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Perché sono una scrittrice sadica e resterò tale

Un po’ di contesto. Come tutti gli anni, in occasione dell’anniversario della Battaglia di Howgwarts la Rowling ha chiesto scusa su Twitter per la morte di uno dei suoi personaggi, Piton, per la cronaca. Io ho colto la palla al balzo per il tweet che incollo qua sotto

Il tweet, che ha avuto un discreto successo, ha aperto una lunga discussione su Facebook, che, se volete, trovate qua.
Visto che questa storia dei personaggi ammazzati sembra interessare i lettori, ho pensato di farci un post per chiarire meglio la mia posizione. Ci saranno spoiler sui miei libri più vecchi.
Partiamo dal fatto che uno, prima di raccontare storie, le fruisce. Io di storie ho praticamente sempre vissuto; me ne hanno raccontate prestissimo, e prestissimo ho iniziato a raccontarne io. E ho capito abbastanza rapidamente una cosa: che io da una storia voglio il coinvolgimento totale. Io voglio entrare nel mondo che mi viene raccontato, e lì dentro viverci per il tempo della lettura, o della visione. Voglio provare quel che provano i personaggi, appassionarmi a loro, vivere le loro vite. E voglio piangere, se la storia lo richiede, o ridere, a seconda dei casi. Ma provare emozioni forti. Voglio una storia che, per il tempo della lettura o della visione, si sostituisca al mio mondo. Credo che una buona storia questo debba fare. Tra l’altro, un po’ di tempo fa lessi che una ricerca di neurologia ha scoperto che leggere una certa cosa attiva i medesimi circuiti neuronali che viverla in prima persona; insomma, le storie fungono da simulazioni per il nostro cervello, che attraverso i personaggi vive, stando al sicuro al di qua della pagina, cose che nella realtà non potrebbe, o non desidererebbe, vivere davvero. È sostanzialmente la spiegazione di una cosa che avevano capito già gli antichi greci, ossia la catarsi. Io vivo su carta o sullo schermo passioni intense, ed esco modificato da quest’esperienza, senza però averne patito davvero le conseguenze: così posso vedere Edipo che uccide il padre e sposa la madre, sentirmi coinvolto dalle sue emozioni, vivere letteralmente con lui questa esperienza, senza però ammazzare nessuno e senza compiere incesto.
Le storie che mi sono rimaste più nel cuore sono spesso quelle più intense, in cui ho provato forti emozioni: ho pianto tutte le mie lacrime guardando Una Tomba per le Lucciole, e, nonostante questi pianti, è il film d’animazione più bello che abbia mai visto. Stessa storia per Il Labirinto del Fauno, sul cui finale in genere mi sciolgo. Ma è meraviglioso proprio per questo, proprio per il suo finale straziante. O, che ne so, l’addio tra Watson e Sherlock alla fine della seconda stagione di Sherlock, o l’ultimo incontro tra Ettore e Andromaca nell’Iliade (che è stato il primo libro che mi ha fatta piangere), o, per restare a cose recenti, il finale senza speranza di Bruciare Tutto, che però è l’unico possibile, e illumina di una luce tetra tutto il resto.
