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La Volpe

“Che cosa vuol dire addomesticare?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…”
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro’ per te unica al mondo”. [...]
La mia vita e’ monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio’. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara’ illuminata. Conoscero’ un rumore di passi che sara’ diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara’ uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu’ in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e’ inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e’ triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara’ meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e’ dorato, mi fara’ pensare a te. E amero’ il rumore del vento nel grano…”

Antoine de Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe

Sabato scorso sono andata nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Sono andata principalmente per vedere il foliage (ossia per vedere il cambiamento di colore delle foglie autunnali), ma anche con la segreta speranza di vedere qualche animaletto in giro. Gli orsi stanno facendo scorte per l’inverno, e in teoria dovrebbe esserci in giro meno gente che d’estate, per cui gli incontri con la fauna dovrebbero essere più facili.
Quando ho iniziato ad inoltrarmi per la Val Fondillo, uno dei posti più belli e accessibili del parco, assieme ad una comitiva di bambini vocianti, ho un po’ perso le speranze. E invece, dopo neppure un chilometro percorso lungo il fiume, è apparsa lei. Una volpe. Stava in cima ad una collina, ci guardava e sembrava aspettarci.
In passato mi è capitato di avere incontri ravvicinati con gli animali selvatici, per cui ho messo in atto le solite precauzioni: avvicinati poco e piano, non parlare. Tutto inutile. La volpe non solo davvero ci stava aspettando, ma era incurante dei bambini vocianti e della folla.
Dopo un primo momento di vaga diffidenza, in cui si è tenuta sull’altro lato della strada rispetto a dove ci trovavamo noi, la volpe ha preso confidenza. Si è avvicinata, si è fatta ampiamente fotografare, si è messa in posa davanti ai bambini. Quando la folla si è un po’ diradata, ha deciso che io e la mia famiglia eravamo simpatici. Come potete vedere dalla foto, si è avvicinata tantissimo, e, quando le ho porto l’avambraccio perché lo annusasse, mi ha presa per la manica e ha tirato un po’. Avevo una giacca a vento e una felpa, ma ho un po’ sentito la pressione dei suoi dentini sfiorarmi la carne (e che dentini). Mia madre a quel punto s’è spaventata, e le ha tirato una mela per farla allontanare. La volpe se l’è presa ed è filata via, mentre io già cominciavo a macerarmi tra i sensi di colpa.
Comunque, la cosa sembrava finita là. Invece, dopo un po’, la volpe è tornata, e ha fatto un bel pezzetto di strada nel bosco assieme a noi. Era strano, perché sembrava volesse essere seguita. Si è messa anche a tirare il giacchetto di Giuliano. A un certo punto mi sono messa dietro di lei, e lei si girava a guardare dov’ero. Poi, ad un certo punto, ha attarversato il fiume, ha bevuto, e se n’è andata.
È stata una delle esperienze più belle della mia vita, ovviamente. Mi era capitato già in passato di vedere da vicino una volpe; aveva fatto amicizia con un signore che stava ristrutturando una vecchia casa nel bosco. Quella però era un po’ più schiva. Questa mi ha guardato negli occhi, e, non lo so, è una sensazione difficile da descrivere, quando un animale selvatico si fida così tanto di te. Poi c’era anche Irene, e mi fa piacere che sia riuscita a vivere un’esperienza così intensa. Adesso va in giro con una foto che la ritrae vicino alla volpe e racconta la storia a tutti, giocattoli compresi.
Allo stesso tempo, però, mi chiedo se non abbiamo fatto danno. Non è normale che un animale selvatico sia così confidente verso l’uomo. Mi domando perché non avesse paura, se questo comportamento non le si ritorcerà prima o poi contro, non so capire se è una cosa bella o brutta. Noi siamo stati il più possibile discreti (a parte la mela, sob…), abbiamo cercato di rispettarla e abbiamo lasciato che fosse lei a venirci incontro, ma chissà se troverà invece in futuro qualcuno che approfitterà della sua buona fede. E, al tempo stesso, non le abbiamo fatto del male con la nostra sola presenza? Non dovrebbero essere, il suo e il nostro, due mondi che non dovrebbero toccarsi, ma guardarsi solo da lontano? Non lo so. Però la foto che ho messo lassù finirà su una parete di casa mia, lo sento. E continuerò a sentire a lungo la forza lieve dei suoi dentini sul mio braccio, e i suoi occhi rossi, bellissimi, pieni di cose che non sono e non sarò mai in grado di capire.
Se vi interessa, qui altre foto sue e del foliage nel Parco. Se c’è qualche etologo all’ascolto, mi farebbe piacere che ne pensa di tutta quest’esperienza.

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