in cui finiscono ossessioni, paure e gioie dello scrittore. Il lettore in genere non se ne accorge (se le cose funzionano a dovere, al massimo ci trova le sue di ossessioni, paure e gioie), perché siamo bravi a mettere molti veli tra noi e la parola scritta, ma è sempre così. Però, non so, questa volta lo sento con più chiarezza.
È stato probabilmente merito di Nihal. Nihal è il mio primo personaggio cui ho dato facoltà di crescere davvero. Pensateci. Adhara, Dubhe, Talitha (anche se per lei è un po’ presto per dirlo) sono più o meno cristallizzate nella loro adolescenza. Di Dubhe al massimo vediamo la vecchiaia. Nihal, invece, mi è cresciuta dentro. In tutti questi anni è stata nascosta da qualche parte, accumulando anni ed esperienza, e covando il suo ritorno. Questo mi ha permesso, una volta accettato di riprenderla sul serio nella mia vita, di parlare di cose che non avevo mai tirato fuori in un libro. Solo con lei ho potuto farlo, perché lei c’è stata fin dall’inizio, e perché mi assomiglia più di quanto voglia ammettere.
Con questo non voglio dire che ami questo libro più di altri che ho scritto in passato. Ogni creatura parla di un periodo della mia vita e mi è caro per un motivo diverso, ma questo, queste Storie Perdute, mi sono davvero molto vicine.
Leggendo, mi sono anche accorta che è un libro che parla di questi dieci anni, di come li ho vissuti, di cosa è cambiato in me e nel Mondo Emerso. Ho ritrovato (e spero lo farete anche voi) le atmosfere di dieci anni fa, quei luoghi e quei personaggi, ma al contempo li ho rivisti alla luce di tutto quel che è successo dopo. L’ambizione è che questa storia possa essere un lieto ritorno e una riflessione sul cammino fatto assieme, e al contempo aggiunga nuovi tasselli ad un mondo che in me continua ad evoleversi, e che, per molti lettori, non è mai uscito davvero di scena.
Comunque, al netto di tutto, mi sono divertita moltissimo a scriverlo. Un giorno ho fatto 40000 battute in una sola sessione, che fa circa venti pagine. E poi ha una struttura particolare, che spero apprezzerete. Insomma, è un po’ diverso dal solito, perché è un outsider, e quando scrivo outsider cerco sempre di sperimentare un po’. Tra un mese o giù di lì, scoprirò se il mio divertimento di scrittrice si trasformerà in un divertimento del lettore. Difficile dirlo ora, come sempre. Intanto, stay tuned, perché a breve si vedrà la copertina. Io, intanto, vado avanti, torno a Nashira, che è il mondo in cui sto vivendo ora, con un pezzettino del cuore sempre giù dalle parti del Mondo Emerso.