Tutte le mie scelte come scrittrice sono figlie di questi sentimenti che mi hanno segnata da ragazzina e continuano a segnarmi ora. Io voglio questo per il mio lettore: che le mie storie lo colpiscano duro e a fondo, e restino con lui a lungo. Non mi interessa divertirlo per un’ora, e poi via, a fare altro, dimenticando tutto quello che ha letto. No, io voglio fare parte di lui, voglio ossessionarlo mentre legge, e lasciargli qualcosa che non dimenticherà. Che poi io ci riesca, è un altro paio di maniche. Ma è il mio intento.
Per ottenere questa cosa, ovviamente mi abbandono ai trucchi più beceri, che vanno bene fino a quando sono coerenti con le premesse delle mie storie e finché funzionano. Le morti sono picchi emotivi forti, che avvincono il lettore, a patto che siano preparate, e abbiano un senso. Per cui, io non mi faccio scrupoli a uccidere un personaggio, se la storia lo vuole. Succederanno cose che non vi piaceranno, per dire, in Pandora3, ma vi giuro che la storia le esigeva, e non poteva andare altrimenti. “Siamo il prodotto delle nostre storie dei nostri errori”, cantano gli Otto Ohm in Cupo: è vero per le persone, è vero per i personaggi.
In tanti, su Facebook mi hanno detto della morte di Laio. Lo so, è una cosa straziante. Voleva essere straziante. È stata scritta per esserlo. E io mi sentivo come voi quando l’avete letta, quando l’ho scritta; e quando la vedo sul corto di Erica ed Elia la sento con forza, come allora: il dramma, il dolore, l’inevitabilità. E ne sono soddisfatta. Era una cosa che doveva succedere, era giusto che succedesse: a quel punto della storia il viaggio di Nihal e Sennar era un cammino che si avviava verso gli abissi della disperazione. Nihal doveva arrivare alla fine stremata, nuda e sola; e per questo Laio doveva morire. Perché era una rete di protezione, perché era un puro che non poteva sopravvivere nel mondo del Tiranno. E credo di avergli anche dato una morte degna di lui e di ciò che ha significato per la storia, giunta alla fine di un percorso narrativo chiuso. Ha fatto quel che doveva, ha compiuto la sua evoluzione, è uscito di scena al meglio.
Sulla parete del mio studio, alle mie spalle, c’è una carta da parati con scritta la morte di Ido. È una delle poche cose che ho scritto che rileggo sentendomene soddisfatta. Mi piace e mi commuove anche dopo tanti anni, perché è venuta esattamente come volevo. È la giusta conclusione per un personaggio che è stato con me tantissimo, sei libri.
Ora, anche per me scrivere certe cose non è facile. La Saga del Dominio inizia con una scena piuttosto forte, tra le più crude della mia produzione, non tanto per la quantità di sangue, ma per l’impietosità con cui mi sono imposta di scriverla, senza sconti, perché il mondo di Myra è un mondo di gelo e sangue e il lettore ci deve finire catapultato dentro, esattamente come ci finisce catapultata lei. E mi sono sentita anche un po’ a disagio, mentre la scrivevo, ed era giusto così. Scrivere

“Si domanda perché: perché è successo tutto questo, perché a lei? Lei e Fadi non hanno mai fatto del male a nessuno, e quella terra era loro, secondo gli uomini e secondo Ajel, il dio dei Biaswadi. Forse l’unica risposta è proprio questa: aveva tutto, e non doveva. È stata punita perché aveva l’affetto di suo padre e la sicurezza di una casa. Ha peccato perché è stata felice, e la felicità è un lusso pericoloso. Non era per quello che i Primi erano stati spazzati via dalla faccia del mondo?”

non è stato facile, perché è una roba così connessa a ciò che sono, alla mia vita, alle mie paure, che è come farsi una foto nuda e metterla giù sui social. Però ci voleva, e l’ho fatto. Per dirvi che capisco come vi sentite, ma le storie devono essere così, altrimenti tanto vale fare altro, invece che leggere.
Comunque, sto divagando. Una morte ha senso se è preparata, dicevo: ammazzare una guardia che passa un minuto nella storia non è lo stesso che ammazzare un personaggio che ha un arco narrativo di sei libri. È ovvio che se vuoi colpire il lettore, devi dargli ragioni di interessarsi al personaggio che morirà. Inoltre, la morte deve avere un senso narrativo. La storia lo vuole.
Qualche anno fa venne chiesto a me e Sandrone Dazieri di scrivere il trattamento (la storia, sostanzialmente) di una serie televisiva. Ci mettemmo al lavoro, buttammo giù il tutto, ma qualcosa non tornava. Mancava un pezzo, la storia non scorreva come avrebbe dovuto. E poi ho capito: un personaggio, che arrivava fino alla fine, doveva morire. Era scritto nel suo DNA, nel modo in cui l’avevamo costruito, nelle cose che faceva. Doveva morire. E infatti, una volta che l’abbiamo ucciso, la storia ha iniziato a filare come un treno.
E veniamo al casus belli. Nihal. Io non chiedo scusa per la morte di nessun personaggio. Tutte quelle morti sono servite a darvi storie migliori: sono avvenute là dove dovevano, e come dovevano svolgersi, anche quelle che vi hanno fatti incazzare di più. Il fatto stesso che vi abbiano fatti incazzare per me significa che ho fatto un buon lavoro. Nihal no. Nihal non muore perché ci sia una ragione narrativa; la storia, semmai, voleva che morisse alla fine delle Cronache, ma io all’epoca ero una giovane Padawan, e mi faceva tristezza lasciare Sennar da solo, così il libro finisce come voi tutti sapete. Sopravvissuta alle Cronache, per morire avrebbe avuto bisogno di un’altra storia. Invece è successa una cosa; mentre scrivevo le Guerre, un po’ tutti volevano che continuassi a parlare di Nihal. Ma io non potevo. Nella mia testa Nihal aveva detto tutto quello che doveva, e avevo voglia di raccontare altri personaggi. Nella mia scrittura i mondi sopravvivono, mentre i personaggi raramente superano le saghe, e se lo fanno è in ruoli tutto sommato minori, non da protagonisti. Ma tutti mi chiedevano di Nihal. Ho iniziato a sentirla come una presenza così ingombrante che ho deciso di farla morire. Fuori scena, senza troppe spiegazioni. Io avevo bisogno di andare avanti, e lei me lo impediva.
Ecco. Non c’era alcuna ragione narrativa per cui Nihal dovesse morire. Non c’era una storia che esigeva la sua morte, e se ci fosse stata, non era comunque quella che stavo raccontando. È stata una cosa gratuita, che non è servita a niente. Vedi alla voce del vocabolario morte inutile.
Di quanto questa cosa fosse malnata me ne sono accorta quando ho scritto Le Storie Perdute; erano passati degli anni e mi sentivo pronta a riprenderla in mano senza patemi d’animo, svincolata ormai dal suo dominio su di me. E ho dovuto raccontare di nuovo la sua morte. Una tragedia. Avendola sempre fatta raccontare da altri, era come quelle cose lì che mi scrivo in scaletta quando progetto un libro, e poi quando inizio davvero a scriverle mi accorgo che non tornano: i personaggi non possono essere in quel luogo in quel momento, sì, ma quello non può fare questo perché la motivazione non è abbastanza forte…robe così. Non mi tornava. Mi ha fatta incazzare così tanto che adesso neppure ricordo quale fosse il problema (i problemi li dimentico sempre, una volta risolti, così, la volta successiva, devo sempre ricominciare da capo…), ma c’erano delle cose che non tornavano sulla sua scelta di morire per Sennar e Tarik. Dovetti fare i salti mortali per rendere plausibile un sacrificio del genere, e farlo sembrare una cosa naturale. È l’unica morte di cui mi pento, perché non vi ho fatto un buon servizio, facendola avvenire così. A volte nelle interviste mi chiedono se, come scrittrice per ragazzi, sento la responsabilità di scrivere per un pubblico giovane: l’unica responsabilità che sento è scrivere cose che voglio e devo scrivere, e farlo bene, in modo da darvi una buona storia. Il resto è superfluo.
Ecco, tutto qua. Spero di avervi un po’ chiarito come funziona la mia testa. Specifico che è il mio modo di vedere le storie; come scrittrice sono un tipo piuttosto solitario, e confesso che non ho mai parlato di queste cose coi colleghi, i pochi che conosco. Sono sicura che altri la penseranno in un modo diverso. Ma io faccio scrittura pop, ambisco a fare scrittura pop, e questo è il mio modo di intendere un buon racconto.

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Pandora 2 – Il Risveglio di Samael

Me ne avete chiesto tantissimo, e infine, eccolo qua. In verità è qua da un po’, visto che è uscito il 5 Gennaio, ma, insomma, è in libreria, e potete leggerlo. Si tratta del secondo libro della saga di Pandora. Si intitola Il Risveglio di Samael, ed è uno dei miei libri che risente di più dell’attualità. O almeno, quando lo scrivevo mi sembrava lo fosse. Per altro, è ambientato quasi dove vivo, e questo ne fa un libro molto personale, come spesso i libri di Pandora sono.
Questo filmato è già stato postato sui miei canali social, ma mi piaceva riproporvelo qui: è la lettura del primo capitolo di Pandora 2. Lo confesso, mi piace leggere a voce alta, sarà che lo faccio tutte le sere per mia figlia. Quindi, eccolo qua. Spero apprezzerete e vi incuriosisca verso questa mia nuova, sudata e, dai, pure un po’ attesa :p fatica.

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Firma copie

Vi ricordo che oggi, ore 18.00, potremo incontrarci alla Libreria Mondadori del Centro Commerciale La Romanina, qua a Roma. Nell’attesa, vi lascio con una mia intervista :) .

Licia Troisi
La mia Roma fantastica

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Nashira si avvia alla conclusione, io vado in libreria

Anche oggi, post informativo. Innanzitutto, una buona notizia sul lungo periodo: ieri ho iniziato a scrivere Nashira 4. La trama è già pronta, quindi si tratta solo di scrivere. Nell’ultimo periodo mi sono occupata di altri progetti, NICDAP e un’altra cosa di cui spero di potervi parlare un giorno, e tornare a Nashira mi ha fatto dapprima uno strano effetto. Devo dire però che, scritta la prima frase del prologo, sono subito tornata immersa in quelle atmosfere, che in qualche modo non ho mai lasciato. Insomma, sono bella carica, e questo è bene :) .
Aggiornamento sui prossimi incontri: domani 18 Giugno, ore 18.00, possiamo incontrarci per una firma copie presso la Libreria Mondadori del Centro Commerciale La Romanina, qua a Roma. Sono ancora blu, per cui approfittatente per foto limited edition :P . In libreria, mi dicono è già tutto pronto, e hanno le prove.

Ci saranno anche gli shopper di Pandora in omaggio, per cui accorrete numerosi :) .
Questo sabato, 21 Giugno, alle ore 16.00 terrò un incontro presso la Libreria Ubik di Frosinone. Bon, dopo questa, la settimana dopo me ne volerò in Polonia, ma ne parleremo prossimamente. Ultimo incontro prima delle ferie, Forlì, il 10 Luglio, ma anche di questo avremo modo di parlare prossimamente.
A presto, allora!

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La Fata Turchina, o Nihal che dir si voglia

Sono cresciuta coi cartoni animati giapponesi, come gran parte delle persone della mia generazione. Ricordo che fin da piccolissima la cosa che mi colpiva di più erano i colori dei capelli dei personaggi; quelli che vedevo intorno a me (biondo, castano, moro…) erano la minoranza, a fronte delle frotte di personaggi coi capelli verdi o blu. E non si trattava solo di alieni o gente che viveva in mondi fantasy: tutti avevano i capelli di colori strani, anche le persone normali. Ovviamente, ero invidiosa: sarebbe stato bellissimo se anche nel mondo reale fossero esistiti capelli di tutti i colori.
Questa cosa apparentemente banale e anche un po’ stupida evidentemente ha scavato in me assai più profondamente del previsto, perché alla fine credo sia alla base della mia scelta di mettere nei miei libri personaggi con colori di capelli improponibili. Quando mi trovai di fronte alla costruzione del mio primo personaggio vero – non conto quelli dei miei racconti d’infanzia o delle robe che ho scritto prima delle Cronache – ci volli mettere tutto quel che mi attirava di più. Così, Nihal si ritrovò coi capelli blu e gli occhi viola, altro mio feticcio.
Dopo il successo delle Cronache, l’idea di farmi i capelli blu mi ha accarezzata parecchie volte. A trattenermi ci sono state ragioni di volta in volta differenti: la paura di rendermi ridicola, il congresso vicino, per il quale volevo sembrare possibilmente una persona seria, e via di scusa in scusa. Scuse, appunto, perché vengo da un mondo che mi ha sempre insegnato che l’apparenza, tutto sommato, conta relativamente, e la tinta dei capelli non qualifica la persona.
Da due anni sono sostanzialmente una libera professionista che lavora in un campo in cui l’eccentricità è all’ordine del giorno. Ho trentatré anni e ho finalmente fatto i conti col mio corpo e la percezione che ne ho. E, soprattutto, quest’anno fanno dieci anni che Nihal non è più creatura solo mia. Anzi, a dire il vero da un bel po’ praticamente non mi appartiene più, e vive piuttosto nel cuore e nella fantasia dei lettori che l’hanno amata. Insomma, era giunto il momento.
Finalmente, ho portato i cartoni animati nel mondo reale, e ho realizzato un’ambizione che avevo da bambina. È stato un processo lunghissimo, in parte, devo dire, pure un pochino doloroso, per cui non so se lo rifarò a breve, ma per un mesetto andrò in giro come da foto. Quindi, nelle prossime presentazioni, se ci faremo delle foto, saranno limited edition :P . Un’occasione in più per incontrarci, ad esempio sabato 14 Giugno, ore 18.00, a Rimini, in occasione di Mare di Libri, presso la Sala dell’Arengo. Prenotazioni qui :) .

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Firma copie

Brevissima informazione di servizio: stasera, 11 Giugno, ore 18.00, potremo incontrarci qui a Roma per una sessione di firma copie presso la Libreria Mondadori di Via Appia 51. Vi aspetto!

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Ci si vede presto

Stamattina, di ritorno dal matrimonio di una coppia di amici in cui sono stata testimone della sposa, e dunque un po’ provata dal viaggio – si son sposati nelle Marche – avevo pensato di prendermela calma, farmi un bel bagno all’eucalipto e poi andarmene lemme lemme a far la spesa. Non so esattamente come e perché, mi sono ritrovata in piscina alle 9.00 e poi a far la spesa fino alle 14.00. Tutto per scelta. Forse si chiama masochismo.
Comunque. Poiché adesso sono comprensibilmente un po’ provata, vi beccate un semplice post informativo. La pizzosissima disamina della seconda stagione di Da Vinci’s Demons la prossima settimana :P .
Dunque, dicevo i prossimo spostamenti.
Vi ricordo che questa domenica, 8 Giugno, farò una firma copie alla Libreria Mondadori del Centro Commerciale Roma Est alle ore 18.00; insieme a me ci sarà anche Francesco Falconi, per un evento doppio.
Mercoledì 11 Giugno, ore 18.00, invece, farò un’altra firma copie presso la Libreria Mondadori di Via Appia, qui a Roma.
Sabato 14 Giugno, invece, sarò a Rimini per Mare di Libri; il mio evento è alle 18.00, nella Sala dell’Arengo, assieme a Chiara Codecà. Per prenotare, andate pure qua.
Ulteriore firma copie, sempre a Roma, il 18 Giugno, ore 18.00, presso la Libreria Mondadori del Centro Commerciale La Romanina.
Infine, il 21 Giugno, ore 16.00, ci incontreremo a Frosinone, presso la Libreria Ubik.
Insomma, un sacco di occasioni, e non è nemmeno finita qua. A presto per ulteriori aggiornamenti :) .

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Torino e oltre

Sicché anche quest’anno il Salone di Torino è passato. Siamo a quota undici, non ne ho mancato uno dal 2004, e questa è stata un po’ l’edizione della memoria (cit.); ho tirato le somme di questi dieci anni di pubblicazione, della strada fatta a livello personale e professionale.
Non darò giudizi sul Salone inteso come evento legato ai libri perché, semplicemente, non ho avuto tempo di fruirlo da spettatrice. Ho provato ad andare a sentire Francesco Gungui, ma sono arrivata tardi, per cui ho solo partecipato ai miei eventi e fatto un po’ di interviste.
Per tutti quelli che non erano presenti, vi lascio due brevi video: uno è l’intervista che ho rilasciato a La Stampa, e l’altra quella per BookBlog. Ringrazio infinitamente tutti quelli che sono riusciti a venire, che si sono fatti firmare una copia, o un pezzo di carta, o che semplicemente sono venuti a sentirmi e mi hanno dimostrato il loro affetto: per me è sempre importantissimo, lo sapete, tanto più che il mio è un lavoro piuttosto solitario. E grazie anche a tutti quelli che hanno comprato Pandora: a quanto ho capito, le copie presenti al Salone sono state pressoché esaurite, per cui grazie tantissimo.
Comunque, il Salone è solo il primo passo del giro promozionale di Pandora. I prossimi appuntamenti sono i seguenti:

Sabato 17 Maggio 2014 – Savona

ore 10.00
Fortezza del Priamar
Sala della Sibilla

18 maggio 2014 – Milano
Ore 11.00
Wired Next Festival
Giardino Indro Montanelli
Corso Venezia 55
“È un mondo Fantastico”
Panel sul fantastico assieme a Tullio Avoledo e Sergio Altieri

14 Giugno 2014 – Rimini
Mare di Libri
ore 18.00
Sala dell’Arengo

Sabato 21 Giugno 2014 – Frosinone
ore 17.00
Libreria Ubik

Infine, parteciperò anche al Fantasy Expo di Wroclaw, in Polonia. Vi darò tutti i dettagli quando li avrò, in ogni caso l’evento ha luogo dal 27 al 29 Giugno. Insomma, avrò una fine primavera-inizio estate intensa e piena di occasioni in cui incontrarci :) . Non mancate e a presto!

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Pandora

Sicché, con ogni probabilità già lo sapete, oggi esce Pandora, la mia nuova saga. Nelle mie intenzioni conterà sei libri, ma intanto cominciamo col primo :P .
La copertina è questa qua

è di Corrado Vanelli e io me ne sono innamorata dal primo istante in cui l’ho vista. È già da un po’ che è il mio avatar per l’account che ho qui sull’Air, e lo uso anche su Skype. Non so, secondo me riassume perfettamente l’essenza di Pam, la protagonista.
Vi incollo anche la quarta di copertina, visto che, a dir la verità, ancora non vi ho detto chiaramente di cosa parla :P

Pam ama la musica metal e il suo look estremo non la fa mai passare inosservata. Eppure lei si sente invisibile. Perché nessuno la vede davvero, oltre gli occhi bistrati di nero e i vestiti dark. Nessuno tranne Sam, che vive in un palazzone alla periferia di Roma e, come lei, è un escluso. I due ragazzi non si conoscono, ma i loro destini collidono la notte di Halloween, quando un antico rito si compie: durante una seduta spiritica, Pam apre un misterioso scrigno proveniente dall’antico Egitto da cui si sprigionano gli Angeli della Morte, sei demoni che si impossessano di corpi umani seminando terrore nel mondo. Nulla sarà più come prima: Sam acquisirà il terribile potere di uccidere con il tocco delle mani, mentre Pam diventerà davvero invisibile. Solo con l’aiuto del nuovo amico potrà ritrovare gli Angeli della Morte che ha liberato: perché il suo nome è Pandora, l’Apriporta.

Tra l’altro, trovo fantastica anche la veste grafica. Comunque, attendo ovviamente vostri pareri. È un progetto in cui credo molto, che mi ha appassionata tantissimo scrivere, e cui non vedo l’ora di rimettere mano. Spero che almeno parte di questa passione possa passare anche a voi.
Vi ricordo che la prima presentazione del libro sarà a Torino questo week end, al Salone del Libro, domenica 11 maggio, ore 12.30, all’Arena Bookstock, alla quale siamo ormai abbonati da un po’ di anni :P . Come, ovviamente, Sandrone Dazieri, che al libro ha fatto da levatrice :P .
Vi consiglio anche di andare a leggere l’intervista che Viola Bianchetti mi ha fatto per Finzioni: la trovate qua. Io e Viola ci siamo incrociate grazie ai miei libri un sacco di anni fa. Per un po’ ci siamo perse di vista, per quanto io l’ho più o meno sempre seguita su Facebook, in questi anni, e poi, niente, ci siamo ritrovate, perché la vita fa così, gira, e a volte ci si incontra ad una svolta. Quel che ha scritto nell’intervista riassume perché faccio questo lavoro, perché, al di là della necessità, del bisogno intimo di raccontare storie, continuo a deprimermi per le trame che non mi vengono, a ostinarmi a rileggere tutto ancora, e ancora e ancora fino alla nausea, a pubblicare ed espormi ogni volta al giudizio dei lettori, come fosse sempre la prima. Grazie di cuore, Viola, davvero.
Infine, la grossa novità, che qualcuno avrà colto ieri in un mio tweet: la novità è questa.
Sì, a partire dal 27 maggio Nihal della Terra del Vento sarà disponibile in ebook per il mercato anglofono. Passate la voce in giro, a chi mi voleva leggere ma non poteva ancora perché non c’era la traduzione, a chi non sa chi io sia ma magari potrebbe amare le mie storie. È un piccolo passo in assoluto, per me è una cosa grande. Tra l’altro non vedo l’ora di scoprire come suona la storia di Nihal in una lingua che leggo abitualmente. Lo scopriremo tutti il 27 Maggio :) .
Bon, tutto qua. Io torno su NICDAP, il progetto top secret che dovrebbe uscire a novembre. Siamo in fase editing, e dietro l’angolo incombe anche Nashira4, del quale ho perfezionato la trama, manca solo la parola d’inizio. E poi c’è altra roba in ballo, progetti che mi girano in testa, e di cui spero prima o poi di parlarvi. Intanto, benvenuta Pandora, spero il tuo sarà un lungo cammino :) .

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anteprime e informazioni

Rapido articolo anteprim-informativo.

Informazione: domani 8 Marzo, ore 20.00, potrete incontrarmi all’Osservatorio Astronomico di Roma a Monte Porzio Catone, per un incontro dal tema “Le donne preferiscono le stelle”; con me, la ricercatrice Raffaella Schneider e la giornalista scientifica Enrica Battifoglia. Occorre prentorare qua, e ci sono ancora posti liberi, per cui, accorrete!

Anteprima: come sa chi mi segue su Twitter, ieri ho postato un po’ di anteprime su Pandora, la mia saga nuova in uscita a Maggio. Se volete vederle, sono tutte sul mio profilo. Oggi è il turno di qualcosa di più sostanzioso: tramina per sommi capi. A voi:

Pam è una ragazza molto timida, corazzata da un look moto dark. Ogni giorno cerca di sopravvivere tra i compagni di classe che la punzecchiano e la infastidiscono prendendola in giro ad ogni occasione, rendendole la vita davvero insopportabile. Sam è l’ultimo della classe e il primo a non sopportare di esserlo. Ma a volte la vita è esattamente il contrario di come vorresti. Sam vive in un tristissimo bilocale di un palazzone nella periferia romana, e deve fare i conti con una madre troppo assillante. I destini di Pam e Sam si incrociano una notte, e non poteva che essere la notte di Halloween. Perché quella notte un antico rito aspettava di compiersi su uno stradone di periferia per unire per sempre le loro vite: da quel momento, nulla sarà più come prima. Nonostante la distanza abissale che li separa, Sam e Pam sono costretti a unirsi per vincere la battaglia epica contro gli Angeli della Morte che sono tornati sulla terra…Ma un ragazzo confuso come Sam e una ragazza inquieta come Pam riusciranno a sfidare il demone mortifero Mashbir che ha già deciso di possederli?

Bon, a voi la parola.

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